venerdì 29 maggio 2020
Portami il diario. La mia scuola e altri disastri - Valentina Petri
Quando aprii il blog eravamo un bel gruppetto di insegnanti, soprattutto delle medie, in gran parte di Lettere, che ci rimbalzavamo racconti, esperienze e commenti. I miei punti di riferimento erano LaProf, da qualche anno scomparsa senza lasciare recapito, La Noisette, riaffacciata da poco in occasione della malefica Didattica a Distanza e Milady.
Milady teneva un salotto, ora scomparso dalla rete ma di cui si trova ancora traccia navigando con ostinazione. Raccontava un precariato abbastanza avventuroso e classi abbastanza feroci. Dal mio tranquillo paesello di campagna seguivo con grande interesse le sue avventure, intervallate da spassose trame di opere liriche e spiccioli di vita quotidiana: era una Milady di frequentazioni d'artagnane e suo marito, ovviamente, si chiamava Athos.
Poi anche Milady (come La Noisette) dirazzò e passò alle superiori, nel complesso e faticoso mondo degli istituti tecnici, dove l'insegnante di Lettere deve guadagnarsi la vita e soprattutto l'attenzione delle classi frusto a frusto, senza che niente le sia garantito per contratto. Continuò ad allietarci con i suoi racconti ed era chiaro che in mezzo a quella bolgia ci stava come un topo nel formaggio.
Poi un bel giorno migrò su Facebook, lasciandoci il recapito (che è tuttora sul mio blogroll, colonna a destra, se voleste servirvi).
Misi subito il Like di rigore e continuai così a seguire le sue avventure scolastiche, dalle quali ahimé Athos era scomparso, così come l'Erede, ovvero la graziosa fanciullina nata da sì letterario connubio: e non c'erano più nemmeno le opere liriche, anche se sembra che adesso la signora stia seriamente pensando di aprire una rubrica a loro dedicata.
Su Facebook la non più Milady, ormai Portami il diario fece un salto non tanto di qualità (che era già altissima) bensì di pubblico, e da blogger di nicchia - una nicchia ben nutrita, comunque - passò, in crescita esponenziale, a contare i lettori in decine di migliaia. Così a qualcuno che lavorava a Il Fatto Quotidiano venne in mente di contattarla e adesso l'ex-Milady tiene una brillante rubrica dedicata alla scuola, che si contraddistingue per la vivacità e la pertinenza dei suoi articoli e per la balordaggine assoluta dei commenti che raccoglie (e per una volta Facebook batte la carta stampata 30 a 0, perché lì i commenti sono molto sennati oltre che divertiti).
Poco dopo Portami il diario venne contattata anche da qualcuno che lavorava alla Rizzoli e furono presi accordi per un romanzo. Che cosa mai poteva andare storto?
Nel romanzo niente, certo; ma questo è un anno, come dire, con caratteristiche molto particolari; e così il primo romanzo di Portami il diario (che nel frattempo aveva ripreso la sua legittima identità di Valentina Petri) sarebbe dovuto uscire in quel di Marzo ed essere presentato al pubblico in librerie ed eventi vari ma l'uscita è stata rimandata di due mesi causa totale chiusura delle librerie e blocco delle rotative, ed è stato pubblicizzato con una serie di Presentazioni a Distanza rigorosamente prive di contatto umano*. Nonostante questo le vendite non devono essere andate malissimo, perché a una settimana dall'uscita era già in ristampa.
Un sospetto in merito mi era già venuto quando avevo chiamato in libreria al secondo giorno dall'uscita per chiedere che me lo procurassero.
"Ce l'abbiamo, puoi venirlo subito a prendere" aveva detto la libraia festosa "Vado a mettertelo da parte".
È poi tornata spiegando che ce l'avevano, sì, ma poi lo avevano anche venduto e quindi non lo avevano più e dovevo ripassare a settimana nuova quando ne avrebbero ricevuto nuove copie.
Così ho fatto, e adesso mi accingo a dare il mio minuscolo contributo per incrementare le vendite della ristampa presentandolo al Venerdì del Libro di Homemademamma - vendite che, nonostante il mio apporto, sembrano comunque destinate ad andare piuttosto bene.
