È mia personale opinione che l'attuale Ministra dell'Istruzione non si segnali per capacità organizzativa. E ciò mi irrita. Molto. |
Detta intervista, datata 17 Luglio 2020, è presa dal sito dell'Huffington Post ed è stata gestita da Fabio Luppino, giornalista di lungo corso che non vanta particolari competenze sul comparto scolastico ma che non ha mostrato veruna tendenza ad atteggiarsi a Tuttologo. È una intervista molto soft, senza nessun tentativo di mettere la ministra all'angolo - vuoi per cavalleria, vuoi per scelta editoriale, vuoi perché tanto basta lasciarla parlare, e commentare sarebbe come portare acqua al mare, vuoi per una infinità di altri motivi tutti rispettabili.
In compenso il tasso di supercazzola esibito dalla ministra è davvero notevole.
Andiamo a cominciare.
Al momento, e secondo le disposizioni attuali, qualcuno ha calcolato che la superficie delle aule è inferiore a quella richiesta per un rientro a scuola in sicurezza. In risposta all'accusa di mettere un milione di bambini fuori dalla scuola a settembre (col solito amore per i numeri vaghi che accomuna la politica di tanti partiti al giorno d'oggi. Ma guarda te, proprio un milione. Immagino si ritenga che l'elettore medio fatichi a comprendere una cifra meno rotonda, sia pure approssimata al migliaio, come potrebbe essere 863.000 o 1.080.000); la ministra risponde che chi dice questo probabilmente non ama né i musei, né i teatri, né i cinema che per lei invece rappresentano luoghi di cultura. Quindi, portare gli studenti anche lì, al di là dell'aula scolastica, è un modo per avvicinare tantissimi ragazzi, anche con poche possibilità economiche, nei luoghi dove si fa cultura.
Nel suo genere è una risposta fantastica, tanto che non si sa nemmeno bene da che parte cominciare per commentarla - anche perché non è una risposta ma un perfetto esempio di gnégnégné dove invece di rispondere si spara in modo del tutto gratuito su chi ha posto una questione; e quand'anche la persona in questione fosse effettivamente un troglodita nemico di cinema, teatri e musei, che accidente c'entra? È stato segnalato un problema, e questo problema non sparirà nel nulla solo perché chi l'ha segnalato è un essere incolto, becero e magari tifa pure per la squadra sbagliata.
Abbiamo troppi alunni rispetto ai metri quadri calpestabili necessari, vogliamo parlarne?
Evidentemente no. Meglio esaltare la potenza salvifica di cinema, teatri e musei; peccato che la funzione culturale di queste nobili strutture non c'entri una beneamata minchia col problema posto.
È verissimo che nei cinema e nei teatri (che non di rado possono sovrapporsi tra loro, e infatti molti cinema sono nati dal riadattamento di teatri e molti teatri ospitano all'occorrenza proiezioni cinematografiche) si fa cultura, proiettando film, rappresentando spettacoli e, a volte, ospitando dibattiti e conferenze; molte volte infatti si sono viste ampie scolaresche allietare con la loro bella e fresca presenza tali luoghi di cultura, ivi recandosi per vedere film, guardare spettacoli o partecipare a dibattiti, cerimonie e congressi e talvolta anche a proporre film, spettacoli e interventi da loro preparati. Sono belle esperienze, spesso assai fruttuose sul piano didattico e che di solito lasciano bei ricordi in chi ci partecipa, allievo o insegnante che sia; e certo aiutano anche gli alunni provenienti da contesti culturalmente non troppo fertili a familiarizzarsi con questi ambienti - e già che ci sono aggiungo pure che le poltroncine di cotali locali quasi sempre si rivelano ben più comode delle sedie che usualmente si adoperano a scuola.
Ma questi ambienti, per quanto ci si possa far cultura, non sono stati progettati per farci scuola, senza contare che possono ospitare solo una classe per volta, non è che puoi mettere la 2A a destra a fare scienze e la 2B a sinistra a fare inglese; oppure puoi anche mettercele, ma è probabile che sul piano didattico non se ne ricavi un granché.
Un po' diverso mi sembra il discorso dei musei, dove è assai utile portare le scolaresche per acculturarle su temi particolari, ma che non sono certo nati per ospitare classi a tempi lunghi per farci lezione e hanno il sistema di riscaldamento e di illuminazione studiato in funzione non già di una scolaresca ospite fissa, bensì della visibilità del materiale esposto e di una sua adeguata preservazione: tasso di umidità dell'aria, temperature delle lampade puntate sulle bacheche... percorsi di sicurezza in caso di incendio...
