Com'è noto, il razzismo può risultare pericoloso anche per chi lo pratica...
In Aprile, dopo lunghi patimenti e inenarrabili mal di denti, venne infine formato un governo di larghe intese, come già narrato a suo tempo. In questo governo, tuttora in carica, è stata arruolata anche Kashetu Kyenge (detta Cécile) in qualità di ministro dell'integrazione. La signora in questione è nata in Congo ma è cittadina italiana da vent'anni avendo sposato un italiano, e da diversi anni si occupa di diritti dei migranti. Il fatto che avesse la pelle nera contribuiva a dare un tocco, come dire, di colore ad un governo destinato ad una vita piuttosto travagliata, ma onestamente mi era sembrato abbastanza secondario - una nota in più al variegato panorama di ministri che abbiamo avuto in quasi sessant'anni di repubblica. Si è rivelato invece piuttosto importante, e ha dato la stura ad una serie di commenti quanto meno irriguardosi da parte di molte persone che da questo dettaglio sono rimasti letteralmente sconvolti.
All'inizio dell'estate l'ex ministro Calderoli, a tutt'oggi vicepresidente del Senato, in un discorso alla festa del suo partito osservò «Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare alle sembianze di un orango». Non era la prima dichiarazione un po' surreale ispirata dal ministro in questione (e del resto Calderoli non è nuovo a sortite abbastanza surreali) ma smosse parecchio l'opinione pubblica e sortì richiami financo nelle più alte sfere delle istituzioni. Calderoli finì per fare scuse pubbliche e professare gran pentimento, ma il suo filone di pensiero venne validamente integrato e incrementato dai suoi compagni di partito con una serie di commenti e comportamenti sempre più surreali che hanno incluso, tra l'altro, il lancio di banane sul palco dove il ministro parlava (bollato dalla Kyenge come "un deplorevole spreco di buon cibo") e l'auspicio di veder rinchiusa il ministro in questione in qualche luogo isolato con... vabbe', sorvoliamo, è tardi e devo ancora pranzare.
Ora, non c'è dubbio che chiunque guardi il ministro Kyenge (o qualsivoglia altro essere vivente o manufatto o entità) possa pensare a quel che cavolo gli pare: a una barca a vela, a un paesaggio dei tropici al tramonto, a un gatto certosino, a una formica del miele o a un ornitorinco, nonché ad un orango - quel che vuole, insomma: pensare non è un reato. Tuttavia se Calderoli l'avesse paragonata a una barca a vela, è assai probabile che le polemiche sarebbero state ben contenute, e probabilmente limitate solo allo stato di salute mentale del vicepresidente del Senato in questione, o alla stranezza delle libere associazioni del pensiero. Il paragone con l'orango invece ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, di indignazione, di dichiarazioni più o meno sensate con relative discussioni filosofiche al seguito - e questo perché dietro agli oranghi improvvisamente evocati dal senatore Calderoli si intravede una vera folla di fantasmi, uno più sgradevole dell'altro: le adunate biancovestite del Ku-Klux-Klan con le torce accese per dare fuoco alle case dei neri, le navi negriere che solcavano gli oceani, neri sorvegliati con frusta e cani feroci mentre raccolgono il cotone per i loro padroni, neri segregati in appositi quartieri, neri maltratttati, oppressi, umiliati e soprattutto sfruttati fino all'osso. E, sullo sfondo, il fantasma più inquietante di tutti: torme di scienziati, antropologi, teologi, politici, filosofi e studiosi vari che spiegano nei dettagli perché i neri sono una razza inferiore.
Perché lo sono, è cosa nota. Non è colpa loro, poverelli: non sono necessariamente cattivi, anzi, molti sono fanciullescamente innocenti, eterni bambini prontissimi a sottomettersi all'amorevole e accorta guida di un bianco, che grazie al loro istinto non turbato dai falsi messaggi della civiltà riconoscono come assai superiore a loro (anche se inquinato dai falsi messaggi e privo della fiduciosa innocenza bla bla di cui sopra). Sveglia al collo, ossicino tra i capelli, un bel sorriso amichevole con denti bianchissimi che lampeggiano su fondo scuro ed ecco il buon selvaggio, eterno bambino in cerca di... ebbene sì, di un padrone. Che nella sua benevolenza gli metta un bel collare con guinzaglio.
