mercoledì 14 maggio 2014

Il gay sotto il letto - 2 - Di bufale e di crociate (con un'infinità di link di rimando)

La seconda crociata (1145-1149) andò male. Molto male. Come tutte quelle successive.

Il 30 Aprile 2013 il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato la Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, in ottemperanza ad apposite normative della Comunità Europea. Tale strategia prevede l'elaborazione di un piano di lavoro per il biennio 2013-2015 contro le discriminazioni determinate da molteplici motivi, ivi comprese quelle fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere che, come prevedibile, coinvolge anche le scuole.
L'Allegato alla Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa agli stati membri sulle misure dirette a combattere la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o l'identità di genere spiega come, a tutela de l'interesse superiore del fanciullo, dovrebbero essere adottate misure appropriate per promuovere la tolleranza e il mutuo rispetto a scuola, a prescindere dall'orientamento sessuale o dell'identità di genere. A tal nobile e meritorio scopo gli stati membri potrebbero tra l'altro predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d'azione per promuovere l'uguaglianza e la sicurezza. Tali misure dovrebbero tener conto del diritto dei genitori di curare l'educazione dei propri figli.

A seguito di questa raccomandazione le Strategie si ripromettono un grandioso piano di monitoraggio dati, formazione del personale scolastico e interventi didattici. Tutto ciò non soltanto al fine di preservare da ogni ombra di discriminazione le fanciulle, i fanciulli d'ambo i sessi ad orientamento omosessuale o bisessuale e i giovanissimi transgender, ma anche per limitare (e possibilmente eliminare del tutto) i suicidi legati a questo tipo di discriminazioni, che nella popolazione scolastica italiana sono il quadruplo della media europea.

Passa un giorno e passa l'altro, le Regioni si attivano, le scuole si attivano e i progetti cominciano a partire. Un po' alla volta: perché Roma non è stata fatta in un giorno, ben pochi degli insegnanti in cattedra possono vantare competenze su questi temi e via dicendo, senza contare che la questione dell'identità di genere presenta più spine di un roveto in una cultura dominata dal terrore che la visione di un singolo elemento rosa nella camera di un fanciulletto ne turbi irreparabilmente l'orientamento sessuale e che è maniacalmente intenta a suddividere anche i gas respirabili in "maschili" e "femminili".

Nella mia zona è partito, alle scuole medie, un rispettabile corso sugli stereotipi e l'opportunità di non vivere pensando per frasi fatte - una roba che si incastra in qualsiasi programmazione, che ottempera come minimo a quattromila direttive ed esortazioni ministeriali e non sembra passibile di contenere al suo interno alcuna controindicazione. Da quanti anni le linee-guida per le scuole ci incitano a smontare gli stereotipi? Probabilmente c'erano ancora i villanoviani, quando il Ministero stampò le prime esortazioni in tal senso.
Eppure questo garbato intervento dove, qua e là, capita ogni tanto di infilare la parola "omosessuale" (qualcuno se la sente di negare che la parola "omosessuale" si porti attaccato qualche piccolo stereotipo?) ha suscitato orde di polemiche e alzate di scudi che nemmeno l'invasione degli unni a Roma. Quando è stato presentato a Lungacque, nella Sala del Comune, i genitori sono insorti. 
Ora, per carità, non è che i genitori della mia zona siano tutti distratti e incuranti dei loro figli, ma non li ho mai visti polemizzare sui progetti didattici. Mai. Ascoltavano pazientemente, assentivano educatamente e a volte chiedevano un filo di spiegazione, quando l'insegnante che parlava aveva fatto eccessivo uso del didattichese. Tutto qui.
A Lungacque però c'è un consistente nucleo di famiglie neocatecumenali (da noi chiamati palmine). Ad insorgere sono stati loro. 
Perché? 
La posizione ufficiale della Chiesa sull'omosessualità non contempla affatto la lode e l'incoraggiamento alla discriminazione, al pestaggio o alla violenza omofobica, né mi risulta che le alte sfere ecclesiastiche si siano mai spinte a rallegrarsi dell'uso degli stereotipi legati al genere, così come nessun sacerdote ti loderà perché hai chiamato frocio il compagno di banco o hai perculato la compagna di banco perché le piacciono i trenini invece delle bambole.

