Quest'anno il consorzio che sovrintende la raccolta differenziata qui a Hogsmeade ci ha elargito gran copia di scatole (fabbricate con plastica riciclata) per raccogliere carta e plastica - ottima idea perché quaggiù abbiamo classi numerose, due intervalli con relative colazioni e soltanto un piccolo, miserabile cestino per i rifiuti che in ogni classe comincia già a traboccare a metà mattinata; e capisco i tagli ai finanziamenti, la priorità delle spese e tutto il resto, ma infilare in qualche bilancio l'acquisto di una decina di cestini supplementari non era forse del tutto impossibile anche senza scardinare i principi di un'oculata gestione finanziaria delle pubbliche risorse elargite alla scuola.
Passato qualche giorno - a Hogsmeade deve sempre passare qualche giorno, anche per portare una pila da telecomando dal primo al secondo piano; mai capito perché, visto che i bidelli sono piuttosto disponibili - nella mia terza hanno fatto il loro ingresso due scatoloni azzurri per la plastica e uno giallo per la carta, che solo con una certa difficoltà hanno trovato materialmente posto per terra; diciamo che i due ragazzi a destra della cattedra non sempre possono allungare le gambe, ecco.
Una volta installati i sacri oggetti mi dilungo sul vantaggio di non avere più uno stalletto da maiali intorno al cestino alla fine di ogni ricreazione, poi chiedo loro cosa si può gettare in ognuno dei due. Proclamo e ribadisco quella che è una delle mie convinzioni granitiche, cioè che per fare bene una raccolta riciclata ci vuole esattamente lo stesso tempo che a farla male. Vengono esaminati i singoli casi delle singole merende e bevande. Assicuro che non verranno tollerate infrazioni e che controllerò ogni giorno.
Vedo una certa ironia nei loro sguardi.
Me ne frego.
Due giorni dopo trovo un Estathé nello scatolone della carta.
Lo espongo alla classe chiedendo minacciosa chi è il colpevole dell'infame gesto.
Risulta che è un Estathé alla pesca, e tutti assicurano che, loro, l'Estathé, lo bevono soltanto al limone.
Domando sarcastica se, forse, quel singolo Estathé alla pesca è entrato in classe per proprio moto autonomo, bevendosi da solo per poi buttarsi sempre da solo nello scatolone della carta.
Non ottengo risposta.
Detto una nota collettiva alla classe perplessa: si ricorda che la raccolta differenziata deve essere eseguita in modo congruo etc. etc.
Il giorno dopo la classe mi mostra porta la nota firmata. Peccato non avere delle telecamere nelle singole case per vedere la faccia dei genitori mentre firmavano sì insolita reprimenda.
Passano i giorni, e la settimana dopo trovo una pallina di carta stagnola, sempre nella carta.
Anche stavolta la pallina di carta stagnola risulta essersi gettata da sola per moto autonomo nello scatolone della carta, dopo essersi appallottolata da sola in seguito allo spontaneo svolgimento dal panino che avvolgeva.
Detto una nuova e più vibrante nota insistendo sul fatto che la raccolta riciclata è gestita col pubblico denaro e dunque renderla inutilizzabile è uno spreco di pubbliche risorse, di nuovo rimpiangendo di non avere telecamere nelle singole famiglie, dove immagino si rotolino in terra dalle gran risate prima di firmare.
Qualche giorno dopo trovo della carta nella scatola riservata a plastica e metallo.
Di nuovo chiedo minacciosa chi è il colpevole.
Dal primo banco qualcuno - probabilmente del tutto estraneo alla vicenda - si alza e riposiziona la carta nel luogo apposito. E meno male perché, per quanto non tema il ridicolo, l'idea di dettare una terza nota sul''argomento comincia a sembrare financo a me eccessivo dispendio di tempo ed energie.
Ma da allora la raccolta prosegue senza intoppi.
Da notare che in Seconda, dove ho fatto la stessa identica trafila, non sono state necessarie note ma per lungo tempo le creature mi ha chiesto chiarimenti anche sui fogli di carta più cartosi e sugli involucri più apertamente plasticati.
Ieri sono arrivati due dipendenti del consorzio locale che, in due ore di conversazione, dibattito e chiacchiere, supportati da un micidiale filmato che si soffermava sul concetto di "rifiuto" e manca poco pure sull'origine del mondo, trattava la questione per il lungo e per il largo. Mi ci sono quasi addormentata, anche perché l'ho seguito sia con le seconde che con le terze.
Si spera che a questo punto il concetto sia stato recepito.
Se può esserti utile ti organizzo un'uscita di istruzione all'impianto di compostaggio che c'è qui.
RispondiEliminaHo il doppio privilegio di avere come vicino non so se il presidente o il direttore e di abitarci praticamente attaccata...
Lo so, ora prendo una nota... ma MORTE alla differenziata (specie quella porta a porta!)
OMG, vivereaccanto a un impianto di copmpostaggio non deve essere proprio il massimo ma...
RispondiElimina...non ti senti onorata di contribuire col tuo sacrificio ad un ambiente migliore?
(Murasaki scappa a gran velocità. Deve comunque correre via perché le compere natalizie incombono....)
In tutta onestà scoccia più la raccolta porta a porta che l'impianto di compostaggio!
RispondiEliminaQuando ha aperto, non ancora concluso qualche malumore c'è stato, ora posso dirti che non si sente nulla, almeno dove sto io
Anche noi facciamo raccolta differenziata a scuola. L'anno scorso, in prima, i Maculati. Scena simile alla tua, urla varie, minaccia di nota per un bicchiere di plastica nel posto sbagliato. Finché, una voce, timida ma ferma: "Prof, ma era il caffè della prof. Medusa, noi abbiamo tentato di dirglielo, ma ci ha detto che volevamo perdere tempo invece che far lezione".
RispondiElimina@ Viv
RispondiEliminaBuon per te ^__^
Quanto alla raccolta porta a porta (grandissima scocciatura, ne convengo) da noi hanno spiegato che la fanno perché la gente usa male i cassonetti.
Sinceramente non so se è vero o perché diavolo altrimenti dovrebbero farla. So che quando avevo i cassonetti proprio davanti a casa era tutto molto più comodo...
@ 'povna
Medusa? Forse così chiamata per la sua estrema bellezza?
Comunque a St.Mary Mead è rimasta famosa (sembra) la volta in cui praticamente sbranai viva la Decana di Matematica colpevole di aver archiviato nella carta una rivista... ancora avvolta nella pellicola di plastica.
La sua intimorita reazione fu "Ma non è un po' cartaceo?" - che detto da un'insegnante di scienze non mi sembrò proprio il massimo...