lunedì 6 luglio 2020

I Tuttologi dell'Estate - La Didattica a Distanza è stata un disastro?

Il mio intuito femminile mi porta a supporre che quest'anno la sezione I tuttologi dell'estate sarà abbastanza nutrita, anche se forse meno sarcastica del solito; perché su certe questioni stavolta siamo tutti un po' tuttologi, trovandoci ad affrontare circostanze assai insolite dove andiamo abbastanza a tastoni, potendo far conto solo sul nostro buonsenso (e beato chi ce l'ha).
Così stamani, mentre spulciavo qualche pagina di informazione, mi sono imbattuta in un articolo di Alessandro Barbano* sulle (ovviamente drammatiche*) attuali condizioni della scuola italiana.

Inizia l'articolo lamentando che lo stop alle lezioni ha messo fuori gioco anche il vituperato Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo che sarebbe poi l'Invalsi.
In altri Paesi, però, sono andati a guardare che cosa hanno prodotto 14 settimane di lezioni perdute. E hanno testato una caduta dell’apprendimento variabile tra il 35 e il 50 per cento rispetto alla generazione di un anno fa: in parole semplici vuol dire che i ragazzi entrati nel tunnel del coronavirus sanno la metà dei loro fratelli maggiori.
E già qui ci sarebbero diverse osservazioni da fare; prima di tutto perché non tutti i paesi hanno avuto 14 settimane di scuole chiuse: qualcuno ne ha avute di più, parecchi di meno, qualcuno non ha chiuso affatto, non nello stesso modo, nello stesso tempo e in base allo lo stesso calendario scolastico. In certi paesi, tra l'altro, l'anno scolastico non è affatto finito quindi chi ha già riaperto ha ancora i lavori in corso. Inoltre le perdite in termini di apprendimento saranno più facili da calcolare tra qualche tempo - anche perché gli alunni certe cose non le hanno imparate, magari, ma può essere che ne abbiano imparate altre, variato il metodo di studio, lavorato su tematiche diverse eccetera.
Ma soprattutto:   il 35-50 per cento di caduta dell'apprendimento riguarderà comunque il tempo in cui le scuole sono state chiuse, non tutta la preparazione complessiva accumulata dall'alunno nel corso degli anni - o almeno, si spera, perché in caso contrario cio dev'essere stato qualcosa di terribilmente sbagliato nella salita degli apprendimenti, che ha portato a sì disastrosa caduta - qualcosa di il Covid-19 è del tutto innocente e che coinvolge l'intero sistema scolastico., e insomma l'handicap di proporzioni immani, che peserò sul loro percorso di studi futuro, sulle occasioni di lavoro e sull'economia avrà evidentemente altre, sciaguratissime cause. 
D'altra parte è indubbio che la circostanza non agita più di tanto la navigazione tormentata del gabinetto Conte due e che al momento nessuno al Ministero mostra di essersi granché interrogato su come sono effettivamente andate le cose. Lo ammetto, almeno un questionariuccio di fine anno me lo sarei aspettato - qualche domandina scialba del tipo "Come valuteresti questa esperienza da 1 a 10?" Quanto ti sei sentita adeguata? Elenca fra questi dieci i fattori che ti sono stati di intralcio"; insomma, il solito buon vecchio questionario che non si nega a nessuno che abbia acquistato un frigorifero.
Son tutte cose domande che ci siamo fatte tra noi, nei gruppi di sostegno improvvisati in cui si erano trasformati d'incanto i gruppi scolastici di What'sUp; ma al Ministero si sono limitati a farci un paio di complimenti a scatola chiusa e rallegrarsi che la scuola non si sia fermata, quasi avessero fatto qualcosa per ottenere questo risultato, buono o cattivo che sia. 
Ed è giusto deprecare che i partiti che si avviano ad approvare il quarto scostamento di bilancio, per un totale di cento miliardi di euro caricati in debito sulle spalle delle generazioni future, non hanno battuto ciglio quando venivano stanziati tre miliardi per Alitalia e solo uno per la ripresa delle lezioni. Tuttavia è bene ricordare che non di solo pane vive l'uomo, ma anche di savie disposizioni e di buona organizzazione. 
E a questo proposito possiamo forse lamentarci perché la scuola non ha riaperto a Maggio 