Ma possono essere anche cattivi, tanto tanto cattivi, ancorati ad un fondo animale che non gli ha mai permesso di fare il salto di qualità che han fatto i bianchi: vivono in balia dei loro perfidi istinti che non riescono mai a disciplinare, a stretto contatto con le forze infernali. Prepotenza, violenza, malvagità allo stato puro e lussuria sfrenata (favorita da membri virili di dimensioni XXL). Occhi iniettati di sangue, ruggiti inarticolati, furia incontenibile. Ti sbraneranno a mani nude, col solo aiuto dei loro denti, e l'unico modo per salvarsi e salvarli dai loro indomabili istinti malvagi sono la frusta, e il cane feroce a sorvegliarli. E' nostro dovere sorvegliarli e domarli perché noi bianchi siamo uomini, e a noi è stata affidata la custodia del creato - e tutte le bestie sono a noi sottomesse per volontà divina.
Che siano buoni o cattivi, comunque, per i negri l'evoluzione si è fermata un (bel) po' prima che per i bianchi. Sono rimasti un po' scimmie, come si evince dai loro lineamenti scimmieschi. Non proprio uomini, perché non hanno completato il passaggio. Scimmie, appunto. Dove la scimmia è vista non tanto come rispettabile scimmia, quanto come "uomo incompleto" (e lì i bianchi si salvano solo perché nessuna specie scimmiesca ha inventato gli avvocati e il reato di danno all'immagine).
Noi bianchi invece... eccoci qui, indubbiamente più belli, più intelligenti, più evoluti e più virtuosi, anche se forse un po' meno innocenti di loro - ma certamente assai meno feroci, e incomparabilmente superiori. Dio ci aveva dato il diritto di disporre di loro a nostro piacimento. La loro forza e la loro innata sottomissione ci tornavano utili, perché di fatto, con collare o con frusta, erano eccellenti macchine da lavoro. E poi potevamo portargli la civiltà, ad esempio insegnandogli l'arte di estrarre l'oro dalle miniere, per poi portarci via l'oro... ma sto divagando.
Ad ogni modo non c'è dubbio che dietro entrambe le teorie - quella del buon selvaggio che andava civilizzato per il suo bene, e quella del cattivo selvaggio che andava civilizzato per il suo bene anche se sembrava un'impresa ai limiti dell'impossibile, c'era prima di tutto una grandissima convenienza economica. Scienziati, filosofi, teologi e politici bianchi avevano senza dubbio tutto l'interesse ad appoggiare questa corrente di pensiero, e infatti la appoggiarono.
Dall'Africa arrivarono uomini, ovvero un'infinità di forza-lavoro a basso prezzo e un sacco di materie prime pagate pochissimo. In cambio noi bianchi portavamo la civiltà ai negri, del che Dio ci avrebbe certamente reso merito.
Tutto ciò riguarderebbe solo in piccola parte gli italiani se non fosse che, all'ultimo momento utile, nel secolo scorso Mussolini non avesse deciso di portare la civiltà e il progresso in uno dei pochi angoletti d'Africa che fino a quel momento se l'era scampata (anche perché di civiltà intesa alla maniera europea non era nemmeno del tutto privo). E ci riuscì, con enorme dispendio di soldi e di energie, per tacere delle vite umane e dei danni all'ambiente. L'intera operazione, risultata fallimentare sotto tutti gli aspetti, ebbe anche il vantaggio extra di contribuire all'approvazione delle leggi razziali e di fornire la nostra bella lingua di tutta una serie di simpatiche espressioni dedicate ai graziosi animaletti che abitavano la nostra bella, costosa e del tutto inutile colonia.
Per molti bianchi ricordare i tempi in cui i buoni selvaggi avevano la sveglia al collo e i cattivi selvaggi violentavano le donne bianche senza un perché appena scioglievi la catena è causa di profondi sensi di colpa e vergogna indicibile. Per molti altri bianchi gli stessi ricordi sono causa di profondo e struggente rimpianto (tutta quella forza-lavoro e quella buona merce a buon prezzo...) e di sorda collera (ma come si son permessi di emanciparsi, queste carogne? E pretendono perfino di venire da noi e fare i ministri, manco fossero esseri umani a tutti gli effetti. Inconcepibile!).
