Ecco una delle madri della nostra amata bandiera italiana
Come tanti, anch'io ho imparato l'inno d'Italia alle elementari (solo la prima strofa) e come tanti non lo trovavo granché entusiasmante: troppo imperialista, troppo guerrafondaio e si sperava che i tempi in cui la patria ti chiamava e dovevi esser pronto alla morte fossero passati per sempre, per tutti. Ci hanno cresciuti così, noi bambini degli anni '60, e ci credevamo sul serio, che il tempo delle guerre fosse finito e nessuno ci sarebbe cascato più, almeno non in Europa.Poi un bel giorno, mi pare nei tardi anni 90, corse la voce che Fratelli d'Italia era diventato l'inno nazionale ufficiale, e tutti sgranammo gli occhioni: ma come, non lo era già dalla notte dei tempi?
Ebbene no, era stato adottato nel 1946 in forma provvisoria. Adesso però era l'inno ufficiale, con tanto di decreto parlamentare.
La voce corse tanto da arrivare sul sito della Presidenza della Repubblica, e tutti i giornali offrirono ampi chiarimenti sul testo, il significato e la storia della poesia di Mameli Il Canto degli Italiani in seguito musicata da Novaro. Così scoprii il testo completo, imparai un mucchio di cose sull'argomento e conservai con cura le due pagine dell'inserto.
Soltanto molti anni dopo però seppi che si era trattato di una voce falsa e tendenziosa, e che il nostro amato inno era tuttora provvisorio.
Boh?
Comunque da quando insegno l'ho sempre rifilato ai miei alunni, rigorosamente in forma completa, perché è una comoda scorciatoia per spiegare il Risorgimento e perché secondo me l'inno del proprio paese va conosciuto per diritto e per rovescio, dato che la nostra storia passa anche dai simboli istituzionali. E a seconda del tempo, ho spiegato che era l'inno definitivo oppure che ci avevano perculato alla grande dichiarandolo inno definitivo anche se non lo era.
Col tempo ho anche smesso di fare fotocopie e dettare appunti perché acdesso molti libri di storia lo riportano con tutti i chiarimenti del caso.
I ragazzi hanno sempre ascoltato con decorosa attenzione, a volte blandamente interessati, a volte rassegnati e a volte molto partecipi, ma sempre restavano colpiti dal fatto che l'autore, al contrario di tanti, oltre a dichiarare una generica intenzione a morire per la sua patria l'aveva poi fatto per davvero, a soli ventun anni.
Magari potrà non essere la più bella poesia mai scritta, ma sulla buona fede dell'autore non possiamo nutrire dubbi ricordavo sempre, e tutti annuivano mestamente perché l'idea del poverino che in nome dei suoi ideali era morto così giovane era molto triste ai loro occhi.
Quest'anno la Terza Amichevole sembrava molto ben predisposta, e soprattutto gli piaceva l'abitudine che finalmente ho potuto instaurare (grazie a una connessione piuttosto stabile) di ascoltarci una canzone ogni tanto; e oltre al Canto degli italiani ho potuto fargli ascoltare anche l'assai sanguinario coro della Norma, decisamente più guerrafondaio
Concluso il tutto, mentre chiudevo i vari video e link, una voce mi informa "Lo sa, prof, che ieri Fratelli d'Italia è diventato l'inno ufficiale?".
Se non ci fosse stato il precedente di vent'anni fa avrei accolto la notizia con fiducia e un bel sorriso, plaudendo alla graziosa coincidenza. Invece mi sono voltata stizzita "Sciocchezze, è la solita bufala che circola da anni. Provvisorio è, e provvisorio resta".
In verità mi pareva davvero strano che, senza alcun preavviso e in un momento in cui la legislatura sta finendo, per di più con tante leggi ancora a mezza strada, in parlamento si fossero preoccupati proprio dell'inno d'Italia, che sta lì provvisorio ormai da settanta anni e passa senza recare disturbo ad alcuno.
"Ma l'hanno detto al telegiornale!".
"Seee, il telegiornale. Che telegiornale era?"
"Il TG5".
"BAH. Se l'ha detto il TG5 non mette neanche conto parlarne" ho tagliato corto.
Poi, in tarda serata, mi è sorto un filo di dubbio e sono andata a controllare.
Ebbene no, non era una mattana del TG5. O, se non altro, era una mattana condivisa da tutti i telegiornali nazionali e le agenzie e i giornali.