(e almeno al Sud credo che gli estremi per farlo ci fossero) ma NON che non si sono riaperte a Giugno - anche perché in verità almeno le superiori si sono riaperte - e soprattutto a Luglio. Perché perfino un Tuttologo dovrebbe capire che le scuole a Luglio più stan chiuse e meglio è per tutti, e soprattutto per chi dovrebbe frequentarle, e questo fin quando le scuole non verranno infine costruite in modo diverso o almeno dotate di un buon impianto di condizionamento (che a dire il vero farebbe gran comodo già dalla seconda metà di Maggio).
Buon uomo, entri in una qualsiasi scuola che non sia a Bressanone o a Merano il 7 di Luglio e capirà subito che la vera causa della chiusura estiva delle scuole non è che nessuno dei partiti di maggioranza, e di opposizione, oserebbe chiedere ai sindacati degli insegnanti l'esecuzione del contratto, che sulla carta prevede un solo mese di ferie e undici di attività, ma che la prassi ha trasformato in un liberi tutti a metà giugno (che in realtà è un 30 Giugno per le scuole fino alle medie e morde fette consistenti di Luglio e di Agosto per le scuole superiori, bensì il comprensibile desiderio dei dirigenti scolastici di evitare pubbliche denunce per maltrattamento di minori e ancor più pubblici malori. 
Sono secoli che ad ogni estate arriva qualche bello spirito a chiedere "Perché le scuole sono chiuse d'Agosto?" e sì, con l'aiuto di un decoroso impianto di aria condizionata (che del resto sarebbe utilissimo già a metà Maggio) a scuola a scuola si potrebbe andare sia di Luglio che di Agosto, ma ahimé, la vita è crudele e le ditte che forniscono questi utili impianti sono assai venali e pretendono - gli avidi!n - di essere pagati; senza contare che nessun impianto si installa da solo e se i tempi dei lavori pubblici sono notoriamente biblici, quando entra in scena la scuola si allungano vieppiù. 
Ci provò anni fa il ministro Francesco Profumo a sollevare il problema di recuperare le ore perdute a luglio. Rischiò il linciaggio sindacale.
Macché linciaggio sindacale, si saranno limitati a ridergli dietro o a compatirlo. La cosa si smontò in fretta, come si smonta sempre in fretta. Certo, se le scuole fossero fatte in modo diverso...
Ma se le scuole fossero fatte in modo diverso, per esempio con aule più grandi e meno affollate, i presidi adesso non starebbero tanto a lamentarsi, nonostante abbiano l'autonomia scolastica
E allora via con le proteste. Del sindacato dei presidi anzitutto. Che dopo aver invocato per anni l’autonomia, messi di fronte all’autonomia dell’emergenza hanno preteso che “il governo ci dica che cosa dobbiamo fare”. Ma il governo, almeno su questo, ha detto ciò che doveva dire: chiamate i sindaci, coinvolgete le imprese, fate accordi con le aziende di trasporto pubblico e privato, fatevi dare aule capienti, possibilmente gratis perché i soldi sono pochi, e rispettare la distanza di un metro tra bocca e bocca. 
Peccato però che tocchi solidarizzare con i presidi, ai quali il governo ha detto ciò che doveva dire ma si è dimenticato di dargli la capacità di moltiplicare gli spazi e soprattutto fornire scuole provviste di Stanze delle Necessità, come hanno a Hogwarts; e pur promettendo grandiosi arrivi di nuovi docenti ha ulteriormente ridotto gli organici, costringendo le scuole a fare classi di 30 e 35 alunni. 
Il resto lo hanno fatto i partiti, di maggioranza e di opposizione, uniti nel bocciare il concorso di merito timidamente avanzato dalla ministra per assumere 32 mila precari, in nome di un’infornata collettiva, intermediata dai sindacati e di sicuro dividendo elettorale.
E qui, con la morte nel cuore, tocca di nuovo dar ragione ai partiti di maggioranza, e opposizione: perché l'infornata collettiva non è quel che si dice una grande idea, ma se non altro si fa in fretta, mentre il concorso richiede tempi lunghi e porterebbe risultati solo, forse forsissimo, per l'anno scolastico 2021/2022 se non più avanti. Anche se non sono affatto convinta che l'infornata arriverò per l'inizio del prossimo anno scolastico. 

