mercoledì 7 novembre 2018

Dame hejan radical-chic e politica contemporanea: un incontro difficile (post del tutto occasionale e destinato a restare isolato)

Non sempre il panorama che si apre davanti agli occhi è dei migliori
e non sempre questo avviene per colpa del paesaggio

Quando aprii il blog non avevo la minima intenzione di parlare di politica. Lo trovavo un argomento del tutto inelegante e privo di raffinatezza e non mi pareva che c'entrasse molto con la scuola, se non per la banale precauzione che fa parte dei doveri di base di ogni insegnante, e cioè non fare propaganda in classe per non rischiare di influenzare i giovinetti il cui modo di pensare e di sentire era ancora in piena formazione.
In effetti, per quanto ami molto le istituzioni e i riti, la politica spicciola mi ha sempre annoiata a morte, e sono molto riconoscente ai politici che se ne occupano al mio posto risparmiandomi tante seccature.
Del resto, cosa c'era da dire o da fare propaganda? Abito in provincia di Firenze e lì esiste (o meglio esisteva) un solo modo accettabile di votare: a sinistra. PD, quindi, o magari qualcosa un po' più a sinistra del PD (e ci vuol poco), possibilmente senza Bertinotti cui non ho mai perdonato di aver fatto cadere il primo governo Prodi, che amavo teneramente. E, come ho già raccontato, il cuore del mio cuore era radicale, ma i radicali in quegli anni attraversavano uno strano periodo e avevano pure smesso di candidarsi.
Anche i miei alunni e relative famiglie votavano PD o qualcosa più a sinistra, con poche e radissime eccezioni di cui venivo prontamente informata dai colleghi, volente o nolente. Insomma, anche volendo, fare propaganda in classe sarebbe stato come portare acqua al mare.
Con l'andare degli anni la politica si è assai impicciata della scuola (soprattutto per tagliare i finanziamenti) e la situazione è cambiata anche da noi, anche perché col tempo la sinistra a sinistra del PD era sparita e il PD diventava ogni giorno più improponibile. Per quanto mi consideri una persona adattabile e comprensiva verso i compromessi necessari a un grande partito di governo, quel partito che aveva piantato a mezzo la legge sul fine vita, quella dello ius soli (alla quale legge gli insegnanti sono particolarmente legati sapendo bene di che si tratta) e la riforma del sistema giudiziario e che giocava a fare il partito giustizialista e sovranista dei poveri mi sembrava sempre più insopportabile.
Quanto ai radicali, non avevano saputo trovare di meglio da fare dopo la morte di Pannella che dividersi in due partiti, non uno dei quali mostrava la benché minima inclinazione a candidarsi per alcunché - roba da strozzarli uno con le budella dell'altro.
Durante l'estate scorsa assistetti con vivo sconforto al fallimento del nobile tentativo di Pisapia di riunire in una coalizione tutte le forze più o meno di sinistra - una cosa semplice all'incirca come tirar via le singole uova da una frittata ormai cotta: non solo le varie parti in campo non si misero mai d'accordo se il PD potesse o meno fare parte di questa coalizione - che in effetti non sembrava un dettaglio così secondario (ma lo stesso PD non sembrava avere affatto le idee chiare in merito), ma il PD di cui sopra riuscì a scindersi ulteriormente (com'è noto, il passatempo preferito dei movimenti di sinistra è scindersi e scindersi e ancora riscindersi, come tante amebe in soluzione salina; il fenomeno è mirabilmente descritto nel celebre aforisma "un socialista si guarda allo specchio, e la scissione è già cominciata").
E son quei casi in cui il povero elettore, per quanto determinato, finisce per prendere seriamente in considerazione la possibilità di non votare e amen.
Mentre il mio sconforto toccava punte inaudite, Emma Bonino annunciò che voleva fare una lista sua, appoggiandosi al PD. Tirai un sospiro di sollievo e mi dissi che, se non altro, dopo 40 anni che aspettavo di votare Bonino avrei potuto farlo.
Nacque così PiùEuropa, nome che mi ispirava alquanto, anche perché ero stufa sin nelle barbe di sentire politici che si lamentavano perché quelle carogne di Bruxelles osavano trovare da ridire sul nostro debito ritenendolo troppo alto. Intorno a me tutti mi spiegavano che l'Europa era passata di moda ed era troppo burocratica e l'ingresso nell'area dell'Euro era stata la nostra rovina. Io però ricordavo con ben scarso rimpianto i begli anni 70 e 80, quando l'inflazione era a due cifre. Certo, all'epoca ero giovane e bella e la vita si apriva luminosa e piena di speranze davanti a me, ma sul piano economico l'Italia mi sembrava messa piuttosto male e pensarmi al riparo di un ombrello internazionale mi era sempre parso più rassicurante:  dopotutto era stato proprio quell'ombrello che nel 2011 ci aveva salvato dal default - una parola che non mi piace affatto, e la trovo una roba spiacevole che fa fare tardi a cena (tra l'altro ho visto che quando capita agli altri paese, questi altri paesi non sono mai molto contenti, oh no tesssoro, proprio no).
Stabilito che comunque avrei votato a scatola chiusa per Emma Bonino, mi dissi che tanto valeva informarmi. Un po' di navigazione, soprattutto su Facebook, mi permise di scoprire il programma di PiùEuropa - un programma tutto sommato banale, basato sul buon senso ma non disperatamente avvinghiato ad un passato e un mondo che non esiste più da tempo: niente caccia agli sporchi negri ma una ragionevole accoglienza (in pratica: rifare da capo a pié la Bossi-Fini), i soliti diritti civili, finanziamenti per la ricerca e soprattutto per i giovani ricercatori, politiche ambientali, apertura ai mercati internazionali, politiche economiche virtuose per ridurre il debito, completare la riforma dell'ordinamento giudiziario per rendere i tempi dei processi accettabili... quasi tutti temi di cui i radicali si occupavano dalla notte dei tempi, in effetti. Perché PiùEuropa non era una lista radicale bensì una lista appoggiata anche da una rama dei radicali, ovvero i radicali italiani (quelli con Bonino e Cappato, per intendersi) oltre che formata da altre componenti, una delle quali era il Centro Democratico di Bruno Tabacci (ex democristiano di lungo corso). Una roba composita, insomma, e questo non mi dispiaceva: ho sempre apprezzato la larghezza di vedute con cui i radicali da sempre si alleano con chiunque quando c'è una battaglia da portare avanti, senza contare che la Democrazia Cristiana, che negli ultimi 25 anni ha cambiato nome non so quante volte, è sempre stato un partito saldamente europeista.
Seguii la pagina Facebook di PiùEuropa imparando un sacco di cose sulla manipolazione delle notizie e sulle bufale ma anche sulla follia umana: per  esempio a scadenze regolari arrivavano puntualmente orde di presunti esperti di economia che spiegavano l'assoluta evidenza dei vantaggi dell'uscita dall'Euro, perché così lo stato italiano avrebbe potuto finalmente stampare tutte le banconote che ci servivano e dare soldi a tutti (giuro che non sto scherzando). C'era poi la costante del buonismo da radical chic: perché Emma Bonino ma anche tutti i suoi elettori erano persone ricche che non conoscevano le difficoltà in cui si dibbatteva la povveraggente, dall'alto del loro superattico in piazza Navona, dei loro vestiti firmati e dei Rolex d'oro - e devo dire che trovavo davvero divertente vedermi attribuito un superattico a piazza Navona, anche se ogni tanto osservavo che avrei preferito una villa del Seicento sulle colline di Settignano (un commento che di solito mandava in bestia i kattivisti che finivano con l'augurarmi di essere violentata da una schiera di clandestini neri). Non mancavano poi le invocazioni al povero Marco Pannella che certo si stava rivoltando nella tomba vedendo che cose orribili stava facendo Emma, e (con mio notevole sbalordimento) anche l'accusa per l'Emma in questione di essere una guerrafondaia e di avere appoggiato la guerra in Iraq e quella nella ex-Jugoslavia - qualcuno aveva tirato perfino fuori delle frasi (di cui non c'era verso mai di sapere quando erano state dette e dove) in cui si esprimeva apertamente in tal senso. Per chiunque avesse presente il tormentone che era stata Radio Radicale contro l'uno e l'altro conflitto, e quali e quante dichiarazioni di critica e condanna avessero fatto tutti gli esponenti di spicco del partito (ma in particolare sui conflitti in Jugoslavia Emma si era davvero spesa senza risparmio) erano accuse sbalorditive, anche se, almeno, aiutavano molto facilmente a dividere i cosiddetti haters (gli "odiatori" di mestiere, persone sguinzagliate sui social per denigrare questa o quella persona) da chi poteva anche postare in buona fede perché Bonino gli stava antipatica punto e basta.

