Quest'anno alla scuola media di St. Mary Mead siamo stati molto coscienziosi nel prepararci per Halloween con la mia Prima: Spagnolo ha dissertato a lungo sul Dia de Los Muertos facendo colorare in collaborazione con Arte molti teschi, Inglese ha preparato tre tabelloni arancioni con scritte e disegni, Religione ha evocato le varie feste che in questa festa sono confluite e io ho fatto vedere Nightmare Before Christmas dopo aver appurato che, come al solito, solo due l'avevano visto "molti anni fa".
Molto di più mi ha sorpreso scoprire che assolutamente nessuno conosceva Il fantasma di Canterville, racconto vittoriano pubblicato nel 1887 che ha bucato le generazioni e oggi fa gran mostra di sé in innumerevoli pubblicazioni per ragazzi, contando perfino un adattamento nell'infinita serie di Geronimo Stilton (dopo averne avuto anche uno nella Disney, naturalmente) e che le nuove generazioni ormai approcciano sin dalle elementari. Ma d'altra parte veniamo da diciotto mesi di pandemia: anche le maestre fanno quel che possono e per i miracoli non sono ancora attrezzate.
Comunque sia, in qualità di insegnante di Lettere non potevo restare insensibile al richiamo del dovere e ho prontamente allestito una lettura in classe - nel senso che io leggevo con la mia voce più modulata ed espressiva e loro seguivano chi sul tablet e chi sul kindle di turno (molte famiglie ne hanno uno). Per i pochissimi che non disponevano né di kindle né di tablet ha provveduto la scuola con le fotocopie.
Trovare un Fantasma in rete senza violare i diritti d'autore è semplicissimo: oltre all'edizione di Liberliber, che contiene la prima traduzione italiana, ce n'è anche una che mantiene i nomi in inglese. Personalmente ho scelto la prima, anche se ho ritoccato la punteggiatura all'uso moderno e rimesso i nomi in inglese.
E niente analisi critiche o esercizi o dibattiti, semplicemente una bella storia da ascoltare seduti intorno al caminetto.
La trama è delle più note - quasi banale, se vogliamo, anche se scritta molto bene: una ricca famiglia americana compra un assai pittoresco castello inglese con tanto di fantasma incluso. All'esistenza dei fantasmi la famiglia in realtà non crede, ma ben presto è costretta a rivedere le sue opinioni in proposito. Però, di spaventarsi davanti al fantasma non se ne parla nemmeno: con un aplomb tipicamente inglese e quella gentilezza, un po' grossier ma costruttiva, che gli inglesi all'epoca attribuivano agli yankee, tutti si rapportano col fantasma senza farsi problemi: e chi offre digestivi quando il fantasma ulula, chi propone lubrificanti efficientissimi quando costui va in giro strascicando le sue catene rugginose eccetera, in una serie di gag assai celebri. Tutti, tranne i due giovanissimi gemelli, che al contrario non sono gentili né grossier, bensì molto perfidi. Costoro fanno del povero fantasma l'oggetto di quel tipo di scherzi feroci che oggi vengono classificati senz'altro come "bullismo", nonostante i genitori cerchino con blandi rimproveri di convincerli a relazionarsi con rispetto a quello che, dopotutto, è un abitante del castello a pieno titolo ormai da molte generazioni. In ogni caso, nessuno degli yankee ha la minima paura del fantasma, e anche la persona all'apparenza più impressionabile, ovvero la giovinetta di casa, sarà poi quella che avrà meno paura di tutti.
Il povero fantasma, pesto e maltrattato, si riduce a vivacchiare in modo molto infelice cercando di scansare le insidie dei ragazzini (senza mai riuscirci). Ma proprio dalla terribile famiglia americana arriverà un aiuto che permetterà al fantasma di dare una svolta decisiva in positivo alla sua, diciamo esistenza - perché parlare di vita per un fantasma sembra piuttosto fuor di luogo.
Sarà infatti proprio la giovinetta che, nonostante sia l'unica che dal fantasma ha subito dei danni (un reiterato furto di colori da pittura), si rivolgerà a lui con dolcezza e cortesia e lo redimerà: perché l'amore è più forte della morte, e proprio nel capitolo dove il fantasma e la fanciulla parlano il racconto ruota improvvisamente e diventa, appunto, una storia di redenzione di una bellezza struggente dopo essere stato un racconto assai brioso (e prima di tornare ad esserlo, nel finale).
Quasi banale, ho detto. Ma non quando fu scritto: Il fantasma di Canterville ha tracciato il canone di buona parte delle storie successive di fantasmi, ne ha fatto un genere di letteratura adatto anche ai bambini e ha instillato in tutte le generazioni che hanno preceduto Harry Potter il canone classico del fantasma che gira col lenzuolo e le catene, ululando e gemendo in attesa di una possibile redenzione in rasserenanti storie di solito a lieto fine; e anche le gag sul lubrificante, lo smacchiatore e il digestivo sono filtrate nell'immaginario comune fino a diventare a tutti gli effetti dei topi culturali, arrivando fino alla pubblicità degli sbiancanti per bucato:
Anche se, come ho spiegato sopra, trovare una platea di undicenni che non conosce Il fantasma di Canterville è cosa possibile solo grazie ad un raro concorso di circostanze non sempre tra le più fortunate.
Con questo post partecipo in autonomia al Venerdì del libro di Homemademamma (che questa settimana non c'è) e auguro a chiunque passa da queste parti buone letture e una grossa zucca piena di dolcetti da sbocconcellare tra una lettura e l'altra.
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