Non ho mai visto questo film. Tuttavia il titolo rende bene l'idea. |
Non eravamo affatto tranquilli. In particolare, io scrutavo continuamente il cielo che prometteva pioggia, diluvio e temporali, e spesso li manteneva anche.
Quando a un esame normale piove non è di solito un gran problema: tutti, esaminatori ed esaminandi, prendono l'ombrello per ripararsi dalla pioggia mentre vanno alla sede degli esami e questo è quanto. Anche se le condizioni delle scuole non sempre sono ottimali, normalmente dentro non ci piove.
Stavolta saremmo stati tutti al comodo nelle nostre casette, ma la linea... ah, la linea.
"Che succede se durante gli esami parte il collegamento?" chiedo preoccupata dopo il secondo mini black-out di pochi secondi mentre i fulmini saltellano allegramente per il contado fiorentino.
"Eh...." sospira la vicepreside "Speriamo che non succeda".
"Cos'ha detto la preside?".
"La preside dice poco, perché è a fare la maturità da tutt'altra parte".
Normalmente nel corso degli esami delle medie il Dirigente Scolastico della scuola non dice alcunché, in quanto è impegnato a sovrintendere agli esami in altra scuola - ma abbiamo naturalmente un Dirigente Scolastico di altra scuola che ci assiste o intralcia, a seconda dei casi e comunque offre un qualche tipo di soluzione ai nostri dubbi e alle nostre ambasce.
Stavolta però la nostra Preside è stata precettata per dirigere gli esami di maturità, e si suppone che sia assai impegnata, ma non è stata sostituita da alcunché. E non è che le circostanze dell'esame siano delle più ordinarie - tanto per cominciare perché stavolta l'Esame non è un esame, bensì Stanislao Moulinsky in uno dei suoi più riusciti travestimenti.
Il primo giorno comunque il mio collegamento è decoroso. In compenso Musica ha la telecamera rotta e un bellissimo fondale arancione, degno di un fervente seguace di Krishna. D'altra parte una delle alunne ha portato un percorso che include anche l'India, quindi è tutto molto congruo.
Uno ad uno arriviamo tutti, esaminatori ed esaminandi, e i colloqui vanno a incominciare.
Andromeda ci racconta del suo percorso interstellare, raccontandoci quanto le stelle sono sempre state importanti per lei. Mentre ci spiega che nei momenti più difficili sin da piccola ha sempre trovato conforto nel contemplare la volta stellare si commuove ma continua a parlare. Più volte le lacrime affiorano, ma il percorso è brillantemente esposto. Alla fine Fisica le fa i complimenti e attacca una tirata spiegando che le sue lacrime non sono segno di debolezza bensì di forza. A quel punto Andromeda si scioglie vieppiù in lacrime.
In cuor mio dissento: da brava dama hejan, ritengo che le lacrime non siano segno né di forza né di debolezza, solo di profonda sensibilità e di raffinato sentire e non mi sembra il caso di insisterci sopra, ma me ne sto zitta e buona.
Il secondo colloquio è abbastanza balordo, ma la cosa rientrava nelle previsioni. Nessuno piange se non per il sollievo quando arriva la fine.
Al terzo Ippolita ci spiega il profondo affetto che da sempre la lega ai cavalli, e di nuovo si sfiorano le lacrime. Stavolta però ricorriamo tutti alla tecnica dello struzzo e facciamo finta di niente.
Ecco, a volte succede anche agli esami dal vivo che qualcuno pianga, ma di solito rimediamo con l'offerta di un kleenex e di un bicchiere d'acqua e qualche pacca sulla spalla. In rete non si può.
D'altra parte non è mica tanto comune che qualcuno pianga all'esame. La tensione, d'accordo, ma di solito arrivano tutti ben armati e vanno via trionfanti...
Quando però si mette a piangere anche Ifigenia finalmente comprendo.
"Va tutto bene" la rassicuro "Tutto questo succede perché non avete avuto l'ultimo giorno di scuola".
"Eh?" chiedono i colleghi perplessi mentre Ifigenia si asciuga gli occhi.
"Questi poveri ragazzi non hanno avuto il rituale dell'ultimo giorno, quando tutti si sciolgono in lacrime" spiego compunta "Quindi stanno facendo in contemporanea l'addio alla scuola e l'esame".
Dai microfoni arrivano vari "È vero" "Giusto" "Ecco che cos'era". Ifigenia finisce per mettersi a ridere.
"Benissimo. Chi vuol piangere pianga, va benissimo così" stabilisce Arte.