Qualcuno ha ipotizzato che, nelle famiglie cattoliche più conservatrici, si cerchi di eliminare financo la questione dell'esistenza dei gay. Il che può essere, ma dal momento che viviamo in una cultura che sembra letteralmente ossessionata dai gay e li vede in ogni luogo e in ogni lago, non basta non parlarne ex cathedra perché i ragazzi non ci pensino mai, anche sorvolando sul piccolo e insignificante dettaglio che potrebbero pur essere i tuoi figli ad essere discriminati in quanto gay (magari non essendolo affatto) e potrebbero essere i tuoi figli ad impiccarsi dopo essere stati presi di mira dai compagni.
Certo, sono i tuoi figli e li hai cresciuti bene e quindi mai nel loro cuore potrebbero albergare pensieri impuri o discriminanti. Ma siccome non hai cresciuto i figli degli altri, niente garantisce la tua prole contro un certo tipo di violenza. Se non altro a tutela dei tuoi candidi e immacolati germogli, e nel tentativo di arginare la mala educazione dei figli dei miscredenti, qualche lezioncina sull'importanza di non discriminare non dovrebbe trovarti così contrario; per tacere del fatto che le tue figlie potrebbero essere stanche di sentirsi definite genericamente "troie" tutte le volte che fanno qualcosa che contraria qualcuno, e magari preferirebbero essere insultate in modo più preciso e più aderente alla questione (o addirittura non essere insultate affatto).

Che quello di Lungacque non sia stato un caso isolato lo dimostrano la pioggia di lettere che le associazioni di genitori stanno mandando alle scuole, ad esempio questa dall'A. Ge. Toscana.
E' una lettera dal contenuto piuttosto vago, nel senso che chi la legge vaga da un paragrafo all'altro senza capire bene dove stia il problema. Va bene tutelare le diversità, scrivono i redattori, va bene che la scuola intervenga contro il bullismo omofobico perché come genitori capiscono il dolore di avere un figlio che si uccide sentendosi discriminato, ma allora perché non intervenire contro ogni tipo di discriminazioni con un progetto di più ampio respiro, e perché ci si è rivolti proprio a una determinata associazione e non alle altre 28 indicate nella Strategia Nazionale, perché non ci si è rivolti alle associazioni di genitori, e siamo sicuri che siano state seguite tutte le procedure burocratiche del caso?
Ora, personalmente non ho idea se siano state seguite tutte le procedure burocratiche. Tenderei a pensare di sì, perché un progetto regionale per la scuola, di norma, le procedure di rito le segue, avendo poche possibilità di nascondersi nel nulla al primo apparire di un qualsivoglia controllore. 
Nel caso specifico però ai genitori viene chiesto di mobilitarsi e indagare se il progetto è stato votato dal Consiglio di Istituto (e perché non dovrebbe, vien fatto di domandarsi. Quale mai Consiglio di Istituto voterebbe contro un progetto aggratis contro il bullismo organizzato dalla Regione?) e se prima di votarlo c'è stata adeguata discussione che coinvolgesse i Consigli di Classe, i Collegi dei Docenti e chiunque altro si fosse trovato a passare di lì per caso, fosse pure l'addetto al rifornimento del distributore automatico di merendine.

L'A.Gi fa poi notare che I genitori devono conoscere in anticipo i contenuti degli incontri e anche partecipare alla loro organizzazione, se lo ritengono opportuno; inoltre devono avere facoltà di chiedere che il loro figlio non vi partecipi, senza che ne consegua alcuna discriminazione. (il grassetto è nel testo).

Ma perché mai un  genitore dovrebbe escludere la sua prole da un laboratorio contro il bullismo e la discriminazione? Forse che questi genitori desiderano che i loro figli crescano violenti e discriminanti, oppure vessati e discriminati? Parrebbe un istanza piuttosto insolita.

Ma c'è un motivo. Sembra. Parrebbe.
Ci risulta infatti che, in determinati contesti, simili progetti siano stati utilizzati per introdurre nelle scuole il concetto di “gender” e le tematiche LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali), in assenza degli insegnanti e talora con esemplificazioni fin troppo concrete e dettagliate.

"Ci risulta", "in determinati contesti", "simili progetti" e "talora" sono quattro splendidi indicatori da bufala, secondo qualsiasi autorità in materia (resto sul vago anch'io? No, ne cito uno: il mio preferito) Quando, dove, come, c'è una fonte da qualche parte?
Ah, saperlo, saperlo...

