domenica 25 aprile 2010

La mia seconda


Tordo bottaccio. Una creatura simpatica e graziosa, ma forse meno astuta di quanto egli non creda

Si tratta prima di tutto di una classe di disgraziati - nel senso, letterale, che molti di loro sono afflitti da disgrazie e problemi familiari.
E che disgrazie e che problemi!
Abbiamo prima di tutto un'Orfanella, che ha perso la madre questa estate; segue poi una fanciulla col fratello maggiore afflitto da una forma particolarmente perfida di leucemia (per buona sorte, il caso, che all'inizio dell'anno sembrava disperato, si sta poi evolvendo in modo piuttosto positivo) e due ragazzi con madri in chemioterapia. Durante l'anno alla lista si sono aggiunti una ragazza che ha visto morire due zii nel giro di pochi mesi e un ragazzo che ha perso un nonno e sta perdendo uno zio. Un'altra ragazza, che già aveva un padre piuttosto violento, di recente ha visto arrestare (e rilasciare) il fratello maggiore per spaccio. Ci sono poi un paio di separazioni in corso (nemmeno troppo amichevoli, a quel che è dato sapere). Ah sì, anche una ragazza il cui padre, quando viene ai colloqui, ci spiega sempre che la poverina è stupida (che non è vero, ma di sicuro è vero che ha un imbecille per padre e questo non aiuta).
I genitori sono esasperanti: la ragazzina chiacchiera perché è in un gruppo che la perverte, il ragazzo non fa i compiti perché non aveva capito che andavano fatti, la creaturina si sente presa in giro dai compagni...
Ecco, potremmo partire da questo: i ragazzi in classe, e pure fuori, vivono col coltello tra i denti. Si sentono presi in giro dai compagni, pure di altre classi - e in effetti sono presi in giro. E dunque per legittima difesa, e solo per legittima difesa, immagino, a loro volta prendono in giro i compagni. Perché sono grassi, perché sono magri, perché sono secchioni, perché vanno male a scuola, perché sono paurosi, perché sono gay (ma, garantisco, i termini usati per indicare la gayezza non sono affatto politicamente corretti), perché esistono e respirano, insomma il solito repertorio.
Raccontano balle. Cioè, non è che si limitano a dire che hanno dimenticato il quaderno degli esercizi o il libro a casa, raccontano veramente un mare di balle - agli insegnanti e ai genitori (e passi) ai compagni e pure a sé stessi. Alcuni sono talmente avviluppati nel loro bozzolo stratificato di passaggi intermedi verso la realtà che sospetto si siano financo dimenticati non dico la strada per l'uscita, ma la possibilità stessa di uscirne.
Raccontano balle, ma, credo, senza il loro profondo consenso interiore - perché spesso le raccontano male, tanto che perfino una persona distratta e immune dal sospetto come me se ne accorge istantaneamente. Di solito faccio finta di non notare nulla di strano perché a muoversi là dentro si rischia di far danno, ma talvolta quel che dicono è così smaccatamente falso che non posso decentemente fare altro che prenderne atto e rampognare la creatura (o le creature). Ecco, uno dei problema è che sono una classe di contaballe assai imbranati.
Non sanno mentire ma non gli viene mai in mente di dire la verità. Non sanno copiare ma non gli viene nemmeno in mente di imparare a farlo. Non sanno studiare (soprattutto per mancanza di allenamento) ma nemmeno ci provano. Non sanno stare zitti né chiacchierare a voce bassa.
Non hanno il minimo senso delle convenienze. Litigano e discutono da un capo all'altro della classe. Lanciano gli aereoplanini mentre il loro compagno di banco è interrogato. Copiano gli esercizi di un'altra materia al primo banco. Leggono il libro alle interrogazioni, e non importa se li scopro regolarmente e certo non gli dico che fanno bene, continuano a provarci, oppure mi guardano con grandi occhioni innocenti e mi dicono "Ma tutti leggono il libro". Ho provato a spiegargli che un conto è dare una scorsa al libro aperto per ricordarsi una data o un nome e altra cosa è leggere parola per parola. Evidentemente non hanno capito, perché ci hanno riprovato la settimana dopo.
Per mandarsi dei comunissimi bigliettini da un banco all'altro noleggiano la banda del paese e fanno una tal confusione che anche un cieco li vedrebbe. Quando alla fine, esasperata, sequestro il bigliettino, ne faccio coriandoli e lo butto nel cestino, si meravigliano "Prof, ma come fa a vedere sempre tutto?".
"Veramente io mi pregio di essere una di quelle insegnanti che non vede un sacco di cose. Siete voi che non ci sapete fare" rispondo, nella (vana) speranza che raccolgano la sfida e imparino un po' di savoir faire. Eccheccazzo, ho passato gli anni di scuola a mandare bigliettini e mai che mi abbiano beccata. Qualche volta avran fatto finta di non vedermi, ma di solito non mi vedevano proprio, punto e basta.
Sono una classe di imbranati - la più imbranata classe di imbranati che abbia incrociato in dieci anni di onorato insegnamento.
Sono una classe con un singolare talento per mettersi nei pasticci. Sono una classe in continua tensione e sofferenza, peggio dei nostri bilanci pubblici e di poco meglio dell'attuale deficit greco.
Il gruppo-classe non si è fermato. Dubito che, a questo punto, possa formarsi. Sarebbero, saremmo, dovuti intervenire prima. Non so come, sinceramente: i rapporti interni di questi ragazzi sono intricati peggio dei rovi intorno al castello della Bella Addormentata e affondano le loro radici in precedenti che risalgono alle elementari, all'asilo e forse financo al tempo della gestazione. A noi comunque arriva pochissimo. In apparenza sono quasi tutti cari amici - e non è detto, proprio per niente, che quei pochi di cui talvolta si dice apertamente male siano i più temuti o i peggio considerati.
Quasi tutti, ovviamente, si sentono vittime di epiche persecuzioni da parte di compagni e docenti. Tutti ci rimproverano perché noi professori siamo cattivi, perfidi e ingiusti.
Ho provato a spiegargli, con molto garbo, che è impossibile far leva sui miei sensi di colpa perché non ne soffro. Solo un gruppo molto ridotto ha colto il messaggio (ma se n'è dimenticato poco dopo).
Loro stanno male in classe, e io pure. Sono diventata sospettosa fino alla paranoia, io che ho sempre abboccato con grande serenità. Sono diventata rigida, per quel po' che mi riesce. E pure acida. Io, che rispondevo automaticamente "sì" qualunque fosse la richiesta (Posso portare i compiti tra una settimana? Posso giustificarmi a storia? Posso andare a fare le fotocopie? Posso andare a telefonare a casa? Posso andare a portare i fogli in segreteria? Posso andare in IIB che c'è il mio ragazzo che non lo vedo da venti minuti e ci ho le crisi di nostalgia?) adesso sottopongo ogni richiesta a un vaglio implacabile e di solito rispondo di no. Vivaddio, sono rimasta fedele a uno dei miei principi cardine, ovvero che chiunque voglia andare in bagno, in qualsiasi momento della lezione, ci va punto e basta. Ho messo una quantità di note e rapporti semplicemente surreale e mandato una vera processione di gente da Preside e Vicepreside - e soprattutto ne ho minacciati molti, molti di più. Li ho presi in giro e gli ho fatto delle splendide prediche, che nemmeno Savonarola ai suoi tempi d'oro, gli ho dati compiti supplementari e siccome li facevano distrattamente glieli ho fatti rifare tre e quattro volte finché non li facevano giusti. Ho alzato la voce ben più di quanto abbia mai fatto. Ho quasi sospeso le pause tra ora e ora perché mostravano di intenderle come "fine definitiva delle lezioni e si fa il cazzo che ci pare" - adesso faccio tre ore a fila senza interruzioni, il che renderebbe irrequieta anche una classe di Gattemorte.
Sia chiaro, non sono indomabili. Dall'inizio dell'anno hanno fatto progressi, facilmente misurabili con l'aiuto di un qualsiasi microscopio elettronico. Altri quindici anni sotto le mie abili mani e diventerebbero una classe gestibile come qualsiasi altra.
Infatti sto seriamente pensando di tornarci. E anche di andare da un bravo psicologo per  a farmi spiegare perché accidenti intendo tornarci.