Il libro costa 18.00 euro, un prezzo tutto sommato accettabile per 400 e passa pagine discretamente fitte. Sulla copertina sorvolo pietosamente, ma so che a qualcuno è piaciuta - e naturalmente richiama le copertine del Diario di una schiappa.
Personalmente la trovo angosciosa - al contrario del libro che è molto solare.
La Rizzoli però poteva ben degnarsi di mettere un indice, in cambio di diciotto euro, visto che il romanzo è diviso in capitoletti, molti e numerati, ognuno con il suo bravo titolo, e spartito per mesi.
Perché un romanzo ambientato a scuola nel corso di un anno scolastico, chiaramente, va diviso per mesi. Come potrebbe essere altrimenti?
Quanto alla trama, si racconta in fretta. Il libro è ambientato a scuola e parla di scuola, la protagonista è una giovane insegnante che racconta il suo primo anno in un tumultuoso istituto tecnico e che stabilisce con le sue varie classi un rapporto tutto sommato positivo dove la sindrome di Stoccolma gioca un bel ruolo. Parte dell'intreccio è dedicato anche alla rappresentazione di uno Shakespeare assai alternativo: no, non un dramma di Shakespeare, bensì tre storie di Shakespeare frullate insieme fino a tirarne fuori un lieto fine. Il copione della commedia è poi fornito in una sorta di appendice e già da solo vale il prezzo del libro; giusto per dire che non è un obbligo mettere sempre in scena i Promessi Sposi, si può anche cercare qualcos'altro.
La non-storia è scritta nel classico stile di Milady, con un particolarissimo miscuglio di ironia e di realismo che ha sempre goduto di gran successo tra i suoi lettori e che personalmente mi ricorda un po' Pratchett (che per me è un grandissimo complimento, ma immagino che non significhi molto per chi non ha mai letto Pratchett).
La protagonista però non è l'insegnante, che racconta in prima persona quel che vede, e non sono nemmeno i ragazzi, quella meravigliosa schiera di pestiferi alunni uno più adorabile dell'altro, e che sono fotografati e riprodotti su lastra d'argento con una rara capacità nonché dotati di soprannomi altamente descrittivi quanto indimenticabili (ce li ricordiamo tutti, credo, i leggendari soprannomi di Milady. Molti blogger han tentato di imitarli, di solito con risultati su cui è cortese sorvolare. Davvero, dare un soprannome ad un alunno è un serio affare, non un passatempo per bagnanti oziosi).
La protagonista è la Scuola, ed è per questo che il romanzo è adorabile e può essere letto tutto di fila, o a ritroso, o a spizzichi e carotaggi o come accidente vi pare: perché la Scuola è sempre sé stessa, sempre immutabile e sempre in continuo cambiamento e cresce e muta aspetto ad ogni istante, come quelle figure mitologiche che danzano e sotto i loro piedi nasce e rinasce il mondo.
Esistono molti romanzi ambientati a scuola, per ragazzi e per adulti. Ce ne sono di didascalici, di avventurosi, di saccenti, di boriosi, di missionari. Quelli per ragazzi talvolta possono essere molto buoni**. Quelli per adulti di solito suonano falsi come la proverbiale moneta da tre euro perché sono molto preoccupati di dare un senso e di trasmettere un messaggio. La scuola è buona o cattiva? È repressiva o maestra di vita? Gli adulti sanno porsi come modelli o sono in realtà più cattivi degli scolari? Ma soprattutto, qual è il modo giusto di portare avanti il discorso?
Tutto ciò non ha il minimo senso nel momento in cui un essere umano di questa terra si pone in veste di docente davanti a un gruppo di altri esseri umani di questa terra, più giovani, radunati in un gruppo che per convenzione si chiama "classe" ma è in realtà una creatura vivente che contiene in sé molto più che la somma dei suoi componenti.
