Quando portai la tesina di storia del secondo anno di SSIS alla tutor ebbi cura di farlo nell'ultimo giorno di tempo disponibile per la presentazione. Questo le impedì di fare tutto ciò che tutti gli insegnanti del gruppo di storia ritenevano loro preciso dovere: cambiare più volte l'argomento in corsa, assegnare una bibliografia che non c'entrava nulla e ristrutturare il lavoro da cima a fondo. Ma io non avevo molto tempo da perdere e volevo che quel che facevo mi tornasse utile, almeno a livello di formazione personale.
Si trattava di un modulo in tre lezioni sull'economia tra le due guerre mondiali. La tutor, a denti stretti, ammise che l'argomento era ben trattato e la bibliografia pertinente, ma si lamentò che tre lezioni per un modulo erano poche. Perché non lo ampliavo, ad esempio con un paio di lezioni sull'economia socialista in Svezia?
Risposi che l'economia svedese, per quanto argomento assai rispettabile, non veniva studiata in modo approfondito nel programma di terza media e che, soprattutto, tale tipologia economica si sviluppava dopo la seconda guerra mondiale.
"Ma noi stiamo appunto cercando di scardinare l'idea dell'insegnamento cronologico della storia" ribatté la tutor, assai infervorata.
"Io non sto cercando di scardinare un bel nulla e il programma di terza mi sembra abbastanza complesso anche senza confondere ulteriormente le idee ai ragazzi" risposi con voce da cui colavano i ghiaccioli.
Rimase interdetta, tanto che non riuscì a ribattere nulla - oppure un vago istinto di conservazione le suggerì di non spingersi oltre, perché oltre ai ghiaccioli dalla mia voce colavano anche pallottole e pugnali.
Da allora quel fiero proponimento di scardinare l'impianto cronologico mi è tornato spesso in mente, quando esaminavo i libri di storia - e, peggio ancora, quando ci lavoravo. Molti autori sembrano trovarla un'idea valida e si regolano di conseguenza, in barba agli obbiettivi ministeriali che continuano (non irragionevolmente, secondo me) a prevedere la capacità, per lo studente, di collocare un dato evento sulla linea del tempo.
Naturalmente siamo tutti d'accordo che la storia è qualcosa di più di un elenco di date, che la storiografia annalistica andava bene per gli antichi romani ma che oggi cerchiamo di inquadrare i fatti in un contesto più ampio, che non sempre è possibile trattare gli avvenimenti in ordine rigorosamente cronologico eccetera eccetera.
Detto questo, gli attuali manuali di storia per le medie sembrano convinti che il loro compito primario sia confondere le idee di chi li usa sulla successione temporale degli avvenimenti.
I metodi usati sono numerosi ed hanno maggior successo laddove si tratta di spaziare in ampi periodi. La storia medievale è fantastica sotto questo aspetto: puoi per esempio fissare la nascita delle città intorno all'anno Mille, trattare per due capitoli degli stati nazionali (che magari all'epoca non erano così consapevoli che in seguito avrebbero fatto di mestiere gli stati nazionali) dal 1000 al 1400 circa, spaziare sui popoli delle steppe con un piccolo excursus sulla storia cinese, soffermarti sugli ordini mendicanti e la civiltà cortese, poi un paio di paragrafi sulla vita dei castelli, e infine approdare ai contrasti tra papato e impero nell'XI secolo. Se poi alla fine di questa grande insalata i ragazzi che hanno provato a studiare storia sono convinti che Giovanna d'Arco e Francesco d'Assisi siano all'incirca contemporanei e Gregorio VII arrivi un po' dopo, insieme alle crociate e alla caduta di Costantinopoli, mi sembra il minimo.
Altre affascinanti possibilità sono offerte poi da eventi più fluttuanti, ad esempio la nascita della borghesia che notoriamente ha molte vite come i gatti perché, oltre a non morire mai, nasce un buon numero di volte: con l'affermarsi dei comuni, con l'espansione dell'economia fiamminga, con l'intervento di Colbert, un po' prima della rivoluzione francese e infine con la rivoluzione industriale finché non arriva Marx che parla di una borghesia completamente diversa.
Anche la rivoluzione industriale funziona bene sotto questo aspetto, perché già con l'invenzione della macchina a vapore si possono sfoggiare grandiose descrizioni delle città inquinate e degli slums che potranno in seguito essere ripetute pari pari per almeno tre volte (compresa una da includere nel paragrafo sul marxismo).
Si penserebbe però che, arrivati al programma di terza media, la ristrettezza dell'arco cronologico renda difficile confondere le idee più di tanto. In realtà anche lì, organizzandosi, si può fare parecchio - per esempio operando come il mio ultimo libro di storia* i cui autori, da sempre convinti sostenitori dell'importanza delle tre unità aristoteliche di tempo, spazio e azione, dedicano prima un capitolo al fascismo dal primo dopoguerra all'impero italiano compreso, poi uno all'antifascismo che comprende il delitto Matteotti, la posizione di Pio XI e Pio XII, i socialisti e le loro divisioni interne più Benedetto Croce, poi un capitolo sull'America dall'inizio del secolo alle riforme di Roosvelt più l'economia russa degli anni 30 (che funzionava con regole completamente diverse da quella occidentale), in seguito un capitolo per Hitler e l'antisemitismo e infine uno per la seconda metà degli anni 30 con le varie alleanze e conferenze di pace più la guerra civile spagnola e le leggi razziali italiane. A questo punto abbiamo un capitolo sulla seconda guerra mondiale (piuttosto frettoloso) e uno subito dopo, per l'Italia nella seconda guerra mondiale. Yalta arrivava dopo il varo della nostra gloriosa e amata Costituzione.
