martedì 18 agosto 2009

Harry Potter e l'Ordine della Fenice (recensione scuolacentrica)



Nell'insopportabile estate del 2003 uscì Harry Potter and the Order of the Phoenix. In una delle torride notti di cui quell'estate abbondava feci un'ora di coda da Feltrinelli International e rientrai a casa col mio enorme tomo in inglese all'una e mezza circa.
Mi accinsi alla titanica lettura con una certa preoccupazione: era la prima volta che leggevo in inglese un romanzo che non avevo mai letto in italiano. D'altra parte, aspettare fino all'uscita della tradizione italiana non era nemmeno concepibile: sarei certo morta di crepacuore molto prima, se mai ci avessi provato.
Iniziai quella notte stessa - tanto di dormire non se ne parlava, pareva di stare in una pentola a vapore - aiutata da un dizionario monolingua che avevo comprato per l'occasione e da un dizionario bilingue con cui avevo fatto di recente le nozze d'argento. Fu solo la prima di una lunga serie di notti insonni in cui la Fenice mi fu compagna fedele.
Scoprii in quell'occasione di conoscere l'inglese meglio di quel che pensavo e sviluppai un'ammirazione senza limiti per l'abilità della Rowling, capace di scrivere con tale chiarezza da permettermi di seguire la storia senza difficoltà, perfino al Ministero della Magia dove sei adolescenti e dodici Mangiamorte scorazzano nelle più strane sale dandosi la caccia. Con la Rowling si sa sempre chi sta facendo che cosa e (qualora non sia contrario agli interessi del lettore) si sa anche perché lo sta facendo e con quale stato d'animo, anche quando lo stato d'animo è decisamente complesso.
Il romanzo racconta prima di tutto la storia di un ragazzo che si trova a battere ripetutamente le corna contro le bugie (spesso dette a fin di bene), l'inattendibilità, la superficialità e la miopia degli adulti, anche quelli più autorevoli e che finisce per dar retta al suo istinto, che fino a quel momento si è dimostrato piuttosto attendibile, proprio nel momento sbagliato.
Era anche però un romanzo sulla scuola, intesa come entità dotata di volontà propria, e sull'insegnamento. Per me, impegnata in quel momento in un'infinità di ricorsi contro l'universo mondo per recuperare posizioni nelle graduatorie, conteneva anche un messaggio di speranza: la scuola è un organismo capace di difendersi contro gli attacchi in modo spontaneo. L'equazione Moratti = Caramel e Aprea = Umbridge (si assomigliavano anche per certe teorie sulla didattica) mi portava a sperare in una futura cacciata di entrambe previa glassatura di piume e catrame.
La scuola italiana in effetti si difese, ma uscì dal combattimento piuttosto ammaccata; d'altra parte alla fine della saga la Umbridge è ancora viva, anche se (si spera) definitivamente allontanata dal Ministero.
Quel che segue è un post che scrissi dopo la prima lettura (un'altra seguì quasi subito, in Agosto); sul newsgroup qualcuno osservò che gli pareva che nel libro ci fosse anche qualche altra cosa, oltre alla scuola. Naturalmente mi dissi d'accordo con lui, ma ai miei occhi l'Ordine della Fenice rimane soprattutto un libro sulla scuola e sull'insegnamento.

La protagonista centrale del libro è Hogwarts. Usata fino a questo momento soprattutto come sfondo per le gesta di Harry&Co., la scuola di magia questa volta è il perno centrale dell'azione.
L'intreccio principale riguarda infatti il tentativo del Ministro della Magia, Caramel, di scalzare il preside Silente dal suo feudo personale sostituendolo con la professoressa Dolores Umbridge, braccio destro del ministro in questione. Ma le scuole sono organismi viventi, dotate di volontà propria (specie se sono antiche scuole di magia); e infatti sarà la stessa Hogwarts a rifiutare il cambio al vertice, sputando via la nuova preside e riaccogliendo Silente.
In pratica: il ministro cerca di dominare dall'esterno qualcosa che non conosce e non capisce, usando uno strumento umano dotato sì di ampi poteri ufficiali (cui pero' non corrispondono poteri reali) ma che ne conosce e capisce ancor meno di lui.
Per forza di cose, il tutto si risolve con un buco nell'acqua.

