mercoledì 31 dicembre 2008

martedì 30 dicembre 2008

Domino - Un racconto diabetico


L'ultima trovata delle pregiatissime Laura e Lory è il Domino Letterario, ovvero una collana di racconti a tema libero ma con l'inizio determinato dalle ultime parole del racconto precedente.

Siccome il mio turno è arrivato proprio nei giorni di Natale ho fatto una storia leggerissimamente diabetica, e siccome sono una signora di buone letture a quello che veniva dopo ho rifilato un bell'incipit di Eliot, di cui proprio in queste settimane vengono ripubblicate le poesie sui gatti in edizione economica dalla BUR.



Un ringraziamento speciale alla Glitter Graphica il cui contributo per rendere diabetico questo blog si sta rivelando insostituibile.

domenica 28 dicembre 2008

Un racconto di Natale


-Ci vorrà pazienza, ma ce la faremo - aveva promesso Angela ai figli. In effetti convincere Shaddie era stata operazione lunga, che aveva richiesto mesi di pazienti offerte e di cauti appostamenti, ma tutta la famiglia si era presa una sbandata per quella gattina lunatica e ombrosa color argento brunito e aveva perseverato; perfino Chablis, la saggia custode tigrata della casa, aveva fatto qualche cauto approccio assicurando la nuova venuta che era disposta ad accoglierla.
E alla fine, in Ottobre, dopo tre mesi di corteggiamento serrato Shadow Dancing aveva permesso a Luca di accarezzarla.
Una volta rotto il ghiaccio le cose si erano mosse in fretta e già a metà Novembre Shaddie spadroneggiava sul letto dei ragazzi anche se continuava a scappare all’arrivo degli estranei, chiunque fossero.
-C’è speranza di vederla, stasera? - chiese Valentina da dietro la barriera di tartine che andava spalmando. In trent’anni di amicizia lei e Angela avevano condiviso un’infinità di gatti trovati e perduti, svezzati e accuditi, seppelliti o collocati presso amici e parenti. Anche dietro l’incontro con Francesco, suo marito ormai da quindici anni, e con suo fratello Max, felicemente sposato ad Angela, c’erano stati dei gatti galeotti.
-Sì che la vedrai, e anche presto - promise Angela - Il branzino può molto, su queste gatte.
Nel forno filetti e tortini di pesce si doravano; ognuno di loro aveva fornito un contributo per riempire la grossa ciotola a due piazze delle micie di casa - che nessuno pensasse che non era vigilia di Natale anche per loro!
-Luca, vai a chiamare Chabbie e Shaddie, c’è la loro cena.
Luca andò alla porta e intonò il richiamo.
-Direi che siamo perfettamente nei tempi - si rallegrò Valentina finendo di disporre l’ultima tartina nell’ultimo vassoio. Le varie portate cuocevano o raffreddavano, dolci e frutta secca erano disposti negli eleganti vassoi rossi e oro decorati ad agrifogli e la cucina poteva quasi dirsi in ordine nonostante gli elaborati preparativi per la cena di Vigilia di dodici persone. Mancava ancora un’ora all’arrivo dei suoceri e del fratello di Max e Francesco (con nuova fidanzata al seguito), e restava solo da apparecchiare la tavola, compito tradizionalmente riservato ai ragazzi.
- Niente gatti - avvisò Luca dalla porta della cucina - Sicura che siano fuori?
-Proprio sicura no, ma è da stamani che non si vedono. Se nemmeno Chabbie si è presentata, con tutto il pesce che abbiamo maneggiato... - in effetti c’era qualcosa di inquietante in quell’assenza, ammise Angela in cuor suo - Preparate la tavola, intanto.
-Tovaglia con le renne? - chiese Luca.
-Tovaglia con le renne e candelieri dorati - confermò Angela. Luca sparì a chiamare fratello e cuginette.
-Tovaglia con le renne? - si informà Valentina.
-Ricamata con le mie manine, un capolavoro. Due renne per commensale, otto stelle comete e agrifoglio dappertutto. E’ stata un’impresa EPICA.
-Ci credo, anche solo le ventiquattro renne... Quanto ci sei stata?
-Quattro mesi, ma vedrai che bella: ricade quasi fino a terra e le stelle comete d’oro sono al centro del tavolo, mentre l’agrifoglio fa da bord...
Luca fece irruzione in cucina - Mamma, mamma, Shaddie ha fatto i gattini!
-Proprio sulla tovaglia con le renne! - aggiunse il fratello con visibile soddisfazione.
-Gattini? - riuscì a balbettare Angela.
-Sono due. Tutti bagnati, sembrano topi - disse una delle bambine.
-Fa un po’ schifo, c’è sangue dappertutto - aggiunse l’altra.
-E’ normale che ci sia il sangue, se ha partorito - spiegò Valentina con dolcezza alla figlia.
-E Chablis li sta leccando!
-Si sono sporcate tutte le tovaglie - informà Luca, concreto come sempre.
-Ma Shaddie non era incinta! - protestò Angela debolmente.
-Se ha fatto i gattini, forse un po’ lo era - osservò Luca sarcastico.
Giusto due mesi prima Shadow Dancing era diventata più trattabile, ricordò Angela.
-Ma non aveva la pancia! - insisté.
Luca non si scomodò a risponderle.
-Come facciamo per la tovaglia? - chiese Valentina preoccupata.
Era un bel problema, ammise Angela frastornata. Invece di dodici coppie di renne, una coppia di gattini...
-Luca, vai dal babbo e digli che prepari una bella cesta nell’angolo più riparato della nostra camera. Da lui Shaddie si lascerà toccare, anche se ha fatto i gattini. E datele da mangiare, avrà fame. Voi tre, venite con me che vi prendo la tovaglia.
-Non ci sono più tovaglie pulite, mamma - ricordò Luca.
-La tovaglia è uno stato d’animo - stabilì Angela - Se prendo un qualunque pezzo di tessuto bianco, posso benissimo chiamarlo tovaglia.
-Per esempio?
-Per esempio un lenzuolo matrimoniale!
-Suoceri e fidanzata nuova a cenare sul lenzuolo? - chiese Valentina, un po’ interdetta.
-Se non gli sta bene, vanno a casa loro e cenano su quello che gli pare - tagliò corto Angela.
-Giusto.
-Zia, come li chiamate i gattini? - domandò Paola.
-C’è tempo, per questo - sorrise Angela - Dar nome a un gatto è una questione complessa.

mercoledì 24 dicembre 2008

sabato 20 dicembre 2008

Festa di Natale


Ultimo giorno di scuola. Il VicePreside ha organizzato la festa della scuola al Palazzetto dello Sport di St. Mary Mead, essenzialmente un grosso campo da pallavolo coperto e circondato da gradinate in cemento con un acustica che dire pessima non rende nemmeno lontanamente l'idea. E con cosa comincia la festa? Sissignori, con un bel concerto.
I professori assistono in gradinata, senza potersi sbilanciare troppo con i commenti perché i Genitori incombono un po' dovunque.
Le classi sfilano, si alternano e si mescolano. Scopriamo finalmente chi stonava Adeste Fideles (e che ha continuato a stonarla), chi arrancava su White Christmas (ma che alla fine l'ha cantata bene), abbiamo ascoltato una versione completa dei 12 giorni di Natale, qualcuno ci rifila financo "Caro Gesù Bambino" (sì, proprio quella del, bambino povero che non ha giocattoli e vorrebbe giocare con Gesù. Allo Zecchino d'Oro è passato un po' di tutto, si sa).
La mia classe canta Marry Christmas, ma per motivi a me ignoti Musica ha deciso di non metterci il ritornello "war is over" - cosa che, come ascoltatrice, mi ha frustrato moltissimo.
Abbiamo anche avuto l'esibizione delle Tre Supercocche, che ci hanno cantato L'amore dei Sonohra (meglio di quanto han fatto i legittimi interpreti a Sanremo) e poi Niente Paura di Ligabue (con salda intonazione ma in modo non entusiasmante; del resto se ti impunti per far cantare a tre soprani leggeri una canzone da basso profondo non è detto che il risultato faccia gridare al miracolo).
A seguito sono arrivati i giochi a squadre, di quelli molto più divertenti da fare che da guardare... La staffetta però mi ha offerto dei buoni spunti di riflessione:  è sempre interessante osservare i tuoi allievi in un contesto completamente diverso da quello in cui sei abituato a vederli, e ci sono cose che ti restano impresse, ad esempio vedere uno dei due Teppisti (quello più a rischio, a opinione generale) che fa un percorso impeccabile rispettando fin nei minimi particolari le complesse regole assegnate mentre una delle Stelle della Scuola ne scavalca platealmente una buona metà; o quando vedi l'alunno celebre per la sua lentezza - l'ultimo a finire la cartella, l'ultimo a tirare fuori il libro, l'ultimo a consegnarti i tagliandi firmati, l'ultimo a scrivere la lezione - guizzare come un'anguilla cosparsa d'olio cui hanno appena dato fuoco e sfoggiare tempi da velocista per il tratto di corsa.