L'ha mai visto un museo, la ministra? Lo sa come funziona?
Voglio sperare che sì, ma qualche dubbio viene.
La supercazzola però va al di là di questo, perché dove sta scritto che gli alunni rimasti fuori dalla scuola siano necessariamente poveri e disagiati culturalmente? Una superficie è una superficie, un numero è un numero. Se la scuola X si trova settanta alunni di troppo per la metratura di cui dispone non vuol dire che ci sono tre classi di troppo, ma che alcune (o tutte le) classi hanno ognuna l'eccedenza di un gruppetto di alunni. Come scegliamo quelli da mandare al museo, col sorteggio? Guardiamo l'ISEE o il titolo di studio delle famiglie per mandare a teatro i ragazzi di famiglia meno abbiente o meno acculturata? Facciamo un questionario alle famiglie per sapere quanta dimestichezza hanno con musei, cinema e teatri per avvicinare a questi ambienti gli alunni meno usi a frequentarne?
Tutte domande senza risposta. Ma non sta a noi comuni cittadini preoccuparci, perché al ministero stiamo lavorando dalla mattina alla sera per riportare tutti a scuola a settembre - cosa che, quand'anche fosse vera, è motivo di forte inquietudine per tanti di noi.
Con garbo, l'intervistatore si informa su una questione di cui il paese comincia a mormorare, ovvero il fatto che le classi in entrata, formate quest'anno in piena pandemia, sono affollate come quelle degli anni precedenti: Le scuole hanno già costituito le classi, secondo la legge vigente, la Gelmini, che obbliga a non scendere sotto i 27 alunni, in tempo di Covid un vero problema. Lei ha detto ai sindacati che si può derogare. Già da quest'anno? si informa l'intervistatore.
Ovviamente la risposta esatta è "No": le classi quest'anno sono state giù formate e i pazienti genitori stan già acquistando i libri di testo che serviranno ai loro figli. Le classi ci sono e così come sono ormai ce le dobbiamo tenere. E anche se fa sinceramente piacere, (perché è cosa buona e giusta che le parti sociali dialoghino tra loro) che la ministra abbia detto ai sindacati, che di formazione classi non si sono mai occupati a memoria d'uomo, che dai numeri della legge si può derogare, è un vero peccato che non le sia venuto in mente di parlarne anche con i provveditorati due o tre mesi fa, perché per quest'anno le classi saranno non numerose quanto gli anni scorsi, bensì più numerose, come ci informa una persona informata dei fatti, a causa di una riduzione degli organici avvenuta un po' di soppiatto e che al Ministero nessuno si è preoccupato di intralciare.
Ma questo la ministra non lo racconta, bensì molto scivolosamente afferma:
Nel decreto Rilancio c'è un'enorme novità, sfuggita quasi a tutti, su questo punto. Sulle classi più numerose possiamo iniziare, compatibilmente con gli spazi, a derogare. Non possiamo eliminare le classi pollaio in un mese e mezzo, ma è l'inizio di un processo. Quando arriveranno i soldi del Recovery Fund li utilizzeremo anche per quest'obiettivo, senza contare che da quel giorno nei fiumi scorrerà latte, le fontane daranno vino, dalle travi del soffitto goccioleranno burro e miele eccetera, praticamente l'età dell'oro. In un futuro indefinito, naturalmente - l'età dell'oro della scuola inizia sempre in un futuro indefinito.
Quale sia mai questa enorme novità sfuggita quasi a tutti non saprei dire; e a quel che sembra non lo saprebbe dire nemmeno la ministra, che infatti non lo dice. Ma se è pur vero che eliminare le cosiddette classi pollaio in un mese e mezzo è ormai difficile, quattro mesi fa i mesi sarebbero stati cinque e mezzo senza contare che negli scorsi mesi decreti emergenziali ne abbiamo pur visti parecchi, e qualcosa sulla scuola avrebbe pur potuto passare. Se fosse stato proposto, certo.
Veniamo a una ulteriore supercazzola sulla riapertura: a domande assai precise si risponde vagamente Non ci sarà più un lockdown generalizzato come quello che c'è stato, siamo molto più pronti. Nelle linee guida riportiamo quel che il ministro della Salute ha detto che si deve fare se si dovessero verificare contagi nelle scuole. Ci vuole senso della responsabilità da parte di tutti, a partire dalla misurazione della temperatura a casa. Se un bambino ha 37,5 non lo mettiamo sugli autobus, non lo facciamo uscire di casa, non mettiamo in pericolo gli altri.
