lunedì 29 giugno 2015

Gundam - Le origini - I - Casval dagli occhi azzurri


Gundam, il guerriero dall'armatura mobile (Kido Senshi Gundam) sbarcò sulla nostra bella penisola nel Febbraio 1980, pochi mesi dopo essere stato trasmesso in Giappone. Per me fu un grande amore, prima di tutto perché c'era il bellissimo maggiore Char della Cometa Rossa, ma anche per la storia: era, come dire, diversa. Molto più complicata delle consuete serie di robottoni, dove potevi inserirti facilmente a partire da qualsiasi episodio, tanto in pochi minuti capivi tutto quel che c'era da capire.  Lì no: tanto per cominciare era una storia a puntate, non ad episodi autoconclusivi, e anche parecchio complicata. Poi l'adattamento (illegale, scoprimmo anni dopo, e la Bandai, casa produttrice, non la prese per niente bene) abbastanza pasticciato ci metteva del suo. Infine anche in Giappone all'inizio la storia non ebbe molto successo, così la accorciarono di parecchie puntate sintetizzando parecchio - ebbene sì, nella parte finale ci si capiva veramente il giusto. Ma veramente.
Io e la mia amica del cuore ci applicammo con grande pazienza a rivoltare la vicenda come un calzino, ma parecchie cose non riuscimmo comunque a comprenderle. Pazienza, continuammo a vederlo e rivederlo finché lo tolsero dalla programmazione per più di vent'anni causa rimostranze dei produttori. 
C'era il robottone, naturalmente (ma non era un robottone, era un mobil-suit; che era la stessa cosa ma con un nome più spocchioso). Niente alieni pasticcioni che si incaponivano a invadere la terra con un mostro per volta finendo regolarmente sconfitti dai vari Goldrake e Mazinga. C'erano un sacco di personaggi con le loro storie, e un orripilante guerra tra uomini che faceva tutti i danni che fanno questo tipo di guerre.

Col tempo in Giappone il successo arrivò, eccome, tanto che la serie divenne un cult. Fecero dei seguiti, delle varianti, dei film, dei romanzi, un infinità di modellini dei vari Gundam, un sacco di manga piuttosto bruttarelli e tante altre cose, fra cui il manga Le origini, che racconta la storia in versione più completa e un po' cambiata. In tutte queste cose, il maggiore Char aveva sempre il posto d'onore, perché oltre a me e a un sacco di altre persone, ne erano innamorati anche gli autori, a un livello tale che perfino io li trovavo a volte eccessivi (chi ha scorso i romanzi può capire il mio punto di vista).

Adesso si sono messi a fare dei film tratti appunto dal manga Le origini, e in questi giorni è approdato sugli schermi italiani il primo episodio, intitolato Casval dagli occhi azzurri. Solo per due giorni, in qualche cinema di poche e scelte città, una proiezione al giorno, pubblicizzato in modo minimale, che per carità non ci fosse il rischio che qualcuno andasse a vederlo. 
E infatti lo abbiamo visto davvero in pochi, e anch'io ho saputo della proiezione solo grazie a una cara e gentile amica che mi ha passato la notizia su Facebook.
10 euro di biglietto per 65 minuti di film più dieci minuti di video dove ci spiegano quanto è bello il film - ma questi sono dettagli del tutto insignificanti.

Ma andiamo per ordine. Di cosa parla il primo episodio di Gundam. Le origini?
Ssssì, certo, dell'origine della storia. Ma non, sia chiaro, della storia di Gundam - perchè in 65 minuti il mobil-suit Gundam non è citato nemmeno di striscio, né tantomeno inquadrato. 
Nemmeno si parla della guerra, salvo un minuto a inizio film, dove fanno vedere le prime epiche gesta del maggiore Char della Cometa Rossa, quando il primo giorno di guerra distrusse cinque navi confederate guadagnandosi la reputazione di uomo più pericoloso del principato di Zeon - perché in Gundam si racconta della guerra tra la Confederazione e il Principato di Zeon (Char combatteva per il Principato, Gundam e tutta la Base Bianca erano invece dalla parte dei Confederati).
Si parla invece di Char, e della sua storia, anzi di un breve episodio della sua storia: la morte del padre e la sua fuga sulla Terra, quando il futuro Cometa Rossa aveva solo undici anni. Poi si parla di sua sorella Artesia e del di lei gatto Lucifer.
Sì, un gatto nero. Il classico gatto nero dei cartoni animati jap, un po' spigoloso, con grandi occhioni, grandi orecchie, coda e e baffi assai espressivi. Come Luna di Sailormoon, o Jiji di Kiki, consegne a domicilio . Carinissimo, simpatico, spesso piuttosto stranito (e ne ha ben donde). Niente da dire sui gatti neri, figurarsi, ma se mi avessero detto che un giorno avrei visto un film di Gundam dove un gattino è tra i protagonisti principali avrei faticato parecchio a crederci. 
Inoltre tutta la storia si svolge... nella repubblica di Munzo. Che sarebbe, o diventerà, il Principato di Zeon, e che proprio non avevo mai sentito nominare.
Casval (dagli occhi azzurri) è il già fascinoso ma ancora acerbo Char, che nella vita ha collezionato più nomi di un personaggio di Tolkien. Casval è, in effetti, il suo vero nome. 
Suo padre si chiama, pace all'anima sua, Zeon Zun Deikun. E ditemi voi se è possibile prendere sul serio uno che si chiama così. Sua sorella Artesia si limiterà invece a due nomi: Artesia, appunto, e Sayla. Sì, come le mentine. Non so che farci.

