sabato 24 febbraio 2024

La guerra in Ucraina - Due anni dopo

Gli ucraini, a due come a quattro zampe, non hanno problemi di autostima

Due anni fa, all'alba, l'esercito russo entrò nella repubblica di Ucraina e diede inizio alla Operazione Militare Speciale; nelle intenzioni doveva essere una rapida scorreria che nel giro di poche settimane avrebbe portato l'Ucraina a cambiare il suo governo con uno più gradito alla Russia che avrebbe prontamente accettato una sorta di annessione o federazione con il paese invasore nell'indifferenza del resto del mondo - dopotutto il colpo gli era già riuscito nel 2014 con l'invasione della Crimea e degli oblast del Donbas. 
Le cose tuttavia non andarono come previsto: c'erano stati dei grossi errori di progettazione e una eccessiva fiducia nelle informazioni ricevute, in base alle quali gli ucraini sarebbero stati non solo disponibili, ma perfino contenti di riunirsi ai loro fratelli russi; sta di fatto che il governo presieduto da Zelensky, che al momento della tentata invasione non godeva di un appoggio entusiasta da parte degli ucraini, reagì con notevole vivacità avviando una reazione decisamente inaspettata con l'appoggio di tutta la popolazione, diventando improvvisamente apprezzatissimo. Un giorno, quando questa tristissima vicenda sarà conclusa e gli archivi verranno aperti, si capirà se la cosiddetta intelligence russa aveva effettivamente sbagliato di brutto, se era stata ingannata da sottili giochi sotterranei, se il capo del governo russo si fosse autoconvinto che le cose sarebbero andate come voleva lui in barba a tutti i segnali contrari o se semplicemente gli ucraini, che come tutti i popoli slavi reagiscono con estrema irritazione ai tentativi di invasione (cosa, questa, che i russi dovrebbero sapere meglio di chiunque altro, tanto più che la versione ufficiale del loro governo sostiene che gli ucraini come popolo semplicemente non esistono e sono anzi russi a tutti gli effetti) stabilirono come un sol uomo/donna/altrigeneriascelta che proprio di diventare ufficialmente russi non ne volevano sapere; è anche possibile, peraltro, che sia intervenuta una miscela di tutti questi ingredienti e magari di altri ancora.
Se l'intelligence russa aveva perso colpi, va apertamente riconosciuto che la propaganda russa invece aveva lavorato ottimamente, almeno in Italia, aiutata anche dalla completa e totale ignoranza della storia dell'Europa orientale in cui versa da sempre il popolo italiano, non solo per sua colpa perché i manuali di storia della scuola dell'obbligo ci informano abbastanza dettagliatamente su Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, qualcosina ci raccontano su Portogallo, Svizzera, Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia e Danimarca ma sul resto tacciono assai pudicamente. A partire dalla costa orientale del mar Adriatico, anche in Europa ci sono i leoni - e siamo d'accordo che non si può sapere tutto di tutti, ma qualcosa in merito, davvero, andrebbe fatto. A parziale testimonianza di ciò posso citare un mio post dove, parecchi anni fa, raccontai il mio doloroso sconcerto scoprendo per puro caso l'esistenza del Granducato di Lituania. Wikipedia, che oggi conta una voce piuttosto corposa sull'argomento, all'epoca non mi fu di alcun aiuto, e le mie ricerche nelle biblioteche locali mi portarono alla desolante constatazione che in Italia sul Granducato di Lituania era stato tradotto poco o niente. Infine mi arresi, sperando che un giorno sarei riuscita a completare tale enorme voragine nelle mie conoscenze. Guarda caso, il Granducato di Lituania comprendeva anche l'Ucraina; ma io, come tanti della mie età, sono cresciuta in un mondo dove la Russia si era ingoiata l'Ucraina tutta intera con la stessa disinvoltura con cui io ingoio tartine e pasticcini mignon ai ricevimenti.
Insomma, niente di strano che da noi la propaganda russa abbia avuto vita facile quando ha proposto la stravagante teoria che entrando in Ucraina i russi andavano solo a riprendersi quel che era loro e che anzi la Russia era stata vilmente maltrattata, calpestata e oppressa dall'Ucraina.
