mercoledì 3 maggio 2023

Impreviste opportunità didattiche offerte dalla guerra in Ucraina

anche questo micio ucraino ama molto il suo paese (e disapprova la guerra)
Con la Seconda Sfigata è ormai venuto il tempo di affrontare l'Europa dell'Est a Geografia. 
Quest'anno l'ho lasciata per ultima perché ero abbastanza fiduciosa che la situazione in Ucraina si sarebbe evoluta, ma al momento non si è evoluto un accidente e insomma in qualche modo l'Ucraina andava fatta. Ho deciso dunque di dedicarle una lezione un po' diversa, impostata sul tema sul tema "come fu che anche in un libro ben fatto e assai aggiornato in un breve lasso di tempo si è trasformato in un reperto buono al più per un museo di archeologia".
Per la cronaca il libro in questione è Pianeta in gioco 2030, tanto ben fatto e aggiornato quanto sfortunato: e infatti anche l'anno scorso avevo fatto una lezione sullo stesso argomento nella Terza Asserpentata, dedicata all'Afghanistan che, durante l'estate, a volumi ormai stampati e prenotati, aveva cambiato denominazione, governo e parecchio altro trasformandosi in Repubblica Islamica.
Quest'anno però, ho visto, il disastro era ben più grave e articolato: in fondo l'Afghanistan non aveva cambiato confini, e la sue condizioni erano parecchio ma parecchio disastrate anche prima del ritiro delle truppe americane e dell'arrivo del governo talebano.
Nel caso dell'Ucraina invece sia il nome del paese che la forma istituzionale (repubblica semipresidenziale) sono rimasti intatti, ma quasi tutto il resto è cambiato, a partire dalla colonnetta riassuntiva che ogni manuale propone all'inizio di uno stato.
Prima voce: superficie del paese. Spiego che l'ONU continua a riconoscere quella indicata nel libro, sta di fatto che il governo ucraino non ha dal 2014 possibilità di intervenire in Crimea (e questo il libro lo dice, mettendo anche un bel box dedicato alla questione) ma che adesso anche una lunga striscia sulla costa e parte del territorio del Dombas sono state invase dall'esercito russo, e che per giunta la Russia si è ufficialmente annesso l'intero Dombas, compresa la parte che non è ancora sotto il suo controllo e insomma la situazione territoriale dell'Ucraina è decisamente confusa ma di sicuro l'estensione del paese al momento è più bassa di quella indicata. Arrivati alla Crimea con la storia dell'invasione degli omini verdi la classe ha, del tutto legittimamente, cominciato a rumoreggiare, tanto più che gli ho pure chiesto come compito di trovare una carta con la situazione aggiornata (e i poverini non sanno in che razza di pasticcio li ho messi, perché la rete pullula e brulica di mappe di tutti i tipi, forme e qualità, e una infinità di commentatori sostengono che la loro mappa è migliore delle altre. Va da sé che prenderò senza batter ciglio qualsiasi cosa decidano di rifilarmi perché non sono in grado di stabilire qual è quella giusta, e anche se ci riuscissi di giorno in giorno le cose cambiano, anche se di poco).
Peggio che peggio per in numero degli abitanti: il libro rimanda probabilmente all'ultimo censimento ucraino, ma anche lasciando stare il movimento migratorio piuttosto consistente, non solo c'è stata un grosso esodo all'inizio della guerra, ma poi c'è stato pure il controesodo e in tanti sono ritornati, soprattutto uomini ma non solo. Quindi, c'è chi dice che da 42 milioni sono passati a 30, chi dice che sono 35, chi dice che si sa un accidente. In tutti i casi era già in corso una contrazione demografica da diversi anni.
La capitale però è rimasta quella?
Sì e no, perché mentre prima tutti la chiamavano Kiev, alla russa, adesso i commentatori e i cronisti più filologici la chiamano col suo nome ucraino, cioè Kijv.