E ci fa piacere sapere che siamo molto più pronti, ma misurare la temperatura ai bambini non sono sicura che sia una grande garanzia - anche perché il lockdown passato non è stato causato da torme immani di bambini che giravano con la febbre, mi sembra di ricordare, ma è pur possibile che una parte di responsabilità ce l'abbiano invece avuta stormi di bambini asintomatici che circolavano liberamente, all'apparenza sani come lasche.
I banchi singoli che permetteranno il distanziamento nelle aule arriveranno in tempo per la riapertura? si informa l'intervistatore.
Personalmente non mi spiego la storia dei banchi singoli: da quando insegno, nelle classi ho visto solo e soltanto banchi singoli; quadrati, rettangolari e anche a tronco di trapezio da disporre in esagono, ma sempre rigorosamente singoli. Magari la provincia di Firenze è una felice isola di individualisti, non so.
Per l'arrivo di questi indispensabili banchi comunque la ministra ripone grande fiducia nell'intervento del mitico Arcuri, detto "Il Signore delle Mascherine e dei Respiratori Mancanti" e si lamenta ma anche qui solo polemiche. Prima ci portano a esempio la bella scuola dei paesi scandinavi, poi quando proviamo a rendere più bella la scuola in Italia solo chiacchiere. I nuovi banchi serviranno a costruire una scuola innovativa.
Come possano dei semplici banchi (singoli oppure a due e financo tre piazze, ma pur sempre banchi) costruire una scuola innovativa non riesco davvero a immaginare, tanto più che dove lavoro io i banchi singoli abbondano, e anche se nel nostro piccolo cerchiamo con tanto impegno e tanta buona volontà di fare, tutti, del nostro meglio e di aggiornarci il più possibile, non mi pare che la scuola di St. Mary Mead sia poi così incredibilmente innovativa. Boh?
Sono comunque molto contenta che la scuola dove lavoro abbia già dei banchi singoli, perché anch'io sono tra quelli che considerano molto improbabile che l'intervento di Arcuri ci rechi gran sollievo, parendomi che costui non abbia dato prova molto brillante di capacità direttive e organizzative nell'ultimo anno. Ma è pur possibile, a questo proposito, che una certa ostilità di fondo mi faccia velo: ho infatti digerito molto male la supercazzola che Arcuri ha sfoderato sui liberisti che criticano dal divano sorseggiando cocktail quando gli venne fatto osservare che calmierare il prezzo delle mascherine non necessariamente pareva destinato a risolvere il problema della reperibilità delle mascherine in questione.
Infine la ministra parla di scuola. Prima la scuola in generale:
la scuola viene usata per prendere consenso elettorale e se restiamo così non cambierà mai nulla. E invece è una cosa serissima. Siccome oggi la scuola parla alla metà delle famiglie del Paese, a 8 milioni di studenti, a un milione e 250mila circa di lavoratori, questo fa sì che ci sia un'attenzione forte, ma che in passato non c'è stata.
In effetti è vero che la scuola è usata da chi è a caccia di consensi elettorali (basta pensare all'eterna promessa di pingui aumenti che gli insegnanti ricevono da tutti i partiti ad ogni campagna elettorale a carattere nazionale; promessa di cui i partiti in questione si dimenticano regolarmente una volta chiuse le urne e a cui, immagino, nemmeno i più giovani e sprovveduti tra i docenti danno il minimo credito) né so immaginare, visto i numeri su cui viaggia, che possa andare diversamente. Ma per l'appunto questi numeri di oggi sono ben più modesti di quelli di qualche decennio fa, quando eravamo in pieno boom demografico, e il fenomeno non è certo nuovo. In questi mesi si è parlato parecchio di scuola soprattutto perché praticamente tutti, da un giorno all'altro, se la sono letteralmente ritrovata in casa o han deplorato assai di non averla a casa e insomma ha smesso per un po' di essere quel posto esterno dove spedivi la prole per un certo numero di ore e la cui esistenza era data per scontata (come in effetti dovrebbe essere). E se è vero che la classe politica l'ha talvolta trascurata, ancora più vero è che spesso se n'è occupata fin troppo; ma non è questo il caso del presente governo che davvero nessuno potrà accusare di avere dedicato eccessiva attenzione alla scuola, salvo citarla a sproposito in estemporanei interventi nei social, nelle trasmissioni televisive e sui giornali.
Tuttavia la ministra sembra convinta di avere fatto meraviglie - ed è davvero un bene che ne sia convinta lei, perché in parecchi tendono a pensarla diversamente.
