venerdì 14 novembre 2025

La leva di Archimede -L. P. Davies


Mi sembra di aver capito che suo tempo lo scrittore inglese L. P. Davies sia stato piuttosto famoso, e magari fuori d'Italia lo è ancora; oso dire però che da noi se n'è perso il ricordo.
I suoi romanzi hanno conosciuto da noi una sola edizione, quella di Urania (vai a sapere quanto precisa), e nemmeno una ristampa o una ripresa in versione completa da qualche editore specializzato. Questo vuol dire che chi vuole leggerli in italiano deve rivolgersi alle biblioteche (ma le biblioteche con la collezione Urania non sono moltissime, anche se ci sono) o all'usato, e visto che Urania aveva un formato editoriale comodo per la lettura e molto economico ma che non si distingueva certo per qualità e resistenza di carta e rilegature, anche il canale dell'usato non è poi fornitissimo.
Casa Shikibu comunque vantava un amante della fantascienza, lo stesso che accantonò Il piccolo popolo, e che per parecchi anni comprò quasi tutto quello che Urania pubblicava, salvo poi sottoporre gli scaffali a periodiche bonifiche. I libri di L.P. Davies sopravvissero a diverse falciature, e credo di poter dire che ciò è stato giusto anche se mi considero una lettrice di fantascienza piuttosto anomala: non mi interessa se ci sono o no le astronavi, o i viaggi nello spazio, o le catastrofi cosmiche o futuri angoscianti o una tecnologia particolare, mi interessa che il libro sia scritto bene e abbia alla base una storia che mi interessa seguire. Naturalmente il mio concetto di scritto bene è assolutamente personale e nemmeno molto coerente, ma dove l'impianto è quello di un romanzo inglese classico, ovvero la più confortevole tra tutte le mie comfort zone, è molto probabile ai miei occhi il romanzo risulterà scritto bene, indipendentemente da quel che ne possano pensare gli altri.
Torniamo a L.P. Davies: provincia inglese contemporanea*, personaggi piuttosto ordinari, una o due coppie giovani da assortire per il finale non di rado piuttosto lieto, un enigma - ma la parola più adatta credo sia mystery - che si dispiega pian sotto gli occhi del lettore, riferimenti  ad altri tempi e altri luoghi... parecchia roba, insomma, ma mescolata bene.
Lessi La leva di Archimede da ragazzina, iniziando a spelluzzicarlo per curiosità e restandoci incollata per tutto il pomeriggio. Mi colpì soprattutto il collegamento con i nazisti, mentre la questione del parto - che oggi mi sembra ai limiti dell'impossibile anche con i mezzi moderni - passò completamente inosservata ai miei occhi (a quei tempi il parto era ancora qualcosa che riguardava gli altri, o meglio le altre, e che in letteratura serviva soprattutto come tappa critica che permetteva a uno o più bambini di restare orfano ed eventualmente abbandonato (e in questo romanzo adempie egregiamente la sua funzione in tal senso). 
Ma andiamo per ordine: il protagonista è un rispettabile insegnante di, credo, lingua e letteratura inglese in un college, sui trent'anni, abbastanza solitario ma non troppo, nel complesso piuttosto rispettato da colleghi, dirigenza e alunni. Durante un intervallo all'aperto uno dei suoi alunni muore, cadendo da un tetto**. E la prima domanda che arriva al lettore (ma di sfuggita, non è ancora così evidente che si tratta di un evento importante ai fini della trama) è "che accidente ci fa un alunno sul tetto del college durante un intervallo di scuola?".
La risposta, si capisce, è che sul tetto l'alunno non avrebbe dovuto farci proprio niente, e certo nessuno lo aveva minimamente autorizzato a salirci, sul quel tetto, per poi inciampare e cascare a testa in giù lasciandoci le penne (o meglio la pelle, perché se avesse avuto penne gli sarebbe bastato usarle per planare dolcemente verso terra ed arrivarci intatto).