E la lingua? Ah, anche la lingua è una roba complicata: fino a quindici mesi fa c'erano quelli che parlavano in ucraino e i russofoni, che detto così sembrano uno di quegli strumenti a tubo che andavano tanto di moda negli anni 60 ma in realtà sono più che altro ucraini che parlano russo. Questi ultimi però sono in netto calo perché dopo l'invasione tanti han deciso che il russo non gli piaceva più e parlano ucraino, non sempre benissimo, e lo stesso presidente dell'Ucraina, che era anche lui uno di quegli strumenti a tubo, dal giorno dell'invasione parla solo in ucraino (e sembra che abbia pure un accento russo piuttosto forte). Prima dell'invasione invece capitava spesso di sentire conversazioni dove ognuno parlava in russo o in ucraino come più gli comodava e la cosa non creava problemi a nessuno perché tutti capivano entrambe le lingue - una forma di bilinguismo piuttosto insolito, in effetti.
In compenso il nome del presidente dell'Ucraina lo sanno tutti, ma proprio tutti. E anche questo è un bel cambiamento, perché fino a due anni fa poche cose erano più lontane dall'interesse di un alunno delle medie del nome del presidente ucraino in carica.
La moneta e la forma di governo, vivaddìo, son rimaste uguali, ma quando si arriva al PIL procapite tutti conveniamo che con tutta probabilità in questi quindici mesi si è  decisamente abbassato.
L'ISU, un misterioso indice di benessere nazionale con cui da anni i manuali di geografia ci martirizzano tutti quanti, non era brillantissimo nemmeno due anni fa, e la tabellina mette l'Ucraina all'88° posto - un po' bassino per un paese europeo, ma è probabile che la qualità della vita in Ucraina negli ultimi 15 mesi si sia decisamente abbassata e che quell'88° posto si sia pure quello parecchio abbassato.
Si passa poi alla parte fisica, tenendo conto che, se sono cambiati i confini, son cambiati anche fiumi, laghi e città. Il clima comunque dovrebbe essere rimasto quello: similmediterraneo sulle coste del mar Nero - che al momento riguardano Odessa e poco più - e continentale di tipo freddino all'interno. 
La cronologia poi si ferma al 2014, anno dell'annessione russa della Crimea e dell'Euromaidan, che il libro spiega piuttosto dettagliatamente, e c'è anche un accenno ai tatari, che erano in origine gli abitanti indigeni di quella bella penisola, oltre a una cartina che indica le zone contese di Crimea e Dombas.
Si passa infine all'economia, che si presenta problematica. Vengono citate le principali coltivazioni (e qui passo a un breve riepilogo della questione dell'esportazione di cereali e semi di girasole, che al momento rappresentano l'unica parte sopravvissuta della fu economia ucraina), poi un piccolo aggiornamento della questione energetica: il settore nucleare al momento se la passa male perché la grossa centrale atomica di Zaporizia, oltre a contare attualmente il massimo numero dàbile di grafie e pronunce, è anche stata occupata dai russi sin dai primi giorni di guerra, senza contare che ci sono stati numerosi attacchi al sistema elettrico, e che sulla rete di gasdotti che dalla Russia portava il gas verso l'Europa si sono presentate un discreto numero di criticità.
Il settore siderurgico, che era molto fiorente, è andato abbastanza in crisi dopo l'occupazione e spegnimento (pare) delle grandiose acciaierie dell'Azovstahl, andate distrutte dopo una lunga resistenza insieme alla città di Mariupol che aveva la sfortuna di ospitarle.
Altrettanto in crisi, stabiliamo, deve essere il settore turistico, fino a poco tempo fa decisamente produttivo, e anche le vie di comunicazione presentano diversi problemi a causa dei vari bombardamenti. In effetti, l'intero settore terziario non sta vivendo un momento particolarmente buono.
Il box su Chernobyl invece mantiene una certa attualità, anche perché i ragazzi si sentono raccontare la storia della centrale nucleare esplosa praticamente sin da quando sono nati. Decido quindi di non soffernarmici più di tanto, anche perché il tempo passa e l'ora sta finendo.
Non ha molto senso studiare un paese in queste condizioni, e nemmeno farci su qualche interrogazione, così per compito gli chiedo di fare una lista di dieci punti dove il libro di testo non è più attuale, e di dieci in cui è ancora valido.
Dopo di che una pausa di dieci minuti in cortile prima di passare a Dante mi sembra d'obbligo.

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