venerdì 10 luglio 2020

Didattica a Distanza: considerazioni in libertà dopo la tempesta

L'immagine è presa da Asterix e la corsa d'Italia. Il prode Coronavirus è accompagnato dal fido scudiero Bacillus
Andrebbe prima di tutto precisato che non è esatto dire che in tempo di lockdown la scuola italiana ha fatto la didattica a distanza, perché messa così darebbe l'impressione che si sia trattato di qualcosa fatto con consapevolezza e cognizione di causa, come potrebbe essere una gita a Recanati o un lavoro di gruppo sulle migrazioni italiane a inizio del secolo scorso - qualcosa insomma per il quale ci si organizza e ci si prepara dandosi degli obbiettivi, anche semplici, si chiedono le apposite autorizzazioni, si prenota un pullman eccetera.
Molto meglio sarebbe dichiarare che da un giorno all'altro tutti i docenti della penisola sono stati buttati in qualcosa che non conoscevano e alla quale non erano preparati se non in minima parte, seguendo la nota tecnica del "butta in acqua il bambino e vediamo se impara a nuotare". Lo stesso discorso vale anche per i nostri sventurati allievi, che si sono trovati a fare qualcosa di nuovo (e fin qui niente di male, in fondo vengono a scuola anche per questo) ma guidati da docenti che, lungi da sentirsi un punto di riferimento più o meno valido ai quali rivolgersi per avere consiglio e aiuto, andavano a tastoni secondo la non sempre efficacissima modalità del cieco che guida un altro cieco.
Qualcuno, in verità, non era completamente sprovveduto e giù utilizzava una piattaforma, qualcuno già all'occorrenza lavorava con le classi anche in quel modo, qualche scuola, specie alle superiori, già aveva avviato progetti e attività di quel genere. Qualcuno invece a malapena gestiva un po' di registro elettronico e qualcuno nemmen quello.
Inoltre la chiusura delle scuole è avvenuta da un giorno all'altro e molti alunni e molti insegnanti mancavano delle più elementari attrezzature di studio, a partire dai libri, faticosamente recuperati solo dopo diversi giorni.
Qualcuno ha maneggiato sin dall'inizio la faccenda con gran disinvoltura, qualcuno si è ingegnato con tanta buona volontà, la maggior parte si è sentita catapultata da un giorno all'altro in un girone infernale.
Non aver cavato un ragno dal buco quindi non è motivo di vergogna se ci si è provati e impegnati con assiduità, e chi si è trovato in tal deplorevole situazione non va infamato, mentre chi alla fine è riuscito ad arrangiarsi va molto lodato.
Detto questo, visto che tutti ululiamo alla luna alla sola idea di ripetere l'esperienza è chiaro che i risultati non sono stati entusiasmanti e non c'è motivo di far finta che lo siano stati.
Ma quali sono stati, effettivamente, questi risultati?

Sotto certi aspetti non è possibile saperlo se non tra qualche tempo, quando vedremo cosa i nostri sventurati alunni hanno raccattato dai nostri sforzi. 
Tuttavia un primo bilancio si potrebbe provare a tirarlo. Detto e non concesso che a Qualcuno, lassù al Ministero dell'Istruzione, gliene freghi qualcosa (il che non ci risulta).
D'accordo, ci sono tante cose di cui occuparsi: fare dichiarazioni sui social, rilasciare interviste, progettare la Migliore delle Scuole Possibili, avviare grandiosi progetti (progetti, non lavori) per un Mondo Migliore eccetera. Ma un bel questionario?
Un bel questionario per tutte le scuole, con qualche dato essenziale?
Quando è cominciata la didattica a distanza, quante ore sono state fatte, quante ore in media per ogni classe, quanti insegnanti avevano un collegamento efficiente, quante scuole avevano la piattaforma, quale piattaforma avevano, come hanno funzionato?
Quanti alunni sono scomparsi e perché, quanti hanno dovuto ricevere il computer fornito in comodato, quando l'hanno ricevuto?
Un bel questionario per tutti gli insegnanti?
Come si sono trovati, quali inconvenienti (tecnici) hanno riscontrato, come hanno reagito, cosa hanno fatto, cosa avrebbero voluto avere a disposizione, quanto considerano soddisfacente l'esperienza, quali argomenti sono riusciti a svolgere, in che misura ritengono che il loro metodo di lavoro sia cambiato, hanno imparato qualcosa, hanno rivisto qualche priorità, quanto sono soddisfatti di quel che hanno fatto, quanto cambierebbero di quel che han fatto agli inizi potendo tornare indietro?
Un bel questionario per gli alunni, almeno alla scuola secondaria?
Han studiato meglio o peggio? Come gli sono sembrate le lezioni degli insegnanti? Hanno l'impressione di avere ricevuto troppi compiti? Cosa gli sarebbe piaciuto fare e che non è stato fatto?
Un bel questionario per le famiglie, almeno per le materne e primarie?
Grado di soddisfazione, grado di interazione con la scuola, grado di soddisfazione o insoddisfazione riscontrato nei figli?
Niente di trascendentale, due o tre decine di domande, con le solite risposte "molto d'accordo, per niente d'accordo, abbastanza d'accordo". Una roba come quella che le ditte fanno per stabilire se il nuovo latte detergente o il nuovo impianto dei freni delle automobili immessi sul mercato sono stati apprezzati o no. È mai possibile che mi abbiamo fatto non meno di trenta domande all'ultimo sondaggio telefonico sul mio rapporto con la televisione e l'informatica e a nessuno gliene freghi un cazzo di niente di sapere che esiti ha avuto questa esperienza assolutamente unica, questo grandioso esperimento nazionale fatto a tastoni ma su un campionario tanto vasto?
Possibile che a nessuno sia venuto in mente e che nessuno l'abbia preparato? Glielo saprei fare in un pomeriggio, se me lo chiedessero.
Tutte le sante volte che chiudevo una videolezione da Google si informavano con una mezza dozzina di domande sulla qualità del collegamento. Il quale Google, che da me non ha mai visto un centesimo bucato. Possibile che dal Ministero, che da venti anni mi manda una retribuzione, nessuno voglia sapere niente? Mi avete dato quattro stipendi, in un momento in cui tanti per mangiare facevano la fila al Banco Alimentare, non vi curioserebbe sapere cosa ho fatto per guadagnarmeli?

