Un'immagine della SalaDocenti della scuola media di Hogsmeade: grande, luminosa, e con un lungo tavolo dove sedere tutti assieme
Nei due anni passati a Hogsmeade mi sentivo vagamente in esilio. Era un paesello proprio in mezzo alla conca, quindi piuttosto chiuso e un po' spaventato dal mondo esterno. Tutto lì aveva un'aria alquanto rustica ai miei occhi cittadini, tuttavia c'erano anche alcuni lati positivi che adesso ricordo con nostalgia.
I custodi, per esempio. Entrambi cacciatori, scambiavano commenti e consigli con il professore di Tecnologia su come allevare e curare cani da caccia, sui tipi di fucili migliori, sulla stagione e l'ora più opportuna per meglio prendere questo e quello; uno di loro aveva anche una piccola marroneta, e quando era tempo di raccolta c'era un piccolo mercato di reti di marroni di tre chili l'una; aveva anche qualche oca, e una volta tornai a casa con un bell'uovo: mi aveva spiegato che era ottimo per fare la pasta fatta in casa, ma davanti al mio sguardo affascinato me l'aveva ceduto perché l'uovo di papero è buono anche fatto in qualsiasi altro modo - ed è vero, un uovo di papero all'occhio di bue è un'ottima pietanza, ma assai difficile da procurarsi in un normale supermercato. Ringraziai per mezz'ora, si capisce.
L'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale c'erano sempre regali per tutti: le insegnanti del luogo arrivavano portando candeline a forma di farfalla, poesie di Tagore e citazioni squisitamente New Age sull'importanza della collaborazione, saluti poetici, bottigliette da 200 ml. di purissimo olio d'oliva extravergine del loro personale oliveto, dolcetti fatti in casa - entrambi gli anni sono tornata col mio sacchetto di regali, ben farcita di panettone e cioccolatini e di un vago senso di colpa per non aver portato niente salvo il consueto augurio "Buone feste".
Ai consigli di classe o alle riunioni per materia qualche anima buona arrivava sempre con un vassoio: torta di mele, castagnaccio casalingo (e il buon castagnaccio è solo e soltanto casalingo), biscottini con l'uvetta, schiacciata alla fiorentina farcita. Tutto fatto dalle loro abili mani, e tutto squisito.
Ma non c'era solo il dolce: una volta Tecnologia arrivò con un trancio di soprassata di cinghiale e maiale fatta da lui. Uno dei due impareggiabili custodi uscì a procurarsi una squisita schiacciata in un forno lì vicino;quando scesi nell'ora di buco trovai due vassoi di schiacciata-con-soprassata assolutamente sublimi e invece di aggiornare il registro e correggere gli esercizi di grammatica mi strafogai senza ritegno con i colleghi. Fu difficile trovar parole per ringraziare, anche perché noi insegnanti beneducati non parliamo mai a bocca piena, ché non sarebbe distinto.
Cenci fatti in casa. Insalata di riso per il giorno del collegio. Frittelle di riso e pure di mele. Non dico che ci fosse da sbafare tutti i giorni, ma erano intermezzi frequenti.
L'atmosfera era contagiosa, tanto che un giorno una collega meridionale arrivò con una torta farcita di marmellata di spinaci e mandorle - un dolce assai elaborato da preparare, scoprimmo, e che mandava in iperglicemia sin dal terzo boccone, ma assolutamente fantastico.
Naturalmente non tutti avevano l'orto, il maiale, i paperi e la marroneta. Qualcuno di noi anzi nemmeno sapeva farli, i dolci. Niente però impediva di supplire con prodotti confezionati da qualche buon pasticciere locale. Così facevo anch'io, per non sentirmi troppo in debito, provvedendo fra l'altro di piccole mousse gelate uno scrutinio particolarmente torrido. Qualcun altro aveva provveduto con gelati mignon confezionati, ma nessuno protestò per l'eccessivo carico e, da persone squisite qual erano, per non far torto a nessuno i colleghi mangiarono tutto.
Come sempre, del resto.
Qualcosina di questo, anche se aggiornato ad usum scuola di confine, c'è anche da noi. In particolare le due feste di natale e giugno, in cui portiamo un sacco di prelibatezze fatte in casa. Che finiamo anche noi tutte quante. Per educazione, si capisce.
RispondiEliminameraviglia.
RispondiEliminaanche in qualche scuola di miacittàlombarda, nonstante non sia esattamente un luogo bucolico, si faceva così. qui a Torino, invece, manco un gianduiotto...
I momenti 'conviviali' sono sempre importanti.
RispondiEliminaAnni fa, grazie ad un rotolo con bavarese di fragole (che spacciai per mia produzione, mentre era uscito dalle mani sante del consorte *_^), dei biscottini di pasticceria e ad una bottiglia di spumante, 'salvammo' un pre-scrutinio che stava degenerando...
Ogni tanto, ancor oggi, ricordiamo l'accaduto con la collega Elena e ci facciamo delle belle risate...
Da noi provvede il Capo per i beveraggi scrutineschi, e le colleghe acconce per le torte. Stamattina c'erano dei dolcetti alla mandorla in sala professori, ma non ho ancora capito perché.
RispondiEliminaPerò fa niente: anelo ugualmente alla pensione ;-)
@ la povna
RispondiEliminasiamo tutti persone ben educate, si sa ^__^
@ La Noisette
Nelle grandi città certe cose non le capiscono (sospiro)
@ Cauty
Mi sembra una storia interessante. Perché non ce la racconti meglio?
@ LaProf
Trovo che il Capo faccia benissimo a provvedere ai beveraggi, SPECIE SE ALCOLICI, agli scrutini: fanno da lubrificante sociale, come spiega anche Cautelosa...