Queste monete da una lira e due lire sono state coniate negli anni Cinquanta, e anch'io ne ho appreso l'esistenza mentre lavoravo al Progetto, perché mai mi erano passate tra le mani. Api, olive e spighe di grano ricorrono con frequenza sulle lire dell'Italia repubblicana, come simboli dell'onesto lavoro, dell'abbondanza e della tenacia. L'arancia invece mi risulta essere stata usata solo in quest'occasione.
All'inizio dell'anno, le sventurate terze di St. Mary Mead vennero variamente inseguite e tampinate dal Comune e dalla Nostra Preside perché partecipassero ad un concorso indetto - mi pare - dalla Provincia, qualcosa di molto vago sul senso delle istituzioni.
Mandammo a dire che sì, poteva essere un'idea, ma ci spiegavano per favore di cosa accidenti parlava il progetto esattamente?
La risposta, ancor più vaga del bando, si premurava comunque di chiarire che il contributo poteva avere la forma che più ci piaceva. Leggendo con attenzione, ci parve anche di capire che in qualche modo c'entrava il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
La Nuova Preside ci saltellava intorno, il Comune ci saltellava intorno e la collega Palmina era visibilmente tentata. Io e la prof. De Angelis molto meno. Lo scoglio era: sì, ma che diamine facciamo?
Non so come venne partorita una fumosa idea sui simboli istituzionali e le monete. Piano piano, e senza alcun contributo da parte mia (nell'organizzazione di un progetto gente come me è utile all'incirca quanto la zavorra per un aereo leggero in fase di decollo) prese forma una scaletta che prevedeva rielaborazioni grafiche dell'euro e un qualche lavoro sui simboli istituzionali. Qualcuno mi disse "Tu dovresti occuparti della lira. Ci stai?".
"Boh" fu la mia entusiastica risposta. Poi feci una navigatina e scoprii che, tutto sommato, le monete in lire della Repubblica Italiana non erano molte, mentre quelle del Regno d'Italia si somigliavano un po' tutte, avendo per lo più il non sempre bellissimo ritratto del re di turno da una parte, e lo stemma d'Italia e dei Savoia dall'altra.
Sapevo che in classe pasticciavano tutti decorosamente col computer, così proposi una presentazione a slide sulle varie monete repubblicane. Fu accettata.
Mentre Palmina e la De Angelis organizzavano un complesso affare sui vari simboli dell'Italia, la bandiera, l'inno e via discorrendo e Arte vagava per le tre terze facendogli produrre disegni su disegni, io divisi la classe in quattro gruppi, assegnai ad ogni gruppo quattro o cinque monete e dissi che volevo delle slide con la descrizione, la data di coniazione e cose del genere - qualche riga di testo per ogni moneta, che potessero leggere sullo schermo mentre esponevano.
Naturalmente il lavoro richiese un po' di aggiustamenti, ma grazie alla nostra nobile LIM il tutto venne fatto in classe senza troppi traumi, salvo le due volte in cui Cristaccecami ci staccò la corrente. C'era poi il piccolo dettaglio che la LIM e tutti i computer della scuola reggevano un Power Point più vecchio di quello di uno dei gruppi, più il fatto che uno dei computer dei ragazzi commise suicidio giusto in quei giorni e recuperare il file dalle sue viscere fu assai complesso. Nel frattempo anche il computer di Sala Professori stava passando un momento di profonda crisi interiore e ci furono anche dei grossi problemi con le stampe.
Poca roba rispetto agli altri: una feroce ondata della più debilitante influenza stroncò la terza della De Angelis, il computer di Arte andò anche lui in tilt costringendo lo sventurato figlio della sventurata insegnante a un complicatissimo repechage delle immagini dei (pregevoli) disegni delle tre terze, e la Palmina ebbe il suo daffare a cucire taluni file che si rivelarono incompatibili. In compenso la sua terza preparò una brochure deliziosa che venne distribuita agli allievi.
Il lavoro andava esposto nella Sala del Consiglio Comunale di St. Mary Mead - dove naturalmente ci furono dei problemi con i microfoni, il proiettore e financo le luci. Insomma, tutte le leggi di Murphy possibili e immaginabili si erano addensate sul nostro incauto progetto, reo di esistere. Ignoro quale suscettibile divinità potessimo avere offeso.
Ciò nonostante, in una non troppo fredda mattina di Dicembre eravamo lì, alla presenza di assessori e sindaco più un gruppetto di genitori, con i disegni esposti su appositi pannelli. Il video con i disegni fu proiettato senza intoppi, l'inno d'Italia venne eseguito, la bandiera italiana fu spiegata e dispiegata, vennero letti articoli scelti della Costituzione, proiettati e illustrati tutti i simboli italici (che sono un bel po', ho scoperto) e i miei alunni, dopo una breve introduzione sulla storia della Lira, (a partire dalla sua invenzione, ad opera di Carlo Magno) illustrarono le varie monete in lire - che i ragazzi ovviamente non conoscevano e che molti degli adulti presenti hanno scoperto di aver dimenticato.
Alla faccia delle oscure congiunture la cerimonia è andata nel migliore dei modi possibili e tutti siamo rimasti molto soddisfatti, specie gli alunni che non sono inciampati nemmeno una volta né nella bandiera né nella loro esposizione e che, dopo assai timori, erano davvero compiaciuti di sé - a buon diritto.
Il meglio però non l'abbiamo potuto raccontare loro; perché qualche mese dopo sono pure arrivati un po' di soldi, non in lire ma in più moderni euro, che hanno permesso alla scuola di pagare agevolmente la gita ai (non pochi, ahimé) allievi che, per problemi economici, rischiavano di non poter partecipare, mantenendo intatto il programma iniziale su tre giorni e due pernottamenti.
E direi che uso migliore non si sarebbe potuto trovare.
Sì, uso migliore del premio non poteva essere fatto :-))
RispondiEliminaBellissima la fine, con queste lire magiche che si trasformano in viaggi. Davvero!
RispondiEliminaUn utilizzo assai appropriato del premio...
RispondiEliminaCon questo tuo post, mi hai fatto tornare alla mente un remotissimo ricordo: con la mia terza di allora partecipai ad un concorso (su 'spinta' della preside, donna di polso e di... peso) su qualche tema che ho del tutto rimosso. La classe vinse una macchina fotografica che... neppure un mese più tardi, venne rubata durante un 'raid' notturno. Una fine miseranda...
bello.
RispondiEliminae io me le ricordo, quelle lirette, perché mio nonno aveva una ciotolina in cui teneva tutte le vecchie monetine - e anche le 500lire di carta...
E forse, considerato che un tempo le macchine fotografiche avevano un discreto valore, anche quelle per comunissimi mortali, quel furto fu fatto con un occhio di riguardo. Può essere?
RispondiElimina