In realtà stiamo facendo cose meravigliose per la scuola italiana, a partire dalla digitalizzazione delle graduatorie provinciali che danno anche ai giovani la possibilità di iniziare il percorso dell'insegnamento, giovani sempre maltrattati.
Per carità, che i giovani insegnanti siano vessati e maltrattati e umiliati e offesi mi sembra davvero fuor di dubbio e sarebbe davvero ora che gli allestissero un percorso decente e soprattutto stabile di avvio alla professione - ma, onestamente, non mi sembra che la causa dei maltrattamenti fosse la mancanza di digitalizzazione delle graduatorie; se è pur vero che, all'inizio degli anni 90, compilai a mano e a mano consegnai la mia prima domanda per le supplenze, nel corso degli anni le cose sono assai cambiate e l'ultima domanda che ho fatto prima di entrare in ruolo, una decina di anni fa, la sbrigai al computer e dal computer qualche settimana potei controllare la mia posizione - ma oggi credo che arrivi direttamente l'avviso sul telefono.
E allora di cosa sta parlando la ministra?
Hanno cambiato sistema informatico, tutto qui. Lo annunciano con grandissima pompa sul sito del Ministero, col tono di chi ha appena appena aperto il canale di Panama o fatto il primo passo sulla Luna. Par di capire che tutto ciò segni anche la fine del rito barbarico noto come Convocazione per le supplenze annuali - e davvero questa sarebbe una bella cosa, ma non è che siamo passati nel giro di una settimana dalla tavoletta spalmata di cera al riconoscimento facciale.
E dal profondo del mio animo fortemente prevenuto avanzo pure qualche dubbio che il merito sia dell'attuale ministra e non di procedure di rinnovamento partite qualche anno fa. Ammetto comunque di non avere prove che appoggino sì nero sospetto.
Avete digitalizzato le strutture scolastiche? si informa quietamente l'intervistatore.
Nessuno lo aveva fatto prima assicura la Ministra. Che mi sembra davvero confidare troppo nella mancanza di memoria di chi legge.
Il Piano Nazionale Scuola digitale venne annunciato con trombe e tamburi nella legge della Buona Scuola del 2015 e, a dispetto di tutto e di tutti, è stato perseguito con una certa determinazione nel corso degli anni, conseguendo qualche buon risultato e parecchi risultati ampiamente migliorabili. Tuttavia nemmeno quello partì dal nulla e già da tempo anche il mondo della scuola cercava faticosamente di digitalizzarsi: per esempio i registri elettronici circolavano già da qualche anno (la scuola media di St. Mary Mead per esempio si lanciò nell'avventura già nel 2014, come da me narrato in numerosissimi post, ma non fu certo la prima).
Con tutto ciò la digitalizzazione nella scuola è ancora molto in divenire, come è stato ampiamente dimostrato nel corso del lockdown, e non saprei proprio dire in che modo la ministra Azzolina possa allegarsene meriti e demeriti: innumerevoli genitori impazziti negli ultimi anni nel vano tentativo di iscrivere la loro prole alla scuola pubblica per via telematica per poi approdare nelle segreterie delle scuole a firmar carte possono testimoniare che la digitalizzazione della burocrazia scolastica è un processo ormai avviato da tempo, anche se non sempre efficientissimo.
In ultimo, una chiosa assai graziosa.
La DaD (didattica a distanza) da settembre sarà usata solo al bisogno. Ma ci sarà e non è contemplata da nessun contratto. Non sarebbe il caso, dopo i ringraziamenti di questi mesi ai docenti, di normarla? suggerisce l'intervistatore, in perfetta versione Serpente nell'Eden.
Stiamo, intanto, scrivendo le linee guida sulla didattica a distanza per colmare il vuoto che c'era. Poi si penserà al contratto nazionale risponde serafica la ministra.
Qualcuno magari potrebbe osservare che le linee guida sarebbe stato interessante e forse perfino utile averle durante il lockdown, quando gli insegnanti hanno coniugato intensamente il verbo "arrangiarsi", e che ormai un po' di linee guida ce le siamo date per conto nostro applicando il metodo sperimentale, visto che altro non potevamo fare. Ma a me sembra ancor più pertinente domandarmi come funziona il cervello di chi prepara delle linee guida per qualcosa che non è ancora normato per contratto, mostrandosi nel contempo del tutto ignaro dei problemi che potrebbe comportare rimettere le mani su un contratto scaduto ormai nella notte dei tempi e che ostinatamente nessuno si preoccupa di rinnovare per tutta una serie di motivi prima di tutto finanziari.
