lunedì 18 maggio 2020

L'insegnante stupefacente (come rovinarsi la reputazione)

Ci sono molti tipi di cannabis. Questi sono solo i più conosciuti
Come ho già avuto modo di raccontare, le mie esperienze in fatto di droga sono ben poche, e la più importante è stata tutt'altro che volontaria. Quest'anno ho avuto però occasione di ampliare molto le mie conoscenze sulla cocaina e la cannabis, a causa del mio lavoro - ma in questo caso non si può proprio dire che l'abbia fatto involontariamente: anzi, a spingermi a ciò è stato solo il mio allucinante senso del dovere.

Di solito dedico la prima parte dell'anno ad Asia e Africa: continenti assai robusti, che richiedono molte energie e di cui gli alunni sanno abbastanza poco, quindi adatti ad un quadrimestre dove le forze sono ancora fresche e le interruzioni dovute alle gite abbastanza scarse. Quest'anno però la mia Terza è, come dire, non proprio entusiasmante come livello e quindi li ho fatti scegliere tra Americhe e Asia, ben consapevole che avrebbero chiesto a gran voce le Americhe che sono, oggettivamente, più facili perché molto più conosciute dell'Azerbaijan e del Botswana.
Arrivata al Messico mi sono come sempre studiata la mia lezioncina e ho scoperto con una certa sorpresa che il libro non nominava la droga nemmen di striscio. Quattro pagine dedicate al Messico, e niente droga. Eddài, persino io che del Messico me ne sono sempre fregata alla grande so che è uno stato in cui il commercio di droga è un tema abbastanza portante nell'economia, tanto che gli dedicano perfino delle serie televisive. D'altra parte, nonostante cerchi di tenermi aggiornata su varie tematiche, del commercio di droga sapevo soltanto che esiste. Di droga di solito non parlo, a scuola: ve n'è già tanti che sono ansiosi di farlo e d'altra parte la mia personale posizione in merito (sono rigorosamente antiproibizionista) mi rende molto cauta. Facciamo che ne parlano i colleghi, che sono assolutamente ricolmi di buoni propositi e di certezze in merito, e io me ne sto zitta e non do fastidio a nessuno né creo problemi ("Cosa avete fatto a scuola oggi?" "Abbiamo parlato di droga e la prof. Murasaki ci ha detto che le leggi che cercano di impedirne il traffico sono assurde". Da lì a trasformare la prof. Murasaki in una spacciatrice all'angolo di strada sarebbe un attimo, in un paesello come St. Mary Mead. Meglio evitare).

Del commercio di droga in Messico però potevo parlare tranquillamente: antiproibizionista o meno, ritengo che le sparatorie per strada siano cose davvero scomode, che oltretutto fanno fare tardi a cena. Nessun problema a criticarle.
Certo, avrei potuto informarmi con una bella ricerca in rete per poi scodellargli i risultati in una garbata lezioncina: ma non è che su di loro le mie garbate lezioncine suscitino poi questi effetti grandiosi, nonostante la cura con cui le preparo. Così ho pensato di far fare la lezione a loro.
No, niente lavori di gruppo, solo una piccola innocua ricerchina, facile facile perché i lavori più complicati me li portano in sei su diciotto: ma stavolta sarebbe bastato portarmi un articolo di giornale, uno qualunque, che parlasse del traffico di droga in Messico, sintetizzarlo e poi leggerlo in classe. Siccome non c'era molto da studiare e l'argomento era abbastanza palatabile confidavo che ne venisse fuori qualcosa di decente.
In verità si è rivelata una eccellente idea: anche i più smorti o distratti, da soli o in gruppo, si sono messi d'impegno e hanno scodellato una certa varietà di articoli che parlavano della storia del traffico di droga negli ultimi due-tre decenni, dei vari clan, delle frequenti sparatorie e dei morti che avevano causato eccetera. Il quadro che così si è composto davanti ai nostri occhi grazie alle fonti multiple è stato davvero interessante e ricco, gli articoli si completavano fra di loro e alla fine dell'ora tutti noi avevamo abbastanza presente la questione in molti suoi risvolti, l'ora era stata interessante e partecipata ed ero riuscita nella non facile impresa di mettere dei buoni voti a tutti. Quanto a me, avevo imparato un sacco di cose sul commercio della cocaina senza dovermi minimamente incomodare.
Decisamente un bilancio positivo.