La società (il Potere, se preferiamo chiamarlo così) stabilisce che gli adulti abbiano determinate funzioni e insegnino una determinata quantità di cose (non sempre e soltanto nozioni, "cose" di vario tipo: metodi di lavoro, tecniche, criteri di giudizio); a questo scopo si elaborano infinite quantità di regole e linee guida e modalità, cercando di aggiornarle e migliorarle in continuazione, e si cerca di insegnarle agli insegnanti (che di solito scalpitano perché gli sembrano per lo più grandissime cazzate).
Poi, le cose vanno come gli pare. La scuola è una centrale atomica in continua ebollizione. La scuola è un processo alchemico di perenne trasformazione che a volte produce piombo, a volte oro, a volte quegli strani composti chimici che non sono né piombo né oro ma sono utilissimi per cose del tutto imprevedibili e che devono ancora essere inventate. La scuola va come gli pare, perché si tratta di qualcosa che è composto da esseri umani, ognuno dei quali funziona a modo suo; e questo vale sia per gli alunni che per gli insegnanti (ma sarebbe il caso di ricordare che il processo riguarda anche molti custodi e perfino qualche preside).
Siamo piene di storie in cui intrepidi e carismatici insegnanti affrontano con consumata abilità classi turbolente e intrattabili, instradandole sulla retta via, e risvegliano classi addormentate dalla noia riportandole a nuova vita; e parimenti abbondiamo di storie dove impavidi alunni affrontano valorosamente insegnanti crudeli sconfiggendoli lealmente e talvolta eroicamente oppure infondono nuova linfa ed entusiasmo in insegnanti disillusi e abbrutiti. Tutto ciò è molto gratificante da leggere o da veder raccontato su pellicola ma la scuola è un meccanismo molto più complicato di così - più un posto dove le pecore vanno rassomigliando ai pastori e i pastori alle pecore, per citare Barbalbero, in una continua interazione che non si sa mai dove va a finire e che a volte cambia direzione senza un apparente perché - anche se, naturalmente, un perché c'è sempre.
Valentina Petri ha scelto di raccontare quella scuola, perché è l'unica che conosce e che le sembra valga la pena di raccontare. Non ci sono ragazzi sbagliati da redimere, campioni da esaltare o modelli sociali da discutere, solo un vasto campionario di umanità a tratti decisamente incomprensibile e di cui è difficile capire l'esito a meno che tu non sia Dio nel suo massimo fulgore. Ma in quelle quattrocento e passa c'è la scuola vera, in tutta la sua disperante imprevedibilità e nella sua imprevedibile capacità di farsi male e guarirsi da sola.
In quelle pagine dove l'insegnante annusa la classe entrando e sa giù se potrà o non potrà fare la lezione che ha progettato, magari con qualche aggiustamento, o dovrà giocare carte completamente diverse; dove la classe ha reagito di malagrazia a una qualche proposta apparentemente allettante, e dopo averci sputato su per giorni e giorni conclude svolgendo un impeccabile lavoro; dove i Preziosi Insegnamenti scivolano giù dal lavandino senza lasciar traccia e altri - probabilmente altrettanto Preziosi ma serviti per caso, sbadatamente o senza un perché (anche se naturalmente, un perché c'è sempre) sortiscono effetti del tutto insperati, dove qualcosa produce frutti completamente diversi da quelli previsti, o dove un alunno lascia scivolare una frasetta casuale che fa capire all'insegnante che sta sbagliando tutto e che probabilmente avrebbe fatto meglio a non essere mai nato; dove seguiamo gli sviluppi di quelle bellissime iniziative avviate nel plauso corale, organizzate con ogni cura e dove circostanze impreviste conducono a disastri epocali (e lì davvero a volte non c'è un perché, solo una grandissima sfiga che come è risaputo ci vede benissimo); dove assistiamo a improvvise gratificazioni piovute assolutamente dal cielo senza un perché (e non starò a ripetere che naturalmente un perché c'è sempre, ma vai a capire qual è) - ecco, quelle pagine (più di quattrocento, insisto) sono scuola, nella sua più pura e incomprensibile realtà.