E qui smetto di sparare sulla Croce Rossa.
Per ogni risposta ho cercato di ragionare come la ministra per riuscire a capire il senso di quel che diceva (o così o mi veniva da chiedere "che c'azzecca?"). Ma nonostante i miei sforzi, la risposta che tira in ballo il decreto rilancio non l'ho capita neanche provando a ragionare come la ministra, il che, a pensarci bene, potrebbe anche essere cosa positiva.
RispondiEliminaP.S. Purtroppo tutto il pubblico impiego che usufruisce della contrattazione collettiva ha i contratti fermi, se non erro, dal 2009, medici compresi. Anche a questi ultimi, in piena emergenza, sono state fatte fior di promesse di rinnovi, ma anche per questi ultimi nulla è cambiato.
Parole ulteriori rispetto a quelle che hai detto non ci appulcro.
RispondiEliminaPurtroppo non c'è molto da aggiungere alla tua disamina, se non l'ovvia considerazione che chi parla parla senza aver contezza di quello che dice (e prova a vendere fumo. Peccato che ormai siamo tutti abbastanza sgamati).
RispondiEliminaCome la vedi tu a settembre (realisticamente parlando)?
RispondiElimina@Kuku: senza sottrarre a Murasaki la sua tribuna, da persona che è a scuola 12 ore al giorno per la ripartenza, ti dico la verità: alla totale speraindio e senza nessun piano B. Murasaki l'ha benissimo esposto nel suo pezzo: noi abbiamo bisogno di aule e insegnanti, e il commissario straordinario ci dà poltrone a rotelle. Suppongo che se avessimo avuto bisogno di poltrone a rotelle ci avrebbe fornito di una pista da biglie da spiaggia.
RispondiEliminaE questo è quanto. E potrei continuare con molti altri dettagli, nessuno ameno.
Questa ministra mi porterà all'alcolismo. "Un rum, presto!" è l'unica cosa che riesco a pensare quando la sento parlare. Per ora mi trattengo, penso che forse dovremmo ubriacare lei e vedere se la situazione migliora, ma a settembre vedo incombere la follia su tutti noi. Aiuto!
RispondiEliminaLOL!
RispondiEliminaRido per non piangere, ché di motivi di riso ce ne sono fin troppi.
Piccola nota a margine: un mio caro amico lavora per una grossa scuola paritaria (una di quelle scuole che VERAMENTE sono frequentate da famiglie estremamente abbienti) e sta impazzendo per organizzare la ripartenza.
A onor del vero sta impazzendo da aprile, non da un paio di settimane, nel senso che - pur nella totale incertezza che c'era all'epoca - ha cominciato a proporre alla direzione e a predisporre quegli interventi che, a naso, gli sembravano utili. Aggiungi il fatto che le famiglie estremamente abbienti che mandano i figli in quella scuola desiderano, anche giustamente, avere garanzia che saranno utilizzati i più alti standard possibili di sicurezza.
Ambeh, questo amico sta lavorando sulla questione da mesi. Ogni tanto mi aggiorna sulle sue tragicomiche vicende. Io lo ascolto, trasecolo e poi mi metto a ridere (sempre per il concetto "ridere per non piangere") - perché tutti gli interventi che sta predisponendo lui (pagandoli con i soldi della agiata scuola) non potranno MAI essere predisposti in tutte le scuole d'Italia entro settembre. O meglio: io mi auguro di sì, per carità, ma non riesco veramente a immaginare come e con quali modalità potrebbe compiersi questo prodigio: dai banchi ai dispenser di Amuchina alla segnaletica con cui evitare assembramenti al momento dell'ingresso, c'è da perdersi in un labirinto di precauzioni che - come dire - io stento veramente a credere potranno realisticamente essere attuate nell'arco di cinque settimane in tutte le scuole italiane.
Persino io che sono esterna al mondo della scuola sento aleggiare sulla mia testa un grosso enorme BOH 😐
D'altra parte, come scrivevo altrove, più che il nome di un ministro della Repubblica, il suo sembra un'imprecazione quando sbatti il mignolo del piede su uno spigolo....che potevamo aspettarci?
RispondiElimina@povna, mi sa che ha ragione mio padre quando dice che in Italia non sono i soldi a mancare, ma la capacità di usarli. A quanto pare chi governa ha ben poche idee e almeno avesse il buon senso di copiare per vedere come fanno quelli che fanno bene.
