venerdì 21 luglio 2017

Il parrucchiere di Harare - Tendai Huchu

Nel mio percorso di cautissimo approccio ai Misteri dell'Africa Nera sono sbarcata su questo romanzo, che è breve ma denso, interessante, fa riflettere su tante cose e soprattutto è proprio bello - che in un romanzo, se vogliamo, ha pure una sua importanza.
Il libro è del 2010. La casa editrice terre di libri l'ha stampato nel 2014 e poscia messo in circolazione, ma visto che si tratta di un editore con un catalogo di cinque libri cinque e dunque non esattamente un colosso della Grande Distribuzione, non so quanto abbia effettivamente circolato. Un po' sì, comunque, visto che alla biblioteca locale l'hanno comprato. Aggiungo che ha un rapporto qualità-prezzo davvero eccellente, mentre di solito questi piccoli editori, per rientrare con le spese, tendono a spennarti alquanto.
L'ho trovato durante una minuziosa opera di spulciatura degli scaffali giusto a caccia di romanzi africani (mi era mancato il fegato di andare a chiedere ai pur disponibilissimi bibliotecari "Vorrei una roba un po' africana, ma scritta da qualcuno che sia africano davvero, non un giornalista e poi deve parlare dell'Africa vera, non di quella mediterranea").
L'autore è africano (anche se adesso vive in Irlanda) e, volendo andare un minimo più sullo specifico, dello Zimbabwe, ovvero in alto a destra proprio sopra la Repubblica del Sud Africa.  Africa seria, insomma, quella con i leoni e la foresta tropicale - e un sacco di diamanti, detto per inciso.
Ex colonia inglese, sulla carta non sembrerebbe nemmeno passarsela tanto male; ad ogni modo una bella fetta della popolazione ha un pingue reddito intorno ai due dollari americani al giorno, mentre una piccola fetta è ricca e straricca. In mezzo c'è il cosiddetto ceto medio che - sorpresa! - di recente si è impoverito.
Come in tutti i paesi del mondo e in particolare in quelli africani il parrucchiere è un centro sociale di grande importanza e la scelta del taglio di capelli e del tipo di pettinatura è un affar serio, soprattutto per le donne delle fasce più ricche (anche perché quelle povere non hanno certo i soldi per pagarsi le cifre folli richieste da certi trattamenti e dal paziente lavoro richiesto da una acconciatura a treccine). Lavorare da un parrucchiere, specie nella capitale, ti mette dunque in contatto con la classe dirigente del paese, e in effetti già il fatto di lavorare, in un paese con un tasso di disoccupazione del 90 per cento 90, ti inserisce in una fascia economica piuttosto privilegiata; anche se una parrucchiera può avere i suoi problemi economici come tutti, specie se è una madre nubile con una bambina a carico e da poco è stata messa al bando dalla famiglia per una questione di eredità.
Vimbai, la protagonista, è la prima parrucchiera in un negozio assai quotato,  per intendersi l'abile maga che con la sua abilità attira le clienti più pregiate, quelle che cercano proprio lei. Gode quindi dei privilegi di Colei di Cui Non Si Può Fare A Meno e in questa posizione privilegiata è abituata a crogiolarsi, nonostante le molte difficoltà economiche dovute alla decisione di mandare la sua bambina in una scuola privata, di quelle che possa garantire un futuro alla piccola, e di vivere in una grande casa (il risultato dell'eredità contesa), ma soprattutto ad un tasso di inflazione degno della repubblica di Weimar, dove i preventivi di un lavoro non si possono fare con troppo anticipo perché i prezzi aumentano di giorno in giorno e dove spesso il baratto sostituisce i normali pagamenti in carta moneta.
E improvvisamente arriva lui, Dumisani, il parrucchiere del titolo. 
Un uomo che fa il parrucchiere?!?
Sì, ed è anche molto bravo. E bello, e simpatico, con un fascino tutto particolare e una grande abilità nel trattare con le clienti, e porta con sé un repertorio di pettinature nuove e aggiornatissime e un talento speciale nel mettere in risalto la bellezza di ogni cliente.
Insomma, non un parrucchiere, ma il parrucchiere dei sogni di ogni donna. Manca solo di scoprire che resuscita i morti e moltiplica pani e pesci.
Risultato: la supremazia di Vimbai viene messa sempre più in pericolo, i suoi privilegi si dissolvono come neve al sole e ben presto perfino la sicurezza del suo amato (e raro!) posto di lavoro comincia a diventare tutt'altro che garantita. La già travagliata vita di Vimbai si trasforma così in un incubo.
Dumisani però la prende quasi subito in simpatia e nonostante sul lavoro le faccia ripetutamente le scarpe, in privato è molto amichevole. I due finiscono presto per vivere insieme per convenienza economica, ma più avanti la convivenza si trasforma in un legame affettivo che sfocia in un fidanzamento. E improvvisamente scopriamo che Dumesani fa parte di quella ristretta fascia di persone che può contare su un reddito praticamente infinito. Famiglia ricchissima, potentissima... e amichevolissima, che accoglie la spiantata parrucchiera quasi fosse l'arcangelo dell'Annunciazione. L'incubo diventa così una bella favola a lieto fine fin quando...

C'è una sorpresa finale, anzi parecchie sorprese finali, di cui in precedenza sono stati seminati indizi a pioggia per tutto il romanzo pur non dando al lettore motivo di credere che ci sia alcunissimo mistero sul quale seminare indizi.
Il libro è ben scritto e ben costruito, ma soprattutto presenta una carrellata di personaggi davvero interessanti - in particolare la protagonista, che conta una invidiabile serie di chiaroscuri. Non è troppo buona, non è troppo simpatica ma si finisce per identificarsi con lei fin nel midollo perché è meravigliosamente umana. In effetti sarei davvero contenta di leggermi qualcos'altro dell'autore, se qualche editore si desse da fare.

Con questa segnalazione (che va benissimo anche se ve ne fregate alla grande sia del Botswana che dell'Africa Nera, ma non se le storie di madri nubili col problema di dare un futuro alla figlia vi lasciano indifferenti, perché in quel caso davvero fareste bene a cercarvi qualcos'altro) partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti buone letture al mare, sui monti, sulle colline e sulle rive dei laghi - ma anche sul terrazzo di casa.

2 commenti: