Diciamo che stavolta è stata una via di mezzo.
Dopo la pandemia siamo tutti molto meno eroici, ma per quanto stessi ad autotestarmi non mi sembrava ci fossero i requisiti minimi per starmene a casa. Così, in assenza di sintomi concreti, sono andata a scuola, dove ho svolto assai onorevolmente le mie mansioni, pur sentendomi un po' stanca a fine mattina.
Dopo un rapido pranzo mi sono infilata a letto col consueto corredo di tisana col miele, piccoli agrumi dal nome assurdo, gatte dormodotate e un buon libro, mentre i sintomi si aggravavano e fuori splendeva un sole che non sarebbe parso fuori luogo in pieno Luglio, sia per intensità di luce che per il calore che irradiava.
"Domani si vede" mi sono detta prima di spengere la luce.
Ma l'indomani mattina lo stordimento, il sospetto di febbre, il granchio in gola e il vago senso di freddo erano scomparsi nel nulla. Restava solo un lievissimo sospetto di un fondo di raffreddore.
Dunque, di nuovo niente pretesti validi per sfuggire ai miei doveri.
L'orario prevedeva due ore di lezione, due ore di buco e due ore finali con la Terza Sfigata, dove avevo preparato una graziosa verifica di Italiano, di quelle che puoi propinare senza avvisare nessuno: semplicemente mi era venuta l'idea di rifilargli un certo tipo di esercizio e il giorno prima l'avevo confezionato, ma la Terza Sfigata non lo sapeva.
Le prime due ore di lezione sono scivolate via proprio benino, ma subito dopo l'intervallo sono stata improvvisamente assalita e rapidamente sconfitta da un Fluviale Raffreddore, di quelli che ti domandi come arrangiarti senza una terza mano munita di un terzo fazzoletto.
Non stavo male, ma certo ero un miserando spettacolo.
La situazione è andata peggiorando e fino a costringermi a chiedermi come fare visto che i quattro fazzoletti messi in borsa a puro titolo di precauzione erano esauriti ormai da tempo - robusti fazzoletti di stoffa, di modelli maschile, del tipo Grande Tovagliolo.
Mi sono procurata un po' di carta da bagno, poi ho accolto la classe, assegnato la verifica e mentre lavorano li assisto bene o male, continuando quasi ininterrottamente a soffiarmi il naso.
E a metà verifica osservo:
"Vedete quanto siete fortunati ad avere una insegnante premurosa come me! Potevo starmene in un comodo letto, circondata da una bella pila di fazzoletti, e invece sono venuta a scuola farvi fare la verifica, evitandovi la gran disgrazia di uscire a mezzogiorno invece che alle due".
"Grazie, prof, le vogliamo davvero bene"
"Sarebbe stato terribile uscire a mezzogiorno!"
"Cosa faremmo senza di lei?'
"Meno male che c'è chi pensa a noi!"
"Grazie di esistere!"
E insomma, poveri loro e povera me, ormai era andata così e indietro non si poteva tornare.
Ad ogni modo il mio Potente Raffreddore si è sgonfiato in poche ore, e già all'ora di cena ero perfettamente frequentabile - insomma il giorno dopo ero di nuovo a scuola, pronta a infelicitare i miei alunni nientemeno che con il Cinque maggio.
Ahimé, non ci sono più quei bei raffreddori di una volta!
(Una gran disgrazia, davvero. Ma durerà poco, mi sa).
L'insegnante premurosa nell'aumentare i microbi in circolazione mi avrebbe steso per venti giorni di antibiotici, febbre e infezioni opportuniste. P.
RispondiEliminaFelice (?) di constatare di non essere l'unica portatrice (non tanto) sana di granchi in gola, di tanto in tanto (in inverno, spesso). °_°
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