"Sono stato il suo insegnante, pensavo di conoscerlo" si lamenta il prof. Lumacorno dopo che Piton ha buttato Silente giù dalla torre dell'Astronomia.
Certo, ci piace molto pontificare sui nostri allievi. Ma di qui a conoscerli...

giovedì 18 dicembre 2008

Memorie di una bambina quasi perbene


Questo è il brano  (rigorosamente autobiografico) con cui ho partecipato al gigantesco Amarcord scolastico organizzato e ospitato da Flaviablog
Lei lo ha ornato con un pezzetto di alfabetiere all'incirca di quegli anni (ha una collezione di illustrazioni di vecchi libri di scuola che tutti lì le invidiamo profondamente). Io invece ho ripescato quello che già all'epoca era una delle mie letture preferite: i Peanuts, e in particolare il giovanissimo Linus quando si innamora perdutamente della sua prima insegnante, miss Othmar. Del resto anch'io ho molto amato la prima maestra, mentre la seconda mi dava l'orticaria. E in effetti uno dei Grandi Inconvenienti del Maestro Unico è proprio questo: come vivi la scuola, se il tuo Unico Punto di Riferimento ti fa venire il latte alle ginocchia?


La mia scuola elementare era enorme: un bell’edificio del ventennio costruito senza risparmio, con grandi finestre, grandi corridoi in  marmo lunghi più di novanta metri, grandi aule luminose e un grande giardino dove non abbiamo mai giocato perché “potevamo farci male”.
Era un bene che tutto fosse grande, perché erano grandi anche i numeri. Erano gli anni sessanta, in pieno boom demografico, e quando facevo la terza abbiamo passato i duemila iscritti, con sette sezioni maschili e sette femminili (siamo stati l’ultima scuola di Firenze a tenere separati maschi e femmine). Ogni classe passava i trenta alunni; nella mia eravamo trentatré bambine.
Anche i grembiulini erano divisi per sesso: angelicamente bianche noi, neri come corvi i maschi. A ricreazione i maestri ci mettevano in fila per due: lunghi cortei di angiolette bianche e di corvi neri scivolavano in corridoio senza accalcarsi. Era molto raro che due classi entrassero in contatto per qualche attività comune - in effetti era molto raro che facessimo qualsiasi cosa che non fosse stare in classe a fare lezione. 
Il nostro era un quartiere ricco, di professionisti e funzionari. Fiumi di madri ben impellicciate e ingioiellate venivano ogni giorno a prenderci all’uscita, causando immani ingorghi. Quelle poche che non avevano pellicce né gioielli né una villetta di lusso dove  riportare la prole al termine delle fatiche scolastiche immagino dovessero sentirsi un po’ a disagio. 
In classe mia c’era una bambina quasi povera (o forse povera per davvero, non lo so) con qualcosa di diverso dalle altre. Le più informate ne accennavano sussurrando ma, sospetto, senza avere le idee molto chiare in proposito. Ancor meno avevo le idee chiare io, ma vedevo bene che non era del nostro mondo e, come le altre, la tenevo anch’io un po’ a distanza, ma senza grande convinzione. Sparì dopo la seconda, non so se perché bocciata o trasferita o che altro.
Mia madre non aveva pellicce né gioielli, e in casa avevo assorbito la vaga convinzione che pelliccia e gioielli fossero un tantino out. Ai miei occhi lei era qualche gradino sopra le altre madri perché lavorava; guarda caso lavorava appunto nella mia scuola, dove insegnava alla Classe Differenziale, ovvero il piccolo ghetto in fondo al corridoio dove stavano i mongoloidi (era il nome ufficiale, all’epoca) che avevano orari sfalsati rispetto ai nostri per non turbare con la loro spiacevole vista la nostra infanzia normale.
Ero figlia di un’insegnante e la scuola per me era cosa nota, perciò non soffrii particolari traumi il primo giorno e non mi capacitavo che tante compagne si sciogliessero in lacrime come se le avessero portate al mattatoio. A parte la notevole seccatura di alzarmi presto la mattina la scuola anzi non mi dispiaceva, perché non avevo nessuna difficoltà a capire quel che mi spiegavano e neanche a metterlo in pratica: avevo una bella lettura espressiva, calcolavo in fretta e bene, mandavo a memoria senza sforzo lunghe poesie, scrivevo...
Ecco, scrivevo, o almeno ci provavo. L’ortografia non era un problema per me, ma la forma delle lettere sì: mi venivano proprio malandate. E i miei quaderni erano pasticciati. Tutte le mie compagne, senza eccezioni, erano infinitamente più ordinate e precise di me. 
Per esempio il grembiule. Entravamo in classe ogni giorno con il grembiulino immacolato, ma il grembiulino delle altre era immacolato anche all’uscita, e restava immacolato per tutta la settimana, mentre il mio, dopo una sola mattinata, era un campo di battaglia dove ogni pennarello che avevo sfiorato aveva lasciato tracce evidentissime, per tacere delle penne a sfera che in mano mia versavano regolarmente fiumi di inchiostro per ogni dove, neanche fossero state stilografiche. Ogni pomeriggio, per cinque anni, mia madre lavò un grembiule e ogni sera lo stirò per consegnarmelo immacolato la mattina seguente e ricominciare imperterrita la stessa trafila all’indomani senza lamentarsi (quasi) mai.
Anche i miei quaderni sembravano campi di battaglia. Quelli delle mie compagne erano squisitamente rileccati e ornati di splendide cornicine intorno agli esercizi (autentici capolavori in cui fiori, frutta, casette e raffinati motivi geometrici colorati con gusto incorniciavano  esercizi impeccabilmente ordinati), mentre i miei erano logori, macchiati e ornati al più di scialbe sfilate di quadratini o crocette - di più proprio non mi riusciva fare, e giuro che ci ho provato.  
La mia mortificazione era grande. Mi disapprovavo per il mio gran disordine, mi disapprovavo profondamente, ma non sapevo che farci. Vedevo però che miglioravo col tempo: passai un pomeriggio, agli inizi della seconda, cancellando quel che avevo scritto (a lapis) sui quaderni di prima e riscrivendolo nella mia assai più ordinata scrittura di un anno dopo; quando se ne accorse, mia madre quasi si strappò i capelli, anche se io non riuscivo a capire il motivo: non vedeva com’era tutto molto più leggibile? 
Solo col passare degli anni ho compreso il valore che un quaderno pasticciato (ma originale) può avere agli occhi di una madre.