Così la mattina dopo, seguendo il principio che, quando la colpa è pubblica, deve essere pubblica anche la riparazione, prima ancora di aggiornale il registro ho fatto doverosa ammenda:
"A quanto pare ieri vi ho detto una grossa sciocchezza, e quello che abbiamo fatto è effettivamente l'inno ormai ufficiale del nostro paese". E tutti hanno annuito bonariamente, con su scritto in faccia "Sì, lo sappiamo - e te l'avevamo pure detto".
Epperò, se coi tempi che corrono uno deve anche dar retta al TG5, la vita comincia a diventare davvero complicata.
Come tanti, anch'io ho imparato l'inno d'Italia alle elementari (solo la prima strofa) [...] Ci hanno cresciuti così, noi bambini degli anni '60
RispondiEliminaSe può consolare, hanno cresciuto così' anche noi bambini degli anni '80 :D
O almeno, le mie maestre fecero stessa identica cosa: prima strofa e ritornello dell'Inno di Mameli mandati a memoria e cantati a squarciagola in classe ("Maestra, cos'è una coorte?" XD).
L'Italia è un paese che ci ha messo 71 anni (o 170?) a trasformare l'inno nazionale provvisorio in definitivo. Credo che questo ci definisca molto, come popolo! XD
Per fortuna a me non l'hanno fatto vedere nemmeno da lungi.
RispondiEliminaPerché o fai uno studio comparato e storicizzato di testo&musica o è meglio evitare che qualcuno ci si gasi, con roba del genere. Pure la Marsigliese, che ha altro stile e altra storia, diventa simbolo di oppressione per i colonizzati, per dire.
Negli anni'90 si è cominciato a pompare qualcosa che prima era stata lasciata nella discrezione che invero meritava.
La cosa che proprio mi respinge in tutti gli inni è l'idea che quel paese, si', quel paese li', sia il più figo di tutti il più ganzo di tutti, il più amabile di tutti, er più er più er più... perché? ma che domande, perché si'... storicametne ha assoltuamente un senso, ma in generale a me non piace affatto come modo di porsi nel mondo, né verso l'esterno né verso l'interno.
Di certo preferirei tutt'altro, come testo e come musica.
Simile alla tua percezione la mia in relazione al testo di Mameli. Talvolta l'ho proposto ai maturandi. Ed è andata bene.
RispondiElimina@Pellegrina. Scusa ma dissento. Imparare e conoscere il proprio inno nazionale secondo me è un fatto culturale, aiuta a conquistare un minimo di identità e consapevolezza. Gasarsi di che? Se tutti lo conoscessero bene, forse prima delle partite di calcio verrebbe cantato come si deve, e chissà, forse si avrebbe più rispetto anche per gli inni nazionali altrui.
RispondiEliminaSe poi vogliamo discutere sulla qualità della musica e dei versi in questione, mi va bene. Anzi, da Veneta , guarda, metterei in discussione l'intero Risorgimento. E Mameli, giovane caduto sulle barricate della Repubblica Romana, magari ormai rinsavito sarebbe al mio fianco. Noi fummo per secoli calpesti e derisi, perché non siam popolo... mai fu più attuale di oggi.
@Minty:
RispondiEliminaVerissimo, che dopo 71 anni abbiamo infine stabilizzato qualcosa che fu approvato in fretta e furia nel 1946 lasciandolo comunque tale dice molto di noi. E secondo me dice qualcosa anche la Misteriosa Leggenda che era stato approvato 20 e passa anni fa per poi accorgersi che non era vero.
Siamo invero uno strano paese...
@Pellegrina:
prima di tutto mi rallegro con te: la lunghezza del tuo commento lascia sperare che la tua salute si stia infine riprendendo e questo mi fa un grandissimo piacere ^_^
Sono anche in parte d'accordo con te - ma solo in parte: il nostro inno non è guerrafondaio, come si può vedere leggendolo tutto: incoraggia a combattere, naturalmente, ma solo per unificare l'Italia (che all'epoca era piuttosto frammentata) e promette grande ardore da parte degli italiani per conseguire questo scopo, ma solo per quello: esprime solidarietà con i poveri polacchi smembrati, critica gli imperi imperialisti e oppressori e invita gli italiani a unirsi ma soprattutto ad AMARSI (un invito che purtroppo a tutt'oggi è molto valido, anche se non molto seguito) perché l'unione e l'amore... rivelano ai popoli (a tutti i popoli) le vie del Signore. E' un inno di fratellanza, vagamente universalistico. Insomma, se i versi non sono poi così belli, il concetto dietro a quei versi è piuttosto rispettabile e non c'è motivo di vergognarsi a cantarlo. Ricordo chiaramente però che quando conoscevo la prima strofa lo trovavo molto irritante proprio per i motivi che hai detto. Poi ho scoperto che il richiamo all'elmo di Scipione e alla Vittoria erano cantati per un paese che non aveva ancora trovato la strada della sua unione, e non erano un inno alla guerra o ai bei tempi in cui Roma dominava su tutti: alla fine Scipione è quello che liberò l'Italia dall'incubo dell'invasore cartaginese.