In conclusione, si tratta di un libro altamente consigliato a chi lavora nella scuola, a chi la frequenta, a chi con la scuola ha avuto a che fare almeno qualche volta nella sua vita ma anche a chi della scuola se ne frega nel più completo, totale e assoluto dei modi: un libro dove c'è molto da imparare ma anche parecchio da divertirsi.
Un libro, ahimé, che sarebbe stato davvero adatto ad essere letto nel corso della lunga e cupa quarantena appena passata. Ma funziona bene anche così.
Funziona bene comunque perché ci ricorda che il mondo è in continua costruzione e vivendo c'è sempre molto da imparare, a tutte le età.
*ne trovate in abbondanza a semplice ricerca, comunque sono tutte segnalate nella pagina di Facebook. Io non ho ancora avuto tempo di guardarne nemmeno mezza, ma conto di recuperare qualcosa nel ponte prossimo venturo, dove almeno la pianteranno di fissarmi riunioni e prescrutini.
** poniamo, quelli di Harry Potter, ma ce ne sono anche altri.
Boiadé me la ricordo. Al momento diciotteuri mi pesano, ancora un m'è arrivato niente dell' aiuti di stato ma se rimediassi varcosina lo leggerei abbastanza volentieri.
RispondiEliminaGrazie dell' auguri, hai bruciato tutti in tempismo e Balena ha detto che lo hai fatto pellui.
Come si va col virusse a Firenze? Dovrei andà a prende dei quadri di Teo Russo a Sesto ma mi fido poco.
Un abbraccio e Bon uik ende
Dante
Dante, se tu mi mandassi in privato l'indirizzo o una qualche forma di recapito sarei davvero felice di omaggiarvene - soprattutto, mi piacerebbe tantissimo mandarlo a Holly come regalino da convalescenza, dopo tutto quello che avete fatto voi per allietare la mia.
RispondiEliminaMa nel caso, drammaticamente probabile, che tu rifiuti sdegnosamente l'offerta gentile di un cuore sincero* ti ricordo che a Venezia avete un eccellente sistema di biblioteche pubbliche (se pur sottoposte a restrizioni a causa dell'epidemia ancora in corso) e con un po' di pazienza dovreste riuscire a procurarvelo.
Con l'epidemia a Firenze ce la passiamo piuttosto bene, nel senso che ormai abbiamo dei numeri bassissimi. Ma la zona di Sesto, che va verso Prato, è rimasta quasi pulita nonostante catastrofiche previsioni legate al notevole numero di presenze cinesi. Insomma, andare verso Sesto o andare in Molise è quasi la stessa cosa ^_^
Ed è vero che l'ho fatto per Balena, che amo tantissimo; e un pochino anche perché a quell'ora sono spesso in rete visto che ormai mi sveglio deplorevolmente presto.
*più patetica e supplichevole di così non credo sia possibile farla, ma ti ricordo che c'è una scuola di pensiero orientale che sostiene che è chi dà che dovrebbe ringraziare, e personalmente ne sono convintissima. Insomma, sarebbe un favore che voi fareste a me.
Meglio che non mi esprima perché le mie posizioni in merito all’argomento del libro sono note.
RispondiEliminaPerò si vede dalla tua recensione quanto ami la scuola, almeno quanto io la odio - no, non ci riesco ancora a non esprimermi.
Leggere una tale intensità innamorata nelle parole di qualcuno emoziona sempre.
Correggerei una sola cosa: il modello sociale la scuola lo propone, lo impone e lo pratica, eccome se lo pratica. (E pure gli insegnanti, anche se non lo scrivono nei loro libri.)
Se mezzo secolo fa hanno preso la parola gli studenti, uscendo dalla goliardia per rimetterlo in discussione, ridendo dell’incarnazione (Eco), al culmine di anni che avevano permesso di uscire dalla miseria in cui presto abbiamo cominciato ad essere ributtati, è stato per questo.
E mi piacerebbe per una volta leggere un libro in cui fossero loro a scrivere dalla loro prospettiva, ma fuori dall’amarcord che pervade testi troppo memorialistici e ombelicali per uno sguardo sociale, appunto.
