Fino a quel momento infatti, per quel che mi risulta, il libro in Italia non era mai stato tradotto. L'editore Mursia decise però di fare un lavoro completo e tradusse e pubblicò tutti i libri del ciclo (otto, mi pare di aver capito) e intitolò il primo La vera storia di Anna dai capelli rossi, ovvero Anna dei verdi abbaini. Il titolo originale era appunto Anne of Green Gables ed era stato pubblicato in Canada nel 1908 con un notevole successo avviando così la serie.
La mia intenzione era di recensire tutta la serie, ma considerando le complicanze che ha incontrato l'intrepida bibliotecaria di St. Mary Mead solo per procurarmi i primi quattro, sparpagliati in tre diversi circuiti regionali, dubito che ci riuscirò.
Dicevo dell'anime. Per quanto ne so è ottimo, ma non ne ho mai visto una sola puntata. Conosco però benissimo la sigla - come credo qualsiasi essere vivente in Italia che abbia più di venti anni:
Il testo della sigla era abbastanza pertinente alla storia, e inizia con
Anna dai capelli va
vola e va come una rondine
però un nido non ce l'ha
non ha una mamma né un papà.
E fin qui tutto esatto. Proseguendo però mi è d'obbligo far notare che però Anna, oltre a non avere una mamma né un papà non ha nemmeno un gatto che fa le fusa per lei: i gatti arriveranno col tempo, nel terzo volume; ma l'anime è tratto dal primo, e se c'è un gatto si tratta solo di una piacevole anticipazione.
Si tratta dunque dell'ennesima orfanella letteraria; e se nel corso dei romanzi di Lucy Montgomery la vita di Anne, pur presentando gli alti e bassi e i dispiaceri che possono capitare a qualsiasi comune mortale non risulta particolarmente tragica, il suo passato può tenere testa a molti celebri orfanelli letterari del periodo. Naturalmente c'è un romanzo anche per quello, e più esattamente un prequel di cui Lucy Montgomery è del tutto innocente: Before Green Gables scritto nel 2008 da tale Budge Wilson e tradotto in Italia dalla Kappa Edizioni nel 2010 col titolo Sorridi, piccola Anna dai capelli rossi. Perché questa è una caratteristica di tutto il ciclo: non c'è un romanzo che sia uno uscito in Italia con un titolo fedele all'originale. In compenso le voci di Wikipedia in proposito sono molto ben curate, con dettagliati riassunti e ogni scheda rimanda al libro precedente e al successivo del ciclo (e senza l'ignoto/a curatore/trice che ha compilato quelle schede, mai e poi mai sarei riuscita a orientarmi).
Green Gables è il nome della fattoria di un piccolo paese del Canada dove i due proprietari, Matthew e Marilla, ormai alle soglie della mezza età, un bel giorno decidono che serve un ragazzo che aiuti Matthew nel lavoro. Contattano così un orfanotrofio. A quei tempi gli orfani venivano collocati con assai maggior facilità di quanto oggi si faccia con i cuccioli in un qualsiasi rifugio per animali abbandonati (la prof Spini e tutta la sua famiglia per esempio hanno sostenuto un serrato colloquio di due ore per ottenere il cane che attualmente orna di sua bella presenza la loro magione); quindi nessuno bada minimamente al fatto che la coppia che abita a Green Gables non sia doverosamente sposata, e anche i lettori lo scoprono solo dopo diversi capitoli. Uomo e donna sì, conviventi sì, ma fratello e sorella, e mai stati sposati con alcuno prima di quella adozione, dettata non solo dallo spirito filantropico. Ma in effetti non c'è motivo di negare un figlio in adozione a due single, e tutto sommato non è la legge canadese ad essere sbagliata, bensì quella italiana in materia che andrebbe rivista. Sta di fatto che qui in Italia ai tempi attuali Anne avrebbe continuato a languire in orfanatrofio e i due avrebbero chiesto invano.