All’università ritrovai la più ordinata delle mie compagne, quella i cui quaderni, ricchi di splendide cornicine, erano regolarmente mostrati a esempio a tutta la classe. Aveva una scrittura rozza ai limiti dell’incomprensibile. 
Dal canto mio, col tempo e la pazienza,  avevo sviluppato una grafia un po’ scialba ma molto facile da leggere.

domenica 14 dicembre 2008

Correzioni in rosso. Davvero io non mi credea...




Saltellando per la rete, guarda un po' cosa trovo qui:


Australia, bandite le correzioni con la penna rossa, troppo stress per gli studenti

Il rosso è considerato un colore che stimola la violenza e amplifica il disagio psicologico

SYDNEY (AUSTRALIA) - Niente penna rossa per i ragazzini australiani: nelle nuove policies decise dal Ministro della Salute Stephen Robertson, c’è anche una raccomandazione specifica sulla necessità di evitare la penna rossa per sottolineare gli errori. In particolare nel Good Mental Health Rocks kit, destinato a 30 scuole dello stato del Queensland e finalizzato a smorzare il disagio sociale e l’aggressività nei giovanissimi, si offre ai docenti una serie di strumenti e consigli per migliorare lo stato psicologico degli allievi e si bandisce la penna di color rosso, considerato un colore che stimola la violenza e amplifica lo stress.
(...)
LA PENNA ROSSA - Addio alla maestra della penna rossa di deamicisiana memoria, dunque. Del resto nelle scuole, e anche in quelle italiane, da tempo la penna rossa non è più l’unico strumento per correggere o sottolineare un errore. Spesso viene sostituita, a piacimento degli insegnanti, anche con altri colori e l’atteggiamento generico è quello di prescindere dallo strumento di segnalazione, evitando le caratterizzazioni. (...)