Fuori dalla scuola di gregge.
Pensa le coincidenze....Amazon me lo segnalava qualche giorno fa tra le letture che potrebbero interessarmi! Mi aveva colpito la copertina, anche se non mi era piaciuta. Toccherà leggerlo!
RispondiEliminaIo l'ho letto in ebook, dove un "Sommario" finale c'è. E posso rispondere a domande sul medesimo in messaggio mail, qualora vi fossero necessità. Trovo che la raccolta di testi del libro di Milady, che era bravissima come Milady e lo resta come Portami il diario (io come Milady la conobbi tardi perché il suo primo blog era privato), sia molto bella, quanto lo erano i post dai quali molti capitoli del libro sono presi. Ed è questa l'unica osservazione che faccio: non è un romanzo, anche se credo che Valentina sia consapevole di questo (immagino che ci siano state delle richieste editoriali). E' una raccolta di testi cui stato sovrapposto un minimo di teleologia, ma la cui caratteristica è di essere assolutamente separabili, uniti solo dal suo sguardo particolare sulla scuola e (dunque) sulla società. Che è uno sguardo politico, e/o da operetta morale, non narrativo, al limite da piccolo racconto filosofico, ma ciascuno concluso, nel suo capitolo. E penso che la scuola avrebbe un enorme bisogno di essere rappresentata anche da quel genere lì più che da una fiction derivata dall'online.
RispondiEliminaQuesto non cambia la qualità della sua scrittura, e soprattutto appunto del suo sguardo, e della sua militanza. Però, specie per chi la sua pagina la segue da tempo, non vi è un'opera nuova nel vero senso della parola.
Ti rispondo io (Dani) perché lo zio Dante oggi, nonostante i nostri tentativi di dissuasione, è voluto andare a fare dei lavori al camper che se sta parcheggiato a poche centinaia di metri dall' acqua ma nella zona di Malcontenta tornerà a sera, se ritorna. Grazie per la gentilissima proposta di dono che lo zio non credo avrebbe accettato considerato anche come gliela avevi servita. E' accaduto però che lui abbia commentato con me quanto scrivevi su quel libro e io mi sono data da fare per procurarglielo in e book. Così già da ieri era sul mio desktop. Un doppione sarebbe inutile. Fai però conto che sia stato accettato, quello che conta è il cuore. Se poi in futuro ti dovesse capitare qualche ebook particolarmente interessante puoi mandarcelo via email, mi prevvisi con un messaggio e in caso ti dico in quale parte del tuo pc va a finire se si trattasse di una di quelle edizioni tipo kindle o altri che pretendono di farla da padroni sui nostri computers.
RispondiEliminaTi auguro una buona Domenica
Dani
Scusami ho scritto "non credo avrebbe accettato" volevo scrivere "non credo avrebbe rifiutato"
RispondiEliminauso il cellulare per scrivere e mi incasino
Dani
Io ancora non sono riuscita a procurarmelo. In questo periodo convulso non ho tempo per fare nulla...
RispondiElimina@ Pellegrina
RispondiEliminaEh, il modello sociale... ma ti sarai ben accorta che al momento di modelli sociali ne convivono, non sempre in modo pacifico, almeno una mezza dozzina - non solo tra gli alunni, ma anche tra gli insegnanti, che son pur sempre creature di questo mondo. Quindi è del tutto improbabile che La Scuola in generale ne proponga uno, al massimo qualche scuola piuttosto piccola e singolarmente affiatata ne ha uno dominante, ma sono casi rari. Quindi "la scuola di gregge" è una roba che non esiste nemmeno nei licei classici bene delle piccole città, e il libro di Milady lo dimostra abbastanza bene pur soffermandosi su una singola realtà relativamente circoscritta che è quella di un professionale multindirizzo dell'unica provincia dove lei ha insegnato, quella di Vercelli - e in effetti credo che ne troveresti interessante la lettura perché compone davanti agli occhi un puzzle davvero variegato sia per docenti che per alunni sia per meccaniche di classe.
