domenica 1 marzo 2020

Genitori incomprensibili, e dove trovarli

Com'è noto e viene ripetuto assai spesso, i Genitori sono la maledizione del genere umano nonché la causa di ogni male, nella scuola come nella società (la quale società peraltro, senza genitori sarebbe destinata ad assai rapido dissolvimento, e la prima ad andarsene sarebbe proprio la scuola).
Ciò viene assai spesso ripetuto e dunque deve essere vero, e solo ad una specialissima coincidenza di circostanze mirabilmente fortunate devo la curiosa occorrenza di essermi trovata, nella stragrande maggioranza dei casi, ad avere a che fare con genitori sennati e disponibili; ma siccome c'è pur sempre un limite all'umana fortuna, anche a me è successo di imbattermi in qualche caso particolare.
Qualche tempo fa nella Terza Molto Soddisfatta di Sé abbiamo fatto il Messico. Siccome il libro riusciva a trattare questo nobile stato senza nemmeno citare di straforo la parola "droga", che pure in Messico riveste una certa qual importanza, mi è venuto in mente di assegnare ai ragazzi una ricerchina sull'argomento.
"Portatemi quello che trovate, anche notizie sparse" ho chiesto. 
Non è la prima volta che li cimento in una attività del genere e i risultati sono sempre stati piuttosto buoni: anche i più pigri per l'occasione cercano di darsi una mossa e così riesco a dare un voto a tutti onde poterli in qualche modo classificare (cosa tutt'altro che scontata, in quella classe). 
C'è poi un abbondante ritorno didattico: perché non solo mettendo insieme le varie ricerche si ricostruisce in qualche modo un quadro complesso, ma anche perché i ragazzi si abituano a usare la rete anche come fonte di informazioni, il che è per loro molto più utile che ascoltare un mio discorsetto sulla questione (anche perché ci sono un sacco di questioni di cui so molto poco, ad esempio il commercio della droga in Messico, fino a qualche settimana fa, mentre adesso sono piuttosto informata).
Nel complesso i ragazzi hanno fatto un buon lavoro e sono stati ricompensati con voti più che generosi. Inoltre tutti quanti abbiamo imparato un sacco di cose sull'argomento.
Una delle alunne - una creatura piuttosto spersa, e che passa la maggior parte del suo tempo in qualche corridoio interdimensionale, ha portato invece una ricerca sulla droga in generale; "Non avevo capito cosa dovevo fare" si è scusata.
Come giù altre volte in questi casi le ho messo quattro, assicurandole che se mi avesse portato qualcosa di pertinente la volta successiva il voto sarebbe stato cambiato (il fatto di impegnarsi a capire una consegna chiara e scritta in perfetto italiano è un altro dei ritorni didattici cui miro con questo tipo di lavori).
La volta successiva mi ha portato un lavoro piuttosto buono. 
Disgraziatamente c'erano un periodo in sospeso e una frase assolutamente improponibile sul piano sintattico. Succede, quando fai copia&incolla, ma quando sei in terza media il copia&incolla lo devi saper fare bene. Così l'ho garbatamente rampognata e le ho detto che ero costretta a darle solo sei e mezzo anche se il lavoro avrebbe meritato almeno un punto in più. E non era certo l'unica che si era vista abbassare il voto per quel motivo.

