lunedì 21 marzo 2016

Le nostre più profonde radici culturali, la lobby gay e la Festa del Papà

Anacleto Camminacielo rivendica qui il suo ruolo paterno nei confronti del figlio Luca, in una scena assai famosa

Da quando sono in rete, tutti gli anni (ma proprio tutti) verso Natale gira la notizia che qualche preside abbia impedito (non "sconsigliato", ma proprio impedito) i festeggiamenti di Natale nella sua scuola per evitare critiche da parte delle famiglie degli alunni musulmani; a seguito di ciò, tutti gli anni si scatena in rete un orgia di recriminazioni contro il buonismo che ci impone di castrare la nostra cultura per non rischiare di contrariare questi stranieri rompiballe che pretendono di insegnarci a campare e, signora mia, dove andremo a finire di questo passo?

Un tempo la notizia era sempre molto vaga: "in una scuola in Lombardia", "alla scuola di mio figlio" e consimili, senza mai un nome o un indicazione precisa del luogo. Chi, come me, andava a cercare la fonte trovava  soltanto un trafiletto da testate tipo "L'eco della Padania" o "Il corriere del leghista" dove il resoconto era ancora più vago e dove né il preside né la scuola né la città o il paesello avevano alcuna possibilità di essere identificati. In sottofondo, branchi di placide bufale pascolavano serenamente.

Di recente (da quando la Lega ha cambiato segretario, direi) vengono invece fatti nomi e luoghi, e la notizia si basa spesso su qualcosa di concreto - che alla prova dei fatti risulta sovente assai travisato: ad esempio questo Natale la dirigenza della scuola colpevole del bieco prostramento culturale aveva in realtà respinto la richiesta di un gruppo di madri* di insegnare agli studenti Adeste Fideles durante l'intervallo della mensa; detta Dirigenza sosteneva infatti che la scuola non aveva programmato alcun tipo di esibizione musicale per Natale e in tutti i casi, se avesse voluto allestirne una, disponeva di insegnanti di musica, grazie. 
In effetti, guardando la vicenda da un altra prospettiva, si poteva anche dire che la Dirigenza era intervenuta con adeguata fermezza per bloccare un importuna ingerenza da parte dei genitori e difendere il diritto dei docenti a programmare le attività come pareva loro opportuno e quello degli alunni di godersi il breve intervallo di mensa tutelando nel contempo la loro digestione.

In ogni caso non tutte le scuole allestiscono presepi o fanno cantare canzoni natalizie che inneggiano al bambinello, e non lo facevano nemmeno quando a scuola andavo io, tanti e tanti anni fa, ai tempi in cui i mulini e i grembiulini erano bianchi: di solito si ripiega su un alberello variamente decorato (magari con decori preparati dai ragazzi) o su uno spettacolo non di rado privo di riferimenti al Natale; e questo non tanto per paura del furore degli integralisti islamici ma in considerazione del fatto che a questo mondo non tutti sono cattolici praticanti, anche tra i cittadini italiani di purissimo sangue italico, e addirittura possono non esserlo anche gli insegnanti e la dirigenza (ebbene sì, in quest'epoca sciagurata  può succedere perfino questo).

Ad ogni modo il calendario delle feste col passare degli anni è diventato implacabile: Halloween, Natale, Carnevale, Festa del Papà, Pasqua, Festa della Mamma scandiscono i mesi dell'anno scolastico e stare dietro a tutte può essere molto pesante anche per le materne, figurarsi per le elementari, che nelle intenzioni avrebbero anche delle materie da studiare, nonché frotte di genitori capacissimi di lamentarsi che "a scuola i miei figli non  fanno mai lezione, solo lavoretti per le feste".
Quanto alle medie, di solito seguono un calendario festivo alleggerito che comprende solo Natale e la fine dell'anno scolastico, ma hanno un fitto carnet di feste a contenuto civile: giornate della memoria, del ricordo e della reminescenza, feste nazionali, del lavoro e della donna, giornate varie contro i maltrattamenti all'infanzia e il lavoro minorile, per la tutela dell'acqua potabile e contro l'omofobia e via commemorando, ammonendo e indignando, che se mai una classe decidesse, in un attimo di follia del Consiglio, di dare a tutte il giusto rilievo non gli rimarrebbe un ora da dedicare il programma (anche se forse, in quel modo, il programma si ritroverebbe già fatto da solo e potrebbe anzi rivelarsi un esperimento interessante - ma non tutti gli insegnanti sono disposti a fare la prova). Perciò i singoli docenti o i singoli Consigli scelgono alcune di queste feste e ricorrenze e giornate nazionali e internazionali e ci lavorano su, poco o tanto a seconda dei casi e delle circostanze.

Succede poi che in qualche caso queste feste e giornate varie si sovrappongono: ad esempio quest'anno la Festa del Papà (quest'ultima piuttosto recente e non troppo sentita, in effetti) viene quasi a sovrapporsi alla Pasqua, tanto che alcune parrocchie più previdenti hanno anticipato le doverose onoranze a san Giuseppe per non interferire con la Domenica delle Palme, come ho scoperto in modo del tutto casuale preparando questo post.

