La Seconda Domandiera ha diciotto alunni - o meglio li avrebbe, perché uno è l'Assenteista e sulla sua presenza non possiamo mai fare gran conto; per giunta sono un po' più piccoli della media dei ragazzi alla loro età. Così quando il primo giorno sono entrata in classe ho pensato "Nella terza, in ventisette, stiamo come acciughe, ma almeno qui stanno comodi".
Macché. Nemmeno due giorni dopo le insegnanti di scienze si sono ricordate che, proprio nell'aula di quella seconda, un tempo c'era il laboratorio di scienze. Perché non rimettercelo?
Detto fatto, due mattine dopo trovo che la seconda è stata trasferita altrove... nella stanza più scomoda e malmessa di tutto l'edificio. L'anno scorso venne usata come aula in un momento d'emergenza, ed ebbi agio e occasione di esaminarne e contarne ogni singolo inconveniente, a cominciare dalla posizione che ne fa un forno d'estate e una ghiacciaia d'inverno, fino alle dimensioni, che la rendono una stanza stretta anche per diciotto alunni di piccolo taglio.
Non è nata per essere un'aula da lezione: le aule sono esposte sull'altro lato, hanno le tende e non le veneziane (particolarmente scomode in un'aula, specie quando si inceppano, il che avviene circa sette volte al giorno), un soffitto in cemento, finestre con un'apertura razionale e corredate da ampi e comodissimi davanzali - e sono più grandi.
Questa ha le veneziane, davanzali minuscoli e pannelli (mal fissati) al posto del soffitto.
Dall'anno scorso la situazione è peggiorata, anche per il logoramento cui la classe precedente l'ha sottoposta (classe davvero civile e garbata, ma infine composta da ventidue esseri umani): un pannello del soffitto è caduto, proprio l'ultimo giorno di scuola dell'anno scorso, e un altro paio danno l'impressione di voler cadere da un momento all'altro; c'era una finestra che si chiudeva male (ciò non succede più perché adesso la finestra non chiude affatto: un bel giorno la maniglia è rimasta in mano a chi cercava di aprirla, così adesso ci limitiamo ad accostarla); poi una delle veneziane è pericolante (lo era già l'anno scorso) e siccome l'aula è piccola alcuni banchi sono appiccicati alle finestre, dunque ci sono buone possibilità che tale veneziana finisca per cascare in testa a qualcuno; sempre in tema di finestre, i primi giorni c'era anche il problema di Scricciolo Rompino che cercava in tutti i modi di strozzarsi con i cordoni intrecciati delle veneziane. Adesso per fortuna ha smesso; non oso credere che sia stato per merito mio, che più volte gli ho solennemente promesso che avrei provveduto di persona ad impiccarlo, con quei cordoni, se non ci riusciva da solo - ad ogni modo ha smesso.
Tutti questi inconvenienti causano continua irritazione e fastidio ai ragazzi, che là dentro passano una trentina di ore a settimana; ma niente di tutto questo è paragonabile ai problemi che dà la porta.
Sia chiaro: le maniglie non sono mai state il punto di forza della scuola di Hogsmeade. Non so chi le abbia scelte, ma non ha fatto una scelta felice. Non ce n'è una sana in tutto l'edificio. Quella maniglia però funziona particolarmente male, tanto che più di una volta la porta è rimasta bloccata, con la classe dentro o fuori, a seconda dei casi.
Sembra però che il vero problema lì non sia la maniglia, bensì la porta che è fuori squadra. Scricciolo Rompino, che ha inaspettate competenze in moltissimi campi (non uno dei quali riguarda i programmi scolastici) ci ha spiegato che i cardini vanno registrati. Nessuno ha provveduto a farlo e così un giorno la porta, che da tempo si apriva e chiudeva stridendo e graffiando il pavimento e facendo una gran resistenza e solo dopo numerosi strattoni e spinte, è uscita dai cardini e scivolata addosso al suddetto Scricciolo - che è riuscita a fermarla con l'aiuto di un paio di compagni meno scriccioleschi di lui, e meno male.
Più volte Scricciolo ci ha spiegato che "non aveva fatto nulla, l'aveva solo toccata", ma anche se non l'avesse detto a nessuno sarebbe mai venuto in mente di attribuirgli una qualche responsabilità dell'evento, perché la creatura è davvero troppo minuta per sollevare la porta quanto basta per levarla dai cardini. Resta il fatto che, qualora qualcuno degli alunni si prendesse una porta in testa, sarà un bel problema spiegare ai genitori inferociti che è colpa del ragazzo che ha provocato la porta o roba del genere.
Sembra che, con un'accurata dose di pedate tirate nei punti giusti, la porta ritorni in sesto per qualche ora. Nessuno mi ha insegnato dove tirare i calci, e francamente preferirei che se ne occupasse un falegname - che sembra sia stato chiamato (dice, pare, si racconta che, tradunt).