Dal mio punto di vista la cosa era finita lì e quando, alla riapertura dei colloqui con i genitori, mi sono ritrovata davanti la madre ho faticato assai a ricordarmi la vicenda.
"La ragazza è seguita da una signora che l'aiuta a fare i compiti" ha spiegato la madre "Il lavoro l'hanno fatto insieme. Devo dire che quando ho visto il quattro mi sono un po' arrabbiata".
Faccio per aprire bocca ma la madre prosegue "La bambina mi ha spiegato che era colpa sua che non aveva capito cosa c'era da fare, poi ha fatto la ricerca da sola" (me lo ripete tre o quattro volte che la ricerca l'ha fatta da sola, tanto da finire per farmi dubitare che il lavoro sia effettivamente stato fatto dalla ragazza da sola; ma in effetti, se fosse stata aiutata, non ci sarebbe stato niente di male visto che viene seguita abitualmente da qualcuno per i compiti).
"Poi ha preso sei e mezzo su quel compito, ma mi ha spiegato "Mamma, è stato perché ci avevo fatto degli errori di italiano".
Mi taccio, perché non ho nulla da dire: sia per il primo compito che per il secondo la ragazza ha riferito le cose esattamente come stavano alla madre, precisando inoltre che in entrambi i casi che "era stata colpa sua".
"Però, devo dire, quando ho visto il quattro mi sono un po' arrabbiata" mi ripete la madre.
In certi casi il povero insegnante si trova arreso. 
"Vede, signora, quando do quattro è perché il compito non è stato fatto oppure perché è stata fatta una cosa completamente diversa da quella che avevo chiesto" provo a spiegare, dall'alto dell'enorme punto interrogativo su cui sono seduta "perché a quel punto per me è come se non fosse stato fatto. Se invece è stato fatto male, o soltanto avviato, do comunque un voto più alto di quattro". Che non è poi una pratica così insolita, alla scuola media: qualcuno usa anche il tre e perfino il due, ma nella scuola media di St. Mary Mead il voto più basso è quattro, ed è anche usato con molta parsimonia.
"Io questo non lo sapevo" è la sconcertante risposta.
"Signora, pensava che le avessi dato quattro perché era un compito fatto bene?" è tutto quello che mi viene da dire.
Non ho avuto risposta. La madre mi ha di nuovo raccontato tutta la vicenda, compresi gli interventi della figlia che si era presa la colpa sia del quattro che del sei e mezzo, poi ci siamo lasciate con grandi sorrisi e amichevoli saluti.
Faticosamente sono discesa dall'enorme punto interrogativo e l'ho lasciato lì, nella saletta dei colloqui. Servirà ben presto a qualche collega, immagino.

Da questo colloquio ho tratto la confortevole informazione che la ragazza è molto meno immersa nel suo corridoio interdimensionale di quanto crediamo e che non è animata da alcun livore nei miei confronti, ma anzi che ha trovato tutto sommato ragionevole il mio comportamento; ma non ho assolutamente capito che accidente volesse la madre da me e perché fosse venuta a parlarmi. Sperava che togliessi il quattro? Ma l'avevo già fatto, senza sollecitazione alcuna, solo in base alle regole che io stessa ho stabilito in classe. E lei aveva visto il nuovo voto.
Voleva che alzassi il sei e mezzo? Ma non me lo ha chiesto, e comunque sei e mezzo non è poi un voto ignobile - di fatto, era la prima sufficienza più che piena che riuscivo a dare alla fanciulla.
Oppure voleva solo fare due chiacchiere? Nel qual caso, naturalmente, era la benvenuta, ma perché raccontarmi due volte una storia che già conoscevo benissimo e dove non aveva da apportare alcun elemento nuovo?

Strana gente, i genitori. Ma è bene ricordarsi che senza di loro tutti noi dovremmo cercarci un altro lavoro - meno divertente, con tutta probabilità.

5 commenti:

  1. Ahaaha, della serie Ai confini della realtà. La ragazza mi ricorda un po' Luna Lovegood di Harry Potter, mentre la madre... forse si aspettava di litigare, ma è rimasta spiazzata perché non ha trovato in te una temibile idra a 7 teste.

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  2. Sei una santa. Io non ti dico cosa avrei risposto. Meglio autocensurarmi.

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  3. I genitori sono strani. La signora probabilmente voleva solo farti sapere che la ragazza è seguita e che non può avere voti bassi. Tu l'hai spiazzata, ripetendo quanto già detto dalla figlia e lei non ha più saputo cosa dirti. Tutto normale, cara. Io, prima o poi, ci scriverò un libro, nel frattempo mi accontento di raccontare aneddoti sul blog. A proposito... mi hai ricordato che ho nuovi materiale

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  4. D'altra parte, se non ci fossero genitori così, dì la verità, tu ti divertiresti ugualmente? Certo che i danni che possono fare certe persone sui figli sono davvero incalcolabili....

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  5. @Kuku:
    Luna Lovegood però era un Corvonero... ma in effetti niente impedisce che anche la mia alunna sia in realtà molto intelligente. Certamente è distratta, e altrettanto certamente sa prendere atto dei suoi errori, che è sempre una dote molto importante (e pure molto utile)

    @Mel:
    Che dire? Magari avevo molte risposte pronte, ma dall'alto del mio enorme punto interrogativo era difficile darle :)

    @ Dolcezze:
    Sì, come la spieghi tu un po' di senso ce l'ha.
    Più che un libro forse potremmo scrivere una collana, con materiale abbondante e sempre vario ad allietare i lettori ^_^

    @ Romolo:
    S', credo che mi divertirei lo stesso, dal mio punto di vista i genitori aggiungono solo qualche spezia per insaporire.
    Ma certo questo è un lavoro dove non ci si annopia mai, se non quando arrivano le scartoffie da riempire.

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