Ma in effetti, per quel che riguarda il concetto di "gender", si spera assai che le creaturine, per quanto implumi, lo abbiano acquisito già prima della prima elementare, dato che non è l'Europa bensì la Grammatica Italiana a chiedercelo: c'è il tavolo che è maschio e la tavola che è femmina; a torto o a ragione la lingua italiana nel concetto di gender ci sguazza a tal punto che senza qualche elemento in merito non si impara nemmeno a dire "Buongiorno". Per la verità le grammatiche usano di solito la parola italiana "genere", ma si sa che le parole straniere sono più trandy. Giusto? (O meglio: correct?)

Ma magari, al di là delle raffinate distinzioni tra "bracci" e "braccia", il "concetto di gender" ha altre applicazioni?
I redattori dell'A.Gi Toscana han provato a documentarsi, ma non sembrano nutrire molte certezze in merito:
Per quanto abbiamo potuto capire, l’ideologia di genere (gender) nega che esista una identità sessuata oggettiva e sostiene che l’identità sessuale è il risultato di sovrastrutture culturali e sociali da abbattere. La "queer theory" sostiene che le identità sessuali sono una funzione della rappresentazione. Conseguenza logica: la rappresentazione delle identità sessuali è pre-esistente ad esse e le definisce (da culturagay.it).

Mi permetto di accantonare la "queer theory" - effettivamente non mi sembra roba da portare in classe, almeno fino a quando non si riesce a spiegarla in modo un po' più comprensibile a un comune mortale - per impegnare le mie deboli forze sull'ideologia di genere (che comunque parrebbe  cosa un po' diversa dal concetto di "gender").
Andando su Google, le prime due schermate portano, tutte, ad articoli e siti cattolici. La AGeSC (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) in particolare fornisce una bella raccolta documentaria e un riepilogo della situazione attuale. Proprio in questo documento troviamo una definizione un po' più comprensibile di questa fantomatica ideologia di genere:
Secondo tale ideologia, a cui si vogliono indottrinare le nuove generazioni a partire già dalla scuola dell'infanzia, il sesso biologico, maschio o femmina che sia, non è rilevante per distinguere un uomo da una donna poiché l'identità sessuale è frutto della pura costruzione sociale e culturale e pertanto deve essere realizzata in autonomia, ognuno deve poter essere libero di decidere volontariamente e soggettivamente a quale "genere" appartiene.


A dirla tutta, sul fatto che uno ha diritto di scegliersi il genere che più gli si confà, più che un ideologia sembrerebbe l'enunciazione di principi abbastanza diffusi da tempo, nonché messi in pratica da alcune leggi del parlamento italiano e dal buon vecchio articolo 3 della nostra Costituzione, ma all'interno di alcuni movimenti cattolici (e dell'AGeSC, dal cui documento di sintesi continuo ad attingere) viene vissuta come un tentativo di rivoluzionare l'antropologia e la cultura della nostra società, modificando la concezione della sessualità umana, della famiglia e della convivenza civile in genere.
Tentativo, aggiungerei, in parte già coronato dal successo ma che a loro non sembra particolarmente gradito.

Stabilito ordunque che l'ideologia di genere è qualcosa che esiste solo all'interno di certi ambienti cattolici e produce gran copia di documenti non privi di interesse antropologico (ad esempio questo), mi sembra legittimo domandarmi di nuovo perché a scuola non dovremmo avere il nostro piccolo laboratorio didattico per esortare i fanciulletti a non prendere in giro Astolfo se giocare a calcio non gli piace e Angelica se, al contrario, ci gioca molto volentieri. 
Ma siccome rispondere a questa domanda è abbastanza difficile, qualcuno (e qui sono vaga perché, davvero, non so chi possa essere stato) ha anche ritenuto opportuno diffondere alcune accorte dicerie su questi laboratori, ovvero le esemplificazioni fin troppo concrete e dettagliate di cui accennava la lettera dell'A.GI Toscana: sarebbero state infatti impartite lezioni di masturbazione in classe, come in Francia, da appositi militanti gay (e anche lesbo, spero, in nome della parità di genere), e ognuno degli alunni avrebbe avuto, sul modello svizzero, una scatola con attrezzi e foto per perfezionare la sua tecnica in materia, poi sarebbe arrivato il fantasma Formaggino per insegnare ai maschi come truccarsi e darsi lo smalto sulle unghie e l'ornitorinco di Kant sarebbe passato per la verifica finale comprensiva di pompino (fatto anche alle ragazze, in nome delle pari opportunità). E giuro che le prime due non me le sono inventate: ma oltre all'articolo linkato qui si raccomanda di leggere anche i commenti, perché appunto con i commenti arriva la storia della scatola distribuita agli alunni delle elementari in Svizzera. 