L'atteggiamento che dovrebbe venirci spontaneo, ovvero una serena indifferenza alla questione - è ancora piuttosto raro: rancore e senso di colpa sono duri a sciogliersi, peggio dei nodi del cuore. E dunque davanti alla (stupida) dichiarazione del senatore Calderoli gli italiani hanno squittito e schioccato le code e vibrato di indignazione e solidarizzato a gran voce con il ministro Kyenge, oppure hanno riso e rincarato la dose e infiorato vieppiù il paragone ministerial-scimmiesco.
Le reazioni di gran lunga più equilibrate le abbiamo avute dal ministro Kyenge (mancando costei, comprensibilmente, di un particolare retroterra legato ai sensi di colpa verso i neri o al rimpianto di non poterli più sfruttare) e dagli orango, che si sono ben guardati dall'intervenire nella questione dimostrando con ciò che, evoluti o meno, madre natura gli ha elargito gran copia di buon senso.
E i bibliotecari? Per un lettore di Pratchett i bibliotecari c'entrano, eccome.
Infatti nel Mondo Disco il bibliotecario dell'Università Magica di Ankh-Morpork si ritrova, nel corso del romanzo La luce fantastica a subire un'evoluzione, diciamo così, rovesciata ma assai conveniente, quando l'effetto collaterale di un incantesimo molto potente lo trasforma da essere umano in orango. Molto contento di disporre di un paio di mani prensili supplementari e di arrampicarsi assai più agevolmente tra gli scaffali, costui si guarda bene dal cercare di tornare umano e trascorre con palese soddisfazione i suoi giorni da orango continuando con successo il suo lavoro, mangiando banane e partecipando con profitto a vari altri romanzi del ciclo. La sua conversazione, per quanto un po' limitata, risulta tuttavia del tutto comprensibile ad ascoltatori attenti. E' probabile che il suo commento su questa insolita (si spera, ma senza troppa fiducia) vicenda della politica italiana sarebbe stato "Eeek!".
E come non essere d'accordo con lui?
*quale probabilmente il senatore Calderoli non è
All'inizio dell'estate l'ex ministro Calderoli, a tutt'oggi vicepresidente del Senato, in un discorso alla festa del suo partito osservò «Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare alle sembianze di un orango». Non era la prima dichiarazione un po' surreale ispirata dal ministro in questione (e del resto Calderoli non è nuovo a sortite abbastanza surreali) ma smosse parecchio l'opinione pubblica e sortì richiami financo nelle più alte sfere delle istituzioni. Calderoli finì per fare scuse pubbliche e professare gran pentimento, ma il suo filone di pensiero venne validamente integrato e incrementato dai suoi compagni di partito con una serie di commenti e comportamenti sempre più surreali che hanno incluso, tra l'altro, il lancio di banane sul palco dove il ministro parlava (bollato dalla Kyenge come "un deplorevole spreco di buon cibo") e l'auspicio di veder rinchiusa il ministro in questione in qualche luogo isolato con... vabbe', sorvoliamo, è tardi e devo ancora pranzare.
Ora, non c'è dubbio che chiunque guardi il ministro Kyenge (o qualsivoglia altro essere vivente o manufatto o entità) possa pensare a quel che cavolo gli pare: a una barca a vela, a un paesaggio dei tropici al tramonto, a un gatto certosino, a una formica del miele o a un ornitorinco, nonché ad un orango - quel che vuole, insomma: pensare non è un reato. Tuttavia se Calderoli l'avesse paragonata a una barca a vela, è assai probabile che le polemiche sarebbero state ben contenute, e probabilmente limitate solo allo stato di salute mentale del vicepresidente del Senato in questione, o alla stranezza delle libere associazioni del pensiero. Il paragone con l'orango invece ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, di indignazione, di dichiarazioni più o meno sensate con relative discussioni filosofiche al seguito - e questo perché dietro agli oranghi improvvisamente evocati dal senatore Calderoli si intravede una vera folla di fantasmi, uno più sgradevole dell'altro: le adunate biancovestite del Ku-Klux-Klan con le torce accese per dare fuoco alle case dei neri, le navi negriere che solcavano gli oceani, neri sorvegliati con frusta e cani feroci mentre raccolgono il cotone per i loro padroni, neri segregati in appositi quartieri, neri maltratttati, oppressi, umiliati e soprattutto sfruttati fino all'osso. E, sullo sfondo, il fantasma più inquietante di tutti: torme di scienziati, antropologi, teologi, politici, filosofi e studiosi vari che spiegano nei dettagli perché i neri sono una razza inferiore.
