Partiamo dal primo punto, che è l'abbigliamento.
Si parla molto dell'abbigliamento degli alunni ma troppo poco di quello degli insegnanti, secondo me. A parte la regola base che gli abiti con cui ci si presenta a quelli che sono destinati a condividere una parte della nostra vita per qualche giorno o per qualche anno devono essere puliti, in ordine e non troppo logori - non state andando a svuotare la cantina, state entrando in una classe, e fate un lavoro al pubblico - la cosa più pratica è indossare qualcosa che effettivamente vi rappresenti, nel concetto che avete di voi stessi, e in cui siate a vostro agio e vi sentiate eleganti.
In effetti niente impedisce che decidiate di stupire i vostri alunni con effetti speciali, vuoi sfoggiando un finto casual
vuoi con un abito più sontuoso
ma è noto che l'eleganza è un concetto molto vago da definire e non passa necessariamente per un vestito firmato o per un determinato capo di abbigliamento. Inutile mettersi in giacca e cravatta o in tailleur se li considerate alla stregua di una camicia di forza, e niente al mondo impedisce a un insegnante di essere Autorevolmente Autorevolissimo in jeans e maglietta, in tenuta da metallaro, in salopette a fiorellini o in tunica indiana con sciarpa a campanellini. Nel caso però che si opti per la maglietta tuttavia è opportuno fare molta, molta attenzione a eventuali scritte o disegni: se le Keep Calm di solito vanno benissimo, evitate almeno nei primi tempi quelle che inneggiano alla vostra squadra preferita o fanno seriamente sospettare le vostre inclinazioni politiche e lasciate da parte teschi, sangue e qualsivoglia incitamento alla violenza o all'aggressione anche solo verbale. Magari verrà anche il giorno in cui sarete lieti di sfoggiare minacce implicite o esplicite, ma non è così indispensabile che quel giorno sia proprio il primo in cui vi presenterete alla nuova classe.
Purtroppo, per una serie di noiosissime ragioni con cui non voglio tediarvi, non è particolarmente opportuno che vi presentiate senza abbigliamento alcuno, anche se ciò vi garantirebbe di sicuro uno stupefatto silenzio, e probabilmente l'incondizionata approvazione di almeno una parte della classe, specie se siete giovani e ben fatti.
L'essenziale però è che si tratti di una mise con cui vi sentite a vostro agio perché già la situazione è un po' disagevole per tutti, già i ragazzi vi guarderanno con preoccupazione e sospetto quasi foste una bestia rara (e saranno un po' a disagio pure loro, spesso), davvero non è il caso di peggiorare ulteriormente la situazione. Tenete conto che l'abito dice molto di voi, ma di solito non lo dice in modo prevedibile, perciò mettete qualcosa di cui potrete dimenticarvi non appena l'avete indossato e amen. Sta ai vostri alunni decidere se con quel vestito date una impressione amichevole, casalinga, autorevole o idiota. Starà a loro in ogni caso, del resto, e a meno che non siate un esperto di strategia delle comunicazioni (se lo siete, buon per voi e complimenti, perché non è certo un talento che viene coltivato nei corsi di formazioni per docenti - il che secondo me è un grosso errore) non è affatto detto che il look che sceglierete verrà interpretato come volete voi: perché a volte gli alunni fraintendono, e a volte capiscono fin troppo. Quindi fate il possibile per essere a vostro agio e sperate in bene, ché di più non potete fare.
Se proprio non siete del tutto introversi, un saluto amichevole e un sorriso almeno accennato non ci staranno male; l'importante è che non vi forziate troppo, perché il disagio in questo tipo di situazioni è maledettamente contagioso e, so che mi ripeto, l'importante è non peggiorare la situazione. Se invece di carattere siete estroversi e amichevoli siatelo senza ritegno, di solito la cosa non dispiace purché sia spontanea.
