venerdì 14 aprile 2017

Il più grande uomo scimmia del Pleistocene - Roy Lewis


Com'è noto a tutti, un bel giorno i nostri coraggiosi antenati scimmie scesero dagli alberi ed assunsero la posizione eretta perché ormai era tempo di evolversi.
Ma evolversi come? E a che prezzo?
Non fu una passeggiata, questo va chiarito una volta per tutte. A raccontarci come andarono le cose è Ernest, un coraggioso uomo scimmia che ha partecipato in prima persona a quella dura fase dell'evoluzione, in una narrazione che è un commosso ricordo di suo padre Edward: è proprio Edward, infatti, il più grande uomo scimmia del Pleisticene.
Coraggioso e intrepido, grande osservatore, sperimentatore audace fino all'incoscienza - a lui dobbiamo infatti non solo la scoperta del fuoco, ma anche l'invenzione dell'incendio e financo del disastro ecologico - Edward non smette mai di osservare, sperimentare e inventare, guidando la sua piccola orda dai giorni bui della caccia a colpi di pietra, quando si trattava di contendere agli sciacalli gli avanzi di un leone sazio, fino alla caccia con le lame di quarzite e con le lance, alle caverne riscaldate col fuoco e al matrimonio esogamico (sì, proprio matrimonio. Perché, pensavate forse che nella preistoria copulassero soltanto?). 
I fratelli di Edward invece hanno inclinazioni artistiche, e assistiamo così alla nascita delle prime pitture rupestri, dei primi strumenti musicali e, naturalmente, della danza. C'è anche qualche sporadico tentativo di addomesticare qualche animale, ma la cosa è trattata per lo più come una specie di gioco, anche perché spesso si cerca di addomesticare l'animale sbagliato e senza sapere bene dove si vuole andare a parare una volta compiuta la domesticazione.
Visto che il romanzo è stato scritto nel 1960 non è sorprendente che le donne abbiano invece inventato soltanto la cucina, pur mostrandosi all'occorrenza eccellenti cacciatrici.
Meno scontata è la presenza di zio Vanja, eterno scontento degli usi moderni, perenne fautore del ritorno sugli alberi, sempre preoccupatissimo che le continue stravaganze del fratello Edward non mettano in pericolo l'equilibrio naturale finendo per condurre tutti alla catastrofe, ma assiduo frequentatore della sua caverna, dove trova sempre una dispensa assai ben fornita che gli permette di integrare la sua dieta spartana a base di bacche, semi, germogli, insetti e piccolissimi animali.
I nostri antenati cavernicoli non erano ignoranti: oltre alle indispensabili conoscenze sulle tracce e gli usi e costumi di prede e predatori avevano anche nozioni tutt'altro che rudimentali di storia (futura), di geografia moderna, di antropologia e di genetica; praticavano poi la speculazione filosofica e l'arte senza tempo delle lamentele: regolarmente infatti Edward si vede rimproverato di fare invenzioni inutili, o pericolose, o pericolosamente inutili nonché inutilmente pericolose, ma soprattutto non abbastanza rifinite e raffinate - del resto è noto che l'ingratitudine nasce con l'uomo.
La religione invece deve ancora arrivare: a parte zio Vanja che mostra di avere un qualche embrione del concetto di hybris, la speculazione filosofica avviene nell'ambito di una concezione assai razionale del mondo, senza particolare interesse a eventuali esseri superiori che possano aver creato l'universo - anche se, naturalmente, c'è qualche traccia di superstizione qua e là.
E dunque da questo bel romanzo storico ricaviamo un quadro vivo e verosimile della vita quotidiana nelle caverne, fuori dalle caverne e durante le migrazioni, condito naturalmente con molte conversazioni accanto al fuoco e con la nascita delle prime storie, che spesso sono il racconto più o meno realistico delle prime imprese compiute da questi nostri antenati innovatori.
Il racconto è appunto la storia delle imprese di Edward, e con la morte di Edward (che avviene con un mirabile colpo di scena che mi guarderò bene dal rivelare) si chiude, concludendo così anche l'epoca del Pleistocene - che proprio lo stesso Edward, verso la metà del libro, cerca di quantificare chiedendosi quando si concluderà.