Il ministero ancora non sa cosa sia accaduto in quei lunghi mesi di lezione al computer. C'è un'indagine in corso ma i dati sono sconosciuti. Un'altra l'ha fatta la Fondazione Agnelli, scoprendo che il 20 per cento degli studenti è rimasto tagliato fuori. Perché non aveva il device, o piuttosto la connessione. Erano i più deboli, figli delle famiglie disagiate, soprattutto al Sud. Il loro analfabetismo funzionale è aumentato. E i 70 milioni stanziati per il potenziamento tecnologico erano briciole. 
A dire il vero, il reddito di famiglia c'entra meno di quel che usa ripetere. C'entra di più, caso mai, il livello culturale e il tipo di lavoro delle famiglie in questione. Ma più di tutto c'entra la qualità della connessione, lo stare in città o in campagna, in pianura o in montagna, e nemmeno la fibra è stata una garanzia, come mi spiegava una madre abbastanza amareggiata. Anche stare a Nord o al Sud. E c'entrano anche le famiglie numerose, dove non tutti hanno un computer ma magari i tre figli hanno lezione alla stessa ora e i genitori lavorano on line. Checché si racconti, non sono stati tagliati fuori solo i più fragili, i più poveri, i più meridionali. Ognuno ha la sua storia e la sua residenza, la rete ha retto male il colpo, tanti piccoli paeselli hanno la loro piccola storia da raccontare. Un quinto degli alunni è stato tagliato fuori, ma c'è anche una bella fetta che è stata tagliata fuori un po' o abbastanza e ha avuto i suoi bravi problemi, anche tra gli insegnanti. Ed è verissimo che i dati dell'indagine in corso sono ancora sconosciuti. Di certo a me nessuno ha chiesto niente, e sì che sarei tantissimo disposta a raccontare.

