Uno scolaro della prof. Murasaki esprime senza infingimenti la sua personale opinione sull'importanza da attribuire alle istruzioni che gli/le vengono impartite.
Con l'andare degli anni le mie verifiche di storia sono diventate sempre più lasche. Taluni preparano complessi compiti a crocette con edizioni speciali per i DSA e i DVA*, altri fanno compiti con domande graduate per difficoltà, ma io ho sviluppato uno stile molto particolare, dettato anche dal desiderio di risparmiare carta: infilo una serie di domande (di solito da 10 a 20), alcune dettagliate, altre generiche, spesso chiedo opinioni su questo e su quello, e infilo sempre un gruppetto molto facile alla portata dei DVA, che comunque fanno il compito assistiti, o meglio sostenuti dall'insegnante di ciò incaricato.
Le istruzioni sono semplici: rispondete alle domande che volete, nell'ordine che volete, potete rispondere anche a più domande insieme in una unica risposta. Non do nemmeno i tempi: chi finisce consegna, e quando l'ultimo ha consegnato il tempo scade, salvo che suoni la campana dell'uscita o dell'intervallo e allora ritiro tutto. Per i DSA e i più inquieti aggiungo la possibilità di uscire a farsi un paio di vasche in corridoio prima di rientrare, rileggere e consegnare. Se qualcuno vuol mangiare lo può fare al banco o uscendo in corridoio. Chi vuole andare in bagno ci va quando gli pare. Chi ha dei dubbi si alza e viene alla cattedra a chiedere, e se qualcuno si trova meglio a scrivere su carta a quadretti, bene, scriverà su carta a quadretti.
Questa volta ho anche abolito i numeri delle domande, perché l'ultima volta che ho corretto un compito di storia mi sono accorta che non le controllavo mai: la risposta mi richiamava automaticamente alla domanda - e a ben guardare, se uno si mette pazientemente a inanellare le possibili cause della prima guerra mondiale è possibile, pensa un po', che la domanda sia qualcosa del tipo "Perché è scoppiata la prima guerra mondiale?", mentre se mi racconta delle 95 tesi di Wittenberg è probabile che la domanda riguardasse la nascita della riforma protestante o Lutero.
Di fatto non mi interessa molto che conoscano la piccola risposta a una piccola domanda (qualche volta faccio anche consultare il libro, o ne tengo uno aperto sulla cattedra) ma che mi impostino un racconto - e a volte perfino una mappa concettuale - decente con cause, effetti e cose del genere.
Questo tipo di compiti permette a chi ha studiato con cura di farsi valere, ma consente anche a chi non si è consumato gli occhi sul libro di utilizzare quello che comunque sa, oltre a lasciare regolarmente in mutande chi non ha letto né ascoltato alcunché.
Il voto è una generica media tra le conoscenze dimostrate e come han saputo infilarle in un discorso di senso compiuto, e valgono anche gli errori di ortografia e i nomi scritti a cazzo di cane, anche perché all'occorrenza e su richiesta quelli più complicati li scrivo alla lavagna o a chi viene a chiederli - e mi permette anche di non annoiarmi soverchiamente mentre correggo.
Stavolta il compito presentava anche una richiesta un po' diversa dal solito: le dieci principali date per Napoleone, disposte in ordine cronologico.
Non c'erano arrivati del tutto impreparati: per quel giorno avevo ordinato che si preparassero una cronologia di Napoleone con tutte le date indicate nel libro, che potevano consultare durante il compito. Non era una domanda facile: gli anni mi hanno dimostrato che, anche se per me ripassare storia voleva dire principalmente mettere in fila un po' di date importanti, che poi a metterci il tessuto connettivo ci pensavo sul momento e mi riusciva facile, non tutti ragionano come me - e d'altra parte, nonostante di fondo disapprovi il nozionismo, secondo me la conseguenza degli avvenimenti un certo peso a Storia ce l'ha, per stranio che possa sembrare.
Non era il loro primo incontro con la cronologia, ma ben tre di loro mi hanno chiesto se andava bene scrivere le date e gli avvenimenti tutti di fila.
"NO! Ogni riga una data. Non abbiate paura di sprecare carta, l'Amazzonia non si estinguerà solo perché andate a capo per ogni data!" ho risposto invariabilmente.