Insomma, sia io che Laprof che Lanoisette siamo in realtà inserite in un'illustre (e variegata!) tradizione.
Anche se io, per la verità, quando stavo dall'altra parte della barricata, facevo molto più caso al voto che al colore eventualmente stressante delle correzioni (che, se in rosso, mi rammentavano comunque il sol dell'avvenire)

sabato 13 dicembre 2008

Alla faccia del Minotauro



Quel che segue è un coraggioso quanto modesto tentativo di riepilogare la situazione invero un po' confusa in cui si trova al momento la scuola di ogni ordine e grado. Dubito di venire a capo di qualcosa, ma visto che il tempo è mio posso sprecarne quanto ne voglio, e al momento il Minotauro è a letto con un'aspirina per il mal di testa, proprio nella stanza al centro del labirinto, mentre Escher lavora a una revisione complessiva della struttura.
E dunque:

In principio erano i torsoli di cavolo. La classe insegnante non godeva di gran reputazione ormai da tempo, ma con l'arrivo dell'ultimo governo già ad inizio estate si aprì la caccia alle streghe. I soliti editorialisti del Corriere della Sera (Panebianco, Giavazzi e via dicendo), persone che della scuola sapevano solo qualcosa per sentito dire e che, appunto, dicevano quel che gli veniva richiesto di dire, cominciarono a spiegare che la scuola di ogni ordine e grado in Italia faceva schifo, pena, ribrezzo e pietà, soprattutto per colpa dell'inadeguatezza del corpo docente.
Avevamo già avuto una serie di categorie responsabili di tutti i mali d'Italia (le ultime erano state politici, preti pedofili, romeni e rom), e gli insegnanti ai aggiunsero alla lista conoscendo così il loro momento di gloria e oscurando temporaneamente le altre, e meno male, perché di preti pedofili e di rom pervertiti non se ne poteva veramente più; ma del resto era noto a tutti che gli insegnanti erano una vil razza dannata che faceva senso financo al cassonetto della raccolta indifferenziata.
Si passa quindi a parlare di reclutamento docenti: i vecchi metodi chiaramente non andavano bene (bastava vedere che stuolo di pantegane erano serviti a reclutare), qualcuno ritira fuori la chiamata diretta del dirigente scolastico, la Aprea presenta un disegno di legge a riguardo, si parla di un farraginoso progetto di conferma biennale degli incarichi... e improvvisamente la SISS viene abolita, dopo otto anni che "questo è l'ultimo ciclo". Sì, proprio la SISS, il glorioso vivaio di una nuova Razza Eletta di Insegnanti. Si scopre che non va bene. Capirete che a quel punto uno smette anche di preoccuparsi del disegno di legge Aprea perché gli entra il sospetto che Aprea, da sempre angelo tutelare delle SISS, nei nuovi equilibri non conti più molto.
Arriva Agosto e, dopo un po' di chiacchiere senza costrutto su grembiulini e divise scolastiche, Bossi prima e Tremonti poi cominciano a invocare il Maestro Unico, che nel giro di due settimane viene istituito con un decreto legge che avrebbe dovuto in teoria occuparsi di grembiulini e di chiamate dirette del Dirigente ma che a sorpresa rimette invece in vigore i voti a elementari e medie.
Cominciano a circolare voci e tabelle fantasma (mai confermate, mai smentite) su un cambiamento dei quadri orari delle superiori e sull'accorpamento delle classi di concorso; quest'ultimo in particolare si porta dietro una ridda di voci incontrollabili e incontrollate: aboliranno Tecnologia, no, la farà Matematica, al contrario, sarà Tecnologia a fare Matematica, mentre Geografia farà anche Diritto Amministrativo e Giardinaggio, Inglese diminuisce, sparisce la seconda lingua, la seconda lingua avrà più ore di Inglese, toglieranno Latino allo scientifico, toglieranno Artistica e Musica dalle medie, toglieranno Matematica allo scientifico, toglieranno Inglese dal linguistico, Italiano dal liceo classico e Informatica dai tecnici...
In mezzo a quest'immane casino l'anno scolastico inizia. Salgono le proteste. I newsgroup e i forum sulla scuola sono invasi da una serie di Postatori, diciamo così, Professionisti e fortemente simpatizzanti con il governo in carica, che invitano a salutare il Nuovo che Avanza e diffondono una serie di voci su:
- l'inutilità delle compresenze alle elementari, che servono solo a far fumare insieme tre maestre per volta
- l'inutilità delle compresenze in generale
- l'inutilità delle mense, messe lì solo perché i genitori vedono la scuola come un parcheggio
- l'inutilità dei precari, che sono lì solo per ostinazione personale e non perché la scuola li recluta anno dopo anno
