venerdì 9 gennaio 2015
L'oca selvatica - Mori Ogai
Il romanzo giapponese ha una sua tradizione millenaria ma è molto differente da quello occidentale. Per noi comuni mortali europei addentrarcisi ha sempre il sapore di un avventura: c'è tutto quello che siamo abituati a trovare in un romanzo, ma disposto con altra maniera e raccontato con angolature e ritmi diversi.
Qui, per esempio: l'oca selvatica che dà il titolo compare nelle ultime dieci pagine; forse è altamente simbolica e forse solo strutturale alla narrazione. Quanto ai protagonisti... già, quali sono i protagonisti?
Abbiamo un narratore, che ricostruisce la vicenda in base a racconti che gli sono stati fatti in epoche diverse oltre ad avere una sua piccola ma consistente parte nella trama.
Poi un giovane studente, bello e simpatico, che compare e scompare dalla narrazione.
E la protagonista: una cara ragazza che entra in scena molto timidamente e all'inizio viene descritta attraverso la sua casa vista dall'esterno: siamo informatissimi sulle finestre di casa sua, e una in particolare potremmo anche provare a disegnarla con una certa probabilità di successo.
Più avanti impariamo a conoscerla meglio (la ragazza, non la finestra) e le sue vicende sono avvincenti e riccamente narrate. Conosciamo anche le persone che ha intorno e il complesso gioco per cui queste persone la portano a determinate scelte, e come queste scelte a loro volta la portino a cambiare i suoi rapporti con queste persone - insomma quel tessuto di azioni e reazioni che forma la trama della vita per tutti noi.
E' un bel romanzo, narrato bene. A modo suo è anche un avvincente storia d'amore.
Sono stata molto contenta di leggerlo e di seguire il percorso dei vari personaggi. Me lo sono gustato con grande piacere e soddisfazione.
Ma non mi azzardo a raccontare la trama - non solo perché mi sembra che ogni lettore abbia diritto a scoprirla da solo, ma anche perché la trama qui è più importante che in un romanzo de noantri e nello stesso tempo non conta poi molto e a ben guardare di trame ce n'è più di una - dipende da come decidi di leggerlo.
Comunque sia: abbiamo dei bei personaggi e una bella storia (a tratti un po' evanescente); il tutto ambientato nel Giappone di inizio Novecento, che è sempre un periodo interessante.
Non prende molto tempo: si potrebbe leggere in un mezzo pomeriggio o una serata, ma secondo me è meglio dividerlo in tre-quattro giorni, perché si riesce meglio ad assorbirlo.
E l'autore è proprio bravo.
Consigliato per i pomeriggi autunnali: non necessariamente quelli piovosi, vanno benissimo anche quelli ancora caldi e ricchi di sfumature rosso-dorate, o quelli limpidi, freschi e azzurri che si stemperano presto nel crepuscolo.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti felici letture invernali.
Per la serie "dovete fidarvi di me"...e ci fidiamo, ci fidiamo...
RispondiEliminaI narratori giapponesi sono così. Ricordo Io sono un gatto per il quale alcune descrizioni dei caratteri generali che tu evochi si applica altrettanto bene.
RispondiEliminaUna lettura particolare, a quanto sembra... Per me una novità assoluta e, visto che mi piace cambiare genere per conoscere autori diversi, ne prendo nota!
RispondiElimina@dolcezze:
RispondiEliminanonono, non stavo chiedendo una delega in bianco o qualcosa del genere - ma davvero mi sembra che qui la trama sia, come la bellezza "negli occhi di chi guarda" e mi sembrava assai scortese imporre la mia.
@la povna
Sì, i narratori giapponesi sono così. Non sempre, non tutti e non nello stesso modo. Diciamo che qui la giapponesità splende assai, ecco ^__^
@Stefania:
Buona lettura :)
Carissima, plaudo alla mancanza di trama, che è ciò che non voglio sentire, né leggere,quando si parla di libri (o film) che non ho ancora gustato.
RispondiEliminaSeguirò il consiglio, comunque, visto che ultimamente sono diventata molto mainstream, pigra e poco disponibile ad altro. E' ora di cambiare, Comincerò da qui.
p.s.: mi scuso per il "mainstream". Mi è scappato.
RispondiEliminaMa no, credo che, usata con moderazione e tra persone con cui si è in una certa confidenza, un cauto uso della parola "mainstream" sia consentito dal galateo ^__^
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