RispondiEliminaSta cosa dei banchi a rotelle veramente è di un'idiozia unica, mi devo ancora riprendere.
@ Hermione:
RispondiEliminaAh, ma per certe risposte qui vale quella che chiamo "la regola Lohengrin": Mai devi domandare... perché c'è il rischio che qualcuno risponda, e la risposta della ministra sarebbe devastante.
Per quanto riguarda i contratti, quello degli insegnanti è doppiamente bloccato, vuoi come contratto di categoria, vuoi come contratto della scuola. Immagino sia prima di tutto una questione di soldi, ma può darsi che ci siano anche altri motivi - forse, prima di tutto, è una questione complicata? Non saprei.
@ la povna:
chapeau! Appulcro mi mancava proprio, son dovuta andare a cercarmelo. Dante, nientemeno. Ma è un bel verbo, magari lo riciclo ^_^
@ Dolcezze:
Fumo sì, ma non di qualità eccellente. E ti risparmio tutte le battute che sorgono spontanee, salvo la mia preferita "Dovrebbe metterci anche un po' di tabacco"...
@ Kuku:
RispondiEliminaRingrazio assai la povna per avermi tolto le castagne dal fuoco. Per mia buona sorte io non ricopro altra funzione nella mia scuola se non quella di bibliotecaria, quindi per mia fortuna NON sono occupata con la ripartenza, ma conosco gente che ci lavora e ogni tanto cautamente mi informo, e le risposte sono del tutto in linea con quel che dice lei.
Confesso che avevo molta fiducia che il virus si levasse dai piedi almeno per un po', invece vedo che striscia ancora, e ormai siamo a cinque settimane dal Giorno Zero.
Ho ordinato le mascherine a gatti e ho chiesto ai rappresentanti di mandarmi a casa i libri dell'anno prossimo, onde studiarmi qualche strategia con un po' di calma. Altro non posso fare, ed è un sollievo.
E già che ci sono metto pure un link di Portami il Diario:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/24/per-il-rientro-a-scuola-sono-tranquillissima-tutto-funzionera-nessun-sarcasmo/5877879/?utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR0Tgp0CvWerAssQpehgzOqtrYS40lvbtsRNTEk4DalTvuzyNVKrbCL7xsU#Echobox=1595579626
Per il resto: In God We Trust.
@ Kuku 2:
Dei banchi a rotelle ho sentito parlare solo oggi.
Domanda: quale classe, per quanto buona, brava, studiosa e disciplinata potrò esimersi dal giocarci all'autoscontro?
E con che cuore potremmo noi docenti riprenderli per ciò? Io al massimo potrei, con grande fatica, astenermi dal giocare con loro. Forse. Se uso tutta la mia forza di volontà. Ma proprio tutta tutta tutta.
Spero che il papa pubblichi quanto prima una enciclica dedicata al Padre Nostro, dove si insista particolarmente sull'importanza del "Non indurci in tentazione".
Poveri ragazzi, in che mani.
@ Tenar:
Se da sobria parla come se fosse ubriaca forse ubriacandola potremmo riuscire a farla rinsavire?
Improbabile, ma almeno un tentativo si potrebbe fare.
Nel frattempo, qualche buon liquore potrebbe essere di aiuto per tutti noi - e per il nostro fegato, aggiungo, qualsiasi cosa possano dirne i medici.
@ Una Penna Spuntata:
RispondiEliminaGrazie per il tuo racconto!.
Ecco, il tuo amico ha dalla sua un elemento davvero importante, ancora più importante dei soldi:
IL TEMPO.
Si è messo al lavoro tre mesi fa. E inoltre, lavorando per UNA scuola PRIVATA ha da combattere con numeri piccoli e procedure più semplici, dovendo rendere conto solo a una direzione invasata (suppongo) e una torma di genitori ansiosi. E per quanto la scuola sia grande, i numeri nel complesso sono a misura d'uomo. È pur sempre UNA scuola.
I soldi, secondo me, sono il problema minore. Volendo li fai saltar fuori in qualche modo.
Il tempo è meno gestibile: non puoi imporlo con un decreto legge, non puoi chiederlo alla UE, non puoi prenderlo a prestito, non puoi appellarti alla buona volontà dei cittadini per fare una colletta, non puoi nemmeno comprarlo su e-Bay.
Il tempo, come dire, ha i suoi tempi, e non c'è task force al mondo che possa cambiare le cose.
Per cui, infatti: BOH.
@ Romolo:
"Azzolina" intesa come "Perdincibaccolina"?
Non ci avevo pensato ma, sì, hai ragione.
