Ormai da qualche anno è stato stabilito che ci sono alunni che hanno diritto a una Programmazione Personalizzata, in considerazione di talune loro difficoltà.
Ci sono i ragazzi certificati, prima di tutto, che hanno un Piano Educativo Individualizzato (PEI), con tanto di Consiglio a loro dedicato. E di quello, vivaddio, si occupa l'insegnante di sostegno.
Poi arrivarono i Disturbi Specifici dell'attenzione (DSA) che in principio erano solo i dislessici, ovvero quelli che leggevano male e scrivevano peggio. Col tempo la questione si è affinata e ramificata e adesso i DSA si dividono in Dislessici, Disortografici, Disgrafici, Discalculici e Disprassici, oltre a quelli che la prof. Therral chiama "Dislessici Velati", ovvero ragazzi che sarebbero da certificare ma le famiglie han preferito farli dichiarare DSA. Per loro c'è un PDP, Piano Didattico Personalizzato - per esempio possono usare schemi e tabelle anche durante i compiti, oppure sono dispensati dal leggere ad alta voce, oppure gli vanno programmate le interrogazioni, oppure tutto questo insieme e magari anche qualcosa di più, sempre tenendo conto che ci sono famiglie che non vogliono le facilitazioni, famiglie che le esigono ma i ragazzi non le vogliono, famiglie che le vogliono ma i ragazzi se la cavano benissimo anche senza e tante e tante altre possibilità, il tutto complicato dal fatto che le famiglie devono approvare il piano e poi firmarlo e spesso il loro atteggiamento è parte del problema e non della soluzione.
Poi fu il tempo dei BES, ragazzi con Bisogni Educativi Specifici, ovvero quelli che hanno dei "problemi": magari gli è morto il padre e l'han presa malissimo, oppure hanno il rigetto verso la scuola, oppure soffrono di Mutismo Selettivo, cioè non parlano con alcuni insegnanti (e a volte non sono nemmeno tanto selettivi, nel senso che non parlano con nessuno), oppure hanno una famiglia davvero pesante da subire e tantissime altre varianti. Anche loro hanno un PDP ma le famiglie non necessariamente lo sanno e si tratta di una serie di accordi interni presi dal Consiglio di Classe.
Infine ci sono gli stranieri BES, quelli ancora in fase di alfabetizzazione. A volte sono alunni che non hanno altro problema che quello di non sapere ancora bene l'italiano, altre volte hanno una situazione, diciamo così, piuttosto complessa. Anche il loro PDP va fatto firmare alle famiglie - sperando che le famiglie lo capiscano, perché se il ragazzo non parla ancora bene l'italiano spesso dipende dal fatto che in famiglia di italiano se ne sente ben poco.
Una casistica piuttosto complessa, dunque - e del resto l'umanità stessa è complessa, e dunque è comprensibile che lo siano anche i molti alunni che fanno la scuola dell'obbligo.
Così ogni anno il Coordinatore della classe spulcia diagnosi mediche, si consulta con gli altri insegnanti, convoca genitori eccetera. Ma soprattutto compila le schede dei vari Piani Personalizzati, che nel corso degli anni si sono ramificate, moltiplicate - e complicate, fino a trasformarsi in una giungla inestricabile dove l'unico modo di farsi largo è usare non il machete, ma direttamente il lanciafiamme.
E tutti gli anni, in Sala Insegnanti, si svolge la seguente scena:
Coordinatore: "Ma che schifo di scheda è questa? Chi l'ha progettata? E' un orrore, un abominio, un insulto al buon senso. Manca questo, questo e quest'altro, ci sono questa e quest'altra cosa che non hanno alcun senso e soprattutto c'è questa immane quantità di carta da compilare che è una vera offesa all'Amazzonia".
"Hai ragione, fanno veramente schifo" dichiarano tutti gli altri convinti "L'anno prossimo ne dobbiamo fare una decente".
"Sì, faremo un gruppo di lavoro e la prepararemo" giurano tutti.
Anche quest'anno la scena si è ripetuta, assolutamente identica nei toni, nelle parole e nelle risposte.
Niente di strano, in apparenza. Siamo sempre tutti pronti a criticare il lavoro degli altri, ma da lì a provare a fare qualcosa...
E invece no. Perché stavolta il gruppo di lavoro si è effettivamente riunito, insieme a una selezione di insegnanti delle elementari, ha lavorato con cura e buona volontà e ha partorito la nuova scheda, che tiene conto di tutti i suggerimenti dei colleghi ed è stata regolarmente approvata al Collegio Docenti.
