Tra le tante lacune dei libri di testo di geografia: mai uno che dedichi una bella carta geografica al paese di Babbo Natale, quasi non esistesse! |
Geografia è una nobile materia, invero, e ricca di possibilità. E da quando ho a disposizione la piattaforma mi sembra di farla molto meglio, tanto che sto seriamente pensando di abolire il manuale.
Sarà possibile?
Tecnicamente sì, certo, basta che non lo adotti. Nessuno protesterà al Collegio Docenti, anche perché in quel modo i tetti di spesa per i libri di testo delle mie classi saranno rispettati - cosa ormai sempre più difficile, soprattutto in Seconda.
Tuttavia il salto nel buio mi spaventa.
Quando guardo i manuali che mi sono toccati in sorte, devo dire, mi spaventa un po' meno.
Ma i ragazzi, poverelli? Non gli verrà l'angoscia? E non verrà alle famiglie?
Dopo tutti gli effetti speciali in classe, video e mappe concettuali, bellissimi schemi messi sulla piattaforma, video di vulcani che spargono fiumi di lava ovunque, filmati musicali col valzer del Danubio Blu e l'introduzione dell'Oro del Reno col suo ritmo sognante e il leggendario pedale in Re (eccellente per accogliere la classe alla prima ora, mentre prendono posto nella scuola media quasi deserta da fascia rossa), tavole lessicali sugli spartiacque eccetera, alla fine vorranno bene un testo per ripassare tutti i frammenti che ho seminato in giro sulla piattaforma.
D'accordo, gli esercizi fanno pena, e le descrizioni degli stati ancor di più.
E un po' di esercizi decenti li posso sempre fare io. Ma quei simpatici esercizi di ripasso sono lunghi da costruire, anzi non so nemmeno se ci riesco davvero. E non ho voglia di provarci.
Le pagine sulle istituzioni europee di solito sono assolutamente insulse, e mai un cane che ricordi che l'Unione Europea è un mostro singolare perché non è una federazione né una confederazione né un insieme di stati legati da un trattato ma uno strano ibrido senza esercito ma con una moneta, senza governo ma con un governo composto dai singoli governi di una infinità di paesi, dove se decidi di uscirne ti infili in un ginepraio senza sbocco (che è comunque sempre meglio di una guerra civile) e se chiedi di entrare ti tengono in attesa per anni e anni - insomma, una roba istituzionalmente piuttosto strana ma che ormai da tempo ha comunque una sua consistenza, soprattutto sul piano economico.
Peggio che mai la parte dedicata all'economia- che personalmente considero importantissima, anche perché oggi le economie sono tutte collegate - e che secondo me andrebbe aggiornata con amorevole dedizione; e invece spesso siamo a malapena due gradini al di sopra delle leggende metropolitane: ci sono economie descritte in espansione (e che parecchi anni fa in effetti lo erano), oppure economie che un tempo erano effettivamente depresse ma che adesso sono lussureggianti, e ancor più spesso si trovano economie che stando ai manuali funzionano con gli stessi criteri di quando studiavo (poco) Geografia alle medie, quasi mezzo secolo fa.
I PIL pro capite, quando va bene, sono aggiornati al 2015 se non prima, risorse un tempo basilari sono ormai diventate del tutto marginali, la produzione industriale si sta (si stava?Dopo la pandemia le cose potrebbero cambiare per vari e numerosi motivi) spostando dall'Europa verso Asia e Africa, la Cina ormai da tempo non è più "la fabbrica del mondo, ma dipendente dalla tecnologia occidentale", il petrolio è molto meno determinante...
I ragazzi leggono la descrizione di un mondo organizzato secondo determinati criteri ma quando per caso incappano in un notiziario ne trovano un altro - e non è poi così vero che i notiziari non li ascoltano, o comunque si trovano facilmente coinvolti in appelli per salvare la tigre o incappano in angosciose notizie sulla barriera corallina australiana che è giù di corda e ghiacciai che si sciolgono, letteralmente, come neve al sole, e qualcuno gli racconta perfino che il lago d'Aral si sta riprendendo (seee, magari!).
