Non ho votato per Veltroni alle primarie e non l'ho mai trovato particolarmente entusiasmante. D'altra parte non ho mai capito perché, dopo averlo voluto come segretario con tutte le loro forze, al PD non gli lascino fare il suo lavoro in pace per cinque minuti di fila invece di saltellargli intorno proponendogli di fare tutto, il contrario di tutto e contemporaneamente anche alcune vie intermedie.
Ancor meno capisco perché mai, una volta tanto che ha avuto una buona idea, cioè far sottoporre la legge Gelmini a un referendum, tutti i suoi colleghi di partito si precipitino a spiegare in lungo e in largo come qualmente sia un'idea cretina.
Prima di tutto ci han spiegato che il referendum non si può fare perché la legge Gelmini fa parte della finanziaria. Ora, quel che fa parte della finanziaria sono i famosi tagli di Luglio, e per quelli il referendum ovviamente non si può fare; ma la legge Gelmini non parla di tagli: parla di un sacco di altre cosacce, invece, tra cui l'ormai famigerato Maestro Unico. Su quello si può fare il referendum, direi (e lo dice anche tal Stefano Ceccanti, in apposita intervista).
Poi è intervenuto l'ineffabile D'Alema, che di scuola non sembra saperne molto più della Gelmini in quanto sostiene che "le norme della Gelmini, se e quando il referendum si facesse, cioè all'incirca nel 2010, avranno già prodotto i loro effetti". Ma il perfido disegno di legge sul maestro unico nel 2010 non avrà prodotto grandi effetti, perché nel migliore (per il governo) dei casi sarà entrato in vigore solo a partire dal Settembre 2009 per le classi prime, e forse non sarà ancora entrato per niente, perché sembra che ci siano una buona dose di problemi con le Regioni, che in questo campo han da dire la loro e che il governo ha cercato di scavalcare a pié pari anche per i tagli, causando una vera e propria levata di scudi.
Ultima della serie (per ora) è arrivata l'on. Emma Bonino, che di solito si distingue per l'accortezza dei suoi interventi e che sui referendum può vantare una notevole competenza - ma che stavolta ha dimostrato che ogni tanto, come Omero, anche lei può sonnecchiare, chiedendo "Ci avete sempre detto che i referendum si fanno sulle grandi questioni di principio. E ora su cosa lo facciamo, sul grembiule?" dimostrando, se non altro, che tirare in ballo quell'accidente di grembiule è stata un'eccellente idea da parte della Gelmini, perché tutti i non addetti ai lavori ne sono rimasti talmente ossessionati da non riuscire letteralmente a vedere altro. Per loro ormai scuola = grembiuli, Gelmini = grembiuli, protesta studentesca = (contro i) grembiuli, e l'ormai mitico grembiulino è come una coltre onnipresente che avvolge tutto ciò che riguarda la scuola - e sì che la Maria Stella si è limitata a citarlo distrattamente in un paio di interviste, ma si è ben guardata dall'infilarlo in un qualche disegno di legge.
A me invece il referendum sembra un'idea ottima perché
1) NON sarebbe un referendum "sul grembiulino"
2) Sarebbe invece un referendum sul maestro unico, il quale
3) per noi insegnanti è una questione importante. Lo so che va di moda dire che siamo una corporazione aggranchiata come un'ostrica ai suoi privilegi etc. etc., ma non vedo perché si debba dare per scontato che, siccome siamo corporativisti e privilegiati, non possiamo avere anche noi un'anima: il nostro è un lavoro che coinvolge profondamente e che si fa sia col cuore che col cervello. Abbiamo convinzioni, riguardo al nostro lavoro. Le abbiamo tutti. E ci riteniamo competenti in materia. Il parlamento può aver votato la riforma dei moduli perché era un modo per assumere più persone (nel qual caso non ha avuto una gran pensata perché non ne ha assunte MOLTE di più, se ci si prende la briga di fare due conti: è vero che ogni classe ha due insegnanti principali, ma d'altra parte ogni insegnante ha due classi), ma gli insegnanti hanno proposto e caldeggiato questa riforma perché ci credevano sinceramente, e l'hanno applicata con passione e buona volontà, rompendo schemi e consuetudini per loro secolari e - dicono le indagini internazionali ma anche il buon senso e l'osservazione diretta - con risultati apprezzabili.
4) Le firme si raccoglierebbero con facilità: basta andare davanti alle scuole. Mettete in fila gli insegnanti, gli insegnanti in pensione (anche loro hanno un'anima) i precari, gli ATA (cosa c'entrano gli ATA? Parecchio, direi. I bidelli sono gli essenziali cardini su cui gira la scuola, e la conoscono assai bene perché aiutano non poco a tenerla in piedi) e i genitori, non credo che arrivare alle sei-settecentomila firme necessarie sia un grande problema. Anzi, raccoglierle molto in fretta potrebbe avere un utile effetto sul governo.
Brava!
RispondiEliminaBello! Ma il link di Rentallo non mi funziona :-(
RispondiEliminaProf, non so che dirti... a me funziona, ma a quel che mi dicono Blogger ha un discreto tasso di perversità!
RispondiEliminaProvo a trascrivertelo pari pari: http:/www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=6472&Itemid=52
Ho riprovato con il link: tutto ok :-) Grazie
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