Taglio del nastro al chiar di luna, con sveglia alle sei per prendere il treno della prima ora.
Nuovo treno, nuova scuola e nuove classi: il primo round sarà con la mia futura classe, ma dopo mi aspettano due di questi misteriori Approfondimenti sui quali, dopo avermi fumosamente introdotto fumosi progetti, nessuno ha più dato spiegazioni di sorta; né io ne chiederò ad alcuno, dopo aver dichiarato in lungo e in largo ai colleghi di Lettere la mia più totale disponibilità a fare qualsiasi cosa su loro richiesta, incluso dare il cencio per terra.
Il primo giorno di scuola metto sempre il vestito buono - stavolta un rutilante abito di seta con fantasia e colori vagamente ispirati alle ruote di pavone completato da giacca di seta cangiante.
Certamente qui non sono l'unica, e certamente questa non è una scuola dove la sciatteria degli insegnanti trasmette ai ragazzi messaggi di disinteresse e menefreghismo: stanno tutti tirati a quattro spilli, scintillanti e firmati da capo a pié. Non è inconsueto, nelle scuole di provincia.
Niente registri, e il boccone di tre classi nuove in un sol giorno mi ha spinto a interrompere la consueta routine che mi porta a entrare in classe senza borsa ma con libri e registri in una splendida (e un po' logora) tracolla decorata con un bel gatto. Stamani non ho libri, non ho registri... mi limito a portare le fotocopie del discorso di Obama agli studenti in una custodia azzurra.
"Si sa niente dei registri?" si informa qualcuno.
"Quelli di classe sono arrivati. Gli altri saranno ordinati in giornata".
Ci dichiariamo tutti commossi per avere almeno di che firmare e segnare le assenze.
Una decana avvicina il nostro gruppo degli incarichi annuali "Siete emozionate all'idea di incontrare i ragazzi?" ci chiede. Non è una domanda ironica.
Sì, rispondo in assoluta sincerità. Preferisco sorvolare sul fatto che la mia emozione dominante è la paura - ma apprezzo di sentire tradurre in parole quel che serpeggia nella Sala Professori.
E' una bella sala, larga e spaziosa, con molta luce. Vorrei soltanto che la bacheca non avesse una foto in primo piano di Brunetta (che, insomma, comunque abbia fatto carriera, non l'ha fatta con la bellezza o il fascino personale) e la scritta "Lui ti sorveglia!".
Passa la Preside, anche lei infiocchettata, a salutarci. La arpiono per una questione di fotocopie. Mi promette che avrò tutte le fotocopie che mi servono, e ciò mi racconforta molto (sono sempre affamatissima di fotocopie).
La prima ora se ne va in convenevoli con la mia classe principale - una classe invero piuttosto effervescente dove sarà opportuno rivedere al più presto la disposizione dei posti. Gli chiedo di consegnarmi i compiti delle vacanze. Mi guardano con dolorosa sorpresa: ma li vuole proprio?
Lascio scivolare con garbo che sono tendenzialmente contraria ai compiti delle vacanze, ma naturalmente laddove siano stati dati vanno corretti, se no che senso ha farli? E poi così vedrò come lavorano...
Arriva qualche libretto, con qualche vaga scusa "Sa, non ho fatto proprio tutto...". Prometto garbatamente di sorvolare.
La seconda ora scivola serenamente con una terza deliziosa che assai malvolentieri consegno alla sua legittima insegnante di Lettere. Il discorso di Obama ci ha tenuto buona compagnia, insieme a qualche excursus sulla conquista dei diritti dei neri negli USA.
Il discorso di Obama è bello e si presta bene a farsi leggere in classe, ma due volte in una mattina mi sembra troppo. Così esorto i ragazzi di prima (un po' frastornati dopo l'emozionante debutto) a tirare fuori carta e penna, chiudere gli occhi lasciando andare i pensieri e scrivermi il primo ricordo che gli viene in mente. Tutto andrebbe bene se non entrassero prima la custode con una circolare e poi la Preside a salutare la classe.