Quel che però sta risultando in questi due anni con sempre maggiore chiarezza è che anche i russi hanno idee molto vaghe sulla storia dell'Europa dell'Est, perché da sempre nelle loro scuole si studia una versione della storia decisamente addomesticata - dove per esempio l'Ucraina è solo un casuale incidente di percorso (una versione che circola è addirittura che l'errore è stato fatto nientemeno che da Stalin in persona - un tipo un po' drastico, se vogliamo, ma davvero non mi risulta che la distrazione rientrasse nei suoi tratti caratteristici.
Ad ogni modo per la cultura occidentale un paese convinto di esistere da svariati decenni e molto convinto di esistere esiste e si deve tener conto di questa sua convinzione che basta da sola a farne una entità distinta (caso classico, l'Italia; con buona pace di quel ministro austriaco che la definiva un'espressione geografica, cosa di cui gli portiamo ancora rancore a distanza di due secoli); in generale ci arrangiamo con accordi federali, autonomie e bi e trilinguismo ufficiale, anche perché se non lo facciamo si finisce a bombe e terrorismo. Nell'Europa occidentale ormai siamo dei veri esperti in materia, perché con le frontiere a rotelle che abbiamo avuto per tanto tempo, e con quell'abitudine cretina di scambiarci e riscambiarci territori di confine alla fine di ognuna delle nostre numerosissime guerre, ormai le minoranze etniche abbondano per ogni dove, e infine sterminarle tutte sarebbe davvero disdicevole. Vogliamo ricordarci la politica di annessione fascista che ha portato alle foibe e a quarant'anni di terrorismo nel Sud Tirolo? (No, personalmente non voglio ricordarmene: la trovo una pagina piuttosto disdicevole della storia italiana).
E' cosa nota che la propaganda russa da noi funziona bene ed è assai diffusa, in rete e fuori. Chi come me sta in rete ci parecchio tempo, anche per lavoro,  la nota di più, perché è davvero molto capillare - basta pensare che un blog di nicchia come il mio ha ricevuto svariati commenti filoputiniani ai post che ho dedicato all'argomento (compresa una imperdonabile esortazione a "pensare piuttosto ai gattini" che sarei pronta a lavare col sangue perché ai gattini mi sembra di dedicare davvero parecchio tempo e parecchi post, proprio non si può dire che sotto questo aspetto non mi dia da fare) e perfino un paio di richieste di pubblicazione di improbabili post sul traffico di organi umani e di bambini gestito dagli ucraini. 
Ovunque qualcuno si azzardi a criticare l'invasione russa stormi di bot arrivano di volata ammanendo a tutti le più assurde sciocchezze, ed è un vero peccato perché c'è perfino gente che si scomoda a rispondere ed è triste che oltre a subire tutta quella spazzatura qualcuno si senta in dovere di perder tempo a rispondere.
D'altra parte la rete è un luogo molto vasto, che oltre ai bot della propaganda russa contiene anche un sacco di esperti che smantellano con metodo e criterio gran parte dei temi della propaganda in questione, e al giorno d'oggi in Italia abbiamo grande abbondanza di russi (spesso dissidenti col loro governo in modo più o meno aoerto) ma anche ucraini, polacchi, lituani e quant'altro che con la Russia hanno un discreto dente avvelenato per varie vicende storiche. 
In qualità di storica sono davvero contenta che in tanti si dedichino a questo lavoro perché ho imparato tantissime cose di economia, storia, diffusione della propaganda in guerra eccetera, e sono tutte cose che per la scuola mi sono state e mi saranno molto utili; sul piano dell'informazione tuttavia questo prezioso lavoro non risulta molto efficace perché fatica a uscire dalla bolla formata da quelli che cercano informazioni approfondite. Fuori dalla rete invece la propaganda russa è meno capillare ma più efficace, perché la cerchia (nemmeno troppo ristretta, ma comunque minoritaria) di chi segue la guerra passo passo finisce appunto per informarsi in rete, come è successo a me, mentre la gran parte della popolazione che non ha il tempo e l'interesse a smontare e rimontare una notizia per dieci volte prende il primo piatto che gli passano, convinta che sia buono. 

