sabato 14 ottobre 2023

Sulla grande importanza di leggere (o almeno ascoltare) le istruzioni per l'uso

Uno scolaro della prof. Murasaki esprime senza infingimenti la sua personale opinione sull'importanza da attribuire alle istruzioni che gli/le vengono impartite.
Con l'andare degli anni le mie verifiche di storia sono diventate sempre più lasche. Taluni preparano complessi compiti a crocette con edizioni speciali per i DSA e i DVA*, altri fanno compiti con domande graduate per difficoltà, ma io ho sviluppato uno stile molto particolare, dettato anche dal desiderio di risparmiare carta: infilo una serie di domande (di solito da 10 a 20), alcune dettagliate, altre generiche, spesso chiedo opinioni su questo e su quello, e infilo sempre un gruppetto molto facile alla portata dei DVA, che comunque fanno il compito assistiti, o meglio sostenuti dall'insegnante di ciò incaricato.
Le istruzioni sono semplici: rispondete alle domande che volete, nell'ordine che volete, potete rispondere anche a più domande insieme in una unica risposta. Non do nemmeno i tempi: chi finisce consegna, e quando l'ultimo ha consegnato il tempo scade, salvo che suoni la campana dell'uscita o dell'intervallo e allora ritiro tutto. Per i DSA e i più inquieti aggiungo la possibilità di uscire a farsi un paio di vasche in corridoio prima di rientrare, rileggere e consegnare. Se qualcuno vuol mangiare lo può fare al banco o uscendo in corridoio. Chi vuole andare in bagno ci va quando gli pare. Chi ha dei dubbi si alza e viene alla cattedra a chiedere, e se qualcuno si trova meglio a scrivere su carta a quadretti, bene, scriverà su carta a quadretti.
Questa volta ho anche abolito i numeri delle domande, perché l'ultima volta che ho corretto un compito di storia mi sono accorta che non le controllavo mai: la risposta mi richiamava automaticamente alla domanda - e a ben guardare, se uno si mette pazientemente a inanellare le possibili cause della prima guerra mondiale è possibile, pensa un po', che la domanda sia qualcosa del tipo "Perché è scoppiata la prima guerra mondiale?", mentre se mi racconta delle 95 tesi di Wittenberg è probabile che la domanda riguardasse la nascita della riforma protestante o Lutero.
Di fatto non mi interessa molto che conoscano la piccola risposta a una piccola domanda (qualche volta faccio anche consultare il libro, o ne tengo uno aperto sulla cattedra) ma che mi impostino un racconto - e a volte perfino una mappa concettuale - decente con cause, effetti e cose del genere.
Questo tipo di compiti permette a chi ha studiato con cura di farsi valere, ma consente anche a chi non si è consumato gli occhi sul libro di utilizzare quello che comunque sa, oltre a lasciare regolarmente in mutande chi non ha letto né ascoltato alcunché.
Il voto è una generica media tra le conoscenze dimostrate e come han saputo infilarle in un discorso di senso compiuto, e valgono anche gli errori di ortografia e i nomi scritti a cazzo di cane, anche perché all'occorrenza e su richiesta quelli più complicati li scrivo alla lavagna o a chi viene a chiederli - e mi permette anche di non annoiarmi soverchiamente mentre correggo.
Stavolta il compito presentava anche una richiesta un po' diversa dal solito: le dieci principali date per Napoleone, disposte in ordine cronologico.
Non c'erano arrivati del tutto impreparati: per quel giorno avevo ordinato che si preparassero una cronologia di Napoleone con tutte le date indicate nel libro, che potevano consultare durante il compito. Non era una domanda facile: gli anni mi hanno dimostrato che, anche se per me ripassare storia voleva dire principalmente mettere in fila un po' di date importanti, che poi a metterci il tessuto connettivo ci pensavo sul momento e mi riusciva facile, non tutti ragionano come me - e d'altra parte, nonostante di fondo disapprovi il nozionismo, secondo me la conseguenza degli avvenimenti un certo peso a Storia ce l'ha, per stranio che possa sembrare.
Non era il loro primo incontro con la cronologia, ma ben tre di loro mi hanno chiesto se andava bene scrivere le date e gli avvenimenti tutti di fila.
"NO! Ogni riga una data. Non abbiate paura di sprecare carta, l'Amazzonia non si estinguerà solo perché andate a capo per ogni data!" ho risposto invariabilmente.