Poi, se mi dici che il nazionalismo e "l'amore per la patria" han fatto più vittime delle bombe atomiche non posso che essere d'accordo, e in Italia questo è particolarmente vero se ricordiamo l'impero italiano e tutto questo genere di cose. Ma a quei tempi l'inno (un po' ufficioso, ma comunque eseguito in tutte le occasioni dabili) d'Italia era Giovinezza... con grande sollievo di Mameli, suppongo.
Naturalmente va contestualizzato dal punto di vista storico, e questo è un lavoro che faccio con cura. Ma conoscere il proprio inno nazionale è sempre una cosa buona, secondo me - se non altro per criticarlo a sangue a ragion veduta.
Se potessi scegliere un inno per il mio paese comunque mi piacerebbe molto "Viva l'Italia" di De Gregori - che non è trionfalista e insiste sulle molte e numerose contraddizioni del nostro assurdo paese. Siamo un paese molto contraddittorio, e perfino capace di trasformare le nostre contraddizioni in punti di forza. Sarebbe giusto riconoscerlo e imparare ad accettarsi per quel che siamo, secondo me.
@ Mel:
Non ne dubitavo ^__^ Credo che su certi aspetti istituzionali le nostre programmazioni non siano molto diverse - almeno, mi sono fatta quest'idea leggendoti.
@Ornella:
L'intero Risorgimento ha avuto le sue belle zone d'ombra, e quel che è successo subito dopo ancor di più. Anche questo è importante da conoscere, per dei ragazzi che, infine, di tutto questo alle medie non sanno ancora un bel nulla. I libri di storia stanno perdendo quell'impostazione da Risorgimento=Disegno Divino che c'era ancora in certi manuali quando studiavo. Un po' di revisionismo storico FATTO BENE è un grande aiuto. Purtroppo, quello che abbiamo visto negli ultimi anni non era fatto bene proprio per niente. Mi piacerebbe molto che la smettessimo di giocare ai Buoni e ai Cattivi, ma immagino sia una pretesa assurda perché tutti i paesi hanno questo problema e, a parte qualche isolato esperimento, nessuno lo affronta bene nel suo complesso.
Io faccio studiare a tutte le seconde l'inno , con grande sorpresa dei vari colleghi. Non è un capolavoro poetico ma, come ricordi tu, sulla buona fede dell'autore e sul suo sacrificio per la patria non c'è da dubitare. Faccio leggere tutte le strofe (e così verifico che ormai nessuno sa più chi sono i cosacchi)e approfitto per un po' di ripasso di storia del Risorgimento (che a me piace un sacco e che loro ignorano).Per questo faccio fare una ricerca su tutti i personaggi citati nel testo...e lì ho scoperto che Balilla era un artista futurista. Il mio saggio e attento alunno non aveva controllato la sua data di nascita e di morte!
RispondiEliminaAnche io lo faccio in seconda, tutto, con tutte le strofe, spiegazione di ogni riferimento, conto metrico e contestualizzazione storica. Spiego il perché della scelta nel 1946, patina anti-savoiarda inclusa.
RispondiEliminaE di solito va piuttosto bene anche nelle mie classi.
@dolcezze:
RispondiEliminaOddio, nessuno sa più cosa sono i cosacchi? Ahi e doppio ahi, non ho proprio pensato a spiegarglielo.
In compenso Balilla suscita sempre una selva di commenti No, niente artisti futuristi, tutti pensano al calcetto, pur rendendosi conto che in quel contesto è improbabile che il bambino fosse riuscito a dimostrare gran coraggio semplicemente giocandoci.