In un lago di lacrime l'Esame che non è un esame prosegue e la giornata arriva al suo giusto compimento.
Il giorno dopo però nessuno piange.
Tutte anime dure e insensibili?
Non proprio. Ma piove a dirotto e dire che il collegamento fa pena è fargli un complimento.
Non il mio: a Lungacque il tempo è bello e la mia connessione non crea problema alcuno.
Ma oh, quella degli altri, in particolare gli alunni!
Davvero non è il caso di definirli "colloqui". Al massimo "Tentativi malriusciti di".
Musica va e viene peggio di uno spirito in pena, gli alunni sembrano immersi nell'acqua o parlare dall'oltretomba. Disastro su tutta la linea, letteralmente - o meglio, disastro di tutta la linea.
Più che colloqui, sono stati atti simbolici di fede.
"Beh, non sarebbero stati comunque un granché" prova a consolarsi Matematica.
"Diciamo che è il pensiero che conta".
Nemmeno la possibilità di fargli un saluto decente, alla fine di un triennio.
Ma è inutile piangere sull'esame versato (che per fortuna non è un vero esame).
In assenza di colloqui valutiamo i non-colloqui e l'esame che non è un esame e chiudiamo la seduta con quaranta minuti di anticipo, al grido di "Prima finisce quest'anno di merda e meglio è".
L'Esame che non è un esame è finito, evviva l'esame.
Io le ultime parole di questo post me le faccio tatuare: prima finisce questo anno di merda meglio è!
RispondiEliminaSono andata a recuperare il Kane Arri e Ti aspetta bel nostro cinemino d'essay.
Un abbraccio
zzzzanza
Trovo che hai comunque visto anche le cose belle, come la sensibilità e l'empatia, che molti hanno ancora. Alla fine... è andata meno peggio di quanto avevi previsto, di' la verità! :-D
RispondiEliminaUna volta nella vita si puo' fare :-) Sperando che sia una...
www.wolfghost.com
@ Fatevi i Gatti Vostri versione Zanza:
RispondiEliminaSono in tanti che meditano un tatuaggio di questo tipo.
Non io, che tutto sommato non me la sono passata male (Azzolina a parte, e sono sicura che questa estate ci combinerà di tutto e di più)
@ Wolfghost:
Appunto. Funziona un po' come il Capodanno a Madison Square Garden, di cui si dice che una volta nella vita va fatto, e anche che una volta è più che sufficiente :)
Certo, raccontarlo ai nipotini sarà divertente. Forse.
Mio figlio ha fatto quello di maturità, come forse hai visto "di là". Lo sfottevo dicendo che in realtà non era una vera maturità, ma in realtà mica sono più così convinto che siano stati agevolati. Vediamo domani i voti!
RispondiElimina@ Romolo:
RispondiEliminaNemmeno io sono molto convinta che sia stato più facile così. Anche perchè mi sembra di aver capito che ne usciva fuori una firmula piuttosto complessa, quando me l'han descritta mi sono venute in mente quelle gare a ostacoli delle fiabe: "entra senza svegliare le sentinelle, prendi sette perle dallo scrigno centrale, strappa una penna dall'uccellino d'oro e bruciala, versa la cenere della penna sopra il cane da guardia che sinaddormenterà..." - una roba così.
Comunque ormai è andata, e un giorno, quando tutti ricorderanno l'esame di maturità, potrà dire "Io sono dell'anno del Covid" e il suo sarà un racconto diverso dagli altri 😓
Il tuo post strappa un sorriso per il modo di raccontare, ma suscita anche qualche punta di amarezza. Sostenni l'esame delle medie circa 40 anni fa e fu motivo di studio intenso. La prof. di storia e geografia era una patita del Risorgimento.E ti ho detto tutto.
RispondiEliminaPer i ragazzi delle quinte è stata dura, perché le diverse fasi dell'esame li hanno costretti a studiare intensamente e ho gongolato leggendo le richieste di chiarimento da parte dei miei alunni su questo o quel passo di letteratura. Tra l'altro io non ho fatto esami ope legis, quindi si son misurati con un'altra collega...tosta.
Mel
@ Mel:
RispondiEliminaDunque confermi la teoria di Romolo: a conti fatti tanto facile non era, e comunque non una sinecura.
Comunque immagino che saranno sopravvissuti tutti, nonostante la collega tosta (o magari anche grazie a lei, chissà)
E a ben guardare non era tanto facile nemmeno il nostro, anche perché i ragazzi han dovuto fare tutto a rotta di collo.
L'importante è esserne usciti fuori vivi, tutti quanti. Non è stato un anno facile, né per noi né per loro.