giovedì 30 luglio 2009

Harry Potter e il Principe Mezzosangue




Abstract: sono stata a vedere "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" e l'ho trovato una gran palla. Più sotto spiego dettagliatamente.

Il sesto libro della saga di Harry Potter è il libro dei Serpeverde: conosciamo qualche squarcio della vita del Serpeverde più famoso, ovvero Voldemort, e anche qualche discendente invero un po' decaduto del fondatore della casa; apprendiamo qualcosina sul più misterioso dei Serpeverde minori, ovvero quel Blaise Zabini di cui per anni nelle fanfiction si è discusso se fosse maschio o femmina (è maschio, nero e pare sia anche bellissimo pur non facendo nulla di rimarchevole in alcuna pagina del libro); ci soffermiamo adeguatamente sul Serpeverde più ambiguo della saga, ovvero Severus Piton e finalmente Draco Malfoy fa qualcosa che non sia prendere in giro Harry, Ron e Hermione per giustificare la sua esistenza in vita; conosciamo poi la madre di Draco e scopriamo (senza sorprenderci troppo) che anche i Serpeverde sono attaccatissimi ai loro figli; vediamo all'opera un Serpeverde "buono", di quelli che hanno approfondito le scienze occulte senza cedere troppo al loro fascino, ovvero il professor Lumacorno, che si veste spesso con un abbagliante color smeraldo; abbiamo occasione di conoscere un bel po' di magia nera al di là delle tre Maledizioni Senza Perdono; infine Harry e Silente vanno a caccia di un medaglione in un antro verde pieno di raggi verdi e di acqua verde (e di un sacco di altre cosacce).
E' un libro cupo, e questo è messo bene in rilievo dalla fotografia del film, anche se di verde se ne vede assai poco, anche nel verdissimo e spettrale antro.
E' anche un libro con una trama ricca e molto ben composta, ma guardando il film questo non si capisce. Ecco, il problema è che nel film non si capisce un accidente di quel che succede. Questo mi sembra un limite.
D'accordo, hanno semplificato la trama. Con un libro di quelle dimensioni devi semplificare la trama o lo spettatore non ne esce vivo; però il risultato è una serie di brandelli di vicende scarsamente collegati tra loro. Poniamo che qualcuno che non si è letto i libri voglia seguire la saga solo attraverso i film; io non la trovo una pretesa irragionevole, ma il regista degli ultimi due episodi evidentemente sì. Eppure, secondo me, un film intitolato "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" dovrebbe farti conoscere la storia di Harry Potter e del Principe Mezzosangue, più che servirti per controllare se l'hai capita bene leggendola sul libro - il tutto sia detto senza minimamente voler scoraggiare nessuno dall'amore per la lettura.

