venerdì 23 aprile 2010

Non tutte le lacrime sono un male



(...e se non è un Albero Bianco questo...)

Tra i suoi infiniti pregi, il Signore degli Anelli conta un finale lento e lunghissimo. Al giorno d'oggi ogni scrittore si ritiene in dovere di dare conclusioni frenetiche ai suoi romanzi più intricati, ma Tolkien la sapeva più lunga e conclude con una tecnica rilassante che ricorda quella della Sinfonia degli Addii di Haydn: i fili della trama vengono chiusi uno per uno, con calma, finché l'arazzo non è completo e la tensione è completamente sfumata.
E' un lavoro bello lungo perché c'è un'era da chiudere e un'altra da riaprire, e un mondo da ricostruire. Insomma, il da fare non manca.
E dunque prima di tutto si fa festa ai due poveri hobbit che hanno attraversato l'inferno fino a rischiare di finirci intrappolati dentro (e meno male che all'ultimo momento arrivano le Gwahir Airlines a rimediare), poi gli si racconta cos'è successo agli altri.
Si torna a Minas Tirith, dove Faramir e Eowyn si conoscono e si fidanzano, e dove Aragorn viene incoronato con una magnifica cerimonia e si sposa con Arwen.
Si canta, si ride e si festeggia finché qualcuno comincia a parlare di ritornare a casa. Ma non subito, per carità, e non soli soletti: i quattro hobbit partono con un corteo più che sontuoso e un po' per volta lasciano i loro amici per strada: prima Eowyn ed Eomer, poi Barbalbero, Galadriel, Bilbo... infine si ritorna nella zona della Contea e a quel punto perfino Gandalf si defila.
Ritroviamo la locanda del Puledro Impennato e i vari pony che gli hobbit avevano seminato per strada, poi la Contea - che in quei due anni di assenza dei protagionisti ha subito un bel po' di cambiamenti ma si rimetterà in sesto molto presto.
La Contea rifiorisce: ritroviamo gli altri hobbit che abbiamo intravisto all'inizio, i giardini tornano a rifiorire, Sam si fidanza e si sposa, Frodo continua la vita di sempre, con qualche crisi legata agli anniversari delle ferite che ha ricevuto.
E infine, ecco, parte anche Frodo, che ha scoperto che è stato ferito troppo a fondo per riuscire a vivere come prima. La nave grigia degli elfi porta via lui e i tre portatori dei Tre Anelli elfici: Gandalf, Elrond e Galadriel. Partono per una terra che le rotte umane non riusciranno mai a individuare e lasciano un mondo che non gli appartiene più.
Sam invece torna a casa, con i due hobbit più giovani.
Ma per chi avesse ancora un po' di appetito, ci sono cento e passa pagine di appendici da sgranocchiare per "riempire gli angolini".

Con tutto ciò, aveva ragione quel lettore che scrisse a Tolkien per lamentarsi che il Signore degli Anelli aveva il difetto di essere troppo corto.

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