Anche a St. Mary Mead naturalmente avevamo le nostre macchinette dispensatrici di cibo e bevande fresche e calde, con tanto di Vecchio Preside che criticava i ragazzi perché sprecavano soldi "in cose che gli facevano male" (in quanto a ipocrisia, il Vecchio Preside trovava difficilmente chi riuscisse a stargli alla pari).
L'insieme era reso particolarmente incongruo dalle seguenti circostanze:
* a meno di cento metri dalla scuola, la Coop di paese offriva bevande gassate, patatine e snack di tutti i tipi a prezzi assai contenuti e in grosse confezioni
* davanti alla scuola, un ottimo bar offriva bevande calde e fredde e un eccellente servizio di pasticceria (particolarmente squisiti i budini di riso e le sfogliatine)
* davanti alla scuola ma cinque metri sulla sinistra una gastronomia di buon livello offriva gustose pizze, focacce e panini ripieni a prezzi rispettabilissimi. Li offriva anche ai ragazzi, e infatti in virtù di una speciale convenzione tutti i giorni verso le dieci arrivava un cesto di panini e focacce ripiene che molti alunni preferivano, giustamente, alle merende confezionate
* la mensa di St. Mary Mead era molto rispettabile: oltre alle insalatine miste e ai carciofi arrosto (amati solo dagli insegnanti, io prendevo regolarmente doppia e tripla porzione) c'erano ottimi primi e dessert, pane fresco e una serie di combinazioni che garantivano a tutti i ragazzi la possibilità di nutrirsi bene e con piacere
* il comune di St. Mary Mead sponsorizzava l'acqua dell'acquedotto, e in verità anche alla mensa c'erano le brocche da riempire alla cannella.
A cosa servissero, in queste circostanze, dei distributori all'interno della scuola non l'ho mai capito. Eppure le macchinette erano affollate, e un po' di colpa ce l'ho anch'io che al Cineforum prima delle Grandi Feste gli facevo portare patatine e pop-corn (senza capire, peraltro, perché non li portassero da casa come facevo io).
Ad ogni modo, nell'estate dell'anno scorso qualcuno deve essersi messo la mano sulla coscienza e aver stabilito una volta per tutte che le multinazionali non dovevano più arricchirsi a spese della salute delle giovani generazioni.
Pensa che ti pensa, arrivò la soluzione: distributori di cibi e bevande biologici (no, non sto scherzando).
All'inizio non feci il minimo caso alla cosa, non avendo mai usato un solo distributore scolastico dopo gli anni delle medie (in cui mi azzuffavo con i compagni per la precedenza per le crostatine e le Fieste), anche se in verità avevo notato che le lamentele perché la macchinetta del caffé in sala professori era guasta/bloccata/senza cialde/senza zucchero/senza palette etc. erano molto aumentate - anche perché erano molto aumentati gli insegnanti che la usavano: pare infatti che il suo caffé fosse all'altezza di quello del bar davanti alla scuola, e qualcuno addirittura sosteneva che fosse migliore.
Rimasi però colpita dai lamenti della mia classe, che deprecavano la qualità degli snack: addirittura, sostenevano che "le patatine erano cattive".
La mia non era una classe di incontentabili - e in tutta la mia vita non avevo mai sentito un adolescente lamentarsi delle patatine "cattive". Così, armata di spiccioli, raggiunsi la macchinetta, e scoprii che adesso distribuiva coca biologica, succo di arancia in cartone, yogurt da bere, succhi di vario genere biologici e spesso anche equi e solidali, oltre a composte di frutta, tortine di farro, snack biologici e simili. Alla fine individuai le "patatine", in realtà sottili sfoglie di mais insaporite con olio e ramerino. Ne presi una confezione.
Come patatine, dovetti convenire, non erano proprio il massimo; prese in sé stesse invece erano molto buone anzi... CHOMP!!
In men che non si dica divorai il pacchetto, e quello bastò per innescarmi una dipendenza in piena regola. Dopo qualche giorno e diversi pacchetti però mi feci un serio esame di coscienza e ripiegai sulle gallette di mais in versione supermercato, che se non altro costavano meno. Nel giro di qualche mese, dopo svariati pacchi di gallette di mais con l'olio, ero praticamente guarita grazie a una terapia a scalare molto graduale. Non ero comunque la sola ad essere caduta nel tranello: intorno a me la dipendenza da gallette di mais e composta di frutta infuriava, soprattutto nei giorni degli organi collegiali, e insegnanti e custodi facevano regolarmente incetta di tutti i biologicissimi prodotti erogati dal distributore, ormai perennemente spoglio di ragazzi. Cessate le risse davanti alle macchinette, cessate le lattine di Fanta rovesciate per terra, restavano solo code di insegnanti e custodi allupati che devolvevano immani cifre all'astuta ditta produttrice (perché gli snack biologici, com'è noto, costano molto più di quelli normali).
Sospetto che alla fine l'incasso per le ditte non sia molto cambiato, e il problema delle file davanti alle macchinette è stato risolto. In effetti, non si è rivelata una scelta fallimentare (se non per le tasche di noi adulti).
Ho proprio riso :-)))
RispondiEliminaInvece qui, sprovvisti di macchinette eroga snack di qualsiasi tipo, spesso i poverelli sprovvisti di merenda e di audacia dotati, alla ricreazione si accalcavano al cancello del cortile che dà sulla strada, pregando a gran voce sconosciuti passanti di comprare per loro un tozzo di pane alla vicinissima panetteria. E c'era sempre qualche attempata signora, probabilmente una nonna memore di nipoti adolescenti e sbadati, pronta a sfamare gli affamati...
RispondiEliminaargh! i popcorn al cinema??? giammai! il cinema è ARTE!!!
RispondiElimina@ Cauty
RispondiEliminaLa supplica dietro alle sbarre dei cancelli mi mancava proprio, e ti ringrazio di averla raccontata!
Da quando insegno ho visto al massimo un po' di accattonaggio tra compagni o, assai più di frequente, qualche telefonata a casa. Di solito accorre qualche nonno, in aiuto dei suoi nipoti adolescenti e sbadati...
@ LaNoisette
Ma certo che il cinema è arte, solo che non capisco l'opposizione tra arte e pop-corn (sono sicura che esite qualche opera d'arte modera fatta di pop-corn, tra l'altro).
Comunque ai miei scolari del cineforum non piacevano molto i pop-corn, preferivano, come me, i cornetti di mais ^__^