- l'incompetenza e la totale ignoranza degli insegnanti tutti
- l'inutilità di tecnologia, latino, informatica, storia, matematica, inglese e via dicendo
- l'inutilità dei tempo pieno
- l'inutilità del fare sciopero
- l'inutilità di un referendum sulla legge Gelmini per abolire il maestro unico
- l'inutilità del PD (che con le proteste contro la Gelmini c'entra ben poco)
- l'inutilità dei moduli, nati al solo scopo di collocare personale in eccedenza
- le Gravi Colpe del 68 (di cui ormai ricorre il quarantennio)
e via farneticando.
Questi Professionisti continuano poi a parlare dei nuovi quadri orari di elementari, medie e superiori e dell'accorpamento delle classi di concorso assicurando che i regolamenti attuativi sono pronti, prontissimi, ormai fatti e limati - ma nessuno ne riesce a vedere nemmeno l'ombra, ci sono solo le tabelle non confermate e non smentite.
Contemporaneamente si vocifera di un blocco dei trasferimenti, subito smentito dai Postatori Professionisti (ma non dal Ministero) e mai confermato da alcuno. I latinisti insorgono, gli insegnanti di matematica insorgono, i maestri insorgono... e dopo un po' insorgono anche genitori e studenti.
Il governo spiega (e i Postatori Professionisti spiegano) che la protesta non esiste, che la protesta è figlia del Comunismo e del Sessantotto, che la protesta contro la Riforma Gelmini è responsabile financo dell'effetto serra, che la protesta è montata ad arte dalla sinistra; quanto alla sinistra, completamente spiazzata, borbotta qualche mezza frase cercano di capire quel che succede (senza peraltro riuscirci).
Nondimeno, tutti continuano a protestare.
Nel frattempo i fantomatici regolamenti attuativi sono sempre più pronti a comparire da un giorno all'altro e le Regioni vengono minacciate di commissariamento se non improvvisano in fretta e furia un bel piano di tagli (col risultato che cominciano a protestare pure loro).
Nelle scuole si avvia il complesso rituale dell'Orientamento, dove gli istituti superiori presentano ai ragazzi delle medie la loro Offerta Formativa spiegando che, per quanto ne sanno loro, non è ancora cambiato nulla, e dove le scuole medie e le scuole elementari presentano a loro volta ai genitori la loro Offerta Formativa spiegando a loro volta che, a quanto ne sanno, non è ancora cambiato nulla. I genitori sono di malumore, gli insegnanti pure. Gli studenti invece colgono l'attimo e si danno con grande impegno ad occupare le scuole. Alcuni si lamentano perché così facendo gli studenti si mostrano scioperati e nullafacenti, mentre ai loro tempi sì che ai giovani piaceva studiare e farsi il culo sui libri, invece di perdere il tempo con certe stupidaggini.
La Commissione Cultura dichiara che il piano Gelmini va bene, purché se ne rifaccia una buona parte.
Altri vari organi e commissioni dichiarano che il piano Gelmini fa schifo a meno che non ne venga rifatta gran parte.
I sindacati protestano, per lo più a frasi fatte.
La Litizzetto percula il ministro Gelmini con notevole abilità. Ruini, inspiegabilmente, tace (che è sicuramente una cosa insolita).
Svariate associazioni cattoliche si mostrano molto di malumore, e non solo perché i contributi alle scuole paritarie sembrano scomparsi (ad un certo punto i contributi riappaiono, ma le associazioni cattoliche continuano a dare segni di malumore).
Confindustria è favorevole alla Riforma Gelmini ma ha idee ben precise su come vanno strutturati i piani di studio delle superiori - non è dato sapere quali siano, ma pare che non vadano bene, forse perché non si conciliano con i tagli.
Tremonti smette di intervenire perché nel frattempo una crisi di dimensioni epocali ha travolto l'economia mondiale e lui è costretto a concentrarsi sul suo dicastero - intendo dire, sul suo dicastero più importante, lasciando al ministro Gelmini il compito di occuparsi del MIUR, alias Ministero Istruzione, Università e Ricerca.
Vengono rimandate le iscrizioni, per permettere ai decreti attuativi di uscire.
Vengono rimandati i decreti attuativi (che però sono pronti, prontissimi).
Viene spiegato che il Maestro Unico ci sarà solo su richiesta.
Viene spiegato che ormai c'è solo il Maestro Unico, e le eventuali ore in più (comprese quelle del tempo pieno) sono lì per decorazione.
Non viene spiegato assolutamente nulla per le medie se non che la riduzione dell'orario fa sì che da 29 ore si passi a 30 (ma non si sa quale sarà la trentesima ora). Nondimeno gli insegnanti delle medie sono perplessi, né più né meno di tutti i loro colleghi di ogni ordine e grado.