Ci saranno probabilmente una serie di formalità da adempiere: cercare di aprire il registro elettronico che non funziona, fare l'appello sbagliando metà nomi (consiglierei di chiedete sempre se la pronuncia dei nomi stranieri è giusta e attenersi all'eventuale forma semplificata che i ragazzi di origine straniera vi daranno - se non avete paura di dimostrarvi troppo disponibili, intendo), parlare del cosiddetto materiale didattico, ovvero tutte quelle attrezzature che vi aspettate i vostri alunni abbiano: compassi verdi fluorescenti, molti metri di spago, 36 diversi colori di pastelli a olio, carta da pacchi, monete da due euro per fare piccoli cerchi, matite a tratto fine e a tratto grosso, quaderni grandi ma non ad anelli, quaderni piccoli rigorosamente ad anelli, quadernetti microscopici a quadretti, cannocchiali, telescopi, flauti in plastica arancione, tamburelli, dizionari etimologici... tutti gli insegnanti hanno un loro lato di perversione con qualcosa che è diverso da ciò che tutti gli altri colleghi al mondo della loro materia chiedono e pretendono, i ragazzi non sono degli indovini e quando le richieste sono particolarmente stravaganti tendono ad aggiustarlo al grido sottinteso di e se non gli va bene il prof. si attaccherà al treno. Ma non fateli impazzire con tre tipi diversi di rigature, per la prosa, la poesia e la saggistica, se poi siete di quelli che gli va benissimo anche il foglio bianco o a quadretti purché quel che ci sta scritto sia corretto nella forma, perché a quel punto troveranno difficile prendervi sul serio quando ESIGETE che "si" venga scritto con l'accento se è avverbio affermativo - e se gli fate comprare un mazzo di tarocchi a topolini o i pastelli a olio a 36 colori fateglieli usare spesso, sin dai primi giorni, perché quell'acquisto deve avere un senso ai loro occhi.
(E tutto questo sembra abbastanza banale e scontato però se lo scrivo c'è un suo perché)
Il vero punto critico del primo giorno di scuola con la classe nuova però è un altro: il discorsetto introduttivo.
Perché persino ottimi insegnanti ormai rodati da decine di anni in cattedra si sentono in dovere di fare il Discorsetto Introduttivo di Presentazione, nella beata convinzione che "questo servirà a mettere le cose in chiaro".
Ahimé, molti studenti sono di dura cervice sotto questo aspetto, e parimenti desiderosi di mettere le cose in chiaro secondo il loro punto di vista e per giunta spesso dotati di un nobile quanto perverso spirito di contraddizione. Mentre fate il vostro impeccabile discorsetto dichiarando che esigerete sempre e comunque (poniamo) correttezza reciproca, o silenzio durante le spiegazioni o altre cose apparentemente del tutto legittime, i loro occhi spesso brillano della classica luce "Ah sì? Mo' ti cucino io" mentre altri pensano un po' annoiati "Eccheppalle, manca solo che ci ricordi che dobbiamo anche respirare". Peggio ancora se vi lancerete in nobili proclami del tipo "Posso essere il vostro migliore amico o il vostro peggior nemico"*. Senza contare che se in questo adorabile discorsino introduttivo, che magari vi siete studiati elaborandolo con cura e attenzione a ogni singola parola, direte settanta cose sensate e una singola cosa opinabile, proprio quell'unica cosa opinabile verrà diffusa in giro con trombe e tamburi, raccontata in famiglia e agli amici, distorcendola o amplificandola senza pietà e rischiate di venir etichettati in base a quella per mesi. Poi, per carità, col tempo e la pazienza le etichette si staccano anche e non c'è scemenza detta il primo giorno che non possa venire dimenticata, ma è davvero più comodo non infilarsi da soli in un simile ginepraio.
A tal proposito può essere utile ricordare una frase della marchesa di Marteuil* secondo cui un'occasione perduta, checché ne dicano, si ripresenta, ma a un'azione intempestiva può non esserci rimedio: avrete tempo per dispiegare tutta la vostra implacabile severità o il vostro giusto rigore, non è necessario impegnarsi troppo il primo giorno.
Cosa fare dunque per passare il tempo, se quel giorno (com'è molto probabile) i ragazzi non avranno con loro né libri né strumentazione adeguata?
