Il romanzo è stato scritto nel 2020 e tradotto in Italia nel 2021, ovvero prima della guerra in Ucraina; io però ne ho appreso l'esistenza solo quest'anno, alla Mostra del Libro che finalmente a scuola abbiamo rifatto. Mi sono precipitata a comprarlo perché, appunto, la storia parte dall'Ucraina, ma soprattutto perché racconta un avvenimento che mi ha sempre molto interessato, ovvero lo scoppio della centrale atomica di Chernobyl. Inoltre è la storia di un'amicizia al femminile, che è sempre stato uno dei miei generi preferiti.
Prima di presentarlo, una nota filologica: il titolo originale è The Blackbird Girls, ovvero "Le ragazze merlo". Mi rendo conto che tradotto così non aveva molto senso, e sembrava puntare sul fantasy evocando fanciulle mutaforma. Va detto però che il titolo originale non aveva molto senso nemmeno per un lettore americano (l'autrice è una purosangue americana e vive a New York) ma in qualche modo gli americani sembrano essersene fatti una ragione perché l'hanno assai apprezzato. Ad ogni modo il titolo italiano non è filologicamente corretto ma è molto attrattivo, e la copertina mi sembra bellissima - tra l'altro di colori del cielo si parla abbastanza, almeno nelle prime pagine.
L'autrice è americana, ma una sua cara amica, incontrata a scuola, veniva appunto da Chernobyl e l'idea del romanzo nasce dai racconti suoi e dei suoi nonni.
La storia comincia a Pripyat, ovvero la cittadina nata intorno alla grande centrale di Chernobyl, in Ucraina che all'epoca era in Russia ma soprattutto in Unione Sovietica, e che oggi è diventata una specie di museo deserto a cielo aperto. E' il 1986, mese di aprile, e si parte proprio descrivendo il colore del cielo ddi Pripyat, che in quella mattina non è azzurro bensì con un bagliore rosso a sfumature scarlatte. Dalla zona della centrale vengono nuvole rosse, nell'aria c'è uno strano odore e soprattutto i merli neri, che ogni mattina venivano a fare colazione sul davanzale della prima protagonista che incontriamo, Valentina, quel giorno non ci sono. Nemmeno uno.
Inoltre il padre di Valentina, che quella notte era di turno alla centrale, non è ancora rientrato. Tutto è normale, a parte questi pochi ma non secondari dettagli, e la giornata si snoda tranquillamente nella solita routine scolastica. Nessuno fa domande, e chi le fa non si vede dare risposte. C'è (stato?) un incendio alla centrale, ma si sa che la centrale è sicura...
Il lettore occidentale di una certa età ricorda benissimo come dalla Russia cercarono di negare fin quando fu materialmente possibile farlo, ma si resta dolorosamente sorpresi scoprendo come in Russia furono informati ben dopo rispetto a noi.
Il racconto si snoda alternando la storia delle due protagoniste, Valentina e Oksana, due ragazzine coetanee, compagne di classe e legate da una profonda inimicizia. Valentina è ebrea e dunque abituata da sempre ad essere oggetto di antipatia e diffidenza e a mettersi in mostra il meno possibile. Oksana è di famiglia più ricca e antisemita, abituata da sempre a diffidare degli ebrei, notoriamente infidi e ingannatori. Nel giro di pochi capitoli però le ragazze si ritroveranno ad avere solo loro due su cui contare.
Pripyat viene evacuata, i pullman trasportano gli sfollati fino a Kiev per poi scodellarli nel centro della città e questo è quanto, alla faccia dell'organizzazione. Su quei pullman comunque sono salite solo le due ragazze e la madre di Valentina: i due padri e la madre di Oksana, contaminati dalle radiazioni, vengono ricoverati. Certamente è questione di poco, certamente si ricongiungeranno presto con le figlie, sta di fatto che i padri le ragazze non li vedranno mai più e, quanto alla madre di Oksana, riuscirà a tornare da sua figlia solo dopo molti mesi.
E' solo l'inizio di una complessa odissea: il primo rifugio (una parente della madre) durerà ben poco, alla stazione ferroviaria i biglietti del treno sono razionati e infine le due ragazze si ritrovano da sole, dirette a Leningrado, dall'ignara nonna di Valentina, che per buona sorte delle due si rivelerà molto ospitale ma che è estremamente ebrea, molto più della figlia, e ogni settimana continua di soppiatto a celebrare lo Shabbat.
La permanenza dalla nonna è lunga e felice, nonostante le notizie dall'esterno siano tutt'altro che confortanti; se Valentina ne approfitta per ricostruire un po' di storia di famiglia, e sua madre le raggiungerà relativamente presto, anche se con tristi notizie, Oksana si ritroverà costretta a rivedere tutte le sue convinzioni e i suoi progetti, con un processo piuttosto doloroso. La sua storia è la più complicata, perché la riunione con la madre porterà molti e nuovi problemi e solo un abile colpo di coda della nonna di Valentina le permetterà infine di trovare la sua giusta collocazione.
Cosa c'entrano i merli con tutto questo? E cosa sono le ragazze-merlo?
Sono le amiche unite da un legame profondo e duraturo, tanto profondo da superare agevolmente anni di separazione. Troveremo nel romanzo due coppie di ragazze-merlo: la prima è quella di Valentina e Oksana, che col tempo e le vicende imparano a superare pregiudizi e antipatie e si legano per tutta la vita in un legame di eterna amicizia. Ma c'è un'altra coppia di ragazze merlo:la nonna di Valentina e una sua amica, che vive all'altro capo dell'URSS e da cui Oksana infine si rifugerà, accolta come una figlia perduta e finalmente ritrovata.
La storia dunque è complicata e molto ben costruita. Per chi ama le storie di resilienza femminile c'è un pascolo nutrito e abbondante, ma il romanzo ha, per noi europei, un valore aggiunto tutto particolare perché ci mette in contatto con la realtà dell'URSS pochi anni prima della sua caduta: abitudini, cibi, problemi economici e abitativi, gerarchia sociale e soprattutto quella sottile (neanche tanto sottile, a volte) paura che in una dittatura ti accompagna dappertutto, e impedisce sia le domande che le risposte. A conti fatti, la vita nell'URSS per noi rimane ancora abbastanza misteriosa perché l'unico arco di tempo in cui c'è stata una certa libertà di narrazione è durata poco, e in quegli anni chi viveva lì era troppo occupato a vivere il presente per rielaborare il passato in una narrativa domestica, mentre dal canto nostro c'era (e per certi versi c'è ancora) una sorta di filtro ideologico che ci rende difficile approfondire certi dettagli.
Dal mio punto di vista dunque i sedici euro di questo libro sono stati spesi molto bene perché, oltre a leggere una bella storia di formazione al femminile (ma anche di violenza domestica) mi sono ritrovata come bonus una specie di romanzo storico che mi ha raccontato qualcosa che si svolgeva molto vicino a me ma che conoscevo solo in modo molto indiretto - sì, certo, il mondo è pieno di reportage giornalistici, ma un bel romanzo è tutta un'altra cosa.
Lettura piacevole, di quelle che sei contenta di ritrovare quando torni a casa; mi ha regalato tre serate molto affascinanti (erano giorni in cui non avevo molto tempo per leggere). Consigliato a chiunque, soprattutto alle donne dagli undici anni in su.
Bellissimo consiglio! Me lo appunto subito!
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