E nonostante tutto questo lavoro la scheda, o meglio le schede - perché, come spiegavo più sopra, dette schede nel frattempo si sono moltiplicate fino a diventare legione - fan schifo come prima e più di prima, ma in compenso sono molto più lunghe e dettagliate. Scorro inorridita la scheda dei BES linguistici e mi torna in mente un racconto di Sary su una scuola materna che, ai tempi in cui sembrava che già a tre anni gli alunni avrebbero avuto il loro portfolio delle competenze chiedeva nella scheda se il parto con cui la creatura era stata generata era normale o cesareo - al che a buon diritto si immagina che il genitore avrebbe chiesto "Ma saranno cazzi nostri?!?".
Com'è composta la famiglia del BES linguistico? Segue lunga lista di possibilità che includono anche fratelli e sorelle, di cui vanno specificate un sacco di cose.
Ma uno spazio libero di due righe dove eventualmente scrivere che c'è una sorella maggiore perfettamente alfabetizzata o che nessuno della famiglia parla altro che dieci stentate parole di italiano pareva brutto?
Evidentemente sì.
D'accordo, ogni BES linguistico fa storia a sé. Ci sono quelli con famiglie che parlano benissimo l'italiano, quelli dove le famiglie si arrangiano, quelle...
Un po' di campi liberi, per favore!
Otto pagine per un BES linguistico. Ma se certifichiamo un BES per ragioni di lingua, vuol dire che (ancora) la creatura non è padrona della lingua italiana, e allora probabilmente la famiglia ha difficoltà a decifrare tutta quella roba - che magari però a noi insegnanti interessa.
La scheda serve a noi o alla famiglia? O a nessuno?
Mistero imperscrutabile.
D'accordo, è importante la trasparenza. Il Consiglio deve dichiarare che con X e con Y vengono usati degli accorgimenti particolari per venire incontro alle sue difficoltà, e che non si tratta di misure prese a cazzo di cane dal singolo insegnante a seconda di come gli gira quella mattina. Ma in fine questa roba è trasparente quanto una colata di piombo, e invece dovrebbe essere un documento agile e comprensibile sia dal genitore che dall'ultimo arrivato che fa una supplenza breve.
Il coordinatore che compila il tutto soffre e si arrabatta e chiama i colleghi per fargli domande stranissime e alla fine è profondamente insoddisfatto del risultato - che comunque nessuno leggerà mai, e il nuovo arrivato verrà preso in un angolo dal collega più anziano e gli verrà fatto un riassunto di mezzo minuto durante il cambio dell'ora.
A torto o a ragione, ho furiosamente sforbiciato l'immane malloppo - nel mio caso ci serviva solo una qualche pezza d'appoggio per giustificare gli errori di ortografia che quasi certamente le due creaturine (peraltro molto brave e diligenti) ci scodelleranno negli scritti dell'esame ma che non devono impedirgli di prendere quel voto alto che gli spetta di diritto anche se sbaglia ancora a scrivere certe parole. Ad altri coordinatori servono pezze d'appoggio per chiedere un supplemento di alfabetizzazione, ad altri altre cose, a seconda dei casi. Tuttavia qualsiasi situazione, per quanto complessa, dovrebbe essere riassumibille in una cartelletta scarsa di testo.
Ma chi ci va a dire al gruppo di lavoro che le loro belle schede, partorite con dolore e costate gran lavoro, continuano a non andare bene?
Non io, di sicuro.
Ma non basta.
Dopo che le schede sono state compilate, sforbiciate, adattate, relativizzate e discusse, in quest'anno di pandemia non è possibile chiamare i genitori per discutere la faccenda, e allora si infila il tutto nel Registro Argo in qualche cartelletta quasi introvabile e si mandano istruzioni ai genitori affinché le disseppelliscano dai misteriosi meandri del perfido registro elettronico e le firmino per via digitale.
MA subito dopo che i plichi sono stati infine inscatolati e sepolti nelle viscere di Argo seguendo scrupolosamente le complesse istruzioni di apposita circolare, ecco che si scopre che son stati infilati nella cartella sbagliata e dunque il tuo riservatissimo PDP è visibile ai quattro venti e ai quattro angoli del mondo.
Così in gran fretta viene diramata una nuova circolare dove viene illustrata la procedura corretta e...
Invero il nostro è un mestiere complicato, e in tempo di Covid è ancora più complicato del solito. E i PDP, come gli esami, non finiscono mai.
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RispondiEliminaSì, chi vive o ha vissuto dentro la scuola SA di cosa parlo!
RispondiEliminaPer gli altri, immagino sia solo un post un po' strambo.
Hai ragione, bisogna esserci stati, all'inferno, per averne cognizione. E se lo racconti, non ti credono.
RispondiEliminaSe ne profila uno al mio orizzonte. E tremo. La medicalizzazione dell'apprendimento è ormai quasi totale.
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