Prima insegnante, poi Grande Inquisitore e infine Preside di Hogwarts, Dolores Umbridge riesce rapidamente a inimicarsi tutte le componenti della scuola: insegnanti, allievi, fantasmi e perfino il poltergeist Pix, con l'unica eccezione del frustratissimo custode Gazza (che da sempre sogna il ritorno delle vecchie e gloriose punizioni corporali con fruste, catene, celle segrete et simila) e di un gruppo di Serpeverde che finiscono però col rivelarsi alquanto infidi.

I rapporti con i colleghi partono male fin dall'inizio; è vero che quello dell'ispettore è un lavoro ingrato e che ogni insegnante è prima di tutto un essere ipersuscettibile e ombrosissimo che detesta sommamente essere messo in discussione, soprattutto da una collega piuttosto incapace e imbevuta di pregiudizi oscurantisti, ma il metodo Umbridge per le ispezioni è fatto apposta per irritare anche un carattere dolce per natura - in effetti si tratta soprattutto di una guerra di nervi in cui le vere capacità didattiche non vengono prese in considerazione. Piton, che è preparatissimo nella sua materia ed è un pessimo insegnante, passa l'esame nel migliore dei modi, mentre Hagrid, altrettanto competente e tutto sommato migliore come insegnante (anche se pratica una didattica un po' troppo avventurosa) crollerà quasi subito sotto il peso delle sue insicurezze, come Sybille Cooman, che invece ha una preparazione decisamente approssimativa e insegna maluccio (pur riuscendo a stabilire un buon rapporto con una cerchia di allieve).
Particolarmente aspro (e divertente) si rivela il duello con Minerva McGrannit, che si ritrova in pratica esautorata dai suoi compiti di vicepreside che ricopriva nel migliore dei modi. Gli scontri tra le due donne sono pagine di altissima letteratura, in particolare il meraviglioso colloquio di orientamento di Harry che finisce con un furibondo litigio da cui il povero ragazzo scappa di gran carriera.

Come insegnante, la Umbridge si rivela inadeguata. Sotto questo aspetto, il personaggio vanta un'illustre serie di ascendenti letterari a cominciare da Dickens, ma ognuno di noi, se ha frequentato una scuola per più di sei mesi, ha incontrato i suoi Umbridge.
La sua principale preoccupazione è non permettere agli allievi di avvicinarsi alla conoscenza pratica di quel che studiano, e possibilmente a nessun tipo di conoscenza tout-court. Ordine, disciplina, lettura individuale in classe (di un manuale molto noioso, si capisce) e una grande attenzione ad evitare ogni tipo di rapporto e interazione con i suoi alunni. Niente esercitazioni pratiche: se i ragazzi saranno in possesso di una solida preparazione teorica, sostiene, non c'è dubbio che agli esami saranno in grado di eseguire correttamente gli incantesimi. I ragazzi, comprensibilmente, mostrano parecchie perplessità a riguardo, tanto più che sono stati abituati ad un approccio molto concreto alle materie: studio sui libri, certo, ma anche parecchie esercitazioni pratiche.
Le cose però rimarrebbero come sono, nonostante il diffuso malumore, se la Prima della Classe, alias Hermione Granger, non prendesse in mano la situazione.
Dopo avere letto e giudicato scarso il manuale scelto dalla Umbridge, la ragazza la costringe (letteralmente: costringe) ad una discussione che coinvolge tutta la classe ma non porta a nessun risultato se non quello di mettere Harry in punizione. E visto che con i metodi legali non si ottiene niente, Hermione organizzerà una sorta di Corso Alternativo di Difesa contro le Arti Oscure che per molti mesi si svolgerà in assoluto segreto (del resto i protagonisti hanno ormai quindici anni, che è l'età delle prime proteste organizzate e delle prime occupazioni...)
Hogwarts fornirà l'aula. Naturalmente è un aula magica, che è sempre a disposizione "quando qualcuno ne ha veramente bisogno" e che risulterà comodissima e dotata di tutte le attrezzature e i libri opportuni per la circostanza. L'insegnante sarà Harry, che da buon Water Violet è un insegnante nato, e da buon Water Violet si farà pregare e quasi costringere. Mirabile la prima lezione, quando dà le prime istruzioni su come disporsi etc. "era strano ritrovarsi a dare ordini, ma era ancor più strano vedere che venivano eseguiti" - che è esattamente l'impressione che ho provato le prime volte che stavo in cattedra.