Perché lo sono, è cosa nota. Non è colpa loro, poverelli: non sono necessariamente cattivi, anzi, molti sono fanciullescamente innocenti, eterni bambini prontissimi a sottomettersi all'amorevole e accorta guida di un bianco, che grazie al loro istinto non turbato dai falsi messaggi della civiltà riconoscono come assai superiore a loro (anche se inquinato dai falsi messaggi e privo della fiduciosa innocenza bla bla di cui sopra). Sveglia al collo, ossicino tra i capelli, un bel sorriso amichevole con denti bianchissimi che lampeggiano su fondo scuro ed ecco il buon selvaggio, eterno bambino in cerca di... ebbene sì, di un padrone. Che nella sua benevolenza gli metta un bel collare con guinzaglio.
Ma possono essere anche cattivi, tanto tanto cattivi, ancorati ad un fondo animale che non gli ha mai permesso di fare il salto di qualità che han fatto i bianchi: vivono in balia dei loro perfidi istinti che non riescono mai a disciplinare, a stretto contatto con le forze infernali. Prepotenza, violenza, malvagità allo stato puro e lussuria sfrenata (favorita da membri virili di dimensioni XXL). Occhi iniettati di sangue, ruggiti inarticolati, furia incontenibile. Ti sbraneranno a mani nude, col solo aiuto dei loro denti, e l'unico modo per salvarsi e salvarli dai loro indomabili istinti malvagi sono la frusta, e il cane feroce a sorvegliarli. E' nostro dovere sorvegliarli e domarli perché noi bianchi siamo uomini, e a noi è stata affidata la custodia del creato - e tutte le bestie sono a noi sottomesse per volontà divina.
Che siano buoni o cattivi, comunque, per i negri l'evoluzione si è fermata un (bel) po' prima che per i bianchi. Sono rimasti un po' scimmie, come si evince dai loro lineamenti scimmieschi. Non proprio uomini, perché non hanno completato il passaggio. Scimmie, appunto. Dove la scimmia è vista non tanto come rispettabile scimmia, quanto come "uomo incompleto" (e lì i bianchi si salvano solo perché nessuna specie scimmiesca ha inventato gli avvocati e il reato di danno all'immagine).
Noi bianchi invece... eccoci qui, indubbiamente più belli, più intelligenti, più evoluti e più virtuosi, anche se forse un po' meno innocenti di loro - ma certamente assai meno feroci, e incomparabilmente superiori. Dio ci aveva dato il diritto di disporre di loro a nostro piacimento. La loro forza e la loro innata sottomissione ci tornavano utili, perché di fatto, con collare o con frusta, erano eccellenti macchine da lavoro. E poi potevamo portargli la civiltà, ad esempio insegnandogli l'arte di estrarre l'oro dalle miniere, per poi portarci via l'oro... ma sto divagando.
Ad ogni modo non c'è dubbio che dietro entrambe le teorie - quella del buon selvaggio che andava civilizzato per il suo bene, e quella del cattivo selvaggio che andava civilizzato per il suo bene anche se sembrava un'impresa ai limiti dell'impossibile, c'era prima di tutto una grandissima convenienza economica. Scienziati, filosofi, teologi e politici bianchi avevano senza dubbio tutto l'interesse ad appoggiare questa corrente di pensiero, e infatti la appoggiarono.
Dall'Africa arrivarono uomini, ovvero un'infinità di forza-lavoro a basso prezzo e un sacco di materie prime pagate pochissimo. In cambio noi bianchi portavamo la civiltà ai negri, del che Dio ci avrebbe certamente reso merito.
