Dopo l'ordalia delle convocazioni, adesso so dove starò per tutto l'anno prossimo.
Ci sono però ancora molte cose che non so: ad esempio, chi saranno i miei colleghi di matematica e inglese, che giorno libero avrò, che laboratorio mi rifileranno - e soprattutto come farò a cavarmela con i voti al posto dei giudizi.
Io nei giudizi ci stavo comoda come un topo nel formaggio, e i voti secondo me non sono affatto la stessa cosa.
Tanto per cominciare, i giudizi erano cinque, e i voti sono dieci. E poi, alcuni numeri mi risultano ostici. Quando ho fatto le medie c'erano ancora i voti, e da noi il 9 era una bestia rarissima e il 10 proprio non esisteva. La mia insegnante di Lettere ha dato un nove in italiano, in tutta la sua carriera (lo so, e lo sapeva tutta la mia classe, perché me lo diede in prima e passò i due anni successivi a rinfacciarmelo).
Questa cosa mi è rimasta appiccicata: ho sempre dato volentieri e con larghezza "ottimo" quando vedevo un lavoro di particolare pregio, ma proprio non riesco a vedermi scrivere "10" nemmeno al migliore dei vari fulmini di guerra che ho incrociato in sette anni di insegnamento. Dovrò spiegarlo, ai ragazzi, che il 10 è un voto virtuale; oppure dovrò cercare di superare questo blocco, non so.
Questa storia di dover tornare ai numeri perché l'attuale ministro dell'economia non riusciva a orizzontarsi con una scala di cinque giudizi mi irrita abbastanza. Lui non li capisce, d'accordo, ma il resto d'Italia non mi sembra aver mai avuto problemi.
Certo, "non sufficiente" era un po' poco per coprire la scala a 0 a quasi-6, ma avevamo imparato a rimediare con qualche piccola aggiunta: "gravemente non sufficiente", oppure (il mio preferito) "non sufficiente con gravi lagune"; in un paio di scuole ho anche provato a proporre "abominevole", ma i consigli di classe non me l'hanno mai accettato.
Di tutto ciò non abbiamo parlato stamani al primo collegio dei docenti dell'anno, perché avevamo in pentola niente meno che l'arrivo del Nuovo Preside, direttamente dal profondo Sud, dove lavorava alle superiori.
Il preside che c'era prima di lui invece era... diciamo "assai ben inserito nel tessuto socio-culturale della zona" (= ammanigliato come pochi) e in vita sua aveva conosciuto solo la scuola media - anzi, probabilmente aveva conosciuto solo quella scuola media, dove aveva fatto anche l'allievo e il professore - una scuola grande, su più plessi, che copre diversi paesi della provincia.
Insomma, passiamo da uno che sapeva tutto di quella scuola e dei ragazzi a uno che non ne potrebbe sapere di meno. Non è detto che sia un male, ma certo l'impatto è stato traumatico per lui e per noi, almeno sul momento.
In un'ora e un quarto di collegio ci ha spiegato:
- che eravamo più donne che uomini (che era senz'altro vero, gli va riconosciuto)
- che alle superiori gli uomini sono di più
- che le donne sono più sensibili degli uomini (immagino quanto ciò abbia lusingato i signori presenti)
- che glielo dice sempre anche sua moglie, che le donne sono più sensibili (la signora avrà i suoi motivi, immagino)
- che oggi i genitori divorziano troppo, e a volte sarebbe bene fare un tentativo per restare insieme (ma non ho capito se dovremmo esortare in tal senso i genitori dei nostri allievi, alle riunioni. Spero di no perché non vorrei uscire dalla scuola coperta di uova, pomodori e ortaggi vari)
- che noi insegnanti siamo soprattutto educatori e dobbiamo dare il buon esempio (non divorziando?)
- che non dobbiamo fumare in classe, né dentro la scuola, e nemmeno in gita scolastica per dare il buon esempio ai ragazzi (sul terzo punto non sono d'accordo, ma per i primi due c'è una legge apposita ormai da anni e non mi risulta che nessuno là dentro si sia mai nemmeno sognato di violarla)
- che è rimasto sorpreso apprendendo che i vari plessi vanno in gita ognuno per conto suo, poi il Preside Uscente gli ha spiegato che siamo in tanti e un corteo di dieci pullman potrebbe risultare scomodo da gestire (e qui i nostri occhi, ormai da tempo grandi come tazze da tè, stavano ormai assumendo le dimensioni di ruote di carro)
- che l'orario era quasi pronto e potevamo lasciare le richieste per il giorno libero al collaboratore, anche se non tutti quelli che chiedevano il Sabato l'avrebbero avuto (su questo concetto, peraltro abbastanza chiaro, si è dilungato parecchio)
- ...che intende ridisegnare le funzioni obbiettivo (e qui, sospetto, sarà tutta da ridere)
A questo punto, vedendo che la riunione stava per venire sciolta, Qualcuno ha chiesto se, già che c'eravamo, non avrebbe potuto dirci che classi ci erano state assegnate.
Ha farfugliato qualcosa sui criteri di assegnazione.
No, ha insistito il Qualcuno, non volevamo conoscere i criteri, volevamo conoscere le classi.
Ha farfugliato qualcosa sul fatto che le assegnazioni non erano ancora state fatte.
Mi scusi, ha insistito il Qualcuno, e allora come fate a fare l'orario?
Ha vieppiù farfugliato e aggiornato la seduta per Giovedì.
Affilando le lingue biforcute, io e le mie sensibilissime colleghe (per tacere dei non altrettanto sensibili colleghi) ci siamo avviate verso l'uscita, pregustando il piacere di criticarlo appena rimasti "in privato" (cioè a gruppetti di cinque-sette serpenti).
La domanda non è se sopravviveremo: anche se non credo che le donne siano necessariamente più sensibili degli uomini, so che la maggior parte delle femmine sa difendere il territorio ove necessario; ma lui, a prima vista, ha dato l'impressione di essere dotato di un singolare talento nel fare casino.
Sopravviverà?
RispondiEliminaPenso proprio di sì: i Dirigenti Scolastici, di solito, sono abbastanza impermeabili alla Disapprovazione Femminile...
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