Stamani, dopo il "ritiro della riforma Gelmini" (che non si è mai capito in cosa consistesse) e la dichiarazione che ormai alle elementari c'è solo il maestro unico, i siti dedicati alla scuola offrivano interessanti riflessioni: qualcuno sosteneva che non era affatto vero che la Riforma Gelmini era stata sconfitta, era solo andata a rifarsi il trucco; altri che i cambiamenti che tale Riforma avrebbe subito (cambiamenti rispetto a che?) erano dovuti non all'opposizione comunista e sessantottina, bensì all'opposizione che cotale riforma avrebbe incontrato anche tra i sostenitori dell'attuale governo. Altri ancora dichiaravano di ritenere il rinvio della riforma delle superiori un'abile finta: infatti, dirottando l'attenzione sulle superiori, di cui in realtà non aveva intenzione di occuparsi, la Gelmini era riuscita a fare il colpo che meditava alle elementari. Qualcuno inoltre si domandava, caso mai i tagli per quest'anno non fossero riusciti a partire (e a questo punto farli partire non sembra una cosa semplicissima) che ne sarebbe stato della Finanziaria e dell'Italico Bilancio.
Da brava italiana io amo molto la dietrologia, e sono pronta a vedere ovunque oscuri complotti; e tuttora sono convinta che la Caccia al'Insegnante Fanullone avviata all'inizio dell'estate fosse il preludio di un'abile manovra volta a sforbiciare la scuola senza pietà rendendo "la gente" del tutto incurante delle proteste dei docenti. Ma mi sembra chiaro, a questo punto, che la protesta dei genitori e delle Regioni non era stata messa in conto dal governo, così come ci si è rifiutati di considerare i tempi piuttosto lunghi che ogni legge sulla scuola richiede per entrare in vigore (dovuti principalmente al fatto che la Scuola, essendo un organismo piuttosto grosso, non può avere particolari doti di agilità quando si muove); soprattutto, si è partiti con la stravagante idea di riformare qualcosa di cui, per partito preso, ci si rifiutava di cercar di capire il funzionamento. Questo, secondo me, è stato il vero ostacolo e questa è la secca principale in cui la barca rischia di incagliarsi qualora, per avventura, riuscisse in qualche modo a partire.

Il tutto nella fiduciosa attesa dei Decreti Attuativi (che sono ormai pronti).

venerdì 12 dicembre 2008

Colloqui con i genitori (l'usata seccatura, i soliti sospiri)



E venne il giorno del Gran Ricevimento. A St. Mary Mead ogni anno la Dirigenza trova qualche sistema cretino per complicarlo (quest'anno una nuova complessa regola su come e quando segnarsi) senza mai farsi sfiorare dal sospetto che, forse, chissà, può anche essere che i tanto esecrati genitori - senza i quali, ricordiamolo, saremmo tutti a fare qualche altro lavoro per carenza di materia prima - magari potrebbero averci qualcosa da fare durante il pomeriggio.