Si parte senza il colloquio tra il ministro della magia e il primo ministro babbano; d'accordo, è una scelta: qualcosa si deve pur tagliare e si è scelto di tagliare TUTTA la parte politica, anche per evitare che gli scervellati spettatori si accorgessero che è molto, molto attuale. E dunque via i problemi legati all'informazione, via gli elfi e i goblin/folletti, via le discriminazioni contro i lupi mannari, via il tentativo del nuovo ministro Scrimgeur di tenere tranquilla la popolazione con interventi di facciata, via il panico serpeggiante, restano solo delle immagini un po' scure; anche la scena del crollo del ponte, bella e impressionante, resta, come dire... sospesa nell'aria.
Alla fine del film precedente Sirius è morto, e la cosa aveva, come dire, leggermente scosso Harry. Ma si sa che chi muore giace e chi vive si dà pace e ritroviamo un Harry di ottimo umore che invece di stare in camera a mangiarsi il fegato per quel che è successo va in giro ad imbroccare ragazze - operazione legittima, si capisce, ma un po' fine a sé stessa visto che finisce in un niente di fatto (solo per colpa degli sceneggiatori, visto che Harry e la ragazza erano disponibilissimi a fare il loro dovere) perché arriva Silente. L'utilità della scena sfugge, visto che pochi metri di pellicola dopo Harry si mostrerà assai attratto da Ginny...
Serve per farci vedere che Harry è in caccia? Vabbe', prendiamola per buona.
In treno, non si sa perché, Harry Ron ed Hermione godono di uno scompartimento tutto per loro anche se non hanno poi grandi segreti da raccontarsi; il povero Draco, invece, che dovrebbe far capire agli altri che ci ha una Vera Missione da compiere per conto di Voldemort, è costretto a raccontarlo a un'intera vettura di seconda classe - per fortuna piena di soli Serpeverde.
Scopriamo qualcosina sulla vita di Voldemort, ma data la cronica assenza di ogni tipo di accenno ai suoi genitori siamo costretti a concludere che è nato sotto un cavolo - eppure la famiglia e i traumi subiti nella prima infanzia (e soprattutto durante la gestazione) hanno una parte non secondaria nel libro e allacciano un bel po' di fili nella trama.
Visto che in una delle scene ha undici anni e nell'altra diciassette hanno chiamato due diversi attori, solo che il diciassettenne sembra il sosia dell'undicenne ed è molto, molto meno carino dell'altro Voldemort diciassettenne che abbiamo visto nella Camera dei Segreti. Dice che ormai era fuori età per la parte, magari è anche vero, però potevano almeno cercare di farli simili. Dopotutto, in teoria, sarebbero la stessa persona.
A Natale i Mangiamorte attaccano casa Weasley. Nonostante che dentro ci sia mezzo Ordine della Fenice e alcuni dei più brillanti maghi in formazione, nessuno di loro riesce a far niente per difendersi. Scappano, sguazzano tutti tra erba e paludi, in mezzo a una quantità di vegetazione che a Natale non c'è manco in Riviera, poi guardano il rogo della casa e nessuno in seguito ha una parola di commento o di disappunto (ignoriamo se dopo l'incidente la famiglia Weasley vada al dormitorio pubblico o si accampi da qualche amico. Qui il libro non ci è di aiuto perché la casa non viene attaccata né tantomeno bruciata).
Fleur latita e nessuno ne parla. In compenso Bill non viene morso da nessun lupo mannaro e in sostanza dei due non c'è traccia, tanto meno in versione fidanzati. Ritorneranno, dice, nei prossimi film. Tonks e Lupin si fidanzano senza particolari traumi, lontano dall'occhio della cinepresa, e a Natale stanno chiaramente insieme. Diciamo che la vita sentimentale degli "adulti" viene drasticamente semplificata. Vabbe', qualcosa devi tagliare, però non c'era niente di male a ricordare allo spettatore che passare i diciassette anni non vuol dire avere automaticamente raggiunto la pace dei sensi e dei sentimenti.
Draco... ecco, Draco è impegnatissimo a cercare di far entrare di soppiatto dei Mangiamorte ad Hogwarts.
Perché non li fa entrare dal portone? Perché sul portone ci sono gli incantesimi di protezione, ovvio.
E perché i Mangiamorte non si limitano a materializzarsi dentro Hogwarts?
Perché (il lettore l'ha imparato nel terzo libro, dove gli è stato ripetuto ben oltre la nausea) non ci si può materializzare dentro i confini di Hogwarts. Nel film invece Silente dice a Harry "Harry caro, andiamo a caccia di horcrux. Dammi il braccio che ci smaterializziamo"; Harry ribatte "Ma signore, non è consentito smaterializzarsi a Hogwarts". Silente gli risponde "Essere me ha i suoi vantaggi", ovvero "Io sono il preside e faccio come mi pare". Qui i casi sono due: o i traduttori dei dialoghi del film si sono bevuti il cervello, o se lo sono bevuto gli sceneggiatori originali, perchè se è solo una questione di divieti... beh, i divieti si ignorano, e i Mangiamorte non vengono mai descritti come persone particolarmente scrupolose nell'osservanza delle leggi.
Insomma, se c'è un semplice divieto, e allora basta fregarsene, non si capisce perché Draco deve incomodarsi tanto; ma se invece ci sono fior di incantesimi che impediscono di materializzarsi, beh, allora il lavoro di Draco ha un senso e anche una sua utilità (dal punto di vista dei Mangiamorte, si capisce).
Piton è il Principe Mezzosangue, lo proclama e l'ha anche scritto sul frontespizio di un suo vecchio libro. Perché proprio "il Principe Mezzosangue" e non, chessò, "il Re degli Avvincini"?
Nessuno ce lo spiega - soprattutto, nessuno se lo domanda.
Nessuno perde tempo su niente, in questo film, e l'unico che sembra ricordarsi che dietro al canovaccio principale c'è una saga fantasy da badare è Draco - che comunque si preoccupa solo della sua pelle, mentre nel libro sa che dal suo fallimento può dipendere la morte dei suoi genitori oltre che la sua.
La madre di Draco, che su carta è sempre stata descritta come una bella donna, è una carampana bicolor in stile Crudelia DeMon (molto più bella la sorella Bellatrix, che pure si è fatta quindici anni ad Azkaban). Con Piton fa "il voto infrangibile", in fretta e furia, per esigenze di copione. Più che una madre terrorizzata per le sorti del suo unigenito sembra una signora un po' protettiva che prende una precauzione in più per il suo rampollo, mentre Severus si prende in carico la cosa solo perché gliel'ha chiesto l'autrice. Manca completamente l'interrogatorio di Bellatrix che serve a spiegare come fa Piton a condurre il suo doppio gioco con Voldemort. Ma in effetti non si insiste minimamente sul doppio gioco di Piton, che con molta naturalezza passa da un té con Silente a una merenda sull'erba con i Mangiamorte e tutti danno per scontato che stia dalla loro parte, qualunque sia la loro parte. Compare Minus per quattro secondi, ma come potrebbe comparire il ragazzo che fa le consegne per il fornaio. In effetti, potevano non metterlo e non cambiava nulla.
Si parla poco anche degli horcrux. Ci dicono che qualcosa, come il funerale di Silente, sarà recuperato nei due prossimi film, ma qui l'impressione è che Silente muoia per questioni di trama ma senza causare scompiglio a nessuno. Niente battaglia di Hogwarts, una fuga piuttosto rilassata di Piton, che viene anche deprivato dell'unica frase che grida a sua difesa "Non chiamarmi codardo!" (richiesta più che legittima: uno che fa il doppio gioco tra Voldemort e Silente ha certamente un coraggio da leoni, indipendentemente dalla parte per cui lavora).
Niente quadri, niente fantasmi, niente scale semoventi. Hogwarts è un edificio gotico come tanti, un po' spoglio, senza caratterizzazione. C'è la Stanza delle Necessità, ma nessuno ci spiega come mai è diventata un gran ripostiglio.
Il professor Lumacorno viene tratteggiato in maniera piuttosto fedele e chiara. Non veste mai di verde ma pazienza. In compenso sembra l'unico che fa lezione. Nessuno insegna e, giustamente, nessuno studia, almeno sotto i nostri occhi. Tutti girano in abiti babbani e questo mi ha contrariato, forse perché in cuor mio amo le divise, come il nostro amato ministro dell'Istruzione.