Come Grande Inquisitore, la Umbridge va incontro all'inevitabile destino di tutti i Grandi Inquisitori quando non sono assistiti da una buona base di consenso o almeno da una notevole intelligenza: ovvero una valanga di disposizioni sempre più dettagliate e una sorveglianza maniacale che sconfina abbondantemente nello spionaggio, il tutto volto ad impedire la benché minima iniziativa individuale da parte degli allievi e degli insegnanti, ma che insegnanti e allievi imparano ad aggirare con tutta naturalezza.
La paura di perdere il controllo della situazione (un controllo che in realtà non ha mai avuto) porta la Umbridge a instaurare una sorta di Terrore; nel momento in cui la vediamo sospendere il professor Piton, reo di non fabbricarle in sette minuti una pozione che richiede un mese di tempo per essere preparata (e che non ha nessuna intenzione di darle, come la Umbridge e i lettori capiscono benissimo) il Grande Inquisitore ricorda molto la Regina di Cuori di Alice che strepita "Tagliategli la testa, tagliategli la testa!".
E' chiaro che la sua partita è ormai persa, ma in quel momento ci accorgiamo che, in realtà, quella partita lei non ha mai avuto la minima possibilitò di vincerla.

La Umbridge sarà rifiutata dalla scuola per Manifesta Inadeguatezza. Non è una buona strega: conosce qualche incantesimo di un certo sadismo (come quelli che usa con Harry nelle punizioni) ma la sua bacchetta è corta e qualsiasi professore là dentro ne sa più di lei. Quando viene nominata preside dal Ministero, Silente, l'unico che Hogwarts al momento sia disposta a riconoscere come preside, scompare e barrica la presidenza, dove la Umbridge molto simbolicamente non riuscirà mai ad entrare.
Naturalmente quella di Hogwarts non è una normale presidenza, con una scrivania di
mogano, una libreria dall'aria solenne e un tappeto di lusso per terra: l'ufficio di Silente è un concentrato di magia di cui i lettori conoscono solo una minima parte, un vero e proprio centro di potere. La cosa viene molto bene in evidenza nel secondo film, quando entriamo la' dentro per la prima volta: la frivola parola d'ordine a base di dolci e la svagata amabilità di Silente non bastano a far dimenticare che l'ufficio è protetto come una fortezza, e che proprio di una fortezza si tratta.

La fine della Umbridge sarà abbastanza drammatica: attirata con l'inganno da Hermione nella Foresta Proibita, viene catturata da una delle molte entita' misteriose che si aggirano là dentro. Sarà Silente a liberarla - LUI, naturalmente, sa benissimo come muoversi nella Foresta... Ma da quella gita la Umbridge uscirà con un esaurimento nervoso in piena regola, e con la bacchetta spezzata (per il Ministero della Magia, comunque, non e' una gran perdita).
Il cerchio si chiude, e Hogwarts ritorna un feudo di Silente - non ha mai smesso di esserlo, in realtà. Ma adesso la scuola è molto piu' consapevole di sé e della sua forza, in tutte le sue componenti - soprattutto ne sono consapevoli i suoi studenti, che sono la vera forza di ogni scuola e i veri proprietari: non c'è sorveglianza che possa impedire a un gruppo di alunni determinati di avviare proteste, associazioni segrete e gruppi eversivi, e la stessa Hogwarts collabora apertamente con loro, fornendogli un adeguato ambiente di lavoro; solo gli studenti conoscono tutti i segreti di una scuola (e questo l'avevamo già visto nei libri precedenti, con la Mappa dei Malandrini). E infine non sempre i voti indicano la reale scala gerarchica degli allievi: il gruppo dei sei che raggiungono e mettono a soqquadro il Ministero della Magia comprende sì la più brillante allieva del momento (Hermione) ma anche un alunno universalmente ritenuto tra i più imbranati (Neville Paciock) che anche nei libri successivi mostrerà talenti fuor dal comune, oltre alla svagatissima Luna Lovegood che passa per essere un po', come dire, "diversamente strega"; lo stesso Harry, pur rientrando nella fascia medio-alta del profitto non è mai stato un allievo eccezionale, ma rientra in quella categoria particolare che, pur non brillando mai troppo negli studi, riesce a mettere a profitto quel che ha imparato ben più di compagni ritenuti più brillanti. Quanto ai gemelli Weasley, i due discoli della scuola, hanno preso voti decisamente ordinari ai loro GUFO studiando in apparenza solo lo stretto indispensabile, ma gli incantesimi con cui metteranno a soqquadro Hogwarts per intralciare la Umbridge riscuotono l'ammirazione di tutto il corpo docenti e le loro abilità (che dalla scuola vengono, e alla scuola si sono perfezionate in vari modi) apriranno loro le porte di un grande e immediato successo commerciale.