Ho una classe composta di ragazzi equilibrati e di buon senso; guarda caso, anche la maggior parte dei loro genitori sono equilibrati e di buon senso, e la maggioranza provvede a tenere in riga i pochi che dirazzerebbero (più o meno come avviene in classe).
Non tutti i miei colleghi godono della stessa notevole fortuna: per quanto si cerchi di fare le classi con criterio, c'è sempre almeno una Classe Esasperante ogni anno.
I miei colloqui si snodano tranquilli: i ragazzi si impegnano (abbastanza), migliorano (abbastanza), vanno in crisi (abbastanza); parliamo della scelta delle superiori, della paura e del desiderio di lasciare il paesello natio, delle apprensioni materne e paterne e via dicendo. Mi sembra che nel complesso genitori e figli abbiano le idee chiare e abbiano fatto una scelta ponderata e di buon accordo.
Poi arrivano i genitori della Cerbiatta. In due. E si svolge una lunga disamina sul non nuovissimo tema "Pole la nostra figliola sostenere lo gran trauma e la difficultade di un Liceo Classico?".
Siccome è quarta variante sul tema che affronto con loro nel giro di un anno, senza contare le tre che ho sostenuto con la Cerbiatta in persona e in aggiunta a quella che ha sostenuto la mia collega a "Le scuole si presentano", gli estremi per invocare le palle rosse e gialle dell'inno goliardico ci sarebbero tutti. Invece con un bel sorriso liscio, rassicuro, sviolino, ungo...
Dopo un'eternità e mezza se ne vanno (spero non ad iscriverla al paritario). Ignoro se sono davvero riuscita a rassicurarli, perché ci sono imprese davanti alle quali si può solo tentare, con umiltà e perseveranza.
Ed entra una madre sconosciuta, che si presenta dandomi un nome ancor più sconosciuto della sua faccia. Alla fine risulta che la figlia partecipa al mio laboratorio di cineforum.
A volte i genitori vanno anche dagli insegnanti che gli fanno i laboratori. A St. Mary Mead succede piuttosto di rado, ma a volte succede. In quei casi si fanno due parole in croce e la cosa finisce lì - di solito è soprattutto un modo indiretto che il ragazzo usa per segnalare all'insegnante che il laboratorio gli piace: il genitore fa un po' di sviolinate su quanto è bello il laboratorio, l'insegnante fa un po' di sviolinate su quanto è bravo e interessato il ragazzo, poi un bel sorriso e basta così.
Questo è un caso diverso: la madre è lì per restare, e non intende fare prigionieri. Nel corso di una lunga chiacchierata mi informa:
1) che alle elementari sua figlia andava tanto bene, poi improvvisamente alle medie è passata al sufficiente, massimo sufficiente più. Mistero (e lì mi guarda fisso. Io la guardo fissa senza ribattere, mentre mi domando dove vuole andare a parare. Possibile che davvero speri che mi metta a criticare i voti dei colleghi su una ragazza che ho visto sedici ore in vita mia? Ma sì che è possibile. Non c'è limite né confine alle speranze dissennate che può nutrire un genitore)
2) che sua figlia per fortuna era rimasta fuori dalle tempeste ormonali che avevano travolto le sue compagne di classe (del resto, le tempeste ormonali travolgono. Che altro possono mai fare? Mica ti vengono le mestruazioni, oggigiorno, sei travolta da una tempesta ormonale)
3) che parimenti la figlia è rimasta estranea a tutta quell'aggressività che c'è oggi tra i giovani (e meno male che almeno la figlia è estranea, con la madre che si ritrova)
4) che lei non l'ha cresciuta con la morale dell'avere ma dell'essere
5) che non le compra capi firmati. Lei, le firme, non le paga!
6) che non manda sua figlia a passeggio con le compagne senza meta per il paese, perché non le piace che perda tempo.
"Non è mai tempo perso a quell'età" intervengo, commossa all'idea di quella povera ragazza che non può nemmeno andare a fare due passi per St. Mary Mead se non ha una meta (chissà se anche la madre non va mai a passeggio senza meta? In effetti è in vistoso sovrappeso).
Nossignori, insiste la madre, devono avere una meta.
Dunque la signora critica la cultura dell'avere ma dà grande importanza alle firme (rifiutandole) e ritiene che qualunque cosa vada fatta solo se c'è uno scopo ben preciso. Quale sia però lo scopo ben preciso con cui è venuta da me non è chiaro.
La signora continua a chiacchierare (con una bella fila di genitori della mia legittima terza fuori ad aspettare che abbia finito di spiegarmi che buona educatrice ella è) e io sono ormai chiusa in un dignitoso silenzio sperando che si levi infine dai piedi.
Lei però, prima di farlo, mi propone Antarctica per il cineforum. Incautamente ne chiedo la trama. Me la racconta, decantandomi la grande bontà del cane che non cerca di vendicarsi dell'uomo che lo ha abbandonato. L'indignazione mi toglie la parola.
Sul serio si aspetta che utilizzi il tempo del mio prezioso cineforum per rifilare a quei poveri ragazzi la storia di quindici cani abbandonati incatenati tra loro da una spedizione polare e morti quasi tutti di stenti? Per giunta romanzata e ricreata da un soggettista sadico e recitata dal vero con quindici nuovi cani tormentati sotto l'occhio della telecamera?
Sì, credo che sul serio se lo aspetti.
Scopro il giorno dopo che ha lasciato una lettera di protesta al Vicepreside per come era organizzato il ricevimento e ha raccontato di "aver denunciato il Preside al Provveditorato".

La figlia, al momento, sembra normale. Ma, certo, sta portando un bel peso.