6 commenti:

  1. Ma è un bellissimo post, comunque :-)

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  2. Non è una fotografia di classe, è una radiografia delle anime :-)

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  3. lunga è la via che porta a un processo di democratizzazione in classi così. alla 'povna viene in mente l'Orda, e il lungo percorso per renderli migliori. Coraggio...

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  4. cara Murasaki, sembra proprio la mia seconda, che però dalla sua ha un paio di aggravanti:
    - la maggior parte di loro non può addurre gravi o particolari situazioni familiari
    - un buon gruppetto di loro, a mio parere, è davvero "indietro di cottura", nel senso che pare non aver sviluppato le facoltà logiche minime richieste ad un criceto per far girare la sua ruota.

    io però non vedo l'ora di fuggire verso altri lidi...

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  5. Un ringraziamento a LaProf, prima di tutto. Lo so che il mio non è un caso così raro, il fatto è che uest'anno è capitato a me!!

    @ il Grigio:
    Infatti io mi sento come uno di quegli ortopedici incapaci che non riesce nemmeno a leggere le fratture esposte da una lastra

    @ 'povna
    Grazie anche a te, 'povna, Ogni tanto, anzi, ogni poco, penso che mi piacerebbe molto averti nel Consiglio di questa classe, perché sapresti smontare un po' le cose e ricondurle ai loro limiti.

    @ LaNoisette
    Ho notato anch'io delle somiglianze inquietanti. La mia classe comunque scrive abbastanza bene, e questo è sempre stato un richiamo potente su di me.
    Il che non toglie che qualsiasi persona normale vorrebbe scappare e io no sono sicura di volerlo, e la cosa mi inquieta non poco.

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