martedì 27 marzo 2018

Di cose che non vorresti mai sentire: perché si chiama prima guerra mondiale?

(Per il titolo, sono in debito con Dolcezze)

La Terza Amichevole è una classe gentile, di buon cuore, simpatica e ci lavoro sempre molto volentieri. Giunta però in prossimità dell'orlo della fine dell'anno, quando i giochi sembrano ormai fatti, tocca però prendere atto - a me come' a tutto il Consiglio - che lavorarci o non lavorarci è un po' la stessa cosa e se alla fine hanno imparato qaulche nozione (e un buon gruppo ha sviluppato per conto suo un rispettabilissimo metodo di studio) i più vivono cristallizzati in un limbo che era lo stesso in cui vivevano all'inizio della prima media: per assurdo che possa sembrare, nell'età in cui tutti cambiano a velocità vertiginosa e non riesci a stargli dietro con la migliore buona volontà del mondo, loro sono cambiati pochissimo.
Tra le altre cose, sono rimasti praticamente invariati (e si partiva da un livello basso) sia il lessico che la comprensione del testo. 
Né l'una né l'altra sono cose su cui si intervenga in modo diretto, se non proponendo testi via via più complessi e insistendo perché i ragazzi usino parole più precise: in pratica, è un processo che avviene quasi per via subliminale e attraverso strade solo in parte conosciute; ma insomma arrivano in prima e parlano come bambini e vanno via in terza e quasi tutti sono in grado di parlare in modo congruo, corretto ed esauriente, indipendentemente dal numero di "cazzo cioè" che usano nelle conversazioni private.
Di solito. 

La prima domanda del compito sulla prima guerra mondiale era "Perché venne chiamata    guerra mondiale?". Se n'era parlato, naturalmente - e quando dico "se n'era parlato" non intendo dire che io lo avevo detto e ripetuto mentre loro ascoltavano pazienti e rassegnati, ma che avevano fatto domande e ascoltato con attenzione le risposte (danno sempre l'impressione di ascoltare attentamente le risposte e di custodirle gelosamente e con gran cura in cuor loro).
E poi c'era il libro, il mio amato libro di testo. Che spiegava La guerra fu definita mondiale, o Grande Guerra, perché vi furono coinvolte anche le colonie degli Stati belligeranti e potenze di diverse parti del mondo, come la Turchia, il Giappone e, da ultimi, gli Stati Uniti". E siccome belligerante non è parola che si adoperi tutte le mattine mentre prendi il tè, nella colonna a lato, dedicata a sintesi, riepiloghi, concetti-chiave e glossari viene specificato che belligerante "si dice di un paese che è in stato di guerra". 
Il risultato di tanto lavoro collettivo è stato che più di metà della classe ha scritto con grande serenità che la guerra si è chiamata mondiale perchè ci hanno partecipato gli stati belligeranti, e davanti alle mie legittime e doverose rimostranze sono insorti spiegandomi assai offesi che il libro diceva proprio così; solo quando ho cominciato a ruggire e li ho obbligati a riguardare il passo incriminato hanno abbassato un po' le orecchie.
Sia chiaro che non mi lamento perché non studiano: posso ben capire e scusare che un giovinetto di quattordici anni abbia in testa ben altro che la prima guerra mondiale; ma confesso che il pensiero che per loro sia normale scrivere serenamente che una guerra si chiama mondiale perché ci partecipano i paesi che la combattono mi agghiaccia. Voglio dire, non erano obbligati a rispondere a tutte le domande (come gli ho spiegato prima del compito e come spiego sempre prima dei compiti scritti di storia e di geografia): potevano saltarne qualcuna o concentrarsi particolarmente su alcune.
Ma no, hanno risposto perché erano convinti di sapere la risposta giusta, e perché scrivere che a una guerra partecipavano gli stati che ci partecipavano gli sembrava avere un senso.

"Si avvicina la settimana di Pasqua" ho detto alla fine "So che non tutti siete praticanti, ma è una settimana in cui può capitare di avvicinarsi a una chiesa. Secondo me sarebbe doveroso da parte vostra entrarci e accendere il tradizionale cero, come segno di ringraziamento perché quest'anno la prova Invalsi non fa media per il voto d'esame. Non ho mai avuto motivo di preoccuparmi per i risultati dell'Invalsi delle Terze che ho portato all'esame, ma sono convinta che nella parte della comprensione del testo molti di voi troveranno qualche difficoltà".
Mi guardano perplessi. È chiaro che i più non capiscono dove stia il problema, esattamente - e in effetti la parte più grave del problema è che non sono consapevoli di avere un problema con una delle competenze base richieste (ragionevolmente) dalla scuola.
Si spera che crescano, loro e le loro foglie, durante l'estate - altrimenti alle superiori la situazione rischia di evolversi in modo non necessariamente favorevole alle loro truppe.

8 commenti:

  1. Oddio mi ricordano la mia stagista (che ha 7 anni più di loro - messa così mi rimangio tutte le cattiverie e mi dico che è piccola)!

    RispondiElimina
  2. Su su, non piangere Murasaki. 😊 Cresceranno.......