E dunque, se non altro abbiamo già l'esclamazione pronta per ogni eventuale problema: invocheremo ad alta voce il cognome della ministra ^_^
(e può essere che avremo spesso occasione di invocarla)
Sono fuori da queste problematiche anche se lavoro al pubblico, con problemi seri per quanto riguarda ricambi d’aria e DPI che non abbiamo mai avuto e non avremo per il solo motivo che a nessuno va di spenderci quei due soldi che nel nostro caso farebbero la differenza.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le sedie con le rotelle mi paiono celare un problema anche peggiore delle scivolate: quelle sedie e schienali sono un invito a nozze alle posture scorrette con futuri problemi alla colonna vertebrale. Paiono fatte con stampante 3d e sembrano in tutti i casi un prodotto alquanto scadente. Ci sarebbe da sperare che gli autoscontri le mettano fuori uso prima che possano fare guai peggiori di qualche bernoccolo.
Allora, per onestà (la supercazzola scorre così potente, come dici, che non c'è bisogno di dire molto altro). I famosi banchi a rotelle sono solo alcuni dei banchi proposti dal commissario, banchi che, come saggiamente preannunciato da Murasaki, è assai dubbio se arriveranno o meno perché la commessa prevista è pari al fabbisogno di cinque anni da realizzare in tre settimane (invece che in 52 x 5 settimane). Nel portale che ci ha fornito l'inclito Arcuri (aperto alle ore 22 di un venerdì e da compilare TASSATIVAMENTE entro le ore 19 del martedì successivo, vale a dire con sole 24 ore feriali a disposizione - gli edifici scolastici il sabato sono chiusi d'estate) vi era la possibilità di prendere banchi più piccoli degli standard (di due tipi; gli standard sono normalmente 70 x 70) o i famosi banchi a rotelle o delle sedie. Per la verità la maggioranza dei presidi ha (ovviamente) preso i banchi piccoli senza rotelle.
RispondiEliminaPoi per amor di supercazzola è chiaro che la sineddoche migliore della storia sono le poltrone a rotelle, ma anche i banchi piccoli non cambiano il quadro sostanziale e cioè:
1) Avere solo pensato in tempi di necessità a rendere icona del progetto rilancio delle poltrone a rotelle è da idioti
2) Avere solo pensato in tempi di (millantata) penuria perenne economica per la scuola a organizzare il rilancio con banchi a rotelle da 300 euro l'uno invece è proprio da mentecatti
3) Anche qualcosa si prendessero i banchi piccoli e basta, pensare di risolvere il problema delle classi pollaio incastrando lo stesso alunno, direi lo stesso Hagrid per dare l'idea meglio, in un banco più piccolo è... boh, ho esaurito gli aggettivi.
4) In tutto questo (non) stupisce che la maggioranza della cosiddetta società civile, cioè padri e madri dei nostri alunni, invece di piantarsi in pianta stabile davanti al provveditorato a chiedere docenti e sedi nuove (e no, le aule non ci sono, per avere una aula in una scuola non basta avere una classe purchessia - o meglio, certo che basta, Malala ha ragione che basta un bambino, un insegnante e una penna per cambiare il mondo e il documentario Io vado a scuola è molto vero e toccante; però se hai la ventura di vivere in un paese del primo mondo con 13 gradi di istruzione gratuita e obbligatoria aspireresti ad avere qualcosa di più di uno spazio puchessia e uno stecco sulla sabbia sempre per quell'idea che diritti e comodità si dovrebbero allargare non fare marcia indietro), pentendosi amaramente di ogni rotolo di carta igienica e pennarelli e carta casa donati alla scuola nei gradi 1-5, più tutta la materna bercino che pur di tornare a scuola va bene tutto e poi si risentano quando gli dici che prendono la scuola come una babysitter. In questo, va detto, ottimamente sostenuti da troppi colleghi. E invece no, non va bene tornare a scuola in qualunque modo purchessia, perché equivale a dire al MI che "va tutto ben, madama la Marchesa", ma ricordo che Matteo Carati dopo avere evocato quella citazione si è per l'appunto suicidato.
5) Intanto la ruota gira, il tempo scorre e il 1 agosto bisogna consegnare gli organici di fatto per i quali non vi è alcuna deroga da quelli di diritto nonostante in mezzo sia stato approvato il decreto che promette(va) mirabilie e deroghe sui numeri per classe. Sul portale però di queste deroghe non c'è traccia alcuna.
Dunque le aule restano piccole, gli alunni restano grandi ma li incastreremo in banchi minori.