L'anno scorso, quando ho scritto il post sul primo (e, speravo, unico) anniversario di questa guerra la situazione era molto diversa e in tanti eravamo assai fiduciosi&edificati per la vivace resistenza ucraina e pronti a un lieto fine con gli invasori che tornavano a casa scornati e il governo russo che ci pareva assai vicino a subire un brusco cambiamento. Adesso invece circola una vulgata che dice che nel corso di quest'anno non è successo niente e che la guerra è in stallo; in realtà quello che non è successo è che la controffensiva di primavera risolvesse la questione in modo definitivo, ma gli avvenimenti non sono mancati, da entrambe le parti. 
Incredibile ma vero, il governo russo è ancora lì al suo posto, anche se ci sono stati diversi attentati di vario tipo e numerosi generali, oligarchi e funzionari han dimostrato una spiccata tendenza a volare giù dalla finestra. Questo, però, è un dato che non siamo in grado di interpretare perché a tutt'oggi conosciamo benissimo la propaganda russa, anche nei suoi tratti più divertenti - per esempio il video che ci prometteva un crollo economico che ci avrebbe portato a mangiare, in un gelido appartamento, i nostri animali da compagnia per rimediare una zuppa di Natale con un po' di carne, che non riesco più a trovare in rete - ma di cosa succeda davvero nelle alte sfere russe sappiamo e capiamo pochissimo, intelligence comprese.
Abbiamo anche assistito attoniti al più stravagante tentativo di colpo di stato che mai mi sia stato dato di vedere, ovvero la ribellione della Compagnia Wagner che si è diretta verso Mosca nel plauso generale per poi cambiare idea a mezza strada dicendo "Scusate, s'è scherzato" - almeno agli occhi di noi comuni mortali è sembrato che la cosa sia andata così, ma immagino ci siano qualche centinaio di risvolti che ci sono completamente sfuggiti. Sta di fatto che l'intero staff della Wagner qualche settimana dopo prese un aereo e che questo aereo precipitò in malo modo, ma tu guarda i casi della vita.
C'è stato poi il crollo dell'enorme diga di Nova Kakhovka che ha allagato una immane porzione di territorio ucraino, costretto non so quanta gente a sfollare e devastato l'ecosistema della zona procurando danni inenarrabili, e che sembra sia stata bombardata involontariamente per colpa di un incauto ufficiale russo piuttosto bevuto - ma anche lì, vai a sapere. Sta di fatto che nei primi giorni la propaganda russa cercò di rifilarci la versione che erano stati gli ucraini a distruggerla "perché gli conveniva", ma senza scendere nei dettagli di questa fantomatica convenienza. Ricordo che un giorno chiesi al troll di turno "Ma che convenienza avrebbero gli ucraini ad allagarsi mezzo paese?" e l'unica risposta che ottenni fu uno stentato "Ma via, è così evidente!". Ammettiamolo, era in effetti una tesi difficile da sostenere con degli argomenti concreti.
Abbiamo poi avuto la Saga del Mar Nero, cominciata nei primissimi giorni di guerra con la conquista dell'isola dei Serpenti (quattro scogli in croce, mi dicono) che in qualche modo controllava gran parte del mar Nero. Difenderla non era facile, e infatti già pochi mesi dopo gli ucraini se la ripresero - a quel punto ricordo che i russi spiegarono che in realtà l'Isola dei Serpenti non serviva a nulla, il che forse è vero e forse no; sta di fatto che l'anno scorso la flotta russa del mar Nero è stata progressivamente affondata, ma non in regolamentari battaglie navali perché gli ucraini una flotta militare non ce l'hanno. Tutto ciò ha comunque risolto il problema delle esportazioni ucraine, che sono riprese serenamente con il consueto ritmo dopo che per tutto il primo anno di guerra il tema del grano ucraino lasciato a marcire nei silos aveva imperversato per i giornali insieme alla minaccia di terribili carestie nel pianeta, quasi che l'Ucraina fosse l'unico paese dove il biondo cereale riusciva a crescere. Naturalmente le navi non trasportano solo grano ma anche molte altre derrate, e naturalmente la cosa ha degli effetti che oltrepassano di gran lunga il tema delle esportazioni, ma in effetti non se ne parla molto.