Certo, qualsiasi insegnante ne potrebbe comporre uno equivalente, spesso con una carica di empatia non dissimile, che disegni una realtà anche molto diversa - lei però lo ha effettivamente scritto, e anche bene.
Quanto ai libri scritti sulla scuola scritti dal punto di vista degli alunni ce ne sono parecchi, qualcuno anche scritto proprio dagli alunni o da ex alunni di fresca data, talvolta proprio come esercizio di scuola (un classico caso di serpente che si morde la coda). Qualcuno anche piuttosto famoso. E uno l'ho anche presentato su questo diario: Terza Liceo, di Marcella Olshki - che lei sì ha avuto parecchio da lamentarsi sul modello sociale (e razziale!) imposto nelle scuole e sui soprusi che un alunno poteva subire - in libreria non si trova più ma in biblioteca sì, e volendo ci ho anche il formato liquido elargitomi dalla gentilissima Povna.
@ Dani (che non leggerà):
A quanto ho visto Dante è ritornato, nemmeno troppo male in salute, e sono contenta di aver QUASI raggiunto il mio scopo, ma ancor più contenta che abbiate ripiegato sul formato liquido, che è tanto comodo e non prende posto.
Quanto agli ebook particolari da spedirvi... La mia cartella di ebook comprende esclusivamente i vostri, più qualche cosa di gratuito scaricato legalissimamente in rete; e infatti, come sapete, son sempre lì a pescare!
@ Dolcezze: non me ne parlare! Anch'io mi ero ripromessa di prenotarlo per tempo e poi il 19 è arrivato e non avevo ancora trovato il tempo di telefonare in libreria.
Oggi però è un giorno felice: ho preparato tutti i voti per lo scrutinio e mi restano da correggere solo quegli ultimi compiti che devono ancora essere consegnati ma che credo saranno piuttosto rapidi.
Insomma, non ho altro da fare che cazzeggiare beatamente sul computer, leggere per i fatti miei (e stirare, ma credo che rimanderò). In compenso domani mi aspettano due prescrutini, un giro di competenze, un po' di elaborati da leggere, un PEI e perfino una lezioncina: che sarà molto breve, l'ho giurato.
@ la Povna
RispondiElimina(Grazie dell'offerta, ma non so se mi conviene accettare - magari mi faccio l'indice a mano e lo infilo nel libro, anche se ODIO avere fogli sparsi nei libri, e sarebbe la stessa che avere un file online da stampare e poi accludere nel libro. Però francamente, dopo quel che mi è successo con i racconti della LeGuin, comincio a domandarmi se l'editoria elettronica è stata poi questo grande affare per il lettore, se gli editori continuano a stampare a cazzo di cane senza nemmeno dare uno sguardo distratto al lavoro complessivo prima di mandarlo a rilegare).
Chiaro che il romanzo di Milady fa parte di quella categoria di non-romanzi - tipo Cranford, per dirne uno neanche recentissimo - fatto da pezzi staccati ricuciti con un po' di garbo. Per i vecchi lettori non c'è molto di nuovo - anche se io, che faccio abbastanza fatica a seguire i post lunghi su Facebook (mentre i post anche lunghissimi sui blog non mi hanno mai infastidito) "Portami il diario" non lo seguo troppo regolarmente e di nuovo ci ho trovato parecchio.
I fatti, e soprattutto le vendite, ci diranno se e come la cosa avrà un suo seguito.
Però è un libro che non c'era. Siamo pieni di libri, anche di narrativa, sulla scuola - e di film, e di sceneggiati, non tutti proprio imperdibili anche per noi addetti ai lavori; e quelli scritti da insegnanti allo scopo di "mostrare la scuola com'è" di solito sono delle palle colossali, forse perché sono libri a tesi che cercano di dimostrare come la scuola DOVREBBE essere - un compito che mi sembra piuttosto ingrato, anche perché all'interno di tutte le riforme più o meno cinofalliche che vengono regolarmente avviate e che a volte non cambiano granché, la scuola ha comunque una vita propria che non segue le regole in quanto è composta principalmente da esseri umani che vanno ognuno per la sua strada, primi fra tutti gli allievi ma non solo. Ed è a questa parte, immutabile e in continuo, eterno cambiamento, che il libro è dedicato.