Un tempo i manuali di storia avevano quasi sempre una cronologia a fine capitolo, a volte all'inizio. Negli ultimi anni le cronologie sono completamente passate di moda, salvo che negli esercizi. I ragazzi hanno così la possibilità di pescare le date qua e là dal testo per piazzarle in ordine casuale in apposite caselle, ma mai di vedersele spiattellate comodamente davanti tutte in fila (altrimenti rischierebbero di impararle!).
Al posto della cronologia è diventata invece di gran moda la linea del tempo: si tratta di una sottile linea orizzontale piazzata in cima o in fondo alla coppia di pagine o all'inizio del capitolo, sulla quale vengono puntati gli avvenimenti più importanti, descritti con caratteri comodamente decifrabili con un microscopio anche di modesta portata, spesso ben mimetizzata con un accorto uso delle sfumature del grigio e dei colori pastello più chiari, tanto che ci si dimentica financo della sua esistenza.
Beh, in fondo la cronologia non è detto che sia così indispensabile: basta che il libro faccia attenzione a richiamare gli avvenimenti più importanti collegati a ciò di cui sta parlando.
Peccato che spesso il libro ritenga inutile soffermarsi su questi insulsi dettagli.
Siamo alla vigilia della prima guerra mondiale, c'è la questione balcanica. D'accordo, ma CHE COS'E' la questione balcanica? Che ne direste di un paragrafo che la riassume, visto che l'avete trattata marginalmente in quattro capitoli precedenti, quattro righe per capitolo?
Invece abbiamo una cartina per l'Europa verso la metà della prima guerra mondiale e una per l'Europa dopo la seconda guerra mondiale, ma nessuna dell'Europa prima di questo accidenti di prima guerra mondiale (e non un cane che dia qualche riga sull'effettiva consistenza dell'impero ottomano, di cui non si parla da svariati mesi e dal volume precedente. Si sa soltanto che "era il Grande Malato").
In queste condizioni, con lo sbarco in Normandia che avviene prima della fuga di Vittorio Emanuele III e della nascita della Repubblica di Salò, con la Resistenza dei nostri eroici partigiani sui monti piazzata prima di Yalta ma dopo il lancio delle due prime bombe atomiche (quanto ai pochi ebrei superstiti nei campi di concentramento, li hanno liberati qualche capitolo fa, dopo gli orrori della campagna antisemita) e i partigiani jugoslavi che imperversano dopo che già è calata la cortina di ferro, è già tanto se le sventurate creature affidate alle mie cure hanno metabolizzato che la seconda guerra mondiale va dal 1939 al 1945.
Intendiamoci, si può fare anche di peggio, ad esempio proponendo a distanza di una pagina (o addirittura nella stessa pagina) due date diverse per lo stesso avvenimento (poniamo, il regno di Luigi XIV, incoronato mi pare sui 14 anni ma che prese effettivamente il potere a 22; oppure la nascita dell'ordine francescano, a seconda che si scelga di rifarsi alla Regula non bollata o alla Regula bollata) senza una parola di spiegazione per il disgraziato studente - che poi anche il malcapitato insegnante non la schiferebbe, qualche parola di chiarimento, detto per inciso.
Oppure ci sono le mitiche mappe concettuali, un folle strumento didattico partorito da qualche mente malata dopo l'assunzione di LSD di pessima qualità. Intendiamoci, una mappa concettuale ben fatta può essere un validissimo aiuto per ripassare la lezione; di solito però le mappe concettuali dei libri di storia delle medie non sono fatte né benissimo né bene: sono una vera foresta di simboli, dove l'autore considera suo specifico dovere concentrare il massimo numero di frecce possibili (preferibilmente frecce di tre tipi o di più colori, con apposita legenda sotto per semplificarsi le idee) che a volte indicano un rapporto causa-effetto (o magari credono di indicarlo, perché la maggior parte dei rapporti causa-effetto dei nostri manuali sono decisamente opinabili), a volte un rapporto prima-dopo, a volte un rapporto di contemporaneità e a volte... mah, a volte proprio non si capisce che diavolo di rapporto possano stare ad indicare - ma tanto una freccia non si nega a niente, in una mappa concettuale.
In sintesi: la maggior parte dei libri di storia è piena zeppa di errori nel testo principale. I cosiddetti sussidi didattici che affollano la pagina fino all'inverosimile, in un tripudio di colori e di segnali di evidenziazione, contribuiscono poi a completare l'opera del testo confondendo quanto più è possibile le idee allo sventurato allievo; se aggiungiamo che il poveretto viene da scuole elementari dove "la storia" in generale non si fa più e ci si limita a carotare alcuni argomenti, confondergli le idee è facile quanto impallinare un'anatra accovacciata.
Dopo di che alle superiori si lamentano che la preparazione di storia dei ragazzi che gli arrivano fa schifo, pena, ribrezzo e pietà.
D'accordo, alle superiori si lamentano sempre e per principio (come facciamo del resto anche noi alle medie).
A volte però ci sta pure che abbiano ragione.
*STORIA, della DeAgostini (gli autori hanno comprensibilmente preferito mantenere l'incognito) ora per fortuna non più pubblicato.