In questo momento il mondo è in trasformazione, ma i manuali di Geografia si occupano soprattutto di tematiche che andavano di moda dieci anni fa, o di tematiche contemporanee affrontate con dati di parecchio tempo fa.
Due cose mi hanno dolorosamente sorpresa quest'anno (anzi tre, ma il fatto che nessuno si preoccupi di aggiornare i PIL pro capite purtroppo non è più una novità):
- La Repubblica della Macedonia del Nord, che continua imperterrita ad essere chiamata Macedonia. L'anno scorso si poteva ben scusare, perché il cambio di nome era avvenuto a libro già stampato. Ma quest'anno? Che ci voleva a cambiare un titolo?
La questione non è del tutto marginale perché proprio il fatto che l'attuale Repubblica della Macedonia del Nord si sia continuata ostinatamente a chiamare Macedonia per quasi trent'anni è stata motivo di gran ritardo per l'ingresso della suddetta nell'Unione Europea, in quanto la Grecia si opponeva fieramente perché convinta di essere l'unica custode della Macedonia, o comunque di una sua ben consistente parte - e di sicuro non aveva torto anche se l'argomento, a guardarlo da lontano, sembra un po' di lana caprina. D'altra parte, finché la Grecia si opponeva, la domanda della Macedonia non poteva essere nemmeno considerata.
- Il Coronavirus. Non c'è un accenno che sia uno al fatto che la pandemia abbia influenzato parecchio l'economia dei paesi (il crollo del turismo, tanto per fare un esempio nemmeno marginale e che in effetti riguarda parecchio anche l'Italia; e forse anche il decentramento delle industrie che si è rivelato un aspetto molto sensibile).
Ma diciamola tutta: non c'è un accenno che sia uno alla pandemia in generale. D'accordo che quando i libri sono usciti dalle tipografie la seconda ondata non era ancora arrivata, ma la prima aveva comunque dato moltissimo da pensare sul piano economico, un delicato accenno qua e là ci sarebbe stato bene a mio avviso. Senza contare che, in un mondo dove a colazione, pranzo e cena si parla di Covid in maniera esasperante e ossessiva, qualche parola sugli effetti del suo passaggio non ci starebbero male visto che sull'argomento i giovinetti fanno un sacco di domande.
In tempi di fotocomposizione e print on demand i libri di Geografia hanno reazioni degne di un bradipo addormentato e tutte le sezioni dedicate ai problemi ambientali (che sono parecchie, anche se non molto aggiornate) sono, appunto, sezioni staccate dal testo generale.
Ragazzi, oggi facciamo il cambiamento climatico della Terra. Seguono due o tre lezioni sui cambiamenti climatici, se hai tempo e voglia di occupartene, ma quando ci occupiamo dell'Africa subsahariana o di stati enormi come Russia, Cina, India e Brasile troviamo al massimo mezza riga di spiegazione su come quegli stati affrontano (o, più spesso, non affrontano) la questione, e raramente si tratta di mezze righe aggiornate. Il cambiamento climatico della Terra non interessa solo gli sfigatissimi orsi polari, per i quali tutti noi simpatizziamo attivamente, incide un po' dappertutto, e ogni zona reagisce (o non reagisce) a modo suo - tra l'altro spesso reagisce con una guerra e non dico che si possa star dietro a tutti i conflitti che spuntano qua e là come funghi, ma una paginetta di spiegazioni sui motivi per cui i governi trovano che la reazione a un problema del genere sia la guerra andrebbe pur fatta.
Altro tema bradipale: la scelta degli stati per il manuale di Terza.
Mentre gli stati europei vengono fatti tutti, bene o male che sia, quando arriviamo al più vasto Mondo extraeuropeo un elementare buon senso induce a fare una selezione; abbiamo così un gruppo di stati praticamente obbligatori (USA, Cina, India, Giappone, Sud-Africa, Canada, Israele, Argentina e Messico) e un po' di riempitivi legati alla cronaca di parecchi anni fa. A tutt'oggi ci sono manuali che continuano a rifilarci l'Afghanistan e l'Iraq, rigorosamente aggiornati ai tempi dell'invasione con cui gli abbiamo portato la democrazia; qualche volta c'è la Libia, sorvolando però pudicamente sulla sua situazione politica un po', diciamo, confusa; in qualche caso un po' di Nigeria, uno stato dell'Africa mediterranea (di solito l'Egitto, qualche volta il Marocco), rigorosamente mai le repubbliche asiatiche dell'ex-URSS, quasi mai qualcosina dell'Indocina, qualche volta il Kenya, di solito anche molto confusamente il Corno d'Africa, ma sempre molto vago e anche lì il modo con cui l'Italia è intervenuta è accennato con un pudore davvero degno di miglior causa.