Da quei primi mesi le cose si sono un po' evolute e io ho avuto molto, molto tempo a disposizione per studiarmi nei dettagli la politica internazionale e il programma di PiùEuropa; tutto ciò ha finito per innescare in me un folle amore per cotal partito. Avrà anche un programma banale (nel senso di sensato, ed equilibrato) ma è esattamente di quel tipo di banalità rilassante che piace a me, senza strepito né fanatismi o proclami isterici: una roba banale e radical-chic, per un movimento consapevole di esistere qui e ora, in un paese che non è a rischio di genocidio e sostituzione razziale, ma di bancarotta sì.
D'accordo, è anche un partito di minoranza. Ma, mi sembra di capire, in questo periodo tutto ciò che non fa parte della destra più nera sta diventando partito di minoranza, e dunque tanto vale far parte di una minoranza che se non altro mi rappresenta.
E, particolare quest'ultimo da non trascurare, al momento* è un partito che non sembra presentare vistose tendenze alla scissione, e questo per il mio povero fegato è senz'altro un bene.

*sì, certo, magari domattina si scinderà in sette parti. Ma al momento non sembra intenzionato a farlo, vivaddio.

3 commenti:

  1. No Murasaki: l'Italia non è e non era a rischio di bancarotta più di quanto lo sia o lo sia mai stata di sostituzione etnica o consimile boiata.
    Per quanti deficienti possano capitare su facebook, luogo che infatti mi guardo bene dal frequentare.
    Dopodiché al cuor non si comanda, eh, ma spacciare bufale propagandistiche si può - e si fa - da ogni direzione. E sarebbe meglio evitare: di argomenti per sostenere l'ammore ce ne sono di seri per ogni posizione.

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  2. Sottoscrivo ogni parola. Vorrei diffonderlo, posso incontrarti su fb? Io ci sono come Luisa Bonanni di benedetto (cognome del coniuge per far capire che siamo proprio noi)

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  3. Cara, non è rischio di scissione perché si è già scisso a monte nel gruppo di Magi e in quello di Turco. Detto con tutta la comprensione insider che io posso nutrire per quei matti, edipici, autoritario-libertari dei radicali.

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