La storia è abbastanza drammatica: si comincia dalla morte del padre di Casval e Artesia, uomo politico di gran spicco nella colonia spaziale di Munzo, di cui vorrebbe proclamare l'indipendenza dalla Confederazione. La sua morte (che alcuni sospettano dovuta ad avvelenamento da parte della famiglia Zavi) innesca una serie di tumulti e rivolte che i confederati cercano di reprimere. I due figlioletti di Zeon... sì, insomma, di quello lì, sono in grave pericolo ma un accorto complotto riesce a spedirli sulla Terra, dove potranno vivere in pace, insieme al gatto. La madre resterà in un certo senso come ostaggio a Munzo e il suo addio ai figli è una scena assai commovente.
Si tratta di un film per bambini, o comunque parecchio orientato in quella direzione: grande spazio al bel micetto, grande spazio alla piccola Artesia che dovrebbe avere cinque o sei anni, parecchi personaggi si comportano da scemi e fanno delle facce stranissime anche in circostanze che non sembrerebbero richiederle.
Conosciamo così tutta la famiglia Zavi, compreso il giovanissimo Garma che già si arrotola le ciocche di capelli (violetti, come nella serie originale, dio solo sa perché) con le dita, nonché la principessa Kilicia (Kirisha, nel vecchio adattamento) vittima di un parrucchiere pazzo e che sarebbe anche una gran bella ragazza fin quando non si leva l'elmetto che ne copre l'assai curiosa pettinatura; detta Kilicia mostra segni di una notevole inclinazione verso Ramba Ral, che fa comunque finta di non accorgersene e all'epoca è già fidanzato con Hamon.
Conosciamo per un paio di minuti anche il padre di Char, che sembra in verità un pazzo furioso, ed entrambe le sue mogli: la prima, un essere decisamente orrendo, a suo tempo scaricata perché non poteva dare dei figli al marito (almeno così dice lei) e la seconda, bellissima cantante di varietà che invece i figli glieli ha dati, e anche molto belli.
Artesia fa la bambina in modo assai infantile e con la vocetta tipica dei bambini dei cartoni animati jap, Casval parla abbastanza poco, soffre molto di essere completamente alla mercé degli adulti e di non poter difendere le donne della sua famiglia né il gatto (anche se del gatto in effetti non si interessa granché) e ha una stranissima conversazione con Kicilia in cui la giovane principessa rivela una curiosa vena sadomaso, sfoderando anche un paio di manette (!). Peraltro sia la conversazione che le manette lasciano davvero il tempo che trovano, anche se in qualche modo sono intonate ai personaggi, o meglio al loro lato più perverso. Giusto per ricordarci che tra qualche anno Casval sarà il leggendario Char della Cometa Rossa gli sceneggiatori lo mettono a sparare su un mezzo ben armato - ogni colpo un centro, naturalmente, e così a undici anni il ragazzino ha già fatto i suoi primi morti - che comunque se la sono andata a cercare perché non sta bene minacciare due poveri bambini indifesi con i cannoni.

La storia scorre bene, a tratti un po' confusa, a tratti un po' demenziale - come succede spesso in Gundam - e a tratti un po' leziosa - cosa che in Gundam di solito non succede. 
Il gatto Lucifer recita benissimo e sgrana gli occhioni nel più convincente dei modi, Char mi  fa sempre piacere vederlo, a qualsiasi età e con qualsiasi nome. 
Nel complesso sono stati dieci euro spesi bene.

2 commenti:

  1. Gundam non l'ho mai visto, oltre ai più famosi goldrake e Mazinga, mi ero dedicata al meno famoso Baldios di cui penso esser stata una delle pochissime spettatrici.
    Ho visto il film di Capitan Harlock e pur essendo "finto" era un figo pazzesco.
    In compenso sto attendo da anni la fine di Glass no kamen, ma non se ne intuisce il momento.

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  2. Baldios, devo ammetterlo, manca anche a me.
    In compenso so che Glass no kamen è eterno, e aveva già questa reputazione quando ne sentii parlare per la prima volta più di venti anni fa!

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