In conclusione:
Geografia è una materia affascinante, varia e collegata ai più vari argomenti.
Di più, gli insegnanti sono incoraggiati e direi anche esortati ad addentrarsi nelle tematiche contemporanee, ma i manuali di Geografia sono del tutto inadeguati a conseguire questo pur nobile scopo. In classe si può scegliere di lavorare a livello basso, medio o alto, a seconda degli alunni, degli argomenti e, soprattutto nel caso di Geografia, a seconda delle circostanze esterne e i ragazzi fanno domande e mostrano interesse a seconda di quanto l'argomento li coinvolge e ne sentono palare anche fuori; ma, a qualsiasi livello si scelga di lavorare, il materiale di base deve essere di buona qualità e soprattutto aggiornato. Fargli perdere tempo con due paginette di acqua calda sulle multinazionali o sui combustibili fossili non ha senso, tanto vale mandarli a giocare a calcio in cortile - almeno si divertono e prendono un po' d'aria.
Un libro di testo però è necessario, temo.
E dunque:
conviene che cerchi se c'è un manuale fatto meglio, magari fuori dalla cerchia degli editori che usiamo di solito;
oppure che cerchi un sostituto del manuale, qualcosa che possa fare comunque da libro di testo ma che sia meno ridondante e sciatto di quelli che ho a disposizione, magari impostato in modo diverso dai manuali standard.
Come e dove trovarlo, soprattutto in un momento in cui vagare per librerie non è facile e non ho più a disposizione nemmeno la Mostra del Libro?
Probabilmente quel che cerco da qualche parte c'è, ma non è etichettato come "libro di scuola" e si trova da qualche parte nel vasto mare dell'editoria per ragazzi.
Mi domando dove potrei trovarlo.
Fatto sta che i miei figli non conoscono i capoluoghi delle province italiane. Sanno molto bene dov'è Lisbona o Dublino, Praga o Oslo, ma se gli chiedo dov'è Biella o se Mantova sia in Lombardia o in Emilia sono certo che non lo sanno.
RispondiEliminaSi studiano alle elementari e poi più nulla....a me sembra una follia! E una grave carenza, perché ho visto che è generalizzata. Per curiosità, fai qualche test a campione nelle tue classi....
Posso fare il test anche su di me: all'età dei tuoi figli, qualunque sia, sulla carta avrei saputo localizzare pochissime città, e solo quelle davvero importanti - e su Mantova tuttora non metterei la mano sul fuoco.
RispondiEliminaCi sono due scuole di pensiero: quella che ritengono essenziale conoscere bene almeno il proprio paese, e quella che vorrebbe una conoscenza minima del resto del pianeta. Io afferisco alla seconda, a torto o a ragione.
Si potrebbero conciliare le due cose? Credo di sì, comunque in classe tengo fisse le tre cartine e le uso per indicare i vari luoghi di cui si parla al momento. Le carte geografiche sono lì per quello, giusto?
Comunque è pieno di ragazzi che sanno trovare facilmente tutte le province d'Italia, perché molti di loro ci si applicano anche senza richiesta alcuna. E c'è anche un ramo di ragazzi cui non interessa, e io ero tra quelli ^_^
(e ti assicuro che NON TUTTI sanno trovare Oslo, con mia grande frustrazione).
La geografia dev'essere tra le materie più bistrattate di tutte. Forse solo alle elementari ha il suo momento di maggior gloria. Mi ricordo ancora che in quinta avevo fatto una ricerca sul Piemonte!
RispondiEliminaPoi dopo il nulla.
E non sapevo nemmeno che a geografia si studiassero anche temi economici.