C'è stata e c'è ancora la telenovela delle munizioni, di cui entrambi i paesi ormai scarseggiano (comprensibile, visto il ritmo con cui le hanno sparate) e lì pare sia colpa dell'Europa che non ne produce abbastanza per l'Ucraina, e anche questa è una questione importante di cui si parla moltissimo, ma senza che il comune mortale riesca a capirci molto - per limiti nostri, suppongo.
Nelle ultime settimane abbiamo poi avuto la Gran Crisi del Congresso USA che sta bloccando un consistente finanziamento per l'Ucraina in nome di una strana questione interna legata ai migranti dal Messico e indirettamente anche alle future elezioni presidenziali. Ogni settimana ci mandano a dire che la situazione si sta sbloccando e i due partiti principali del Congresso sono in grandi trattative,  ma ce lo mandano a dire ormai da tre mesi e quindi qualche dubbio al cosiddetto uomo della strada viene. 
Giusto negli ultimissimi giorni abbiamo anche avuto la morte di Aleksej Naval'nyj, dissidente russo di lungo corso che giusto qualche settimana prima era stato deportato dalla scomodissima prigione dove era detenuto dopo una condanna basata su imputazioni abbastanza fumose, e trasportato in gran segreto in ghiacciaia al circolo polare artico. La faccenda è avvenuta in gran segreto e il governo russo ha fatto onestamente tutto quanto era in suo potere per insospettire anche il più distratto e fiducioso degli individui bofonchiando qualcosa di una morte naturale per arresto cardiaco - e davvero mi piacerebbe sapere quale morte al mondo non è avvenuta per arresto cardiaco - impedendo ai familiari di vedere o riavere il cadavere e arrestando numerose persone colpevoli del grave reato di portare fiori in piazza davanti a qualche foto del defunto, e non si capisce come mai elargire fiori a un morto possa essere un reato - roba che nemmeno Antigone nella tragedia omonima.
Secondo la vulgata questa è stata una prova di forza minacciosa da parte del governo; e che ci sia un tono di minaccia in tutto ciò mi sembra fuor di dubbio, ma a me un pasticcio simile sembra soprattutto una gran prova di debolezza e ci vedo dietro parecchia inquietudine per non dire paura. Naturalmente la propaganda ha avuto gran cura di spiegarci che il defunto non era assolutamente noto in Russia, che nessuno se lo filava se non in Occidente eccetera - e infatti è noto che davanti alla morte di qualsiasi sconosciuto tutti noi andiamo in piazza a portare fiori davanti alla sua foto, in pieno inverno che nemmeno possiamo cavarcela cogliendo un paio di rose dal giardino. BAH.
Il secondo anniversario della guerra ci trova dunque in piena impasse. Le guerre sono cose scomode, che fanno fare tardi a cena e che complicano la vita. Le guerre lunghe poi sono un vero strazio, e questa mi era sembrata lunga già al secondo giorno e figurarsi adesso.
La versione vulgata in questi giorni è che la Russia sta vincendo. Il punto è che secondo quelli che lo sostengono la Russia stava vincendo sin dal primo giorno, ma una invasione dove, passata la prima settimana, l'invasione si è praticamente fermata non mi sembra si possa definire questo gran trionfo, comunque la si voglia rigirare.
Appare sempre più chiaro però che la Russia è una padrona decisamente scomoda oltre che incapace, e non solo non meraviglia che gli ucraini continuino a versare il loro sangue per allontanare da sé una tale iattura ma anzi getta una cupa ombra sulle frontiere europee: la Russia è una pessima padrona, ma è anche una vicina molto minacciosa oltre che del tutto irragionevole e questa è sempre stata una guerra che ci riguarda tutti, volenti o nolenti.
Tutto ciò era risultato chiaro sin dalle prime settimane - direi dal terzo giorno, quando il primo missile russo per un errore (un errore? Chissà...) varcò i confini e cadde in territorio polacco. Da allora ci sono stati almeno altri due incidenti di questo tipo, e anche se ufficialmente si tratta, appunto, di incidenti, in molti siamo sempre stati piuttosto perplessi a riguardo.