Molti rimediano facendo fare ai ragazzi una presentazione a voce. La cosa ha i suoi pro e i suoi contro, e va saputa gestire: soprattutto, ha senso se avete una buona memoria di quel tipo che permette di ingoiare la mole di informazioni e assimilarla prontamente, ricordandosi poi a chi attribuire quel che è stato detto. Purtroppo, se non gli date una traccia precisa su cui muoversi, può capitare che queste presentazioni si assomiglino un po' tutte e non dicano niente di interessante. Quel che funziona bene in un corso tra adulti di, poniamo, otto persone, che hanno età, stato civile, numero di figli e di animali, storia personale e lavorativa assai varie tra loro non è detto che dia gli stessi risultati in una classe di coetanei, che talvolta vengono tutti dalla stessa scuola, escono ancora caldi dall'abbraccio della famiglia e esperienza lavorativa ne hanno ben poca (sì, sto parlando delle elementari e delle medie) - e insomma, animali d'affezione a parte si rischia di ritrovarsi ventitré presentazioni ventitré fatte con lo stampino.
Tuttavia anche così, e anche se sono intimiditi e tendono a ripetere tutti le stesse cose, qualche informazione si può raccattare e magari potete chiedere cosa pensano della vostra materia, cosa guardano alla televisione, che musica ascoltano, cosa leggono, cosa fanno nel tempo libero e simili. Si possono anche chiedere informazioni all'apparenza innocue, come ad esempio il loro colore o animale preferito, cosa sarebbero se fossero un mobile o un cibo, che lavoro gli piacerebbe fare o un'infinità di altre cose più o meno compromettenti.
Molti insegnanti fanno fare agli alunni un cartello col loro nome, che nei primi giorni di scuola è una pratica decisamente sensata, e qualcuno glielo fa integrare con qualche altra informazione. Alcuni gli chiedono di presentarsi con un piccolo disegno (hanno tutti qualche pennarello nell'astuccio). Altri li fanno chiacchierare o li mettono a scrivere, e a volte ci sono le cosiddette Prove d'Ingresso che hanno pur sempre il loro perché nei primissimi giorni di scuola - e se l'istituto dove insegnate non le ha preparate, niente al mondo impedisce che le prepariate voi, a vostro gusto personale.
Insomma il Primo Giorno di Scuola è una terra franca dove la routine non vi sostiene, ma le regole le fate voi, anche senza proclamarlo a gran voce. Non preoccupatevi più di tanto dell'impressione che voi fate ai vostri alunni - avranno tutto il tempo, ed è un processo che è in mano a loro e voi non potete gestirlo più di tanto. Preoccupatevi invece dell'impressione che loro fanno a voi e raccogliete un po' di informazioni, giusto per sapere di che morte andrete a morire.
Perché dopo il primo giorno di scuola arriva il secondo, e dal secondo si fa lezione a modo vostro e dovrete capire come vi conviene impostarla. Voi siete lì per lavorare, e per programmare il vostro lavoro in modo funzionale sin dall'inizio vi servono informazioni sul materiale umano che avete tra le mani. Loro invece sono lì perché ce li hanno mandati (e parecchi sono anche piuttosto interessati) e lì dovranno stare per tutto l'anno scolastico: per farsi una opinione su di voi hanno un sacco di tempo e non è necessario impressionarli subito - o convincerli subito che siete una carogna o un imbecille, ma se si mettono subito a lavorare hanno meno tempo per pensare a voi tra uno sbadiglio e l'altro.
Dedico questo post a tutti i miei colleghi, giovani e vecchi e in mezzo al cammino di lor vita; e anche a me, che domani ritorno in cattedra dopo un intero, involontario anno sabbatico e per me sarà di nuovo come la prima volta, perché quest'anno ho staccato davvero.
Ma se volete leggere qualcosa di meglio sull'argomento, qui c'è un bellissimo post di Milady, un tempo eccellente blogger e ora emigrata su Facebook, e una suggestiva descrizione dell'incanto dell'insegnamento di una insegnante delle elementari ripresa da Mel sul suo bel blog.
Buon anno scolastico a tutti, con la solita, consueta immagine rituale che svela il vero stato d'animo di tutti noi (e anche di tutti loro!)
*storico, posso anche fornire la fonte.
** nei Legami pericolosi di Laclois, che non è esattamente un testo di didattica
(E tutto questo sembra abbastanza banale e scontato però se lo scrivo c'è un suo perché)
Il vero punto critico del primo giorno di scuola con la classe nuova però è un altro: il discorsetto introduttivo.
