venerdì 21 marzo 2014
Sull'evidente sessismo della lingua italiana
Ieri sera sono andata ad ascoltare una conferenza sull'argomento e oggi ho deciso di mettere in evidenza un aspetto della questione su cui mi sembra che non si sia mai riflettuto a sufficienza.
Ovvero l'articolo indeterminativo.
Tutti sappiamo che gli articoli indeterminativi sono tre: un, una, uno.
In realtà sono quattro, perchè c'è anche un', ovvero l'articolo indeterminativo eliso.
Per tutti gli anni della mia onorata carriera scolastica ne ho ignorato l'esistenza, convinta com'ero, sulla scorta del più elementare buon senso, che uno si usasse per i sostantivi maschili che iniziavano con certe consonanti (uno stralisco, uno zuccherino, uno gnomo), una si usasse con i sostantivi femminili che iniziavano per consonante (una dissertazione, una zebra, una gatta eccetera) e un per tutti gli altri casi (un flagello, un albero, un aragosta e via scrivendo). Mi sembrava talmente ovvio che non vedevo l'un' eliso quando leggevo, e tanto meno lo scrivevo. L'aspetto interessante della questione era che nella maggior parte dei casi i miei insegnanti non si accorgevano della cosa: Murasaki scriveva un italiano corretto e impeccabile, ergo non faceva errori. Fece eccezione la mia insegnante di Lettere delle medie, che mi spiegò con cura la regola in un commento a (mi pare) un diario. Lessi la regola e non la capii, per cui rimossi prontamente la questione.
Al terzo anno di università un caro amico (cui scrivevo spesso lunghe lettere rigorosamente prive di un') mi prese da una parte e mi spiegò i fatti della vita e della grammatica. Costui era probabilmente un insegnante nato, anche se poi si è dedicato alla ricerca - insomma, fu talmente chiaro ed esaustivo che non potei ignorare quel che diceva - e così la mia tesi di laurea ebbe tutti gli articoli determinativi scritti correttamente.
Tuttavia conoscere la regola non mi indusse certo ad applicarla sempre e comunque: nella scrittura privata non uso mai un'. Ne disconosco l'esistenza. Lo ignoro. Ci sputo sopra. Mi fa schifo il solo fatto che qualcuno l'abbia inventato. E' un'elisione maschilista, e io non la uso.
Diventata insegnante non mi posi il problema: la regola, per maschilista che fosse, esisteva - e andava dunque applicata. Ho sempre corretto tutti gli un e un' sbagliati che trovavo: i miei alunni erano affidati alle mie amorevoli cure, e ci si aspettava che gli insegnassi l'italiano com'era e non come avrebbe dovuto essere in base ai principi della nostra Costituzione che sancisce la parità di genere.
Tuttavia, quando spiego la questione - e ad ogni classe la questione va spiegata, appunto perché va contro il buon senso e dunque gli errori in merito sono assai frequenti - argomento così:
La lingua italiana è maschilista. Esistono tre articoli indeterminativi. Al genere maschile ne sono stati assegnati due, un e uno, e vengono usati secondo logica e criterio. Il genere femminile invece ne ha uno solo, e con quello deve arrangiarsi a fare tutto, elidendolo quando è il caso. Per motivi imperscrutabili è stato stabilito che il nostro caro amico un non può essere usato quando un nome è femminile "perché altrimenti non si capisce di che genere è il nome". In una lingua che dà un sesso anche a tavoli, seggiole e arcobaleni, si ritiene indispensabile segnalare anche attraverso l'articolo indeterminativo il sesso del sostantivo cui si accompagna, caso mai il tavolo o l'aragosta venissero colti da atroci dubbi sulla loro identità sessuale. E' una regola cretina ma esiste e quindi, finché siete a scuola, voi la dovete applicare e io vi devo correggere se sbagliate ad applicarla.
I miei amati alunni mi guardano perplessi e non osano ribattere, di solito (quando lo fanno è per darmi ragione, probabilmente in base al principio che suggerisce che i pazzi non vanno contraddetti) ma di solito, dopo cotale accorata spiegazione, sbagliano molto più raramente.
Il punto è che io ho ragione, e la grammatica ha torto. Di ciò sono fermamente convinta in ogni mia fibra. Ma, devo ammettere a malincuore, c'è una logica interiore profonda in questa regola balorda: forse non è vero che è consuetudine comune chiedere alle donne di fare di più con meno mezzi a disposizione? E' un po' il principio per cui Ginger Rogers faceva tutto quel che faceva Fred Astaire, ma camminando all'indietro e con i tacchi a spillo.
La regola poggia sul solido e indiscusso principio che il maschio fa comunque la prima scelta e prende la parte più abbondante, e le femmine si devono arrangiare con quel che resta.