@la 'povna:
stiamo invadendo il mondo con una ondata di pikkoli mostri :)
Murasaki: grazie davvero, sto meglio, non ancora bene, quando non mi attacco troppo al pc... :-)
RispondiEliminaqualsiasi cosa puo' e direi deve essere studiata senza timore, ma anche senza reverenza. La mia diffidenza nei confronti del componimento in questione, musica inclusa, è proprio questa: quanta reverenza e quanta sensazione di dovuto rispetto e ammirazione acritica si finisca con attribuire all'inno in quanto tale, riferendosi a un testo che come ogni altro non puo' e soprattutto non deve sfuggire al suo portato storico. Per esempio in Francia si sa comunemente che la Marsigliese è stata una creazione studiata per gli eserciti che combattevano sul Reno onde evitare il troppo sanculotto e totalmente popolare Ça ira. Se rifletto al momento storico in cui si è ricominciato a studiarlo, vale a dire gli anni'90, si tratta di un momento in cui l'idea della patria monolitica, non sfaccettata, unita da univoci interessi e valori e quindi ipso facto positiva, comincia a venire riproposta come valore assoluto, unificante e identificante al di là di ogni altra comunanza e solidarietà (di classe) che avevano marcato i decenni precedenti ma che dovevano ormai scomparire dalla coscienza diffusa del presente, come se fossero ormai superati o inesistenti, per lasciare posto a altri equilibri politici e di potere. (Lo dico senza voler parlare con questo dei paesi dell'est ecc. perché ci porterebbe troppo lontano.)
Si tratta di qualcosa in cui non mi riconosco e non potro' mai riconoscermi, mentre ritengo molto utile studiare il testo ricollocandolo nel suo contesto esattamente come OGNI ALTRO, senza collegarvi uno speciale valore superiore.
E mentre ritengo l'autodeterminazione un valore non negoziabile, l'ammirazione o l'astratto "amore" per la patria (identificata con una sorta di "madre" cui si dovrebbe a ogni costo non si sa cosa) mi suona sempre qualcosa che offusca le menti per spingerle ad accettare un contesto esistente che comunque quale che sia in fondo "è positivo" perché "è patria" (quindi evoca la casa, la famiglia, un senso di comunità ecc.) invece di spingerle all'analisi di una situazione storica cangiante, non esito di processi naturali e inevitabili bensi' determinata dall'evoluzione dei rapporti di forza. Ma lo trovo anche un rischio a volerlo troppo calare nell'oggi: quello del vittimismo, degli italiani brava gente, del velo sulle nostre responsabilità storiche rigettate altrove, le solite cose, insomma.
Mi sembra invece molto più interessante per l'intreccio di dinamiche che propone il brano di Bellini, spesso mal conosciuto. Come reagiscono le classi quando glielo proponi?
intendevo ricominciato a cantarlo
RispondiEliminaE cmq sai che ti dico? Mi piacerebbe proprio vedere una bella Norma, che mettesse in rilievo il personaggio della donna potente e non solo il "dramma umano"... io non l'avevo mai molto letta sotto questa chiave, forse perché ci incolliamo troppo sopra la relazione Bellini-Pasta, mi ci hai fatto pensare tu e mi piacerebbe molto vederne una interpretata cosi'. Solo ci vorrebbe un regista che si rispetti... purtroppo vado poco all'opera ma su youtube, o anche sui siti dei teatri si trovano delle regie operistiche allucinanti ultimamente senza voler fare particolare riferimento a Norma. LA sensazione è che latiti ormai quella cultura umanistica che permetteva fino a 30 anni fa di avere nel sangue testi come questi, sapendo quindi dove mettere le mani all'occasione.
RispondiEliminaMa quando ho visto un ragazzino polacco pieno di sé dire dell'Alceste di Gluck versione francese: "Naturalmente io mi sono subito sbarazzato di quei falsi (?!!!) personaggi settecenteschi artificiosi per tornare al testo di Euripide che quello si' è interessante" mi sono detta che costui non capiva un accidenti dell'oggetto drammaturgico che aveva tra le mani e che era più ignorante ancora sul XVIII secolo e forse anche su Euripide. Ma possibile che ancora lo giudichino come il rococo' frivolo che il XIX secolo ha sovrapposto a un secolo cosi' forte, ricco, effervescente, ribollente, fiero, rivoluzionario, antidogmatico... per Euripide poi, il più reazionario dei drammaturghi greci... e già, ma probabilmente per i polacchi conta l'ormai strafritta idea dell'individuo contrapposto alla società e basta... ma perché affidar queste (s)commesse a un ignorante simile?