Come ho già scritto, l'impressione è che la scuola media di St. Mary Mead non se la sia cavata male. Di sicuro, in tanti ci siamo impegnati con gran determinazione, anche se non so con che risultati. Qualche genitore ci ha fatto i complimenti, qualcuno si è chiuso in un dignitoso silenzio, magari perché aveva altro da fare e a cui pensare, qualcuno ha mandato a dire che gli andava bene. Ma siamo sempre rimasti chiusi nel nostro orticello.
Abbiamo fatto poco, pochissimo, molto? Abbiamo fatto l'impossibile e ci siamo attrezzati anche per i miracoli? Abbiamo fatto a malapena il minimo sindacale?
Dal nostro orticello non possiamo dirlo. Se avessimo qualcosa di più dei commenti del vicino di casa che ha il nipote che studia alla scuola del capoluogo per rallegrarci o fustigarci, essere un numero in mezzo a tanti numeri ci aiuterebbe a posizionarci sull'asticella e scoprire se quel che a noi sembra un risultato grandioso trenta chilometri più a est sarebbe stato al massimo un "sufficiente per l'impegno".
Com'è possibile che, dopo tre mesi di indefesso lavoro nella Grande Rete che ci mette in contatto con tutto il pianeta, alla fine ci sentiamo più isolati di prima?
E com'è possibile che proprio la scuola, ovvero il settore che per definizione si basa sull'apprendimento, non venga messa in condizione di valutarsi e imparare dai propri errori?

Concludendo: per il momento scarseggiano i dati oggettivi e la Memoria della Didattica a Distanza è custodita nei diari, nelle confidenze, negli articoli occasionali e, in qualche caso, nei blog che singoli insegnanti hanno scritto e si sono scambiati. Interessanti fonti storiografiche, senza dubbio, ma in questo momento la storiografia memorialistica non è in cima ai miei pensieri.
E sono piuttosto irritata. Ma se fossi un genitore lo sarei molto di più.

9 commenti:

  1. Premesso che avevo commentato a suo tempo il post precedente, ma evidentemente Blogger lo ha divorato, sintetizzo e completo qui. La mancanza di un questionario o comunque di qualsiasi altra forma di "restituzione" dell'esperienza della DAD ha sorpreso anche me, ma visto l'andazzo... neanche tanto. A nessuno, ho l'impressione, interessa veramente com'è andata, perché, di fatto, ogni realtà è stata autonoma ed è mancata l'uniformità che deriva dalle direttive uniche. Come ho abbondantemente detto nel mio blog, per le mie classi la dad è stata un'esperienza non negativa in toto:ragazzi diligenti, io che mi sono reinventata e, confesso, ho pure imparato un sacco di cose che utilizzerò anche dopo. Per la scuola media, esperienza altalenante, lasciata alla libera iniziativa dei singoli docenti. Scuola primaria, un disastro, e non per colpa dei docenti, ma proprio per l'intrinseca natura delle scuole elementari.
    Basterebbe dire che la dad è stata una soluzione d'emergenza, in cui, tra l'altro la scuola ha dimostrato grandi capacità di adattamento e non esaltarla come la scuola del terzo millennio. Ma per far questo occorrerebbe sapere di scuola e ho l'impressione che così non sia ai piani alti.