Infilare una vera trama in un romanzo dedicato alla scuola, per quanto ne so, funziona solo se il romanzo è visto dal punto di vista degli alunni, e allora finisce per occuparsi soprattutto di altre cose. Una delle poche eccezioni che conosco è L'Ordine della Fenice, ma anche quello (che tra l'altro parla anche di molte altre cose) più che un romanzo è il capitolo di una storia più grande, dove buona parte dei personaggi ha giù una sua storia in proprio nota al lettore.
Certo, sarebbe interessante vedere se poi Milady intende proseguire in questa direzione e provare a sviluppare una trama vera, più o meno scolastica. Per quello, c'è solo da aspettare ^_^
Io vorrei invece che proseguisse la vena politica pubblicistica in stile narrativo, perché sul fatto che questo libro non ci fosse non sono così sicura. Sono molto d'accordo se tutto quello che tu dici di lode e anche novità e modo lo applichiamo al suo sguardo, sulla scuola, ma continuo a pensare che come romanzo (sottotitolo del libro) non abbia il passo giusto, non sia proprio narrativo, non sia fiction. Non è un caso che appunto i racconti filosofici abbiano un aspetto di racconto senza farsi finzione. E delle volte penso invece che, a proposito di trama e di scuola, tutto sommato molto lo possa ancora dire Mastronardi oggi come allora. E, ripeto, non sto affatto sminuendo le qualità dell'autrice, che sono notevolissime, ma credo che editorialmente non abbia trovato la sua collocazione migliore.
RispondiEliminaSenza dubbio un "romanzo" sui generis, su questo non si discute. Fermo restando che io su generi, distinzioni di categorie e letteratura in generale non ho opinioni e mi spalmo senza problemi su quelle degli altri o mi defilo 😊
RispondiEliminaL' ho terminato ieri, in ebook. Lo zio confessa d'essere solo a pag. 60. Direi che le idee ci sono...Non conosco bene l' autrice né il suo blog quindi mi baso solo su questo romanzo(?). Non posso dire che si legga tutto d' un fiato e quoto la povna per quanto afferma in merito allo stile narrativo, forse per questo lo zio va piano. In tutta sincerità credo che su temi simili Tu o Martinelli avreste fatto di meglio, quantomeno a livello di scrittura che, a livello narrativo, non è sufficiente sia corretta ma necessita anche del "graffio", tanto per dirla in termini da gattari.
RispondiEliminaLa guida gal che hai chiesto è in cineteca e vedrò di trovarla anche come libro per la biblio.
Spero che la tua mail sia ancora murachan...ecc. lì ho inviato la tesserina poco fa. Avevo archiviato la tua email in rubrica ma non so se è attuale perché zio Dante intorno al pc è peggio della grandine sulle fragole e mia sorella "ghe dà na man".
Buona Giornata
Bobby
@ Bobby:
RispondiEliminaNon so, davvero, se avrei fatto meglio. Io lavoro in modo diverso - nel senso che parlo di scuola in modo diverso, anche se dove sta la differenza non lo saprei nemmeno dire con precisione. Come tutte le cose di questo mondo, il libro può piacere, non piacere o piaciucchiare - ma quel che mi sento di dire è che è davvero una descrizione della scuola dei nostri tempi, e anche della Scuola in astratto e in generale. Poi, certo, ognuno ha la sua scuola e la racconta a modo suo. Posso dire però che, in qualità di addetta ai lavori, nei quattro giorni in cui me lo sono spolpato era un bel conforto la sera andare a letto sapendo che c'era quel libro ad aspettarmi sul comodino. Che poi non sia il più grande capolavoro del secolo ci può anche stare, ma un sacco di roba molto rispettabile non lo è.
Grazie per la Guida Galattica, metterla nella Biblioteca di Esserino anche come libro (o, già che ci siamo, come trilogia) mi sembra una ottima idea ^_^