Tutto ciò riguarderebbe solo in piccola parte gli italiani se non fosse che, all'ultimo momento utile, nel secolo scorso Mussolini non avesse deciso di portare la civiltà e il progresso in uno dei pochi angoletti d'Africa che fino a quel momento se l'era scampata (anche perché di civiltà intesa alla maniera europea non era nemmeno del tutto privo). E ci riuscì, con enorme dispendio di soldi e di energie, per tacere delle vite umane e dei danni all'ambiente. L'intera operazione, risultata fallimentare sotto tutti gli aspetti, ebbe anche il vantaggio extra di contribuire all'approvazione delle leggi razziali e di fornire la nostra bella lingua di tutta una serie di simpatiche espressioni dedicate ai graziosi animaletti che abitavano la nostra bella, costosa e del tutto inutile colonia.
Per molti bianchi ricordare i tempi in cui i buoni selvaggi avevano la sveglia al collo e i cattivi selvaggi violentavano le donne bianche senza un perché appena scioglievi la catena è causa di profondi sensi di colpa e vergogna indicibile. Per molti altri bianchi gli stessi ricordi sono causa di profondo e struggente rimpianto (tutta quella forza-lavoro e quella buona merce a buon prezzo...) e di sorda collera (ma come si son permessi di emanciparsi, queste carogne? E pretendono perfino di venire da noi e fare i ministri, manco fossero esseri umani a tutti gli effetti. Inconcepibile!).
L'atteggiamento che dovrebbe venirci spontaneo, ovvero una serena indifferenza alla questione - è ancora piuttosto raro: rancore e senso di colpa sono duri a sciogliersi, peggio dei nodi del cuore. E dunque davanti alla (stupida) dichiarazione del senatore Calderoli gli italiani hanno squittito e schioccato le code e vibrato di indignazione e solidarizzato a gran voce con il ministro Kyenge, oppure hanno riso e rincarato la dose e infiorato vieppiù il paragone ministerial-scimmiesco.
Le reazioni di gran lunga più equilibrate le abbiamo avute dal ministro Kyenge (mancando costei, comprensibilmente, di un particolare retroterra legato ai sensi di colpa verso i neri o al rimpianto di non poterli più sfruttare) e dagli orango, che si sono ben guardati dall'intervenire nella questione dimostrando con ciò che, evoluti o meno, madre natura gli ha elargito gran copia di buon senso.
E i bibliotecari? Per un lettore di Pratchett i bibliotecari c'entrano, eccome.
Infatti nel Mondo Disco il bibliotecario dell'Università Magica di Ankh-Morpork si ritrova, nel corso del romanzo La luce fantastica a subire un'evoluzione, diciamo così, rovesciata ma assai conveniente, quando l'effetto collaterale di un incantesimo molto potente lo trasforma da essere umano in orango. Molto contento di disporre di un paio di mani prensili supplementari e di arrampicarsi assai più agevolmente tra gli scaffali, costui si guarda bene dal cercare di tornare umano e trascorre con palese soddisfazione i suoi giorni da orango continuando con successo il suo lavoro, mangiando banane e partecipando con profitto a vari altri romanzi del ciclo. La sua conversazione, per quanto un po' limitata, risulta tuttavia del tutto comprensibile ad ascoltatori attenti. E' probabile che il suo commento su questa insolita (si spera, ma senza troppa fiducia) vicenda della politica italiana sarebbe stato "Eeek!".
E come non essere d'accordo con lui?
*quale probabilmente il senatore Calderoli non è
Per fortuna gli orango non hanno la capacità della parola, altrimenti chissà che giudizi darebbero su Calderoli e compagnia cantante... Perché non è che noi umani facciamo tutta questa bella figura...
RispondiEliminaSarebbe bello, dire solo non ti curar di lor ma guarda e passa. Ma a forza di passare sono passati anni, e noi votiamo, ancora oggi, in ottemperanza alle parole scritte di Calderoli. Sigh.
RispondiEliminaIl ministro Kyenge ha dato una lezione di stile a tutti. Eppure non ti nascondo che una bella mazzata sulla capoccia di Calderoli e di tutti i suoi ci stava proprio bene.
RispondiElimina@Cauty
RispondiEliminaSoprattutto, per loro gran fortuna, gli orango non hanno nemmeno radio e giornali che li aggiornino su certe sortite. E anch'io a volte vorrei non averli...
@la povna
Vent'anni abbondanti, sono passati, andiamo per i ventuno. E il Porcellum ci tiene compagnia da ben tre votazioni... ri-stra-sigh
@Linda
Guarda, con me non hai proprio nulla da nascondere, e non potremmo essere più d'accordo di così!