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  2. Chiedo scusa per gli errori, ma scrivo dal cellulare

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  3. Hogwarts, come forse Dolcezze sa perché la sua presenza è stata dedicata (forzatamente, visto il tipo di competenze) alle scuole superiori ci ha mandato questa settimana un questionario di tal forma, per sapere se chi tra noi docenti si era giovata del contributo didattico dell'iniziativa "Hogwarts va a scuola" era contento o scontento, e come, e quando, e quanto, e che cosa volevamo tenere e che cosa migliorare. Erano, appunto, una trentina di domande, con la brava finestra aperta di "altro" per dettagliare eventuali suggerimenti. L'ho compilato il pomeriggio del mio trasloco, e senza che l'esperienza abbia lasciato in me la sensazione di avere dovuto impiegare chissà quanto tempo di vita.
    Il MI doveva prevederlo, e farlo, ma qui il sospetto che non sia stato fatto proprio per evitare che gli ululati alla luna fossero statisticamente posti nero su bianco è piuttosto forte. Rientra pienamente nel modus operandi del nostro ministro.

    A me l'esperienza ha lasciato un notevole ingorgo di parole che ho trasposto in un altro articolo sul rientro che, se vuoi, ti posso mandare come al solito in privato.

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  4. @ Dolcezze:
    Ma infatti il questionario non andrebbe fatto per dirci che siamo stati bravi o simili, ma per semplice uso interno: quali zone non hanno un buon collegamento, quali ordini di scuola hanno funzionato meglio o meno peggio, quanto tempo ci hanno messo le scuole a partire... cose così. È molto comprensibile che per le primarie (e non parliamo delle materne) le cose siano andate poco e male, ma anche questo può essere utile a sapere. Che a nessuno negli alti livelli interessi sapere cosa è successo davvero è un segnakle prevedibile ma inquietante, perché la scuola è un mondo in divenire e conoscere e contare le criticità è sempre utile, anche solo per sedere sul bordo della strada a piangere (ma poi alzarsi e vedere se si può rimediare in qualche modo).
    Anche il fatto dell'orario, poniamo. Da noi è stato dimezzato, qualcuno (inteso come scuola) ha tenuto quasi tutto l'orario normale, qualcuno si è limitato a sporadiche comparsate, qualcuno ha lasciato spazio alla libera iniziativa - e tutto questo è stato possibile perché non ci è arrivata l'ombra di istruzioni, direttive, linee guida o come le vogliamo chiamare. Tracciare un bilancio fa sempre bene, anche se è negativo - e qui il campionario è talmente vasto che per qualcuno negativo non è, per forza di cose. E allora quel qualcuno non ha diritto di compiacersi qualora vedesse che ha fatto meglio della media?
    Di sicuro, per farne la scuola del Terzo Millennio, ci vorrebbe un po' di organizzazione. Ma ci vorrebbe anche e soprattutto per farne una toppa che in qualche disgraziatissimo caso potrebbe essere auspicabile, magari per tempi molto più brevi. Insomma, è normale che in questo caso ci si sia arrangiati, MA se il caso dovesse ripresentarsi sarebbe giusto aspettarsi un po' più di consapevolezza.
    Magari tra due anni ci arriverà un questionario dettagliatissimo dove ci chiederanno anche come ci siamo vestiti per fare lezioni, e che a quel punto sarà interessante soprattutto per gli storici e i documentalisti. Ma noi non stiamo lavorando per la storia, stiamo lavorando qui e ora. O almeno, ci proviamo.

    A proposito, mi dispiace per il commento mangiato (a volte succede, con blogspot) ma nel tuo commento attuale non mi sembra ci siano errori ^_^