Per la verità la povera Ann avrebbe continuato a languire anche nel romanzo, se un provvido equivoco non avesse fatto sì che all'orfanatrofio rimanessero ignari che i due fratelli Matthew e Marilla Cuthbert cercavano un ragazzo. Ann viene a scoprire la triste verità quando Matthew la va a prendere alla stazione, dove la ragazzina aspetta sola soletta di essere presa in custodia. Il risultato è che la poverina passa la sua prima notte a Green Gables piangendo nel più desolato sconforto. Voleva tanto una vera famiglia, e Green Gables le era piaciuta tanto!
Matthew in realtà la trova molto simpatica e vorrebbe tenerla. Marilla, più prudente, esamina la questione con cura e si fa raccontare da Anne la sua vita. Scopre così che la piccola, rimasta orfana a tre mesi, è stata raccolta prima da una donna con sei figli e marito alcolizzato (e molto, molto presto è stata messa a badare ai sei bambini) per poi finire in carico a una famiglia che di figli ne aveva addirittura otto: in effetti all'epoca prendersi l'orfanella in casa era un modo molto pratico per avere una baby sitter tuttofare con pochissima spesa e nessun obbligo di istruzione e il lettore ha ampia materia di meditazione sul modo con cui un tempo si rimediava ad eventuali carenze dello stato assistenziale. Sta di fatto che all'età di undici anni la piccola Anne ha già collezionato tre famiglie disperse in tragiche circostanze e una breve permanenza all'orfanotrofio, e vedendo l'adorabile fattoria di Green Gables si era sentita allargare il cuore.
I due fratelli decidono comunque di tenerla, pur con una certa perplessità: la bambina è simpatica e allegra - anche troppo allegra, teme Marilla - ma loro non hanno la minima idea di cosa si deve fare con una bambina, anche se Marilla viene ritenuta d'ufficio comunque un po' più esperta di Matthew in quanto donna e quindi più naturalmente portata alle cure materne; e non manca naturalmente la solita vicina onnisciente e onnipresente che prevede incomodi di ogni tipo in seguito a quella improvvida adozione.
Ciò nonostante Anne si insedia a Green Gables, di cui si è innamorata già al viaggio di andata sul carretto guidato da Matthew, e comincia a dare nome agli alberi, ai fiori e a tutto quello che la circonda. Il suo carattere è troppo espansivo e giocoso (agli occhi dell'austera Marilla) e la sua irruenza la porta a combinare qualche guaio anche con le nuove amicizie che ben presto comincia ad allacciare, ma si tratta nel complesso di piccole e rapide tempeste da bicchier d'acqua, tipiche di un piccolo paese dove tutti sanno tutto di tutti; e persino la vicina onnisciente e onnipresente finisce per elargire una moderata approvazione ad Anne.
Gli anni scorrono garbatamente, e alla soglia dei sedici anni, al termine del romanzo, Ann affronta le sue prime scelte lavorative ed esistenziali. Si affaccia perfino un ragazzo, tale Gilbert, con cui inizialmente i rapporti sono stati piuttosto conflittuali ma che nell'ultimo capitolo si intuisce essere il probabilissimo futuro fidanzato della ragazza.
La storia di una orfanella, dunque, con tutte le caratteristiche del genere ma svolta in modo divertente e originale, con la piacevole variante che in corso d'opera nessuno muore di stenti o di fame, e nemmeno rischia lontanamente di avvicinarsi a sì drammatica fine - anche se la vita riesce comunque a tirarti le sue belle coltellate); e un romanzo di formazione al femminile, anche, molto ben sviluppato.
Una lettura perfetta per l'inizio dell'autunno, adattissima alla classica accoppiata piumone imbottito & tisana calda (o cioccolata con biscotti), perfetta quando le serate cominciano ad allungarsi.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro un felice autunno a chiunque passi per di qua.