Nel frattempo anche i cani e gatti ucraini soffrono a causa dei bombardamenti, dei crolli degli edifici e della perdita dei loro umani. Questo pensiero mi ha fatto sempre molto soffrire ma finalmente ho trovato un'associazione che se ne occupa e fa dei video pubblicitari talmente belli e ben fatti che merita comunque di essere aiutata, secondo me. Il fatto di potere in qualche modo contribuire ad aiutarli mi è di un qualche conforto. E poi, naturalmente, pago le tasse che contribuiscono a mandare in Ucraina aiuti umanitari ma anche visori e puntatori notturni e altri tipi di aiuti anch'essi strettamente militari. La vedo come una forma di investimento per il futuro - perché, davvero, vorrei un futuro in cui la Russia si desse una calmata e cercasse sul serio di diventare una grande potenza, non abborracciando improbabili invasioni ma distinguendosi per tecnologia, benessere e ricerca scientifica ed esportando non solo materie prime ma anche film, musica, manufatti di alto livello, strumenti scientifici e quant'altro e lasciandoci tutti ammirati e un po' invidiosi per il suo alto valore produttivo, tecnologico e culturale.
Tuttavia sono anche una storica, e una delle prime cose che si imparano studiando storia è che cominciare una guerra è cosa facile e veloce, ma terminarla è sempre terribilmente lungo e complicato, soprattutto con le guerre moderne - motivo per cui sarebbe molto più comodo evitare di cominciarle.
Da comune cittadina invece ho sempre saputo che la propaganda di guerra è stucchevole e irritante - anche se quella russa, davvero, ha passato il segno sin dai primissimi giorni e non accenna in alcun modo a migliorare.

mercoledì 21 febbraio 2024

Sulle evidenti carenze nell'orientamento scolastico

Sono sempre stata una grande ammiratrice della defunta regina d'Inghilterra
Nemmeno io so bene perché, ma qualche mattina fa mi è venuto in mente di parlare dell'ascensore sociale alla mia Prima, dove faccio Storia e Geografia - immagino che il mio scopo sia di fargli vedere come in Italia viaggi poco, ma senza essere tuttavia completamente fermo. Da lì si potrà magari passare a spiegare che nei periodi dove arrivano grossi cambiamenti è più veloce che nei periodi di stasi, che il suo funzionamento è legato al dinamismo dell'economia e tanti e tanti altri ragionamenti sui Massimi Sistemi.
Quando mi vengono questo tipo di mattane di solito le metto prontamente in atto in base al principio che "se non mi è mai venuto in mente prima e adesso sì vuol dire che la classe me l'ha chiesto e il cliente va sempre accontentato".
Naturalmente fargli una bella lezione frontale ricca di schemi e diagrammi e statistiche sull'argomento mi sembrava del tutto fuori luogo, visto che è una Prima piuttosto disponibile e attenta ma ancora da spulcinare; così ho pensato di prenderla alla larga e, dopo aver spiegato che cos'è l'ascensore sociale in circa trenta parole, gli ho chiesto di prendere un po' di dati in famiglia: volevo i genitori e i nonni, il loro percorso di studi, i lavori che avevano fatto e che facevano e che spostamenti avevano fatto - per esempio se dal paese erano passati alla città, avevano cambiato regione o simili. Naturalmente ho diversi ragazzi di origine non italiana in classe, e quindi alcuni dei loro genitori avevano fatto almeno uno spostamento di una certa consistenza. Su questi dati ci sarà modo di chiacchierare di tante e tante cose, tra cui il lavoro verso cui pensano di sentirsi orientati - e infatti questa bella statistica familiare mi permetterà di riempire qualcuna delle 30 ore di Orientamento che il Ministero ha deciso quest'anno di rifilarci, dio solo sa perché.
Poi sono passata a dare un po' di istruzioni: "Naturalmente potrebbe capitare che ci siano cose che non gradite raccontarmi. Se per esempio vostra madre ha passato dieci anni in carcere perché gestiva una organizzazione terroristica potrete ignorare con eleganza la questione. Lo stesso vale se vostro nonno di mestiere svaligiava banche".
Non so bene perché, qualcuno ha immaginato di avere un genitore che faceva di mestiere la spia. E qui è arrivata la sorprendente domanda "Che cos'è una spia?".