3 commenti:

  1. Devo ammettere che non ho letto nessuno dei volumi della saga di Harry Potter, ma ho visto alcune "traduzioni cinematografiche" e devo dire che mi paiono - almeno quello riguardante questo "episodio" - parecchio fedeli ai libri dai quali traggono ispirazione.
    La cosa che mi affascina di più però è notare come io dell'attinenza generale con la scuola... non mi ero nemmeno accorto, anche se, suppongo, d'altra parte forse sei anche tu che ad essere particolarmente sensibile a questo aspetto :)
    Bisognerebbe chiede all'autrice... :D

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  2. Avendo una figlia quasi quindicenne, da diversi anni sono "vittima" di Harry Potter & Co.
    Le ho regalato tutti i libri (che ha letto senza alcun reclamo, va a capire! :-D) e abbiamo visto tutti i film fino al sesto (l'ultima visione risale a una settimana fa, come ben sai....).
    Io non ho ancora avuto modo di leggermi i libri. Spero di trovare il tempo, prima o poi. I film non mi sono dispiaciuti, sebbene (ma questa è una mia caratteristica) dopo il primo io abbia cominciato a provare una certa noia...
    Per seguire il tuo discorso dell'attinenza con la scuola, ti farò ridere forse, ma l'istituto superiore che frequenta mia figlia - tenuto conto che è la scuola più antica (anche nell'aspetto molto severo dell'edificio) della città - è soprannominata dagli stessi studenti Hogwarts. Il preside è Albus Silente e la vice-preside (che quest'anno andrà in pensione) Mc Granit. Insomma, noi ci viviamo tutto l'anno dentro le storie di Harry Potter.
    Io, invece, sono una fan di Severus Piton. Ma è dovuto al fatto che mi piace moltissimo Alan Rickman e la sua interpretazione del severissimo professore di Hogwarts (mi fa morire dal ridere...)
    A presto :-)

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  3. @ Wolf

    Senza dubbio per vedere nell'Ordine della Fenice un libro dedicato soprattutto alla scuola ci vuole un animo perverso, anche perché è un libro veramente ricco di tematiche (forse il più ricco tra i sette) e quindi si potrebbe altrettanto dire che è un libro sul rapporto padre-figlio o sull'uso distorto dell'autorità oppure sulla censura e via continuando.
    Comunque la Rowling ha insegnato per un certo periodo (mi sembra un paio d'anni) e in quel periodo mi sembra che davvero abbia capito tutto quello che c'è da conoscere e da capire sulla scuola e anche qualcosa di più.

    @ Fire

    Beh, i film me li sono sciroppati tutti e secondo me il secondo è anche meglio del libro; ma a partire dal terzo hanno cominciato a seminare per strada quasi tutti i temi più interessanti, soprattutto quelli politici.
    E invidio un po' tua figlia perché la mia preside non avrebbe potuto essere paragonata a Silente nemmeno con la migliore immaginazione di questo mondo - un pochino a Caramel, forse...

    Rickman è senz'altro un grande attore, e quanto a Piton... beh, se non ti leggi i libri devi aspettare i due settimi film. Non scrivo altro ^___^

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