Ma giusto quest'anno lo sciocchezziario leghista aveva gran necessità di criticare, prima ancora che la perfidia musulmana, la perversione delle unioni gay. Ed ecco dunque spuntare come un fungo la notizia di un asilo di Milano dove la Festa del Papà è stata festeggiata un po' in minore non tanto per colpa degli intolleranti immigrati islamici, quanto... per non offendere i figli delle coppie gay che avrebbero criticato la festa del Papà e non di un generico Genitore.
Prontamente il segretario della Lega ci ha fatto un post su Facebook, che ha attirato gran massa di commenti e discussioni, non tutte redatte in modo da fare onore al senno di chi scriveva.
In molti han poi provato a difendere l'operato dell'asilo, taluni motivando la scelta della scuola con recenti lutti che avrebbero impedito ad alcuni bambini di festeggiare un papà di cui la ria sorte li aveva privati (e al pensiero di ciò, ogni insegnante ricorda la canzone di Tricarico, basata purtroppo su un episodio autentico della vita del cantautore, dove la docente non ha brillato né per tatto né per umana comprensione), altri con la vicinanza che quest'anno schiacciava la festa del Papà sulla Pasqua; dall'asilo milanese oggetto del gran contendere infine è arrivata notizia (pare, dicono, sembra) che detta scuola non cura troppo questo tipo di ricorrenze e da tempo è avviluppata in un grandioso progetto sull'integrazione e contro le discriminazioni, parendogli in tal modo di impiegare più proficuamente le ore di lezione piuttosto che con la confezione dei famigerati "lavoretti" per le feste - lavoretti di cui non ho mai saputo che alcuna famiglia abbia mai sentito la mancanza, e che assai raramente sortiscono risultati di pregio - e ognuna di queste possibilità mi sembra credibile, oltre che valida. 
Ritengo invece abbastanza improbabile che gruppi di agguerrite genitrici di coppie omosessuali (perché, laddove la coppia fosse costituita da due uomini, certo non avrebbe motivo di insorgere contro una Festa del Papà che in alcun modo rischierebbe di mettere la loro prole a disagio a causa di carenza di padri da festeggiare) abbiano preteso di riformare il calendario, e questo perché i figli di coppie ufficialmente omosessuali in Italia sono ancora pochissimi e ai loro genitori pare gran cosa riuscire a campare senza prendersi troppi insulti e in generale mi risulta che tendano a starsene ancora piuttosto buoni.**
Un insegnante sensibile però può ben porsi la questione e pensare che, laddove c'è carenza di padri in una classe, per fuga dei medesimi o per loro dolorosissimo decesso prematuro, sarà forse cortese sorvolare garbatamente sulla questione onde non riaprire pericolose ferite nelle creature loro affidate: festeggiare con gran tripudio una figura genitoriale laddove alcuni bambini di questa figura genitoriale sono privi per i più vari motivi può certo essere inopportuno, quando non semplicemente idiota o perfino criminale.

Il problema però sta a monte: nonostante il (legittimo? Mah) desiderio di taluni politici di battere e ribattere certi temi fino allo sfinimento, la scuola italiana non è obbligata a festeggiare alcunché, nemmeno la Repubblica o l'Unità d'Italia o l'onnipresente Natale (che ormai dura circa tre mesi, e se fosse per me ne durerebbe tredici): la programmazione può includere alcune feste o ricorrenze o giornate internazionali a seconda delle circostanze e del libero genio dei docenti, che conoscono la classe con cui hanno a che fare e seguono una determinata programmazione. Un presepe sotto Natale può essere una lieta occasione per mettere in contatto con una tradizione assai italiana i piccoli stranieri, come può essere una bella idea allestire una festa straniera e mostrarla ai bambini italiani, ma altrettanto buona può essere l'idea di sorvolare con eleganza perché in classe i rapporti sono tesi sotto questo aspetto o anche perché si è impegnati a fare altre cose - sì, anche i pronomi personali o l'acquedotto nell'antica Roma - oppure ad allestire una Festa del Gatto in una classe particolarmente gattara. Feste e ricorrenze sono opportunità da cogliere, non tagliole o obblighi burocratici come gli scrutini di fine quadrimestre o i ricevimenti generali dei genitori. Chi vuole a tutti i costi festeggiare la Festa del Papà o la Giornata dell'Acqua Potabile può comunque farlo a casa sua, nei modi e nei tempi che preferisce, senza tirare per forza per la manica insegnanti e scolari. La Festa del Papà non è un obbligo scolastico, come non lo sono il presepe né la Dodicesima Notte, e non ha nessun senso né logica che un insegnante o un/a DS debbano addirittura giustificarsi perché nella loro scuola hanno festeggiato santa Lucia e non Martin Luther King, come se fossero obbligati a fare questo o quello.

