sabato 22 maggio 2010

Senza parole



Non so perché, ma mi è venuta l'idea di decorare questo post con una bella oca.

La notizia si è diffusa in rete a gran velocità e nasce da una Circolare Riservata, protocollata n. 489/ris e datata 27 aprile 2010, che ha per titolo Dichiarazioni a mezzo stampa del personale scolastico. Indicazioni.
Per quanto riservata fosse, qualcuno si è evidentemente premurato di diffonderla nei posti giusti, tanto che ormai in rete si trova con facilità, ad esempio qui. In cotal circolare il Direttore Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna, dottor Marcello Limina, esponeva ai Dirigenti degli Uffici Scolastici Provinciali (un tempo Provveditori, ma ormai cambiano nome ogni due anni) della regione alcune interessanti direttive.
Infatti, spiegava il buon Limina,

si leggono frequentemente sulla stampa dichiarazioni rese da personale della scuola, con le quali si esprimono posizioni critiche, con toni talvolta esasperati e denigratori dell'immagine dell'Amministrazione di cui lo stesso personale fa parte. Tali toni e contenuti si riscontrano anche in atti e documenti indirizzati ad autorità politiche o amministrative dell'Amministrazione centrale e fatti spesso circolare all'interno delle Istituzioni scolastiche o distribuiti ad alunni e famiglie.

Si tratta dunque di tutti gli insegnanti, bidelli, DS che hanno espresso la loro opinione sull'attuale funzionamento della scuola in risposta alle domande di qualche giornalista, ma anche di chi porta a scuola o propone ai genitori petizioni varie indirizzate... beh, le petizioni e le raccolte firme di solito sono indirizzate al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera, al Ministro dell'Istruzione e roba del genere - certo non avvio una raccolta di firme sul fatto che a scuola manca la carta igienica per consegnarla trionfante al mio calzolaio o alla libreria dove vado a rifornirmi di manga. Voglio dire, non avrebbe molto senso. E certo che è possibile che i toni di chi lavora nella scuola siano un tantino esasperati. Eh sì, è proprio possibile.

E dunque, prosegue Limina
fermo restando la libertà di manifestazione del proprio pensiero, occorre osservare che la stessa trova limiti nell'etica e nella correttezza professionale nonché nella tipicità della funzione educativa.
Vengono poi citate specifiche disposizioni normative e contrattuali che impongono ai dipendenti pubblici in generale, e al personale del comparto scuola in particolare, di astenersi da dichiarazioni o enunciazioni che in qualche modo possano ledere l'immagine dell'amministrazione pubblica e di rapportarsi con i loro superiori gerarchici nella gestione delle relazioni con la stampa.
Insomma, il signor Limina (nome non del tutto pertinente, mi sembra, perché l'uomo sembra aver passato assai i confini di liceità e decoro) riconosce al personale scolastico il diritto di pensarla come vogliono, in ciò mostrandosi migliore dell'Inquisizione e dei partiti comunisti old style, ma sembra convinto che tale personale scolastico abbia compiuto come minimo un giuramento militare che lo impegna a trattare con l'esterno solo attraverso i suoi rapporti con i superiori, il tutto in nome della nostra funzione educativa. Insomma, siccome noi e i bidelli siamo educatori, possiamo dire in giro solo quel che i nostri superiori ci autorizzano a dire.
Ma, attenzione, non quello che ci autorizzano a dire i nostri diretti superiori, no, dobbiamo aspettare le alte sfere - anche per decidere se rispondere alla domanda di un giornalista o presentare una petizione al Presidente della Repubblica.
Infatti il Limina prosegue (forte, suppongo, della sua seconda bottiglia di gin)

Tutto ciò premesso, si invitano le SS.LL a richiamare la personale attenzione dei dirigenti scolastici su quanto precede, chiedendo loro di sensibilizzare il personale della scuola sul corretto comportamento da tenere con gli organi di stampa.Va inoltre ricordata la necessità di informare il dirigente competente di tali rapporti. Il corretto comportamento da tenere non va ovviamente dimenticato neppure in occasione della redazione di documenti o comunicati diretti agli studenti, alle famiglie o ad altri soggetti.
Infine le SS.LL. vorranno ricordare al persoale scolastico che è improprio indirizzare ad alte autorità politiche o amministrative diverse dal loro diretto riferimento gerarchico documenti, appelli o richieste.