Come seconda sorpresa ho scoperto di non riuscire a spiegargli bene che cos'è una spia, o comunque qualcuno che lavora nei servizi segreti. Mi sono un po' arrabattata, qualcuno un po' più navigato ha dato una mano e alla fine abbiamo stabilito che la spia è qualcuno che lavora, sotto falso nome e copertura, per un paese straniero allo scopo di raccattare informazioni che il paese straniero in questione si industria a tenere nascoste.
"In effetti in questi casi c'è sempre un altro lavoro di copertura. Nessuno, che io sappia, nella propria carta di identità alla voce PROFESSIONE porta scritto SPIA".
E' arrivata così la seconda sorprendente domanda "Che studi si devono fare per poter diventare una spia?".
Nuovo attimo di panico. Ho ammesso di non averne la più pallida idea. Nella mia mente frullavano immagini piuttosto surreali, del genere annunci "Cercasi spia per indagare sull'effettiva consistenza degli armamenti posseduti dal paese X. Il candidato deve avere già una comprovata esperienza e presentare referenze" oppure solerti giovinetti in cerca di impiego che compilavano coscienziosamente il loro curriculum da spedire ai servizi segreti del paese richiedente.
"L'unica cosa che mi viene in mente è che se volete fare le spie, o meglio lavorare nell'intelligence, dovete studiare molto bene le lingue" ho ammesso candidamente "Però, ragazzi, mettetevi bene in testa una cosa: se volete fare gli agenti segreti assolutamente nessuno dei servizi di orientamento che offre la scuola potrà esservi di alcun aiuto".
Era l'ultima ora, e devo dire che la mattinata si è conclusa con grande allegria.
Comunque è evidente che ci sono in cielo e in terra più lavori di quanto il nostro sistema di orientamento possa prevedere.

lunedì 19 febbraio 2024

Lunedì film - Titanic (Film per le medie)

Quando uscì Titanic accolsi la notizia con un certo interesse, tanto più che c'era il mio amatissimo Leonardo Di Caprio tra i protagonisti. Quasi subito però venne fuori che Di Caprio sarebbe morto annegato, in modo assai struggente, e che vedendo quel film qualsiasi donna dotata di sentimento avrebbe sparso fiumi di lacrime. 
Questo, ai miei occhi, chiuse la questione: spendere dei soldi, e pure buona parte di un pomeriggio o una intera serata al nobile scopo di veder annegare uno dei miei attori preferiti davvero non mi sembrava cosa.
Intendiamoci, se una qualche comitiva di amici mi avesse offerto di uscire per vedere Titanic mi sarei accodata senza protestare - non rifiuto mai un invito al cinema per principio, che il film mi interessi o meno, in base al principio che un film in compagnia è sempre una esperienza valida; ma muovermi di mia spontanea volontà o addirittura organizzarla io, la comitiva, è una cosa che faccio solo per film che mi ispirano particolarmente. Tra i miei amici però nessuno mostrò interesse per la questione o cercò di portarmi con sé.
Mi rallegrai per il grande successo del film in questione, apprezzai la canzone di Celine Dion e addirittura mi comprai un libro sull'argomento (in quel periodo ne uscirono svariate tonnellate) per informarmi sull'argomento. I commenti che mi arrivaroino non sembravano entusiasmanti, e insomma non l'avevo mai visto. All'epoca, devo dire, la Belle Epoque mi entusiasmava ben poco, come tutto quel che era successo dopo il periodo napoleonico; e siccome ancora non ionsegnavo non ero entrata in quell'ordine di idee per cui andavo a vedere certi film per decidere se era il caso o no di somministrarli alle classi.
Passarono gli anni e mi ritrovai una volta a fare la cosiddetta ora di Approfondimento affiancando la prof. Quadrella che decise di spendere quell'ora appunto per far vedere film alla sua classe - un'esperienza che si rivelò molto utile. Un giorno mi disse che stavano vedendo Titanic - mi spiegò che glielo avevano chiesto i ragazzi perché c'era Kate Winslet nuda. Lei non lo trovava un gran motivo, mentre io di fatto lo trovavo un motivo valido come tanti altri ma mi tenni quella considerazione per me. Vidi l'ora centrale, dove non solo c'era Kate Winslet nuda (e Di Caprio che le faceva il ritratto) ne mi dissi che probabilmente mi ero persa qualcosa. Non solo, guardando il tutto con occhi insegnanteschi mi accorsi che 1) la nave recitava benissimo 2) che era un film perfetto per descrivere gli anni prima della Grande Guerra. Certo, era un film lungo che si mangiava un sacco di ore, ma la nave recitava davvero bene e la storia d'amore tra l'aspirante immigrato e la ragazza di buona famiglia (ma povera) in crisi esistenziale era fatta proprio benino. In effetti, mi dissi, se un film incassa undici Oscar di solito qualche motivo c'è.