I tre protagonisti principali si occupano soprattutto della loro vita sentimentale (con la parziale eccezione di Harry che ogni tanto cerca di tampinare Draco) ma senza essere granché avvincenti nemmeno lì. Anche Silente si occupa della loro vita sentimentale, perché ha scoperto che Harry passa un sacco di tempo con la signorina Granger (vero, passano un sacco di tempo insieme... da più di cinque anni. A parte la domanda del tutto fuori carattere, ma se n'è accorto solo ora?).
Funziona bene McLaggen che, nel libro come nel film, svolge onorevolmente la sua parte di piovra dai mille tentacoli che vorrebbe tanto farsi Hermione, peccato che lei preferirebbe piuttosto impiccarsi al Platano Picchiatore.
Bene anche Lavanda, che nel libro come nel film svolge l'altrettanto onorevole parte di ragazza innamorata di Ron e un tantino appiccicosa (ovvero peggio del tradizionale gattino attaccato) e che alla fine viene piantata perchè in Ron, dopo l'entusiasmo iniziale, subentra la pallificazione più completa.
I rapporti nelle due coppie principali sono invece semplificati al massimo: Ron si prende Lavanda semplicemente perché gli va - che è un motivo validissimo, ma a quanto sembra nessuno gli ha spiegato che nel prossimo film deve mettersi con Hermione (anche se viene fatto intuire che Lavanda ha il suo cuore ma non la sua anima, nell'originalissima scena in cui Ron, in stato d'incoscienza, invoca appunto Hermione). Nel libro tutto l'affaire aveva risvolti un po' più complessi.
Anche la storia del filtro che Romilda tenta di rifilare ad Harry è piuttosto slegata. Nel libro fa parte di una serie di rimandi sul tema dei filtri d'amore (che sono parte essenziale per il concepimento di Voldemort, fra l'altro); nel film l'hanno tenuta solo perché ci si attaccava una scena piuttosto divertente con Lumacorno, ma dà l'impressione di un episodio messo lì per far numero.
Quanto a Harry, improvvisamente decide che vuole Ginny; Ginny sembra averlo capito benissimo perché gli fa una insinuante danza di corteggiamento per mezzo film, solo che i due vengono regolarmente interrotti sul più bello - all'occorrenza anche dall'attacco dei Mangiamorte a casa Weasley. Alla fine la ragazza se lo porta dietro nella Stanza delle Necessità, (dove, in barba al nome, Harry nasconde un libro che non ha alcuna necessità di nascondere, visto che nessuno poi glielo richiede) e lì finalmente riescono a baciarsi per circa mezzo secondo, dopo di che nessuno dei due mostra la minima inclinazione a voler dare un po' di concretezza alla cosa; allo spettatore rimane l'impressione che, caso mai qualcuna voglia fare qualcosa con Harry, l'unico problema è assicurarsi un posto tranquillo: Harry, vuoi per buon cuore, vuoi per innata passività, lascerà comunque fare. Mah.
Qualcuno ha parlato di "amori alla Dawson's Creek"; io Dawson's Creek non l'ho mai visto, ma mi auguro per gli spettatori che i suoi protagonisti operino con un pochina più di convinzione in questo campo così delicato.
Gli ultimi dieci secondi del film sono dedicati alla fenice di Silente (che nel resto del film non viene nemmeno citata). Chi ha letto i libri la riconosce dalle belle piume rosse e gialle, chi non li ha letti immagino si rallegrerà di vedere un così bell'uccello che vola alto nel cielo. Fine.

Ah sì, c'erano anche gli effetti speciali.
Beh, la scena dove Silente e Lumacorno rimettono a posto la casa non è male.
E gli attori erano tutti bravi. Certo, chi si è trovato a fare la parte dello scemo ha dovuto dimostrare la sua bravura scemeggiando abilmente (ogni riferimento a Ron e a Silente è puramente casuale).

Nessun commento:

Posta un commento