Spigliato, molto divertente e con più di un tocco surreale, il romanzo è difficile da inquadrare in un genere. Certamente non è fantasy né thriller né romanzo di formazione o romantico, anche se contiene qualche elemento di tutte queste modalità letterarie; certamente non può essere un romanzo storico, dal momento che è totalmente ambientato nella preistoria. Potremmo forse inserirlo nel filone biografico e autobiografico, anche se naturalmente manca del tutto la parte documentaria e l'intera vicenda è filtrata dal punto di vista del narratore; ma forse il suo vero posto è sullo scaffale dei racconti di avventura.
Si tratta comunque di un volume di non eccessiva lunghezza, scorrevole ma piuttosto denso di contenuti. Può essere apprezzato a qualsiasi età dai quindici anni in su e può essere letto anche nei ritagli di tempo o alternandolo a letture di tipo diverso. In ogni caso è divertente e anche molto divertito.

Con questo post partecipo al Venerdì del libro di Homemademamma e auguro una felice e proficua evoluzione a tutti noi - perché di evolversi è sempre tempo, ed è un lavoro che non smette mai di essere tanto impegnativo quanto appagante  - oltre a una felice e luminosissima Pasqua in un tripudio di fiori e di sole. 
Quanto alle letture, conto di dedicare buona parte di queste vacanze a tre dei consigli dei passati Venerdì del Libro, che sembrano promettere uno meglio dell'altro.

9 commenti:

  1. Grazie, cara, buona lettura e buone vacanze anche a te :-) Sai? Mi pare di ricordare che la stazione eretta si rese evolutivamente vantaggiosa, nel momento in cui gli ominidi migrarono dalle foreste verso la savana e la prateria, perché ritti su due sole zampe potevano vedere meglio i predatori da lontano.

    RispondiElimina
  2. Ricordi benissimo, Pensierini, e dei vantaggi (e svantaggi) del camminare su due invece che su quattro zampe si parla molto, all'inizio della storia. Zio Vanja, naturalmente, è convinto che sia stato un grosso errore ^_^

    RispondiElimina
  3. Dovrò rileggere con calma tutta la recensione, ma intanto un grosso augurio di buona Pasqua, cara Murasaki. Dai sempre ottimi suggerimenti di lettura! Inoltre da mesi devo dirti che La grotta di Cristallo di Mary Stewart è stato e rimane uno dei miei romanzi preferiti!

    RispondiElimina
  4. Uno dei libri più divertenti che abbia mai letto.
    Buona Pasqua anche a te!

    RispondiElimina
  5. Un bel suggerimento, lettura particolare e... permettimi di dire che a volte si incontra gente che ancora non si è evoluta più di tanto! ;-)

    RispondiElimina
  6. @Ornella:
    Onoratissima :) anche perché è uno dei preferiti anche per me!

    @Linda_chi?
    WOW, finalmente incrocio qualcuno che lo ha letto! ^_^

    @Stefania:
    Oh sì, esistevano persone evolutissime già nel Pleistoicene, e capita ahimé di incontrare persone che sembrano non avere ancpra messo nemmeno un piede giù dall'albero :)

    RispondiElimina
  7. Bella recensione/riflessione!
    Sappi,con mia profonda vergogna,che ho ricevuto in regalo il libro "L'uomo che restò solo sulla terra"...ed è lì che aspetta d'esser letto.....la tua recensione mi ha incuriosita e spinta ad aprirlo.....

    RispondiElimina
  8. E io che nemmeno sapevo che esistesse! Voglio cercarlo ^_^

    RispondiElimina
  9. George Gaylord Sympson edizione Rizzoli..EDIZIONE di fine anni 90...Non ho più l'ultima pagina...Non so perché 😀😀😀

    RispondiElimina