Per la formazione sulla didattica a distanza c’erano appena cinque milioni. Nessuno li ha spesi. Nessuno ha pensato bene di chiamare il corpo insegnante a un aggiornamento estivo, in vista di ciò che potrebbe accadere a settembre, o in vista di ciò che la pandemia avrebbe dovuto insegnarci. 
I cinque milioni in questione, scopro dopo qualche ricerca (che forse anche l'autore dell'articolo avrebbe fatto bene a fare) fanno parte del pingue pacchetto di 85 milioni di euro assegnati il 24 Marzo a seguito del DL 17 Marzo per strumenti per la didattica a distanza. Queste risorse sono state  assegnate alle scuole (non ho idea se siano già effettivamente arrivate, ma tutto può essere) in funzione della distribuzione del reddito regionale e tenuto conto della numerositò degli alunni - insomma, un finanziamento a pioggia; e considerato il numero delle scuole in Italia non è stata una di quelle piogge che mettono a rischio i raccolti. Non c'era quindi alcunché da richiedere e il mucchietto degli euro riservato alla formazione dei docenti immagino che, per puro amore di giustizia, sia stato o sarò assegnato agli sventurati Responsabili Digitali delle scuole in questione, che in questa disgraziata occasione si sono fatti un culo al di là dell'umano, se pure non è stato stornato con qualche lacchezzo contabile verso il più consistente mucchietto di euro consacrato all'acquisto di attrezzature informatiche da assegnare in comodato agli studenti disagiati, ovvero quelli che non avevano un computer a disposizione ed erano troppo poveri per comprarsene uno (e per fortuna molti Comuni si sono adoperati in tal senso, e in modo molto più munifico del Ministero, facendo sì ad esempio che, almeno nella mia zona, dopo le vacanze di Pasqua ogni studente avesse a disposizione il suo bravo dispositivo digitale).
Insomma, questi cinque milioni non sono stati richiesti perché arrivavano da soli, tutte le scuole hanno avuto la loro fettina, e con quella fettina al più ci paghi un mazzolin di fiori per il Responsabile Digitale, non certo un corso sulle raffinate modalità con cui insegnare, ai cento o duecento docenti di cui dispone una schola communis, come si sfruttano le raffinate potenzialità della Didattica a Distanza. 
Infatti, come ci ricorda il Tuttologo, una cosa è l'addestramento, un'altra è la didattica a distanza. Una cosa è spiegare Leopardi su Zoom e poi interrogare uno alla volta, secondo il modello frontale della tradizione. Un'altra è dire: ragazzi, facciamo l'antologia leopardiana della quinta A, dividetevi in gruppo, andate a cercare sulla rete le poesie a vostro giudizio più significative e confrontiamoci poi insieme su come raccontare l'evoluzione del pessimismo.
A titolo personale tuttavia, mi auguro che se mai qualcuno mi farà un po' di formazione sulla Didattica a Distanza, mi tiri fuori qualche pensata migliore; ma io lavoro alle medie e di Leopardi in veste di insegnante ho fatto solo Il sabato del Villaggio, Il passero solitario e (in un singolo caso che sortì un notevole successo) A se stesso, quindi non è detto che l'idea sia balorda di per sé, anche se a me lo sembra.
Ma non è nemmeno detto che serva un corso specifico per farmela venire, e magari mi curioserebbe qualcosina di più sui tempi dell'attenzione o roba del genere.
In tutti i casi, al Tuttologo di turno dobbiamo riconoscere che ha centrato almeno un punto: il tema delle problematiche della scuola non è stato particolarmente sentito dall'attuale classe politica e, come spesso succede, quando pur se ne è parlato è stato quasi solo per sfoggiare un campionario di frasi fatte e banalità scelte di cui tutto sommato mi adattavo volentieri a fare a meno.

* costui è un giornalista, non troppo addentro a tematiche scolastiche; al momento è vicedirettore del Mattino e lavora anche per L'Università della Sapienza come insegnante di giornalismo. 

**perché le condizioni della scuola italiana sono drammatiche per definizione, tranne in qualche intervento che ci scriviamo tra noi addetti ai lavori per consolarci un po', visto che non sempre il disastro è così appariscente quanto lo vedono i Tuttologi e considerando che in qualche modo il carrozzone che va sotto il nome di Istruzione Italiana in qualche modo va avanti e non sempre chi lo frequenta ne è del tutto schifato

4 commenti:

  1. Un concentrato di frasi fatte e tutte sbagliate.
    A partire dalle balle eterne e idiote sul debito.
    Non una verifica, non un approfondimento, non un caso concreto.
    Insomma: propaganda.
    E costui insegna.
    Giornalismo.
    Chi lo ha chiamato ha sbagliato una sola cosa: materia.

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  2. Come mamma di due alunni con Dad anch'io avrei voluto essere interpellata per un parere su questa esperienza (visto tra l'altro che mia figlia in quarta elementare non ha quasi avuto lezioni on line, ma solo compiti assegnati che spesso dovevo spiegare e correggere perché non andavano neppure consegnati). In quanto a cose da raccontare mi sento come una pentola di fagioli che ribolle, ma a quanto pare a nessuno importa.

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  3. Ma quindi il sondaggio lo faccio io: come è andato quest'anno con la DAD?
    Come sono andati gli alunni?
    Come sono andati i professori?
    Sono stati raggiunti gli obbiettivi o sono addirittura cambiati?

    Io parlo dalla parte dei genitori: la liceale che è in secondo Linguistico secondo me ha perso molto dal punto di vista umano, dell'integrazione con la classe, essemdo solo in seconda si stavano ancora conoscendo; dal punto di vista scolastico CREDO che qualcosa sia stato tagliato, se no com'è possibile che a metà maggio la prof. di Latino avesse finito il programma, magari ha tagliato la fase di "consolidamento", quello che fai dopo che hai spiegato una regola o un argomento...ma questa è solo una mia impressione.
    I due fratelli universitari invece nella DAD ci hanno sguazzato, direi che è l'unica categoria di studenti che ne ha beneficiato e che continuerebbero molto volentieri: poter seguire le lezioni che i professori registravano all'orario desiderato senza dover alzarsi alle 5 per raggiungere l'Università (per noi a 50 Km di distanza) è stata una manna; gli universitari sono poi adulti che non hanno bisogno di essere intrattenuti per mantenere viva l'attenzione e che anzi scalpitavano per poter riprendere le lezioni in modo da non saltare sessioni di esami...
    Ciao
    Betty

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  4. @ Pellegrina:
    Sì, il fatto che costui INSEGNI giornalismo mi ha un po' perplesso. E' vero che i giornalisti tirano via, ma alla fine per risolvere il mistero dei Cinque Milioni ci ho messo non più di sette minuti, e per sapere che gli insegnanti lavorano fino al 30 di Giugno alle medie e un po' di più alle superiori... via, tutti i giornalisti fanno sempre qualche articolo insulso sulla maturità. E chi la fa, la maturità, il Fantasma Formaggino? Anzi, sono giorni eccezionalmente laboriosi dove a scuola stanno anche dodici ore a fila, altro che riposarsi in vacanza.

    @ Hermione:
    Sono d'accordo, soprattutto alla primaria un questionario anche ai genitori non ci sarebbe stato male, visto che lì hanno anche dovuto contribuire.
    Tra l'altro: il fatto che molte scuole abbiano TENTATO di farla non sta ad indicare che ci siano anche riusciti. Posso anche capirlo, anche perché non ho la minima idea di come funzionino le elementari, ma mi sono arrivati diversi racconti che parlano di... diciamo interventi molto ridotti (la storia dei compiti da fare e non consegnare poi sfugge del tutto alla mia comprensione. Però ne ho sentito parlare, e non solo alle elementari)

    @ Betty:
    Gli obbiettivi sono stati cambiati, o almeno così mi pare di aver capito da qualcuna delle circolari piuttosto confuse di cui ogni tanto ci ha gratificato il Ministero. Detto questo, ci sono un bel po' di fattori da considerare - per esempio Maggio è un mese che nella scuola normale quasi non esiste, fra prove Invalsi, gite, conclusione di progetti, lezioni sterne, alternanze, tornei e varie & eventuali - quest'anno invece è esistito, anzi è stato probabilmente il mese dove tutti abbiamo lavorato meglio perché ormai ci avevamo preso la mano. Il consolidamento si fa attraverso i compiti e le interrogazioni, quindi non escludo che con una accorta scelta di esercizi ben ponderati possa essere stato effettivamente svolto, almeno in parte. E naturalmente l'anno prossimo è previsto un lavoro di recupero - sembra, pare, dice, si narra, corre voce che. Naturalmente gli alunni che si sono dati alla macchia (parecchi) avranno abbastanza cose da recuperare... se ritorneranno.
    Mettiamola così: gli insegnanti han tirato a sopravvivere, gli alunni pure e qualcuno è svanito nel nulla, dal Ministero hanno detto molte cose ma sempre in modo molto vago e generico e quindi sospetto che ogni scuola e ogni insegnante farò repubblica a sé.
    SI ERA PARLATO di iniziare l'anno scolastico prima appunto per recuperare qualcosa di ciò che era rimasto per strada, ma a questo punto mi sembra chiaro che sarà già un prodigio partire il 14 Settembre e che questi due mesi e mezzo li passeranno a fare planimetrie e farsi venire idee sempre più improbabili.
    In God We Trust!

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