    RispondiElimina
  3. Ahi a.... Hanno ancora un paio di mesi per l'esame, speriamo che al gruppetto dei consapevoli si aggiunga qualcun altro, nel frattempo, colto da qualche epifania. In fondo spesso i ragazzi sanno cose che non sanno di sapere, visto che gli insegnanti trapanano senza sosta nella speranza di far entrare qualche concetto in quelle belle testoline, quindi... Continua a sperare, e a faticare.
    Baci

    RispondiElimina
  4. E' un atteggiamento fin troppo frequente a qualsiasi età. Azzardo da chi non è nel mestiere: è un modo per ribadire un'assoluta (e apparente?) estraneità a qualcosa che, per ragioni da scoprire, non si vuole a nessun costo far entrare nel proprio mondo.
    Non parlo della guerra, ovviamente, quella è solo l'occasione. Parlo dell'attenzione al testo, in quanto proveniente da un contesto (scuola, studio, mondo degli adulti ecc.), con cui ogni interazione va accuratamente scansata. O con l'ipocrisia di un atteggiamento attento e "sottomesso" a qualsiasi capriccio venga in mente all'adulto (ad esempio leggere un libro di testo con note a margine) o come l'impenetrabile riottosità davanti alla necessità di ragionarci su "basta che mi lasci in pace".
    Senz'altro un atteggiamento già studiato comunque.

    RispondiElimina
  5. Anni fa avevo una quinta scientifico che avevo portato aventi tre anni. Studiosi, voti discreti, molti 7: abbastanza bene su tutto. Esce Storia come materia esterna, pregusto la mia bella figura. Uno degli studenti ammesso (da me) col 7 a domanda del collega: "Chi guidava i Fasci di combattimento?" rispose con estrema franchezza, senza esitare: "Rocco Siffredi".
    Ancora oggi, quando lo incontro, commercialista e sempre educato, non ho la forza di chiedergli perché.

    RispondiElimina
  6. Tra un po' dovrò entrare in una classe non italiana e mi confronterò de visu con una realtà non italiana, chissà? Credo che i ragazzi delle medie, almeno in italica terra, siano fortemente concentrati sui propri interessi personali e dedichino alla scuola un impegno sufficiente ma non esaltante.
    Bobby alle medie studiava tanto, come in seguito al Liceo ed io anche ma abbiamo cuginetti e figli di conoscenti che marciano tutti al minimo dei giri. Fosse mai che pensando a un testo o alla storia potesse cader loro di mano il cellulare. Ti ho pensata molto nel covo di Tolkien e Carroll. Ne ho anche un altro tra le visite programmate ma questo meritava.
    Un abbraccio
    Dani

    RispondiElimina
  7. La visione del bel video di Branduardi mi ha condotto inevitabilmente ad una ripassata nostalgica. Ho risentito non solo le canzoni che ricordavo, quelle più note (la sua era un tipo di musica pochissimo frequentata in Italia), ma anche altre che non ricordavo affatto. Madrigali, violino e chitarra acustica, storie di amori che facilmente potevi collocare in un tempo e spazio non ben definiti. Davvero suggestive.
    Mi ha colpito il video di "Domenica e Lunedi", disegni bellissimi, acquarelli direi. Mi piacerebbe saperne l'autore.
    Al solito, scelta delle immagini perfetta. La Murasaki che piange è già nel mio archivio.😊
    Buone feste, e riposati neh.....

    RispondiElimina
  8. @Vanessa:
    Non so se la tua stagista sia "piccola", ma almeno non è stata sottoposta ai miei amorevoli insegnamenti negli ultimi tre anni, quindi almeno non mi sento responsabile!

    @Acquaforte:
    Ah, l'anno prossimo cresceranno di sicuro, in un moso o nell'altro. Spero non troppo bruscamente, ma vedranno un po' loro... (sì, in quegli anni musica celtica ne circolava davvero poca, feci una gran fatica anche solo per trovare il testo originale degli Alberi.., per poi scoprire che era quasi inutile perché la traduzione di Branduardi era fedelissima)

    @Bridigala:
    Hai ragione, in due mesi succedono tante cose e all'esame spesso ESSI ci sorprendono con effetti speciali.... spesso. Sperém.

    @Pellegrina:
    Tutto molto giusto e descrive molto bene questa singola classe nel suo specifico. In generale però, a quell'età e con l'arrivo delle due grandi guerre, la curiosità ha la meglio su tutto e i ragazzi si lasciano coinvolgere senza ritegno. Non è questo il caso, evidentemente..

    @Luisa:
    Prendo atto che il buon Siffredi porta molto bene la sua ormai veneranda età. E tuttavia il singolo alunno dall'imprevedibile percorso mentale è quasi inevitabile. Qua c'è un gruppo, ahimé, molto più numeroso...

    @Dani:
    Aspetto con piacere il resoconto delle avventure londinesi. Quanto ai tuoi alunni, se non ho capito male dovrebbero essere più motivati e soprattutto di altre età... ma vedremo 😊

    RispondiElimina