Non ci furono occasioni in seguito, ma quest'anno improvvisamente ho stabilito che era il momento giusto e la classe giusta: una volta tanto avevo fatto la Belle Epoque con una certa cura, e la Terza Sfigata si era mostrata molto interessata al cancan, ai poster pubblicitari e alle innovazioni tecnologiche.
Così, finalmente, me lo sono vista tutto dall'inizio alla fine e sono rimasta molto ammirata, soprattutto dalla ricostruzione della nave che più che una nave sembrava un palazzo reale. Come ho spiegato alla classe, si trattava di una ricostruzione assai accurata.
Questo è lo scalone che portava alla sala da ballo. Perché, com'è noto, c'era una sala da ballo.
Le scialuppe no, ma la sala da ballo sì. Evviva l'intelligenza.
Come ho già detto, mi ero letta un libro sull'argomento e sapevo tutto sulle scialuppe che non bastavano, i binocoli che non vennero usati perché non si trovava la chiave dell'armadietto che li custodiva, la nave inaffondabile e tutto il resto. Via via che la storia si snodava (nei momenti in cui non c'erano i due innamorati, naturalmente) spiegavo tutti i dettagli tecnici ai ragazzi, che ascoltavano con grande interesse.
(A proposito, esiste anche una versione alternativa di questa storia dove Kate Winslet è rimpiazzata da una bella micia nera)
I paesaggi erano suggestivi, la storia ci piaceva molto, il fidanzato di Rose era oggetto di supremo disprezzo da parte di tutti...
Poi è arrivato il naufragio. E che naufragio! Settanta minuti buoni con acqua, acqua, acqua dappertutto. 
Piuttosto freddina, immagino - ma nessuno dei protagonisti sembra accorgersene fin quando non arriva la celebre scena della porta-zattera.
Devo dire che tutto sembra molto naturale, e solo più avanti mi sono domandata come han fatto a fare certe scene. Per esempio:
Comunque sulla rete c'è una risposta a quasi tutto, e qui raccontano le immani peripezie della troupe che si ritrovava a lavorare su non meno di tre Titanic di varie dimensioni, tutti minuziosamente ricostruiti
Noi andiamo al cinema (o in Aula Magna, dipende) con la nostra bella scorta di fazzoletti e guardiamo la scena ma c'è un sacco di gente che ha sputato sangue per farci ammirare un transatlantico che affonda. Così ho caricato anche questo video sulla Classroom perché è bene che le nuove generazioni imparino che gli effetti speciali che siamo abituati a dare tanto per scontati non crescono sugli alberi.

E' stata una esperienza davvero affascinante. A volte i film che facciamo vedere a scuola piacciono, a volte la classe si distrae, a volte dimostrano chiaramente di non gradire. La classe della prof. Quadrella aveva apprezzato, sì, ma non è che proprio si fosse fatta travolgere dall'entusiasmo. La Terza Sfigata si è tuffata  dentro l'incantesimo e non ha mosso la punta di un dito per cercare di uscirne. Le scene d'amore sono state seguite in un silenzio davvero insolito - non c'è stata l'ombra di un commento o di una risatina, mai vista una roba del genere.
Siamo tornati in classe piacevolmente rintronati e abbiamo passato una piacevole mezz'ora a discuterne.
Consigliato caldamente. Anche con classi meno disponibili a farsi travolgere l'effetto dovrebbe funzionare. Dopotutto, se un film incassa undici Oscar, di solito qualche motivo c'è.

sabato 17 febbraio 2024

17 Febbraio - Giornata Nazionale del Gatto 2024


Per festeggiare doverosamente la Giornata Nazionale del Gatto, che è una festa tutta italiana, ho pensato di soffermarmi sul ricco rapporto che lega ormai da tempo gatti e libri. Sospetto di averne già parlato almeno una volta, ma l'argomento è così vasto che qualcosa di nuovo da dire si trova sempre, e ancor più facilmente si trovano nuove immagini sul tema.