A modo suo, e considerando il mondo in cui viviamo, è anche una regola educativa.
Ma non per questo è giusta, o logica.
(I fuochi della rivolta covano spesso nei luoghi più impensati).
Interessante dissertazione. Io, che appartengo ad un' epoca remota, in cui il sogno più grande delle mie coetanee di allora (o perlomeno di una grande maggioranza) era quello di trovare un marito, non ci avevo mai pensato. Era solo una delle tante regole della grammatica... (e la cui abolizione sarebbe un grande vantaggio per gli studenti). Chissà che essa non avvenga!?
RispondiEliminaSe non avessi letto "presine di girino" avrei commentato... ;-)
RispondiElimina@Cautelosa
RispondiEliminaLe nostre epoche non sono poi così lontane, in realtà ^__^ E sì, lo so che l'universo mondo non bada a questa regola (tranne noi insegnanti) ma c'è sempre qualche grande rivoluzionario che improvvisamente dice "Ma è proprio giusto che le cose stiano così?" e si risponde "No" ^__^
@la povna
Commenta pure, non c'è problema :)
(il tag "presine di girino" ovviamente si riferiva ai grammatici che si sono inventati quest'uso balordo degli articoli indeterminativi, prendendo in giro il parlante, lo scrivente e pure il leggente)
D'ora in poi, sempre un senza elisioni di sorta, mi hai convinto. E lunedì, lezione di grammatica al posto degli integrali. Tanto sono membro interno, fino a giugno non avranno il coraggio di fare la spia :-)
RispondiEliminaMah... dovrei rifletterci più a lungo, così su due piedi non mi hai però convinto. Che la lingua italiana sia sessista sono sempre stato convinto anche io, ma l'uso dell'elisione non mi disturba, la trovo solo una regola... "fonetica", per così dire. Cancellarla per principio mi sembra sciocca :-)
RispondiEliminaDai... per una volta non siamo d'accordo! :-D
www.wolfghost.com
Allora mi sa che mi associo al commento di Wolfghost. Ma non è grave. ;-)
RispondiEliminaIn generale, comunque, e questo si può insegnare serenamente senza pensare di essere antisistema, l'elisione non è particolarmente amata dai grammatici moderni nel suo uso allo scritto, così come la d eufonica e tutte quelle manifestazioni diacritiche che nei fatti cambiano la conformazione delle parole italiane. Imfatti io sono stata cresciuta a pane e una e pane e congiunzioni senza d. Pratica che potrebbe fornirti una comoda terza via!
@Wolf:
RispondiEliminaTu sei un uomo e non puoi capire!!!
(Però, onestamente, non è una questione "fonetica", proprio no, perché un' e un ci hanno lo stesso identico suono, e proprio qui sta l'assurdità della faccenda)
@la povna
I grammatici moderni, dici? Benissimo, è il momento di aggiornare la mia scrittura in rete.
Il problema è: QUANTO sono moderni questi grammatici? E quanto sono arrivati fino alle medie?
Per darti un idea della questione, qualche anno fa trovai una grammatica delle medie che spiegava, bontà sua, che "è ormai caduta in disuso la forma 'ched'" (e aveva ragione, è DAVVERO caduta in disuso!) giusto in tema di consonanti eufoniche. Proverò a guardare in giro... ma penso proprio che alla prossima prima farò il Grande Passo e risolverò finalmente la questione alla radice.
Grazie del suggerimento ^__^
Serianni? Patota? Stussi? Tavoni? Principalmente, questi qua.
RispondiEliminaio ho sempre pensato che la lingua italiana sia sessista, ma per un altro motivo: perché basta un solo elemento maschile per rendere maschile tutto un gruppo. Poniamo che Mario Rossi abbia tre figlie femmine e un maschio, tutti diranno: i fratelli Rossi! (non le sorelle) Basta che in un gruppo di leonesse ci sia un solo maschio, e diventerà "un branco di leoni". Non è giusto... f.to Alba Plena
RispondiElimina@la povna
RispondiEliminaMa io non dubito affatto che costoro siano autorevoli, solo mi domando se lo siano anche per i manuali delle medie.
Comunque nel frattempo ho pensato e ripensato e credo che farò conto che abbiano scritto sette manuali per la grammatica delle medie cadauno.
Sono STUFA di un'.
@Alba Plena
Bentrovata, prima di tutto ^__^
Naturalmente quel che citi tu è ingiusto e discriminatorio, solo che ha già suscitato lo sdegno di molti... ahem, di moltE (perché sono sicura che l'argomento è stato affrontato da più donne che uomini), mentre sul discriminatorio e scellerato UN' credo di essere stata l'unica creatura vivente che ha piantato una grana...