Passa il tempo e, qualche lezione fa, mentre eravamo ancora in India, ho fatto un giro per sapere cosa contavano di portare per Geografia all'esame. Etelberto ha detto che intendeva portare la Giamaica. Così gli ho promesso una lezione sulla Giamaica, che sul libro non c'era, e nei giorni scorsi mi sono messa d'impegno per trovare notizie sulla Giamaica, di cui non sapevo niente a parte il fatto che ci era nato Bob Marley, ma che si è rivelato uno stato interessante per molti aspetti. 
Uno di questi per l'appunto è la coltivazione di cannabis ma anche la particolare legislazione che la riguarda - ne è consentita la coltivazione e l'uso in dosi abbastanza generose, venendo così incontro ai legittimi desideri dei rastafariani che la usano durante i riti religiosi, degli ammalati che ne traggono sollievo per i loro mali, dei turisti che si aspettano di trovarne in dosi industriali e infine dei commercianti che possono così esportarla almeno in parte alla luce del sole (se non ho capito male). 
Naviga che ti navigo ho così scoperto che esistono molti tipi di cannabis, che la Giamaica possiede alcune qualità particolarmente pregiate che si trovano quasi soltanto su quell'isola benedetta e che il clima giamaicano è particolarmente favorevole a questo tipo di coltivazioni, che la legislazione vigente risale al 2015 (prima era una comunissima legislazione proibizionista, come ce n'è in tanti paesi, e probabilmente ben poco rispettata, come avviene altresì nei tanti paesi di cui sopra) e che è stata ritoccata nel 2018 per estendere il numero delle licenze di coltivazione, fino a quel momento poche e in mano a grossi proprietari terrieri.
Per impadronirmi di tutte queste informazioni però mi sono ritrovata a navigare in vari e numerosi siti, tutti molto rispettabili ma spesso dediti a incentivare il commercio e l'imprenditoria nel settore, qualcuno in italiano e qualcuno in inglese, e che spesso cercavano di indirizzarmi su pagine che mi avrebbero ben consigliato su come aprire il mio negozio o commercio di cannabis o dove acquistare la preziosa derrata; qualcuno mi ha pure chiesto di dichiarare che ero adulta e maggiorenne (sì, lo sono), se potevano localizzare la mia posizione (no, non potete, non ho mai autorizzato alcuno in vita mia a localizzare la mia posizione e non comincerò certo stasera) e se potevano mandarmi informazioni, comunicazioni e pubblicità (no, grazie, non ho più l'età, e l'ultima cosa che mi verrebbe mai in mente è di darmi all'imprenditoria. Davvero, non è roba per me).
E insomma adesso so quali saranno le pubblicità che mi perseguiteranno su Facebook e Google nei prossimi sei mesi. Proprio adesso che avevano finalmente smesso di offrirmi mutui!*
Invero, il nostro è un mestiere che comporta molti risvolti imprevedibili. Provare per credere.

* cinque anni fa ho fatto una piccola navigatina per informarmi sulle condizioni più consuete per un mutuo-casa. Giuro, solo una piccola navigatina: sono passata dall'IMPS e da un paio di banche. Mi hanno perseguitato per anni.

2 commenti:

  1. ahahahahahah.
    come ti capisco, cara - antiproibizionista anch'io, con le tue stesse strategie, a cui giusto qualche mese fa è scoppiato tra le mani un caso spinoso in cui ho dovuto recitare la parte della severa&intransigente...

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  2. @lanoisette:
    😆 Gli incerti del mestiere!

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