Quella che apre il post in realtà è la copertina di un libro. Non lo conosco e non saprei nemmeno come procurarmelo, ma ho lasciato i dati perché chi vuole possa cercarlo.
E già che ci sono potrei osservare che da qualche tempo, nella vastissima letteratura dedicata ai gatti, i titoli di gatti che salvano i libri, amano i libri e quant'altro ormai sono piuttosto abbondanti e anche in Italia ormai è facile trovarne, anche di produzione indigena.
Il tema affrontato da questo libro è, presumibilmente, quello del gatto che adorna di sua bella presenza una libreria. Non è difficile trovarne anche in Real Life e chiunque gestisca una libreria e abbia la buona sorte di ritrovarsi un gatto amichevole e di carattere ospitale è ben lieto di lasciarlo vagare per il negozio, perché i clienti apprezzano. Di solito il micio, che probabilmente ha a disposizione nel suo alloggio poltrone, divani e tappeti in quantità, ama sdraiarsi su qualche pila di libri, con gran sollucchero dell'aspirante cliente che, anche se ha a disposizione un folto gruppo di gatti a casa e in giardino, è ben lieto di trovarne uno anche quando va a comprarsi qualcosa da leggere o da regalare ad amici e parenti - magari di argomento gattoso.
Per esempio:
Ricordo con particolare piacere una fumetteria che ospitava due amabili gatti soriani che si lasciavano liberamente coccolare da chiunque passasse da lì e che in tal modo finivano spesso per fidelizzare i clienti, aumentando con ciò gli introiti della libreria in questione e dunque anche il suo benessere. 
Ad un certo punto uno dei due gattoni scomparve e molti clienti si informavano regolarmente dal libraio affranto se era stato ritrovato o si avevano sue notizie. Quando il gatto venne infine ritrovato (il poverino era rimasto chiuso in una cantina per svariati giorni ed era stato ritrovato assai smagrito) i clienti si unirono al tripudio degli umani e si congratularono col micio coccolandolo vieppiù.
Molti altri negozi sono adornati da questi amabili felini - nei negozi specializzati in articoli per animali sono quasi un must e svolgono una piacevole azione di marketing; ma ce ne sono anche nei negozi di mobili, dove collaudano divani e materassi, nei negozi di ferramenta e via dicendo. Ricordo un adorabile persiano che amava dormire nella vetrina di un antiquario e veniva regolarmente omaggiato da chi passava per strada.
Ma torniamo ai gatti e al loro rapporto con i libri.
E' noto che i gatti lasciano impronte nel nostro cuore, ma non è raro che lascino segni della loro presenza anche sui nostri libri, e molti gattari si ritrovano ogni tanto libri malconci, perché anche i gatti sono lettori e a volte i libri li divorano, o almeno mordono con gran gusto:
I gatti sarebbero assai a loro agio anche in biblioteca. Purtroppo, per varie ragioni (piuttosto insulse, secondo me) è molto raro trovarne liberi di girare tra gli scaffali, se si tratta di biblioteche pubbliche.
Fa eccezione Bruno il Bibliotecario, un gatto che che ci diletta su Facebook con le sue avventure nella gestione della biblioteca pubblica di Rocca Vibrissa. Qui c'è il santino che ha dedicato a San Valentino, data in cui si festeggia anche san Bruno della Pazienza, patrono di tutti gli infaticabili e pazientissimi bibliotecari cui tanto siamo debitori noi lettori:
Ben diversa è la situazione nelle biblioteche di casa: lì infatti i mici possono stare in assoluta libertà.
Non tutti possiedono una biblioteca così affascinante, ma i gatti sono disposti a collaborare anche con collezioni più modeste, che adornano sempre con la loro adorabile pucciosità (io comunque tengo anche qualche cuscino negli scaffali più bassi).
E' infatti noto a tutti noi che una casa senza libri e gatti è soltanto un domicilio:
Auguri a tutti i gatti, a  tutti i libri e, 
naturalmente, anche a chiunque passi di qua.