*Secondo gli organi di informazione, i gruppi di genitori che si organizzano a scopo di tutela o di ingerenza verso i loro figli sono sempre e soltanto costituiti da madri, anzi da mamme; ma considerando l'accuratezza dei suddetti organi di informazione, la presenza in questi gruppi organizzati di padri non è affatto da escludere.
**Il giorno in cui i genitori omosessuali romperanno le scatole ai docenti quanto quelli etero, ebbene, quel giorno potremo se non altro rallegrarci perché vorrà dire che l'integrazione sarà completa - e da quel giorno noi docenti potremo mandarli a spagliare senza alcun riguardo e  senza temere con ciò di peccare per discriminazione o omofobia. E può darsi che quel giorno non sia così lontano.

11 commenti:

  1. Penso che l'etichetta che hai dato a questo post sia il commento migliore: "Elementare buon senso": nella scelta delle giornate da celebrare e di quelle a trascurare, nel credito da dare alle notizie e nei giudizi in generale. Elementare buon senso...se lo vendessero da qualche parte...

    RispondiElimina
  2. concordo con la linea, ma mi sfugge un concetto: in che senso la scuola "può" includere? i giorni festivi non sono mica stabiliti per legge, dal governo? non credevo fossero opzionali (sull'intorno, ovviamente, non dico nulla).

    RispondiElimina
  3. @Docezze:
    Naaa, anche se lo vendessero nessuno lo comprerebbe, perché "il buon senso è l'unica cosa che è stata distribuita con criterio: infatti tutti sono convinti di averne ricevuto in abbondante dose", come scriveva un francese di cui purtroppo non ricordo il nome ^__^

    @Ammennicoli:
    I giorni di vacanza sono stabiliti per legge, un po' dal Ministero, un po' dalla Regione e un po' dalla scuola stessa (ma non escludo che anche la Provincia ci abbia qualcosa a che fare) e alcuni di questi giorni di vacanza comprendono determinate feste, come Natale o la Repubblica (rimessa da Ciampi giusto il primo anno che insegnavo). In quei giorni non si va a scuola, ma nessuno di noi è obbligato a festeggiare o omaggiare la ricorrenza: per esempio possiamo fare temi e cartelloni e lezioni speciali e ricerche sulla Festa della Repubblica o non occuparcene affatto.
    (Feudalesinmo e Libertà è una GRANDE pagina =D)

    RispondiElimina
  4. La scuola è diventata il campo dove lobbies ideologiche a vario titolo ed economiche, ammantate di belle idee e progetti, si disputano la spartizione di denaro e di esseri umani, ossia gli alunni. Vale il principio da te enunciato: sceglie il CDC e il docente attraverso la programmazione, no alle pressioni, alle mode, alle emergenze di vario titolo. Mi chiudo in classe e mando a quel paese chicchessia.

    RispondiElimina
  5. Per fortuna esiste ancora la libertà di insegnamento, anche se molti, colleghi inclusi, tendono talvolta a dimenticarsene.
    Sul resto, concordo davvero sul grado di scemenza che sempre gravita intorno alle polemiche, finte, pretese, o ad arte fomentate, di ogni tipo di ricorrenza. Sempre più spesso la voglia è quella di fare come Mel, blindare la classe ed esercitare il proprio diritto a fare ciò per cui, dopo tutto, ci pagano, e cioè insegnare.

    RispondiElimina
  6. Quest'anno tra uscite, stage, gite, referendum, comunali, incontri con la finanza, orientamento OGNI SABATO, ecc., ho deciso di mettere in atto anch'io la sperimentazione "il programma si svolge da solo". Spesso i ragazzi non i sono, però io mi sto spiegando Foscolo con un'entusiasmo che non avevo da tempo...

    RispondiElimina
  7. P.S. grande Feudalesimo e Libertà. Io ho la maglietta di 'Luca ti son genitore'... :-)

    RispondiElimina
  8. @Mel e Povna:
    Davvero, non potrei essere più d'accordo!

    @Senzapre7ese:
    poi mi racconterai se DAVVERO il programma riesce a svolgersi da solo XD (alle superiori mi sa che è particolarmente difficle, ma mai dire mai)

    RispondiElimina
  9. Tornando seri, il programma in un modo o nell'altro lo si fa, piuttosto abolirei le valutazioni, tanto a fine anno (o peggio a settembre) ci prendiamo in giro reciprocamente... ma è un discorso lungo che sto seriamente prendendo in considerazione.
    Comunque se alle superiori non ho il problema delle festività religiose, dall'altra parte le vivo da genitore di un bimbo alla materna, dove pare che l'esonero dalla religione sia prerogativa delle famiglie musulmane, essendo quasi inconcepibile l'ateismo.

    RispondiElimina
  10. Ah, religione alla materna mi è sempre parsa un delirio non da poco - ma ti sarà forse di conforto sapere che, dopo aver fatto religione alle materne e pure alle elementari, quando arrivano alle medie di solito sono beatamente ignari dei pur minimi fondamenti del credo cattolico, né più né meno di qualsiasi fanciulletto cresciuto nel più ateo e sconsacrato degli ambienti. Insomma, i musulmani non si poerdono poi molto...

    RispondiElimina