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  5. @ la povna:
    Prendo volentieri l'ingorgo di parole, grazie ^_^ Sono molto interessata agli ingorghi di parole di chi vive fuori dal mio orticello.
    Il MIUR sta sbagliando perché gli ululati messi su carta ridimensionano sempre la situazione e la riportano nel mondo delle cose reali, mentre gli ululati immaginati sono più inquietanti. E poi, ripeto, era una situazione imprevista e nessuno era preparato, se anche viene fuori un disastro (ma non viene fuori solo quello, perché per qualcuno le cose hanno funzionato) si può vedere dove intervenire eccetera.
    Insomma, sarebbe utile se a qualcuno interessasse di fare qualcosa, lassù. Mica ricostruire il mondo, ho detto "fare qualcosa". Capisco la coda di paglia della ministra, capisco molto meno chi entra in politica e rifiuta di fare qualcosina quando gli si presenta l'occasione. Limite mio, senza dubbio, ma se vuoi mantenere una situazione senza intervenire puoi fare l'archivista storico, se diventi funzionario ti danno anche un bello stipendio (certo, devi studiare un po'. Anzi, un po' parecchio, ma dopo ti lasciano in pace. E lo stesso con tanti altri lavori. Ma se accetti di fare il ministro, è prevedibile che qualcuno si aspetti che tu faccia qualcosina).

    Dimenticavo: auguri per la casa nuova ^_^

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  6. Sono d'accordissimo su tutto. In particolare, condivido il fatto che un questionario aiuterebbe a uscire dal proprio orto (che è sempre tale ma a maggior ragione quando per due mesi su quattro di distanza sei chiuso in casa con la sola prospettiva delle tue finestre che guardano a nord est) e che darebbe risposte assai più variegate di quanto ci si aspetti.
    E poi, anche questo lo hai sottolineato, darebbe comunque risposte, di qualunque tipo, in forma ufficiale. Ma questa donna è proterva, e soprattutto (come del resto il suo predecessore) non è adatta a posizioni apicali. Oh, c'è un motivo per cui di solito è raro che il sottosegretario diventi ministro, perché fare il "vice" è un ruolo che richiede competenze totalmente diverse da quelle per fare il "capo". E non è affatto detto, anzi, che un buon vice (non sto dicendo che loro lo fossero) possa essere un altrettanto buon capo.
    Noi invece abbiamo messo per due volte l'ex sottosegretario del ministro. Il primo ha avuto se non altro la dignità di dimettersi appena ha capito che non sapeva fare il capo. Quest'altra, va beh...

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  7. Dimenticavo: mando al solito indirizzo (tuo). E grazie!

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  8. Il motivo per cui non ci si azzarda a proporre un questionario è per non ricevere le lamentele di genitori che, come la sottoscritta, hanno avuto figli alla primaria senza lezioni online o figli alle medie per i quali hanno dovuto pretendere dalla scuola le suddette lezioni, per sentirsi rispondere a più riprese dalla preside che le insegnanti non erano tenute a fare le lezioni online (che poi non c'è niente di più odioso di un lavoratore che ti specifica cosa non è tenuto a fare, ma si guarda bene dal dirti cosa è tenuto a fare).
    L'altro motivo per cui non ci saranno questionari è per evitare, in calce agli stessi, le imprecazioni di genitori e insegnanti contro la ministra e tutti i tecnici e funzionari del MIUR (si chiamerà ancora così? Boh), ma non sanno che noi gli improperi glieli abbiamo comunque rivolti inter nos.

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  9. @ Hermione:
    Un questionario on line può facilmente aggirare il rischio di insulti limitando i campi a testo libero, o non tenendone conto al momento di pubblicare le statistiche.
    Inoltre non è detto che i risultati sarebbero stati disastrosi, e quand'anche ci sono molti modi per ammorbidirli.
    No, il vero motivo per cui non l'hanno fatto è che hanno altro a cui pensare e non volevano prendere atto dei risultati per studiare i margini di miglioramento - per dirla in sintesi, non gli interessa.
    Quanto al fatto che gli insegnanti non sono tenuti a fare lezioni online è verissimo: il nostro contratto (che è scaduto da tempi immemorabili) non lo prevede, così come non prevede, poniamo, che possiamo fare lezioni su un razzo spaziale. Quindi non puoi costringere un insegnante a farle, credo, così come credo che non sia possibile impedirglielo. Anche su questo comunque il Ministero è rimasto assai silenzioso, e non ho notizia di insegnanti che si siano rifiutati anche se un sindacato minore ha provato a puntare su questo, non so con quali risultati. Per quanto ne so, gli insegnanti che conosco non si sono posti il problema; ma se dubito che a St. Mary Mead e circondario e province limitrofe e tra gli insegnanti in rete con cui ho contatti ci siano gli unici santi pronti a morire sul campo, va pur detto che conosco solo il mio orticello e un questionario permetterebbe di avere le idee più chiare in proposito. Nel tuo caso, per esempio, può perfino darsi che il problema, più che gli insegnanti, fossero i Dirigenti - e infatti il sindacato di cui parlo è principalmente un sindacato di Dirigenti Scolastici - a quanto ho capito, nemmeno presente ai tavoli delle trattative.

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