venerdì 12 dicembre 2008

Colloqui con i genitori (l'usata seccatura, i soliti sospiri)



E venne il giorno del Gran Ricevimento. A St. Mary Mead ogni anno la Dirigenza trova qualche sistema cretino per complicarlo (quest'anno una nuova complessa regola su come e quando segnarsi) senza mai farsi sfiorare dal sospetto che, forse, chissà, può anche essere che i tanto esecrati genitori - senza i quali, ricordiamolo, saremmo tutti a fare qualche altro lavoro per carenza di materia prima - magari potrebbero averci qualcosa da fare durante il pomeriggio.

Ho una classe composta di ragazzi equilibrati e di buon senso; guarda caso, anche la maggior parte dei loro genitori sono equilibrati e di buon senso, e la maggioranza provvede a tenere in riga i pochi che dirazzerebbero (più o meno come avviene in classe).
Non tutti i miei colleghi godono della stessa notevole fortuna: per quanto si cerchi di fare le classi con criterio, c'è sempre almeno una Classe Esasperante ogni anno.
I miei colloqui si snodano tranquilli: i ragazzi si impegnano (abbastanza), migliorano (abbastanza), vanno in crisi (abbastanza); parliamo della scelta delle superiori, della paura e del desiderio di lasciare il paesello natio, delle apprensioni materne e paterne e via dicendo. Mi sembra che nel complesso genitori e figli abbiano le idee chiare e abbiano fatto una scelta ponderata e di buon accordo.
Poi arrivano i genitori della Cerbiatta. In due. E si svolge una lunga disamina sul non nuovissimo tema "Pole la nostra figliola sostenere lo gran trauma e la difficultade di un Liceo Classico?".
Siccome è quarta variante sul tema che affronto con loro nel giro di un anno, senza contare le tre che ho sostenuto con la Cerbiatta in persona e in aggiunta a quella che ha sostenuto la mia collega a "Le scuole si presentano", gli estremi per invocare le palle rosse e gialle dell'inno goliardico ci sarebbero tutti. Invece con un bel sorriso liscio, rassicuro, sviolino, ungo...
Dopo un'eternità e mezza se ne vanno (spero non ad iscriverla al paritario). Ignoro se sono davvero riuscita a rassicurarli, perché ci sono imprese davanti alle quali si può solo tentare, con umiltà e perseveranza.
Ed entra una madre sconosciuta, che si presenta dandomi un nome ancor più sconosciuto della sua faccia. Alla fine risulta che la figlia partecipa al mio laboratorio di cineforum.
A volte i genitori vanno anche dagli insegnanti che gli fanno i laboratori. A St. Mary Mead succede piuttosto di rado, ma a volte succede. In quei casi si fanno due parole in croce e la cosa finisce lì - di solito è soprattutto un modo indiretto che il ragazzo usa per segnalare all'insegnante che il laboratorio gli piace: il genitore fa un po' di sviolinate su quanto è bello il laboratorio, l'insegnante fa un po' di sviolinate su quanto è bravo e interessato il ragazzo, poi un bel sorriso e basta così.
Questo è un caso diverso: la madre è lì per restare, e non intende fare prigionieri. Nel corso di una lunga chiacchierata mi informa:
1) che alle elementari sua figlia andava tanto bene, poi improvvisamente alle medie è passata al sufficiente, massimo sufficiente più. Mistero (e lì mi guarda fisso. Io la guardo fissa senza ribattere, mentre mi domando dove vuole andare a parare. Possibile che davvero speri che mi metta a criticare i voti dei colleghi su una ragazza che ho visto sedici ore in vita mia? Ma sì che è possibile. Non c'è limite né confine alle speranze dissennate che può nutrire un genitore)
2) che sua figlia per fortuna era rimasta fuori dalle tempeste ormonali che avevano travolto le sue compagne di classe (del resto, le tempeste ormonali travolgono. Che altro possono mai fare? Mica ti vengono le mestruazioni, oggigiorno, sei travolta da una tempesta ormonale)
3) che parimenti la figlia è rimasta estranea a tutta quell'aggressività che c'è oggi tra i giovani (e meno male che almeno la figlia è estranea, con la madre che si ritrova)
4) che lei non l'ha cresciuta con la morale dell'avere ma dell'essere
5) che non le compra capi firmati. Lei, le firme, non le paga!
6) che non manda sua figlia a passeggio con le compagne senza meta per il paese, perché non le piace che perda tempo.
"Non è mai tempo perso a quell'età" intervengo, commossa all'idea di quella povera ragazza che non può nemmeno andare a fare due passi per St. Mary Mead se non ha una meta (chissà se anche la madre non va mai a passeggio senza meta? In effetti è in vistoso sovrappeso).
Nossignori, insiste la madre, devono avere una meta.
Dunque la signora critica la cultura dell'avere ma dà grande importanza alle firme (rifiutandole) e ritiene che qualunque cosa vada fatta solo se c'è uno scopo ben preciso. Quale sia però lo scopo ben preciso con cui è venuta da me non è chiaro.
La signora continua a chiacchierare (con una bella fila di genitori della mia legittima terza fuori ad aspettare che abbia finito di spiegarmi che buona educatrice ella è) e io sono ormai chiusa in un dignitoso silenzio sperando che si levi infine dai piedi.
Lei però, prima di farlo, mi propone Antarctica per il cineforum. Incautamente ne chiedo la trama. Me la racconta, decantandomi la grande bontà del cane che non cerca di vendicarsi dell'uomo che lo ha abbandonato. L'indignazione mi toglie la parola.
Sul serio si aspetta che utilizzi il tempo del mio prezioso cineforum per rifilare a quei poveri ragazzi la storia di quindici cani abbandonati incatenati tra loro da una spedizione polare e morti quasi tutti di stenti? Per giunta romanzata e ricreata da un soggettista sadico e recitata dal vero con quindici nuovi cani tormentati sotto l'occhio della telecamera?
Sì, credo che sul serio se lo aspetti.
Scopro il giorno dopo che ha lasciato una lettera di protesta al Vicepreside per come era organizzato il ricevimento e ha raccontato di "aver denunciato il Preside al Provveditorato".

La figlia, al momento, sembra normale. Ma, certo, sta portando un bel peso.

3 commenti:

  1. A volte mi chiedo se siffatti genitori siano "fatti2 con lo stampiono. O sono persone profondamente sole o si costruiscono un mondo a sé. madri così, spesso, ricevono dalle figlie delusioni tremende.
    Uno spasso il tuo post.

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  2. La delusione, temo, sarà inevitabile: perché se la figlia vuol vivere la sua vita, dovrà per forza scollarsi di dosso la madre. Per il momento è (o sembra) un ragazzina solare e sorridente, e sorprende sapere che i lombi da cui è uscita contengono tanto livore contro l'universo mondo.
    (Essere genitori è difficile, certo; ma anche essere figli non è sempre una passeggiata...)

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