Quest'anno la Terza Sfigata si è arricchita di un nuovo elemento: Morgana, una fanciulla piuttosto introversa e con qualche problema con i congiuntivi, ma che sembra comunque un buon elemento e ha la penna facile e una prosa piuttosto scorrevole. In effetti, sto ancora cercando di capire che pesce è.
Sta di fatto che, quando ha consegnato un fluviale compito, mi ha mostrato una lunga cronologia dove non è andata a capo.
"Questo sta a significare che non solo non hai ascoltato le istruzioni che ho dato all'inizio, ma nemmeno la risposta che ho dato ai tuoi compagni, che me l'hanno chiesto ben tre volte" ho commentato di malumore.
Lo ha ammesso, un po' contrita (ma non quanto avrebbe dovuto, a mio avviso).
E' seguita perciò una tirata sull'importanza di stare ad ascoltare le istruzioni, quando vengono date.
"Dovete ascoltare le istruzioni, sempre! Io non voglio nemmeno immaginare cosa combinerete alle lezioni di scuola guida, o quando dovrete fare un intervento chirurgico. E se fate i terroristi, se non ascoltate le istruzioni del fabbricante di esplosivi non solo non riuscirete mai a far saltare il ponte, ma salterete in aria molto prima voi!!!".
Il problema di far saltare correttamente un ponte ritorna spesso nelle mie esortazioni, non so perché. In effetti a St. Mary Mead abbiamo un ponte, anche piuttosto bello, e in effetti è stato fatto saltare durante la seconda guerra mondiale (ma i tedeschi, quando si occuparono della cosa, non pasticciarono affatto con le istruzioni, come è ben testimoniato dalle foto dell'epoca). Non ho mai avuto alcun desiderio di farlo saltare né mi risulta che alcuno ci abbia mai provato, dopo che è stato ricostruito a guerra finita. E tuttavia più volte ho rimproverato i miei alunni perché non avrebbero mai saputo come farlo saltare se non imparavano ad ascoltare le istruzioni che gli venivano date. Vai a capire perché ci insisto tanto.

In questi anni c'è un gran rifrullo di discussioni sul Grave Problema che i giovani d'oggi hanno con la comprensione del testo, e circolano gran copia di complesse istruzioni su come i ragazzi vadano guidati passo passo nella complessa arte di capire un testo. Di solito le ignoro (applicando a tal scopo la stessa identica tecnica di molti alunni: annoiata già alla terza riga, lascio perdere il tutto).
La mia personale teoria è che, laddove non sussistano gravi problemi legati a ritardo mentale o simili, la vera difficoltà per ottenere delle risposte valide alle domande di comprensione del testo è convincerli a sopportare la noia delle domande e leggerle con attenzione, invece di scavalcarle. Ognuno di loro nella vita di tutti i giorni affronta questioni molto più complicate del rispondere a un po' di domande di comprensione di un testo, e mi rendo conto che spesso sono domande noiose e di cui sfugge il senso (a prima vista: se guardi bene un certo senso di solito ce l'hanno ed è appunto di controllare se l'alunn* è in grado di estrarre le informazioni da un testo, importanti o meno che siano tali informazioni. E' importante che sappiano farlo, all'occorrenza? Oso dire di sì, e non solo per prendere un buon voto alla prova Invalsi).
Naturalmente capisco il loro punto di vista; e del resto, quanti adulti leggono con cura tutte le istruzioni prima di accendere un elettrodomestico nuovo? Non proprio tutti tutti tutti, per quel che mi risulta.
Tuttavia, per quanto infiliamo la spina e partiamo sia di solito il mio motto, quando mi mandano un questionario da compilare leggo le domande con molta attenzione appunto per evitare di rispondere cose che non c'entrano niente con la domanda, e se chiedo una informazione di solito sto anche ad ascoltare la risposta. Mi rendo conto che ai loro occhi ascoltare quel che si dice a scuola non è importante, di solito. Ma secondo me devono entrare nell'ordine di idee che anche a scuola le istruzioni vadano ascoltate, per quanto noiose possano sembrare.