Diciamo che non ne viene fuori quell'esercizio rilassante e un po' catartico che avevo inteso farne, comunque i ricordi arrivano. Mi sdilinquisco davanti al foglio del ragazzo marocchino, che ha una quadrettatura particolarissima (provo a informarmi dove l'ha comprato ma, ahimé, l'ha proprio comprato in Marocco). Peccato che il caro ragazzo quella quadrettatura particolare la riempia con una scrittura microscopica, ma pazienza.
Scoprirò poi a casa che metà classe parla di scuadre, scuali e perfino di squola.
Credo che il prossimo approfondimento con loro sarà sul c/q. Non è un intervento invasivo, e alla titolare può solo far comodo.
Anche nella gloriosa scuola, noi insegnanti donne cercavamo di presentarci al meglio il primo giorno di scuola, suscitando spesso i commenti ironici di un collega un po' monello, che si congratulava con noi per essere passate, prima, al restyling...
RispondiEliminaE menomale che non parlava di restauro!
Per quanto riguarda le "sorprese" ortografiche, ricordo un undicenne di cui la preside ci aveva parlato un gran bene al momento della formazione classi. Lascio immaginare la mia sorpresa nel leggere, nella brevissima presentazione di sé scritta di getto, la seguente frase "Mi chiamo Davide e o undiganni".
E quella fu la prima perla di una serie così lunga che avrei potuto ornarmi, alla fine dell'anno, di collana chilometrica, diadema, bracciali ecc.ecc.
Buon proseguimento, cara Murasaki!
carissima, auguri a te e anche a me... hai descritto benissimo il clima che accompagna il taglio del nastro per noi che andiamo a scuola non solo per il gramo assegno. in bocca al lupo e congratulazioni ai tuoi fortunati nuovi allievi.
RispondiEliminaTutte le statue più belle sono state iniziate a colpi di piccone e rifinite poi. Beh, colpi di piccone ne dovrai dare parecchi prima di arrivare a lavorare di fino. Buon lavoro :-)
RispondiEliminaGià mi manca questo incontro con i ragazzi, ti devo dire... ma tant'è: per l'approfondimento credo che la cosa più intelligente sia supportare la docente di Lettere con qualche ora di recupero, chissà che sentendo le cose da un'altra campana non le recepiscano meglio... il guaio potrebbe cominciare laddove le due teste di professori non siano in perfetto accordo...
RispondiEliminabuona fortuna, ma so che te la caverai a meraviglia!
RispondiEliminaE' quello che si deve fare a squola!! L'approfondimento sul c/q :-)))
RispondiElimina@ Grigio
RispondiEliminaSenza offesa, permettimi una correzione ortografica: si scrive "e cuello che si deve fare a squola" ^__^
@ Cauty
Ortograficamente ne ho viste tante, ma gli undiganni mi manchavano. Avere in classe tal pescatore di perle dev'essere stata esperienza assai formativa per te!
@ Palmy
Sì, è proprio questo che mi inquieta: giammai, che io sappia, si videro insegnanti di lettere ragionare in armonia; quando condividono la stessa classe, poi... con le colleghe precarie una certa confidenza c'è, e ci unisce anche un certo spirito pratico. MA abbiamo anche una Grande Titolare, decana e titolare di Lettere dalla notte dei tempi, di quelle che non ti dà una risposta diretta nemmeno se le spiani davanti un mitra... insomma, il campo potrebbe essere assai minato.
Per carità, sono disponibilissima a litigare con chiunque senza problemi per difendere la mia programmazione, ma mi dispiacerebbe ritrovarmi a farlo proprio quando non ho alcuna programmazione da difendere e tutto sommato mi sta bene qualunque cosa.
@ LaNoisette
Grazie ^___^
Sala prof. ampia e luminosa, preside che si informa sullo stato d'animo degli insegnanti, promessa di fotocopie senza limiti...mi pare proprio una buona scuola (o squola?!)e soprattutto un buon inizio!
RispondiEliminaNemmeno a me sembra malaccio, devo dire.
RispondiEliminaPer le spine della rosa c'è sempre tempo...
Il mio augurio è che, invece, vada sempre meglio! Qualche isola felice esiste, io ne ho incontrata qualcuna! Buon lavoro.
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