Perché persino ottimi insegnanti ormai rodati da decine di anni in cattedra si sentono in dovere di fare il Discorsetto Introduttivo di Presentazione, nella beata convinzione che "questo servirà a mettere le cose in chiaro".
Ahimé, molti studenti sono di dura cervice sotto questo aspetto, e parimenti desiderosi di mettere le cose in chiaro secondo il loro punto di vista e per giunta spesso dotati di un nobile quanto perverso spirito di contraddizione. Mentre fate il vostro impeccabile discorsetto dichiarando che esigerete sempre e comunque (poniamo) correttezza reciproca, o silenzio durante le spiegazioni o altre cose apparentemente del tutto legittime, i loro occhi spesso brillano della classica luce "Ah sì? Mo' ti cucino io" mentre altri pensano un po' annoiati "Eccheppalle, manca solo che ci ricordi che dobbiamo anche respirare". Peggio ancora se vi lancerete in nobili proclami del tipo "Posso essere il vostro migliore amico o il vostro peggior nemico"*. Senza contare che se in questo adorabile discorsino introduttivo, che magari vi siete studiati elaborandolo con cura e attenzione a ogni singola parola, direte settanta cose sensate e una singola cosa opinabile, proprio quell'unica cosa opinabile verrà diffusa in giro con trombe e tamburi, raccontata in famiglia e agli amici, distorcendola o amplificandola senza pietà e rischiate di venir etichettati in base a quella per mesi. Poi, per carità, col tempo e la pazienza le etichette si staccano anche e non c'è scemenza detta il primo giorno che non possa venire dimenticata, ma è davvero più comodo non infilarsi da soli in un simile ginepraio.
A tal proposito può essere utile ricordare una frase della marchesa di Marteuil* secondo cui un'occasione perduta, checché ne dicano, si ripresenta, ma a un'azione intempestiva può non esserci rimedio: avrete tempo per dispiegare tutta la vostra implacabile severità o il vostro giusto rigore, non è necessario impegnarsi troppo il primo giorno.
Cosa fare dunque per passare il tempo, se quel giorno (com'è molto probabile) i ragazzi non avranno con loro né libri né strumentazione adeguata?
Molti rimediano facendo fare ai ragazzi una presentazione a voce. La cosa ha i suoi pro e i suoi contro, e va saputa gestire: soprattutto, ha senso se avete una buona memoria di quel tipo che permette di ingoiare la mole di informazioni e assimilarla prontamente, ricordandosi poi a chi attribuire quel che è stato detto. Purtroppo, se non gli date una traccia precisa su cui muoversi, può capitare che queste presentazioni si assomiglino un po' tutte e non dicano niente di interessante. Quel che funziona bene in un corso tra adulti di, poniamo, otto persone, che hanno età, stato civile, numero di figli e di animali, storia personale e lavorativa assai varie tra loro non è detto che dia gli stessi risultati in una classe di coetanei, che talvolta vengono tutti dalla stessa scuola, escono ancora caldi dall'abbraccio della famiglia e esperienza lavorativa ne hanno ben poca (sì, sto parlando delle elementari e delle medie) - e insomma, animali d'affezione a parte si rischia di ritrovarsi ventitré presentazioni ventitré fatte con lo stampino.
Tuttavia anche così, e anche se sono intimiditi e tendono a ripetere tutti le stesse cose, qualche informazione si può raccattare e magari potete chiedere cosa pensano della vostra materia, cosa guardano alla televisione, che musica ascoltano, cosa leggono, cosa fanno nel tempo libero e simili. Si possono anche chiedere informazioni all'apparenza innocue, come ad esempio il loro colore o animale preferito, cosa sarebbero se fossero un mobile o un cibo, che lavoro gli piacerebbe fare o un'infinità di altre cose più o meno compromettenti.
Molti insegnanti fanno fare agli alunni un cartello col loro nome, che nei primi giorni di scuola è una pratica decisamente sensata, e qualcuno glielo fa integrare con qualche altra informazione. Alcuni gli chiedono di presentarsi con un piccolo disegno (hanno tutti qualche pennarello nell'astuccio). Altri li fanno chiacchierare o li mettono a scrivere, e a volte ci sono le cosiddette Prove d'Ingresso che hanno pur sempre il loro perché nei primissimi giorni di scuola - e se l'istituto dove insegnate non le ha preparate, niente al mondo impedisce che le prepariate voi, a vostro gusto personale.