* che sono poi gli alunni con l'insegnante di Sostegno

lunedì 9 ottobre 2023

Sull'immensa fortuna di avere una insegnante premurosa

Come tutti gli anni, all'inizio di Ottobre è arrivato il Raffreddore da Cambio di Stagione, e Mercoledì mattina mi sono svegliata con quel caratteristico granchio in gola che a volte è l'inizio di un fluviale raffreddore ma altre volte non è proprio niente e durante la giornata svanisce senza lasciar traccia.
Diciamo che stavolta è stata una via di mezzo.

Dopo la pandemia siamo tutti molto meno eroici, ma per quanto stessi ad autotestarmi non mi sembrava ci fossero i requisiti minimi per starmene a casa. Così, in assenza di sintomi concreti, sono andata a scuola, dove ho svolto assai onorevolmente le mie mansioni, pur sentendomi un po' stanca a fine mattina.
Dopo un rapido pranzo mi sono infilata a letto col consueto corredo di tisana col miele, piccoli agrumi dal nome assurdo, gatte dormodotate e un buon libro, mentre i sintomi si aggravavano e fuori splendeva un sole che non sarebbe parso fuori luogo in pieno Luglio, sia per intensità di luce che per il calore che irradiava.
"Domani si vede" mi sono detta prima di spengere la luce.
Ma l'indomani  mattina lo stordimento, il sospetto di febbre, il granchio in gola e il vago senso di freddo erano scomparsi nel nulla. Restava solo un lievissimo sospetto di un fondo di raffreddore.
Dunque, di nuovo niente pretesti validi per sfuggire ai miei doveri.
L'orario prevedeva due ore di lezione, due ore di buco e due ore finali con la Terza Sfigata, dove avevo preparato una graziosa verifica di Italiano, di quelle che puoi propinare senza avvisare nessuno: semplicemente mi era venuta l'idea di rifilargli un certo tipo di esercizio e il giorno prima l'avevo confezionato, ma la Terza Sfigata non lo sapeva.

Le prime due ore di lezione sono scivolate via proprio benino, ma subito dopo l'intervallo sono stata improvvisamente assalita e rapidamente sconfitta da un Fluviale Raffreddore, di quelli che ti domandi come  arrangiarti senza una  terza mano munita di un terzo fazzoletto.
Non stavo male, ma certo ero un miserando spettacolo.
La situazione è andata peggiorando e fino a costringermi a chiedermi  come fare visto che i quattro fazzoletti messi in borsa a puro titolo di precauzione erano esauriti ormai da tempo - robusti fazzoletti di stoffa, di modelli maschile, del tipo Grande Tovagliolo.
Mi sono procurata un po' di carta da bagno, poi ho accolto la classe, assegnato la verifica e mentre lavorano li assisto bene o male, continuando quasi ininterrottamente a soffiarmi il naso.
E a metà verifica osservo:
"Vedete quanto siete fortunati ad avere una insegnante premurosa come me! Potevo starmene in un comodo letto, circondata da una bella pila di fazzoletti, e invece sono venuta a scuola farvi fare la verifica, evitandovi la gran disgrazia di uscire a mezzogiorno invece che alle due".
"Grazie, prof, le vogliamo davvero bene"
"Sarebbe stato terribile uscire a mezzogiorno!"
"Cosa faremmo senza di lei?'
"Meno male che c'è chi pensa a noi!"
"Grazie di esistere!"

E insomma, poveri loro e povera me, ormai era andata così e indietro non si poteva tornare.
Ad ogni modo il mio Potente Raffreddore si è sgonfiato in poche ore, e già all'ora di cena ero perfettamente frequentabile -  insomma il giorno dopo ero di nuovo a scuola, pronta a infelicitare i miei alunni nientemeno che con il Cinque maggio.
Ahimé, non ci sono più quei bei raffreddori di una volta!
(Una gran disgrazia, davvero. Ma durerà poco, mi sa).

sabato 7 ottobre 2023

La sganascevole e ridicolissima farsa del registro elettronico - Nuova serie - Ce la possiamo fare?

