In classe, tra tanti rispettabili fanciulli che pur di non applicarsi agli studi volentieri scalerebbero l'Everest a mani nude e in T-shirt di cotone, ne ho uno che si distingue in particolar modo: l'Assenteista.
Costui è un ragazzo assai alto e ben fatto, piuttosto gentile, fornito da Madre Natura di un cervello singolarmente adatto agli studi ma di cui nessuno ha mai avuto notizia che abbia studiato in qualche modo. E' altresì provvisto di una madre prontissima a dire tutto e il contrario di tutto pur di appoggiarlo e ad attaccare la scuola in qualsivoglia modo possa tornare utile alla sua prole pur giurando di non spalleggiarlo né coprirlo. Un caso, insomma, non molto insolito.
Questo bel ragazzo venne promosso dalla prima alla seconda perché provvisto di un cognome che iniziava con una delle ultime lettere dell'alfabeto: quando arrivarono a lui, la quota di quattro-e-non-più-di-quattro ragazzi da segare era già stata raggiunta nella sua classe e così non se ne fece di niente (il che non sarebbe successo se sua madre avesse scelto di accompagnarsi o attribuire la prole a qualche Arimi o Abbagnale. Ma tu guarda i casi della vita). Alla fine della seconda però, vuoi perché le cose si erano spinte troppo oltre, vuoi perché i ragazzi i cui cognomi iniziavano con le lettere B, C, F e L non avevano mostrato particolari carenze scolastiche, fu deciso di fargli ripetere l'anno e di infilarlo nella mia futura classe.
Beh, non è un alunno di quelli che disturba, almeno quando non c'è - e si dà il caso che molto spesso non ci sia e che raramente porti giustificazioni. Appunto per questo qualche giorno fa sono andata in presidenza con un bello specchietto che riportava numero delle assenze e assenze ingiustificate. La Preside ha convenuto che non era cosa, ha parlato con madre e figlio (ignoro se esista anche un padre e qual peso abbia, eventualmente, negli equilibri familiari. Non altissimo, sembrerebbe di capire), poi mi ha riferito.
Stando alle sue parole, la ramanzina è iniziata con un invito per l'Assenteista a tagliarsi i capelli "che è un anno e mezzo che te lo dico!".
"I capelli?" ho strabiliato "E perché?".
I capelli dell'Assenteista sono tanti, un po' cespugliosi, di un bel castano dorato. Checché ne dica la Preside, non sono particolarmente lunghi anche se sulla sinistra porta l'inevitabile ciuffo che tanto usa in questi anni. Ma la Preside si lancia in una filippica contro quei capelli, che coprono i begli occhi e gli impediscono di vedere (seeee!), e lui starebbe molto meglio senza quel ciuffo...
A questo punto è toccato alla Preside beccarsi una ramanzina, da me: che uno porta i capelli come gli pare, che l'occhio sinistro coperto è una moda come tante e certo non possono essere le donne, che arrivano a perversioni come i tacchi a spillo pur di seguire la moda, a poter criticare, che personalmente preferivo gli uomini con i capelli lunghi e che non sperasse di vedermi muovere la punta di un dito per una crociata del genere - soprattutto, che sinceramente il problema non mi sembrava quello.
La Preside mi ha visto talmente infervorata che, applicando il principio che i pazzi non vanno mai contraddetti, ha prontamente ripiegato su tematiche più banali quali il controllo delle assenze e dei compiti del fanciullo oggetto dei nostri discorsi - argomenti su cui mi ha trovato ben più disposta a seguirla.
E poi sono rimasta in Sala Professori a riflettere sui massimi sistemi.
Premesso che sull'argomento capelli&acconciature maschili direi che le parole definitive sono state scritte e cantate da Niccolò Fabi, e che il mio ideale in materia sono i Cavalieri dello Zodiaco - ma questi, in fine, sono affari miei; premesso questo, dunque, mi piacerebbe tanto capire perché noi insegnanti (e DS, che in fondo sono insegnanti diversamente riciclati) amiamo tanto prenderci in giro da soli, salvo poi meravigliarsi se lo fanno anche i ministri.
Perché c'è il fatto che qualsiasi alunno di scuola materna, elementare e media è protetto dalla Costituzione dei nostri padri che sancisce (sia pure tra le righe) il diritto di ognuno di tenersi i capelli come accidente gli pare purché si ricordi di lavarli a scadenze regolari. Posso disapprovare in cuor mio creste, gel, teste rasate, capelli a spazzola e capelli troppo appiattiti sulla testa, ma non una parola sull'argomento uscirà dalle mie labbra, nemmeno davanti alla minaccia delle tenaglie arroventate. Nella vita civile ci vuole un po' di sopportazione reciproca, o non si arriva da nessuna parte.
Nel caso degli adolescenti, occorre poi ricordare che le cose spiacevoli che la scuola gli impone sono veramente un buon numero. Tra queste, nessun tribunale ci darà ragione se ci impuntiamo su un taglio di capelli rispetto a un altro - e, nonostante molti degli ultimi governi abbiano fatto veramente del loro meglio per confondere le idee alle nuove generazioni in tema di legalità, questo i ragazzi oggi lo sanno, e lo sanno anche i Dirigenti Scolastici, perché nessun regolamento scolastico porta articoli precisi in merito a pettinature, trucco e abbigliamento - al massimo qualche generico accenno al fatto che gli alunni devono essere puliti, in ordine e vestiti in modo decente e congruo all'ambiente. Quando obbediscono ai nostri strampalati ordini di togliersi berretti e orecchini, non venire truccati o tenere i capelli raccolti (sì, qualche insegnante pretende anche questo) i ragazzi lo fanno solo per buon cuore nei nostri confronti e in segno di buona volontà, non perché costretti - e ne sono consapevoli. Così come sono consapevoli del fatto che, qualora decidessero di impuntarsi, l'insegnante con mire tiranniche dovrebbe abbandonare l'arena ignobilmente sconfitto per ripiegare sui più consueti terreni della valutazione della sua materia.
Ora, l'Assenteista ha probabilmente buon cuore almeno quanto la media dell'umanità, ma di buona volontà nei confronti della scuola ne ha dimostrata veramente pochina fino a questo momento, stante che anche per averlo presente dobbiamo andiamo a cercarcelo con tanto di canna da pesca e sale da buttargli sulla coda perché non scappi. Ha senso chiedergli un sacrificio personale di una certa entità ai suoi occhi (visto che in un anno e mezzo si è ben guardato dal compierlo) per qualcosa di cui non gli frega niente e che per giunta sul piano scolastico non migliorerebbe di un solo capello (!) la sua preparazione? Insomma, vale la pena istigare il già fiorentissimo senso di ribellione che le creaturine sentono in quest'età per qualcosa che non dovrebbe farci né caldo né freddo, al di là delle preferenze estetiche che noi insegnanti, come tutti i mortali, abbiamo?
Ma anche: da quando in qua si studia con i capelli? Possibile che, pronti come siamo a spiegare alle nostre classi che devono mostrarsi aperti e disponibili verso l'Altro e il Diverso, senza generalizzare e senza rifugiarsi in facili stereotipi (anche e soprattutto in virtù dei nostri saggi insegnamenti, come ci ammoniva una delle tante direttive programmatiche della Moratti), insomma, possibile che proprio noi poi siamo incapaci di vedere al di là di qualche ciocca e invece di valutare l'alunno valutiamo il suo coiffeur?