Insomma il Primo Giorno di Scuola è una terra franca dove la routine non vi sostiene, ma le regole le fate voi, anche senza proclamarlo a gran voce. Non preoccupatevi più di tanto dell'impressione che voi fate ai vostri alunni - avranno tutto il tempo, ed è un processo che è in mano a loro e voi non potete gestirlo più di tanto. Preoccupatevi invece dell'impressione che loro fanno a voi e raccogliete un po' di informazioni, giusto per sapere di che morte andrete a morire.
Perché dopo il primo giorno di scuola arriva il secondo, e dal secondo si fa lezione a modo vostro e dovrete capire come vi conviene impostarla. Voi siete lì per lavorare, e per programmare il vostro lavoro in modo funzionale sin dall'inizio vi servono informazioni sul materiale umano che avete tra le mani. Loro invece sono lì perché ce li hanno mandati (e parecchi sono anche piuttosto interessati) e lì dovranno stare per tutto l'anno scolastico: per farsi una opinione su di voi hanno un sacco di tempo e non è necessario impressionarli subito - o convincerli subito che siete una carogna o un imbecille, ma se si mettono subito a lavorare hanno meno tempo per pensare a voi tra uno sbadiglio e l'altro.
Dedico questo post a tutti i miei colleghi, giovani e vecchi e in mezzo al cammino di lor vita; e anche a me, che domani ritorno in cattedra dopo un intero, involontario anno sabbatico e per me sarà di nuovo come la prima volta, perché quest'anno ho staccato davvero.
Ma se volete leggere qualcosa di meglio sull'argomento, qui c'è un bellissimo post di Milady, un tempo eccellente blogger e ora emigrata su Facebook, e una suggestiva descrizione dell'incanto dell'insegnamento di una insegnante delle elementari ripresa da Mel sul suo bel blog.
Buon anno scolastico a tutti, con la solita, consueta immagine rituale che svela il vero stato d'animo di tutti noi (e anche di tutti loro!)
*storico, posso anche fornire la fonte.
** nei Legami pericolosi di Laclois, che non è esattamente un testo di didattica
Intanto oggi è stato il nostro ultimo promo giorno di scuola. Mi mancheranno, i miei e quelli dei miei figli!
RispondiEliminaMi hai fatto ridere di cuore. Il mio stile è morigerato, ma non ammuffito. Amo l’eleganza sobria del casual, ma detesto i colori sgargianti.
RispondiEliminaIl discorso introduttivo soltanto in prima, mentre al triennio ho già spiegato quasi un capitolo(età Giulio-Claudia e Giacomo favoloso😍).
il mio abbigliamento spazia da vestitino e tacco 10 a jeans e felpa patchwork comprata alle bancarelle di Camden, dipende dall'umore e da quante ore devo passare fuori casa, adoro i tacchi ma dalle 7 del mattino alle 7 di sera passo alle flat (tra l'altro ho trovato un fantastico compromesso con le active femininity di Liu Jo, sneakers eleganti che mi sono costate una cifra assurda ma li valgono tutti fino all'ultimo centesimo). Il primo giorno di scuola sto giro mi sono presentata con la maglietta di breaking bad...un figurone coi ragazzi, i colleghi manco se ne sono accorti che aveva un significato :-D
RispondiElimina@Romolo:
RispondiEliminaNon ti preoccupare, presto arriveranno quelli dei nipoti. Pare che il coinvolgimento dei nonni sia grandissimo!
@ Mel
Si capisce, quando conosci la classe basta un saluto garbato e si riparte
@ Aliceland:
Oh, i colleghi sono solo un casuale accidente nella vita. Fare buopna impressione ai ragazzi è moooolto più importante!
Anche questo articolo che mi ha molto interessato e divertito. All'immagine di Capitan Harlock mi sono rotolata dal ridere!
RispondiEliminaSto pensando ai miei primi giorni di scuola però faccio fatica perché è passato troppo tempo però ho l'impressione che nessuno ci abbia mai chiesto di presentarci. Una cosa interessante