Nessuno incolpa minimamente l'insegnante dell'increscioso fatto: all'improvviso l'alunno era scattato via, si era arrampicato sul tetto, da dove si era sporto muovendosi in modo strano, e nel giro di pochi secondi era precipitato a terra come se qualcuno l'avesse spinto. Peccato che su quel tetto l'alunno fosse solo e nessuno avesse avuto alcuna possibilità di spingerlo. Ma quand'anche, oerché spingerlo giù?
Ecco, risulta che l'alunno era un tipino piuttosto scorretto: prepotente con i compagni, piuttosto esigente... insomma, un bulletto. Restava comunque il fatto che, su quel tetto, l'alunno era solo e nessuno poteva averlo spinto di sotto anche se sembrava proprio, da come si era mosso, che fosse stato spinto, anche se davvero non si riusciva a capire come ciò potesse essere avvenuto.
Questo e altri particolari perplimono inizialmente l'insegnante, che comincia a fare qualche domanda, prima a sé stesso, poi in giro e pian piano allarga il cerchio delle indagini, quasi subito affiancato da una giovane e assai graziosa collega che fino a quel momento non aveva mai, non dico notato ma nemmeno visto perchè lei di solito entrava e usciva da una porta diversa dalla sua. L'attenzione dei due si concentra su un allievo dalle origini misteriose che risulta avere un fratello gemello. Entrambi sono stati adottati in modo assai insolito e non si riesce a capire da dove esattamente siano saltati fuori. C'è stato poi un parto misterioso, avvenuto in una casa nei boschi... 
Di mistero in mistero si arriva a un campo di concentramento dove un qualche scienziato pazzo (figura piuttosto comune nella letteratura degli anni Sessanta, soprattutto nei campi di concentramento) aveva architettato un piano particolarmente complesso e all'apparenza molto efficace, ma era poi sopravvenuto un incidente imprevedibile che aveva cambiato le carte in tavola e di cui lo scienziato non aveva mai saputo nulla. Era così morto con la soddisfazione di avere innescato una catastrofe assai definitiva e del tutto ignaro delle complicazioni sopravvenute. 
Il grandioso progetto, in cui la leva di Archimede citata nel titolo italiano*** avrebbe dovuto sollevare il mondo (non a scopi benefici, si capisce) parte quindi zoppo già in partenza e il piccolo anticristo programmato per innescare la distruzione risulta così... un gruppo di quattro gemelli, ognuno dei quali risulta dotato solo di alcune delle doti necessarie a portare avanti il progetto.Da bravi gemelli i quattro ragazzini sono indissolubilmente legati tra loro, ma molto diversi nel carattere, nelle inclinazioni e nei talenti e niente affatto propensi ad agire di comune accordo. Sarà appunto questo, insieme ad alcuni piccoli ma determinanti interventi da parte del professore, della collega diventata nel frattempo la fidanzata del professore e di una simpatica e autorevole figura paterna che accompagna la coppia nell'ultima parte del romanzo ad impedire la fine del mondo e a garantire a una parte dei gemelli un sereno e proficui inserimenti nella società inglese del futuro - perché sì, nonostante l'angoscia che la attraversa la storia risulta a lieto fine.
Con la non piccola incognita del fatto che trovarlo è piuttosto difficile mi sento dunque di consigliarne la lettura, molto adatta a un lungo e grigio pomeriggio d'inverno (ma anche a un lungo e sonnolento giorno d'estate, l'importante è non spezzare troppo la lettura).

* rispetto agli anni in cui scriveva l'autore, naturalmente.
** il soggetto scelto per la copertina  è appunto il momento della caduta, con l'alunno piuttosto inorridito e ormai consapevole che quello è  il suo ultimo istante di vita (da notare che questa caduta non è affatto un punto culminante del libro, ma al massimo l'episodio che determina l'inizio dell'indagine).
*** il titolo originale parla invece di bamboline di carta, di quelle che si usano ritagliare per costruire file di bambini che fanno il girotondo.

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