Nel frattempo le lezioni sono diventate la parodia di un film dell'orrore: abbiamo diciotto ragazzi che entrano ed escono in continuazione per i più vari motivi, oltre a un visibilio di custodi e insegnanti che passano a portare circolari, lasciare avvisi e informarci sulle più varie questioni. E abbiamo scoperto che una porta che non stride e non ansima e non urla è una di quelle cose davvero importanti di cui si sente la mancanza solo quando non c'è più.
allora, e prima di tutto: "questa scuola non è un albergo... ... e nemmeno una stazione" è frase che dico anche io ai miei alunni, e molto spesso (con senso differente, però...)
RispondiEliminae poi: la descrizione che hai fatto delle aule della scuola della città della scuola è così perfetta che domani mattina ti vengo a cercare...!
Molto bene: sono al piano superiore.
RispondiEliminaMa non venire presto, perché entro alla terza ora ^__^
Descrizione efficacissima dell'angusta auletta della Seconda Piccola. Qui urge una bella e sentita protesta per ri-ottenere spazi più umani. Perché nessuno mette in discussione l'utilità di un valido laboratorio di scienze, ma altrettanto indispensabile è avere un ambiente idoneo per le lezioni 'quotidiane'...
RispondiEliminaNon ci trovo nulla di strano che una stanza ampia venga tolta a chi la deve usare tutti i giorni per destinarla ad un uso più sporadico come un laboratorio.
RispondiEliminaTutto molto coerente in italic style...
Beh, io ho protestato. Ho parlato due volte con il DS, una con l'addetto alla sicurezza e mi sono alzata in Collegio dei Docenti, con la scusa che il primo punto era "Situazione della scuola", chiedendo che quel che dicevo venisse messo a verbale. Farò lo stesso al Consiglio di Classe e ritengo che questo esaurisca le mie possibilità. Probabilmente il punto è che chi passa là dentro più ore, ragazzi esclusi, sono io.
RispondiEliminaL'altro punto, immagino, è che i genitori non si sono mossi (per ora).
In realtà esisterebbero anche soluzioni alternative: l'anno scorso all'inizio dell'anno avevamo tre classi in quel corso e l'Aula Cadente era vuota; quest'anno le classi sono due e una delle due è quella. Anche contando il legittimo laboratorio di scienze (senza il quale comunque l'anno scorso si riusciva a sopravvivere, ricordo, anche all'inizio dell'anno, prima dell'emergenza) c'è qualcosa che non torna.
Ovvio che la responsabilita' e' dell'amministrazione, ma certo l'idea di spostare i ragazzi in quella stanza (perche' "aula" non sembra un termine adatto) ha fatto il suo.
RispondiEliminaMi chiedo come possono affrontare l'inverno con una finestra che non si chiude... :-/
Correggerei soltanto quel "classe composta da ventidue esseri umani"
RispondiElimina(a un corso di aggiornamento laziale, ho incontrato una maestra con classe in aula piccolissima e simile alla tua. Mi ha dettoche, con il trasferimento in un altro edificio scolastico, aula ampia, banchi distanti, posto per tutti, i due terzi dei problemi della classe sono svaniti come neve al sole...)
p.s.: probabilmente l'aula è la punizione per avere davanti una classe composta soltanto da 17/18 alunni.
RispondiEliminaNoi abbiamo una splendida aula, grande e con tende alle finestre, e una porta-che-non-si-chiude-mai.
RispondiElimina@ Wolf
RispondiEliminaLa finestra che non chiude, dici?
Bene, è stata escogitata una chiusura con un pennarello - che ogni tanto, senza preavviso, cede.
Cosa succederà d'inverno, dici? Ad occhio direi un'invasione di Genitori Idrofobi, se la finestra non sarò stata riparata.
@ LaProf
Sì, credo anch'io che sia intervenuta una sorta di Nemesi. Il punto è che le scuole di paese non possono avere un numero costante di alunni nelle classi perché i genitori, sconsiderati, si riproducono un po' quando gli pare, come in città, ma i numeri sono ridotti e cinque o dieci ragazzi bastano a fare la differenza. Quest'anno abbiamo prime e terze assai fitte, e seconde formato mignon. La seconda più piccola credo sia proprio la mia, e guarda caso...
Interessante la storia della tua collega. Per conto mio, posso confermare che le classi più disciplinate e ragionevoli che ho avuto avevano aule spaziose e comode. Che è normale perché stare pressati 30 o 40 ore a settimana esaspera anche un angelo.
Solo, non ho capito cosa c'è che non va in quel "classe composta da ventidue esseri umani". Me lo spieghi?
@ LGO
Invidia, invidia, INVIDIA!!!