Non si tratta dunque solo della stampa: dobbiamo riguardarci assai anche nel rivolgerci più in alto del nostro diretto superiore. Insomma, basta con questi stucchevoli appelli al Presidente della Repubblica, al Consiglio di Stato e analoghi (ignoro se ci sia tuttora concesso rivolgerci, in caso al TAR. Forse è ancora possibile, usando un po' di prudenza, ma è solo un'ipotesi da parte mia).
In compenso dobbiamo fare molta attenzione anche quando ci rivolgiamo a genitori e studenti.

Sul finire Limina sembra ricordare che la scuola appartiene al settore pubblico e viene fatta con il pubblico, per il pubblico e davanti al pubblico, con un certo qual obbligo alla trasparenza. E allora, siccome l'amministrazione ha il dovere di dialogare sia con il personale dipendente sia con gli utenti non già per starli a sentire quanto per dare risposte comprensibili e per meglio commentare e motivare scelte, nuove misure e strategie adottate, allora la Direzione Generale promette che cercherà di migliorare la qualità dell'informazione anche sul suo sito web. Da parte loro, le SS.LL vorranno attivare sul sito web di ogni Ufficio territoriale una casella funzionale e-mail, tramite la quale potranno essere indirizzate richieste, pareri, proposte, appelli da parte del personale scolastico e delle famiglie.
Sarà cura di codesti uffici territoriali proporre allo scrivente, di volta in volta risposte adeguate, misure conseguenti e soluzioni per i problemi segnalati, con l'intento di migliorare l'approccio con il personale scolastico e con l'utenza.

Il signor Limina è convinto di aver tappato la bocca di tutti gli addetti ai lavori nel comparto scuola a buon diritto, appellandosi al Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni (Decreto Funzione Pubblica 28 novembre 2000, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 2001 n. 84), e infatti la circolare prosegue citando proprio il Codice in questione, che all'articolo 2 sancisce che gli stessi devono "conformare la proprio condotta al dovere costituzionale di servire la Nazione".
Dice anche però (ma il distrattissimo dottor Limina si è dimenticato di riferirlo) che salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali e dei cittadini, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’amministrazione.

La tutela dei diritti dei cittadini, dunque, viene prima anche della tutela dell'immagine dell'azienda; e del resto servire la Nazione non è proprio la stessa identica cosa che "servire l'immagine del governo attualmente in carica". Il signor Limina si mostra assai propenso a dimenticarlo, ma gli statali che lavorano nella scuola sono al servizio dell'intero paese. Quando il governo emana, nel nostro ambito, leggi improprie, inapplicabili o lesive degli interessi della pubblica istruzione è perciò nostro dovere farlo notare all'utenza (che, nel caso della scuola materna e del primo ciclo sono soprattutto i genitori) e all'intera opinione pubblica; perché la scuola statale appartiene a tutti e va tutelata prima di tutto da noi.

Con buona pace del signor Limina, cui la Maristella ha comunque dato il suo pieno appoggio con argomenti all'altezza della circolare "riservata".

2 commenti:

  1. C'è una cosa che non riesco a capire forse perchè non ho mai lavorato nel pubblico impiego.
    Ma questa gente dopo aver scritto una circolare (o essersela fatat scrivere) prima di apporre la propria firma la legge?
    C'è qualcuno che nello Stato percepisce la retribuzione in base alle parole che usa? (nel senso di quantità)
    Mi sembra come quando beccavi la traccia del tema che non ti piaceva e allungavi il brodo per dargli una lunghezza accettabile di fatto non dicendo nulla di più di quanto già detto.
    Preambolo a parte sarei colta da un'irritazione molto poco british se tale missiva fosse giunta a me.
    Le imposizioni e l'arroganza resiscitano l'anarchica che è in me...

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  2. Hai ragione, Viv: tra gli altri e numerosi difetti, questa circolare impiega assaissime parole più del necessario. E siccome io lavoro da più di dieci anni nel pubblico impiego, nemmeno l'avevo notato.
    Ma è un fatto: nessuno o quasi, nel comparto scolastico, evita di scrivere almeno sei volte le parole necesarie.
    C'è di peggio: nessuno ci dà un centesimo in più per questo.

    (Sì, siamo un tantino tordi)

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