Domanda: come mai per tutta l'Africa è proprio il Sudafrica a essere "obbligatorio"?
La Geografia è molto condizionata dall'economia. Da sempre per ogni stato o regione si inanellano coltivazioni (le celebri barbabietole da zucchero!), minerali, allevamento ecc. ma almeno da vent'anni si parla delle fonti energetiche, dei problemi di povertà, su cui incidono molto anche le guerre, di multinazionali, sfruttamento minorile o sfruttamento in generale dei lavoratori, lavorazioni tossiche, inquinamento, piogge acide, laghi e fiumi disseccati o inquinati... moltissimo fa capo all'economia, e anche il territorio spesso determina l'economia: per esempio se ci sono gli olivi E le viti c'è un clima mediterraneo, se c'è la segale e le patate e la barbabietola da zucchero il clima è temperato nordico, se si allevano capre c'è un terreno roccioso, nelle grandi pianure si allevano manzi e cavalli... i collegamenti con l'economia sono infiniti e quasi inevitabili. Io ci insisto più della media, ma ho sempre la pezza d'appoggio del manuale per farlo.
RispondiEliminaQuanto al Sud-Africa, ci sono due motivi: il primo è che è l'unico paese africano ad avere un'economia "moderna", cioè con molto terziario, e un PIL pro capite abbastanza decente. Il secondo è che c'è stata l'apartheid, e quindi permette gradi sproloqui sul razzismo, Nelson Mandela eccetera. Va pur detto però che l'apartheid è stata abolita da circa trent'anni, di conseguenza l'economia è meno lussuosa - nel senso che ci sono meno ricchi, perché adesso anche i neri hanno cominciato a mettere su un po' di soldi e quindi forse si potrebbe piantare di occuparsene SEMPRE, ma ormai è un must.
Comunque sono sicura che, almeno alle medie, un po' di geografia han provato a farla anche a te. Di solito però è un po' la Cenerentola delle materie di Lettere, perché molti insegnanti non la amano e qualcuno addirittura la odia. Ai ragazzi invece piace molto, sia per la parte fisica che permette interessanti gare (il fiume più lungo, la fossa più profonda, gli animali più strani, i dolci più tipici...) sia per la parte ambientale: la barriera corallina per esempio è sempre molto apprezzata, ma anche i problemi del povero orso polare e delle tigri in estinzione.
Secondo me è del tutto prescindibile antologia, solo che rispetto ai manuali io vivo in una condizione di totale minorità a scuola. E mi adeguo, visto che poi non li uso e ciao, e già su tante cose spacco le scatole.
RispondiEliminaDi Geografia ne avevo trovato uno molto buono quando ancora si insegnava al biennio delle superiori pre-Gelmini. Ma non ho idea di che evoluzione abbia avuto. Di quello riuscii a usare ben 3 capitoli, credo, prima di passare come sempre a fare di capoccia mia.
Soltanto un docente con una cultura a 360 può sopperire alle lacune dei manuali. Al biennio la geografia può essere volano di tante incursioni in altri ambiti, ma occorre un lavoro preliminare. Tra i migliori testi da me adoperati ne ricordo uno della Zanichelli che conservo gelosamente, anzi ne ho due versioni; certo andrebbe aggiornato alla luce dei recenti fatti storici, perché senza storia non c'è geografia umana soprattutto. Dopo il dissesto targato mariastar i libri di geostoria sono inguardabili.
RispondiElimina@ la povna:
RispondiEliminaSì, succede anche a me: si comincia con un approfondimento, una piccola variante, una questione che si è aperta spontaneamente in classe ma di cui il manuale non parla, un aggancio all'attualità... ed ecco che, dopo un po', il manuale rimane ad accumulare polvere per settimane e mesi.
Ma quando finisce l'ispirazione qualcosa ci vuole, e nessuno può garantire che l'ispirazione duri. Oppure capita di voler passare una bella parentesi di banale normalità, anche solo per rilassare la classe che si è stufata di fuochi d'artificio ed effetti speciali.
@ Mel:
Infatti, e io la cultura a 360 gradi temo di non averla, per tacere dell'attualità che, per sua specifica natura, va assolutamente dove diavolo le pare!