Sull'inno, su TUTTI li inni, sono d'accordo con te - è importante studiare le nostre radici, ma contestualizzandole; sospetto però che il giovanile interesse per l'inno nazionale (ormai definitivo) abbia tutti gli aspetti di una moda e porti a una visione acritica...
RispondiEliminaio comunque faccio il mio mestiere, e poi vedranno loro.
Per quanto riguarda il bel coro di Bellini non hanno particolari reazioni, salvo apprezzarne il ritmo incalzante, anche se quest'anno ho messo in rilievo come fosse molto, molto più bellicoso sia di Va' pensiero che del nostro attuale inno.
Per quanto riguarda Norma come donna di potere, servono anche mezzi espressivi e un carattere di cui non molti soprano dispongano - la Callas, naturalmente, la Callas... ma la Callas è davvero un caso particolare
Quanto ai registi pazzi furiosi, oltre che ignoranti come capre (senza offesa per le capre, è solo un modo di dire), si tratta di un fenomeno endemico ed è necessario armarsi di pazienza per sopportarli; nei miei anni di spettatrice (anche attraverso YouTube) ho visto veramente di tutto e di più, compreso un Macbeth dove c'era ampio sfoggio di pecorelle (non voglio sapere perché) Diciamo che molti reisti si sentono in dovere di mostrarsi originali & colti, e i risultati a volte fanno davvero paura - d'altra parte il Settecento è un secolo molto incompreso ma anche tutti gli altri, ahimé
@Murasaki: sull'arte scenica di Callas esiste un libro pare ricchissimo di immagini che non sono mai riuscita a vedere, tratto da una tesi di laurea o dottorato, non ricordo. Secondo l'autore il vertice delle sue interpretazioni sarebbe Anna Bolena, con uso del collo bianco, mobile, esposto e indifeso durante tutta l'opera che ne anticipa la conclusione tragica. Geniale trovata.
RispondiEliminaQuesto per dire che absit inuiria per me Callas è una specie di assoluto, una di quelle cose davanti a cui ci si inchina perché mancano gli aggettivi. Non è senza difetti, in un certo repertorio è superata dalla filologia recente, ma semplicemente "è", malgrado i graffi, i mono, il declino, i direttori, i fragori, i partner, i parrucconi, il trucco. Peccato davvero che non sia vissuta venti anni più tardi e non abbia incontrato registi più audaci di Visconti (o Pasolini ma era tutt'altro e a me sinceramente il lavoro fatto da lui su un simile animale da palcoscenico lascia un po' delusa). Grandissima artista che non ho potuto vedere dal vivo per ragioni anagrafiche. Me ne hanno solo descritto il magnetismo e il potere degli occhioni neri.
Però dopo il femminismo una Callas in grado di incarnare Norma mi incuriosirebbe tantissimo. Quello che manca nelle interpreti di oggi che mi vengono in mente è proprio il carattere: sovrano, non semplicemente impositivo. Ma mentre sento delle belle Alceste, per esempio, mi è difficile immaginare una Norma. Sempre la paura e il ritegno femminile a maneggiare il potere, pure sul palcoscenico? Perché Norma resta potente fino alla fine, non abdica mai, pure spezzata lei è la grande sacerdotessa non c'è dubbio. Il che ne fa un unicum o quasi.
A parte lei, effettivamente ci vorrebbero quanto meno un regista in gamba che volesse lavorare sul potere e non solo sul lato sentimentale, e un direttore che trovasse interessante l'idea.
Quanto ai ritmi incalzanti è un momento in cui ne sono ghiotta: hai presente Clitemnestra in "Jupiter lance ta foudre" dall'Iphigénie di Gluck? Purtroppo su you tube l'unica esecuzione è mediocre vocalmente anche se recitata con piglio e Von Otter nell'edizione Gardiner, l'unica che rispetti la versione originale del 1775, pur con un bel timbro non ha né il volume né il fiato necessari. Quindi anche con il coro Norma con me si cade bene. Io non ne ho nemmeno una registrazione di Norma: ce n'è una che ti piaccia?
Per il resto che dire? beeeeeehhhh...
sarà la Scozia agrosilvipastorale? o lo sponsor fabbricava cachemire?
INIURIA!!!
RispondiEliminaP.S.: una cosa di cui so molto poco e potrei sbagliarmi: pare che per interpretazioni del testo che non conosco 'sto coro lo cantino allo stadio, a Roma. O meglio con gli altoparlanti sob, perché se lo cantassero davvero sarebbe spassosissimo!
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