La nostra aggiornatissima e informaticissima segreteria
Durante l'estate una parte del personale della Segreteria dell'Istituto Comprensivo di St. Mary Mead e Crifosso è andato in pensione, e qualcuno si è pure trasferito, con gran tripudio di tutti noi. 
Tuttavia ciò non sembra aver apportato i benefici che speravamo.
Alla prima riunione di plesso la nostra nuova VicePreside, la prof. Olivieri, ci ha spiegato che con Argo ci sarebbero stati problemi. Lei aveva fatto pressione perché sin dal nostro primo giorno di scuola fosse possibile usare il registro elettronico Argo, quasi fossimo una scuola normale, ma dalla Segreteria l'addetta al registro ha spiegato che c'erano gli alunni da inserire e...
Ho alzato la mano.
"Per diversi anni mi sono guadagnata onestamente il pane come data entry. Se mi date un paio di istruzioni mi impegno a inserire gli alunni assolutamente aggratisse. Questo tipo di lavori mi riescono abbastanza bene e anzi mi rilassano. Alla fine abbiamo meno di duecento allievi, non credo che sarà una grande impresa".
"Avevo suggerito la stessa cosa" spiega malinconica la prof. Olivieri "Cioè, di inserirli io. Ma mi ha spiegato che non è possibile perché la nuova arrivata non conosce Argo e quindi ancora non sa... insomma, la risposta è no".
OK, ci ho provato (e non è il primo anno che ci provo). Di più non potevo fare.

In qualche modo tuttavia gli alunni vengono inseriti in tempo utile, e anzi sembra che addirittura prima o poi partirà la Giustificazione Elettronica, ovvero un simpatico accrocchio che ci permetterà finalmente di liberarci dal volo dei foglietti e soprattutto dalle giustificazioni sparse per ogni aula.
Ad ogni modo la sera prima dell'inizio della scuola non c'è alcuna giustificazione elettronica in arrivo. Anzi, come ci informa la VicePreside via mail non c'è al momento nemmeno l'orario perché la nuova addetta alla Segreteria ancora non conosce bene Argo e dunque non potremmo inserirci l'orario da soli, così almeno siamo sicuri di inserirlo giusto?
Non è esattamente una missione impossibile, e del resto la prof. Oliviero mi ha insegnato a farlo un paio di anni fa, quando mi trovò accasciata perché me l'avevano inserito, sì, ma sbagliato. 
Tempo richiesto dall'operazione: circa quattro minuti.
Tuttavia il giorno dopo scopro che qualcuno ha rifiutato perché è un lavoro che spetta alla segreteria. Si svolge dunque una interessante discussione che davvero fa onore al nostro senno: davvero inserire l'orario spetta alla Segreteria?
Quando il registro era su carta, chi scriveva a mano l'orario e le classi degli alunni?
Quando Adamo zappava ed Eva filava, chi era il gentiluomo?
Di solito il docente, ammette alla fine qualcuno.
Insomma, siamo tutti abbastanza elettrici, vuoi perché è il primo giorno vuoi perché boh.

Due giorni dopo però faccio una piccola interrogazione a Romeo, che risponde bene, e decido dunque di assegnargli un meritato sette.
Apro dunque fiduciosa la schermata apposita, scrivo l'argomento dell'interrogazione e...
Niente, non ci sono voti.
E perché non ci sono voti?
Qui non è questione di inserire o non inserire, la lista dei voti è la stessa da quando c'è il registro elettronico, ovvero più di dieci anni. Si parte dall'1 e si arriva al 10 con tutti i quarti di punto e qualche giudizio generico in sovrappiù, e perfino la possibilità di mettere i mieik amatissimi + con tanto di dicitura allegata "Effettua un intervento positivo" (perché i nostri alunni, nel tempo libero, si dedicano anche alla chirurgia. E con buoni risultati, per di più. Siamo una scuoletta di paese, ma diamo competenze molto varie).

Difficile pensare che Argo abbia improvvisamente deciso di bloccare i voti, difficile pensare che...
Io non penso: una volta di più scrivo affranta alla prof. Oliviero. Che risponde tosto che in Segreteria hanno combinato qualcosa di strano che richiederà qualche giorno per essere aggiustato e dunque ci vorrà pazienza.
Una settimana dopo arrivano anche i voti, non senza che in Sala Insegnanti vengano evocate più volte grasse oche bianche da spennare per ritornare ai bei tempi andati del registro su carta.
Non oso pensare a cosa succederà quando arriverà la Giustificazione Elettronica.