@ Pellegrina:
RispondiEliminaEh, quanto a ricambio d'aria anche noi abbiamo i nostri bravi problemi, e non siamo l'unica scuola. Per giunta ci hanno anche speso ben più di due soldi, per metterci quelle mciidiali finestre a vasistas, e ancora non mi spiego come la allora preside abbia potuto tollerare una roba del genere.
Ai banchi ho dedicato il prossimo post e sì, danno l'aria di essere decisamente scomodi e di indurre posizioni tutt'altro che ergonomiche. Anzi, probabilmente con tutti i moltissimi difetti che hanno, credo che il più grave e principale sia proprio quello. Ma se mai arriveranno in qualche aula si sfasceranno nel giro di poche settimane perché dan l'aria di star su per pura forza d'inerzia.
@ la povna:
dunque acquistare dei banchi nuovi è obbligatorio?
Io, a dire il vero, un pochino mi meraviglio che i presidi non facciano una bella class action contro il MIUR, o un qualche ricorso al TAR, o anche solo una buona e semplice denuncia per atti osceni in luoghi pubblici.
Molto meno mi meraviglio dei genitori perché, insomma, hanno una vita da vivere ed è probabile che molti di loro siano assai impegnati con i fatti loro e in vacanza. Dopotutto, la scuola ricade ANCHE su di loro, ma non è compito loro, e di gran parte di quel che (non) succede non sono informati. Ma, per quel che ne sappiamo, pagano le tasse e dunque avrebbero diritto a un servizio decente.
No, non siamo obbligati ad acquistare i banchi, ma (per esempio nel nostro caso) SE ci sono da acquistare dei banchi in più li abbiamo chiesti al commissario nel modello più piccolo e, sempre nel nostro caso (per le norme del CTS che hanno messo) SE nelle vengono messi i banchi piccoli si arriva con le misure richieste a poter mettere 2, 3 e in alcuni casi persino 4 postazioni in più, che ci consentirebbero sulla carta di avere le classi dentro l'aula (noi in una sede abbiamo i 2/3 delle classi che eccedono appunto di quei numeri. Questo ovviamente usando anche i laboratori, le aule, la palestra - l'uso delle aule di laboratorio come aula è la prima misura che ci è stato chiesto di attuare dagli enti locali. "Ma non siete una scuola tecnica e professionale?" - domanderai tu - "e dunque senza laboratorio non viene meno la stessa ragione di quella scuola?". E per una risposta che esuli dalle parolacce ti rimando agli enti locali e al MI.
RispondiEliminaIn tutto questo sui trasporti noi non abbiamo contezze se non la dichiarazione delle compagnie che senza fondi aggiuntivi non sono in grado di sdoppiare le corse. Ma tanto se la priorità è semplicemente il babysitteraggio è ovvio che sulle superiori stanno puntando a tornare alla DAD (senza nessun ragionamento sulla medesima) perché i 14nni e oltre possono stare a casa mentre i genitori lavorano.
Sulla società civile: non parlo solo di ora che sono in vacanza ma di tutti i mesi precedenti nella contingenza e di tutti gli anni precedenti, quando il principio della scuola non è compito loro è stato ampiamente disatteso trovando normale fornire i materiali necessari a svolgerla a infanzia e primaria. E sarebbe ora di fare tutti (anche io ho portato a scuola la mia dote di donazioni, nel tempo) una enorme ammenda collettiva e pensare che sostituendoci a chi quei materiali doveva fornirli non abbiamo fatto un atto di supplenza civica, ma abbiamo avallato la sostituzione individuale per beneficenza di un diritto sociale. Ma se la priorità era avere i figli a scuola, che cosa era il costo di tre rotoloni Regina per garantirselo? Perché, appunto, se abbiamo diritto a un servizio decente per il quale paghiamo le tasse non avremmo dovuto accettare niente di meno.
@ la povna:
RispondiEliminaOsservazione interessante.
Stasera ci faccio un post, se riesco a farlo quagliare.
Mi interessa molto, se riesci, perché a fine mese devo consegnare il lavoro diciamo di sintesi (quelle comode 50-60 pagine sulla situazione, che raccoglie parte di quanto già pubblicato e amplia in varie direzioni tra le quali, appunto, quella della società civile che ha rinunciato a pretendere diritti, dunque mi farebbe molto piacere poterlo leggere, e citare, prima della consegna.
RispondiElimina@ la povna:
RispondiEliminaIntendevo un post di considerazioni in libertà, non una roba da citare!
Comunque l'ho scritto ^_^