Ora, va bene la credulità. D'accordo le bufale. Si sa che non tutti siamo stati forniti all'atto della nostra nascita di senno sovrabbondante (io per prima, naturalmente); ma dovrebbe pur esserci un limite a tutto. 
La scuola è un ambiente conservatore; anzi, molto spesso viene accusata, e nemmeno a torto, di esserlo troppo. Chiunque sia stato a scuola lo sa. Chiunque lavori nella scuola lo sa. Chiunque abbia provato a riformare la scuola lo sa. E chiunque presenti progetti laboratoriali per la scuola, comprese le associazioni per la tutela dei diritti di gay, lesbiche e transgender, lo sa. Quand'anche, sotto l'effetto di cospicue dosi di stupefacenti, costoro provassero a immaginarsi un laboratorio con esercitazioni di masturbazione etero e gay dal vivo e dal morto, non lo presenterebbero mai in un progetto per la scuola, nemmeno dopo aver assunto il doppio delle droghe che avevano preso al momento di redigere il progetto in questione. Non succederebbe nemmeno se la Terra, una mattina, decidesse di percorrere una rotta quadrata o i pesci cominciassero a camminare sulla terraferma. Non succederebbe, e basta.Non importa cosa ti ha raccontato tuo cuggino, non può succedere.

Quello che invece può succedere, e di fatto succede più spesso di quel che si pensa, è questo:

Quando ero alle medie (MEDIE circa 11-14): 1. i miei compagni saranno stati anche così ignari delle cose del sesso, ma mi insultavano e mi picchiavano perché 'lesbica, invertita, leccafica' (per tre anni uno dei leit-motiv è stato "gli vuoi leccare la passera a lei? e a lei?); 2 a un ragazzo molto timido e un po' impacciato, lo perseguitavano chiamandolo "NOME-leccaglielo bene", perché "i pompini li fa lui, non li fa nessuno, te lo succhia meglio di una donna".
Mi spiegate di che cacchio stiamo a discutere sul presunto sconvolgimento di ragazzi del biennio (14-16) a leggere di un pompino?
Ci siete mai entrati in una classe vera?

Cari genitori cattolici che volete cattolicamente educare i vostri figli, siete davvero sicuri che la scelta più cattolica da fare sia quella di fingere di vivere in un universo parallelo e inventarvi crociate contro nemici inesistenti, invece di occuparvi del mondo dove viviamo qui e ora?

9 commenti:

  1. e io che pensavo che la Toscana fosse un paradiso di laicità...

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  2. Ah, LaNoisette, si pensano tante cose. Ma anche la Toscana è in Italia, nel bene e nel male... :(

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  3. A margine, mi chiedo quand'è che un adulto comincia a dimenticarsi di quello che faceva/diceva/pensava da ragazzino. Sul resto, non saprei che altro aggiungere.

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  4. Mi sono fatta l'idea che gli anni delle medie vengano accantonati quasi subito - ma è un idea personalissima, anzi più che un idea è una sensazione.
    Insomma, per me è stato così, per un paio di amici anche, per il resto del pianeta sinceramente non so.

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  5. mi hai fatto pensare che "omosessuale", così come "lesbica", così come etc. etc. è una di quelle parole che portano intrinsecamente con sè anche la pronuncia e l'accentuazione fonica dello spazio prima e dopo la parola medesima. ha i puntini di sospensione incorporati, ecco.

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  6. Splendido articolo! Sottoscrivo ampiamente , soprattutto la conclusione , che esprime magistralmente quanto vorrei chiedere da tempo a tutti gli assidui frequentatori di parrocchie e associazioni cattoliche . Grazie di cuore !

    Ornella

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  7. Complimenti, è molto bello il suo articolo. Portiamo compassione per queste persone fobiche e paranoiche. Le loro "verità" durano il tempo di ricorrere a qualche tipo di terapia.

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