Quest'anno la Terza Sfigata si è arricchita di un nuovo elemento: Morgana, una fanciulla piuttosto introversa e con qualche problema con i congiuntivi, ma che sembra comunque un buon elemento e ha la penna facile e una prosa piuttosto scorrevole. In effetti, sto ancora cercando di capire che pesce è.
Sta di fatto che, quando ha consegnato un fluviale compito, mi ha mostrato una lunga cronologia dove non è andata a capo.
"Questo sta a significare che non solo non hai ascoltato le istruzioni che ho dato all'inizio, ma nemmeno la risposta che ho dato ai tuoi compagni, che me l'hanno chiesto ben tre volte" ho commentato di malumore.
Lo ha ammesso, un po' contrita (ma non quanto avrebbe dovuto, a mio avviso).
E' seguita perciò una tirata sull'importanza di stare ad ascoltare le istruzioni, quando vengono date.
"Dovete ascoltare le istruzioni, sempre! Io non voglio nemmeno immaginare cosa combinerete alle lezioni di scuola guida, o quando dovrete fare un intervento chirurgico. E se fate i terroristi, se non ascoltate le istruzioni del fabbricante di esplosivi non solo non riuscirete mai a far saltare il ponte, ma salterete in aria molto prima voi!!!".
Il problema di far saltare correttamente un ponte ritorna spesso nelle mie esortazioni, non so perché. In effetti a St. Mary Mead abbiamo un ponte, anche piuttosto bello, e in effetti è stato fatto saltare durante la seconda guerra mondiale (ma i tedeschi, quando si occuparono della cosa, non pasticciarono affatto con le istruzioni, come è ben testimoniato dalle foto dell'epoca). Non ho mai avuto alcun desiderio di farlo saltare né mi risulta che alcuno ci abbia mai provato, dopo che è stato ricostruito a guerra finita. E tuttavia più volte ho rimproverato i miei alunni perché non avrebbero mai saputo come farlo saltare se non imparavano ad ascoltare le istruzioni che gli venivano date. Vai a capire perché ci insisto tanto.
In questi anni c'è un gran rifrullo di discussioni sul Grave Problema che i giovani d'oggi hanno con la comprensione del testo, e circolano gran copia di complesse istruzioni su come i ragazzi vadano guidati passo passo nella complessa arte di capire un testo. Di solito le ignoro (applicando a tal scopo la stessa identica tecnica di molti alunni: annoiata già alla terza riga, lascio perdere il tutto).
La mia personale teoria è che, laddove non sussistano gravi problemi legati a ritardo mentale o simili, la vera difficoltà per ottenere delle risposte valide alle domande di comprensione del testo è convincerli a sopportare la noia delle domande e leggerle con attenzione, invece di scavalcarle. Ognuno di loro nella vita di tutti i giorni affronta questioni molto più complicate del rispondere a un po' di domande di comprensione di un testo, e mi rendo conto che spesso sono domande noiose e di cui sfugge il senso (a prima vista: se guardi bene un certo senso di solito ce l'hanno ed è appunto di controllare se l'alunn* è in grado di estrarre le informazioni da un testo, importanti o meno che siano tali informazioni. E' importante che sappiano farlo, all'occorrenza? Oso dire di sì, e non solo per prendere un buon voto alla prova Invalsi).
Naturalmente capisco il loro punto di vista; e del resto, quanti adulti leggono con cura tutte le istruzioni prima di accendere un elettrodomestico nuovo? Non proprio tutti tutti tutti, per quel che mi risulta.
Tuttavia, per quanto infiliamo la spina e partiamo sia di solito il mio motto, quando mi mandano un questionario da compilare leggo le domande con molta attenzione appunto per evitare di rispondere cose che non c'entrano niente con la domanda, e se chiedo una informazione di solito sto anche ad ascoltare la risposta. Mi rendo conto che ai loro occhi ascoltare quel che si dice a scuola non è importante, di solito. Ma secondo me devono entrare nell'ordine di idee che anche a scuola le istruzioni vadano ascoltate, per quanto noiose possano sembrare.
* che sono poi gli alunni con l'insegnante di Sostegno