Gattini che ascoltano con estremo interesse le istruzioni da seguire |
E' cosa nota e assodata che al giorno d'oggi i giovani non rispettano le consegne e i comandi. Con questi roboanti termini assai militareschi, nel mondo della scuola ormai da almeno un paio di decenni si intendono non già istruzioni su come e quando puntare fucili o tirare bombe o uscire dalla trincea per partire all'attacco ma, molto più banalmente, le istruzioni da seguire per svolgere un esercizio o una prova scritta di un qualche tipo.
Che i comandi non vengono rispettati lo dicono gli insegnanti, ce lo dicono i risultati degli scritti e delle prove Invalsi - dove capita spesso di chiedere arance e vedersi rispondere ravanelli - e lo proclamano in tono assai straziato gli insegnanti delle superiori che ricevono in carico i nostri alunni. Non lo dico io, invece, che continuo a usare la parola istruzioni perché l'idea di dare dei comandi mi suona alquanto ridicola, ma posso testimoniare che anche le mie istruzioni vengono seguite in modo assai blando. In pratica funziona così: l'alunno non legge la riga in corsivo che gli spiega cosa deve fare e fa non già l'esercizio che gli viene chiesto, ma quello che lui ha deciso che gli viene chiesto.
Tutto ciò si traduce inevitabilmente in consistenti abbassamenti del voto e, nel mio caso, nel fornire istruzioni volutamente non troppo prevedibili onde incitarli a leggerle con attenzione (che è poi il sistema usato dall'Invalsi); seguo questo metodo con molto scrupolo e determinazione, ma non mi sento di dire che finora abbia conseguito risultati degni di nota: i miei alunni continuano imperterriti a non leggere le istruzioni, esattamente come tutti gli altri, e nel corso degli anni non si sono riscontrati miglioramenti visibili.
Col tempo ho sviluppato una personalissima teoria: i ragazzi non ascoltano noi esattamente come non ascoltano i loro genitori perché ci considerano alla stregua di un rumore di fondo che ripete sempre le stesse cose, e non leggono le istruzioni degli esercizi perché tanto sono sempre le stesse. Il che non è affatto vero.
Facevamo così anche quando andavo a scuola? Sospetto di sì, ma all'epoca, in effetti, gli esercizi erano più prevedibili. Ad ogni modo, non mi sembra un atteggiamento salutare.
Tuttavia comincio a sospettare che il problema sia più vasto di quanto pensavamo.
Quest'anno la ditta che si occupa di fornirci i pullman per le gite ci ha sparato dei preventivi assai salati. E siamo d'accordo che siamo in tempo di inflazione e che i combustibili sono (un po') aumentati, ma lo stesso i prezzi ci sembrano davvero troppo alti - senza contare il piccolo dettaglio che, tra pandemia e inflazione, dopo l'ultimo triennio ben poche tra le famiglie di St. Mary Mead si ritrovano più ricche di quanto solevano essere.
Siamo così addivenuti all'idea di preparare un primo preventivo per le spese secondarie (biglietti d'ingresso, guide, eventuali pernottamenti eccetera) e chiedere prima in via preliminare quali famiglie ci manderanno i ragazzi, onde avere un numero attendibile di partecipanti per cui chiedere il pullman.
Detto fatto, è stato compilato apposito modulo di sondaggio preventivo con richiesta ai ragazzi di riportarcelo firmato dai genitori il prima possibile.
Ottenere la restituzione di quei moduli è stato affare lungo e complicato, anche tralasciando il caso di Pisola che, dieci giorni dopo, mi ha candidamente confessato che i suoi genitori il modulo non l'avevano mai visto, e lei si era limitata a dirgli che il tal giorno sarebbero andati in gita al tal posto al che loro avevano risposto "OK".
Una volta entrati in possesso dei moduli compilati comunque ci siamo accorti di un interessante dettaglio: in sintesi, oltre a firmare i genitori dovevano scegliere tra le due opzioni acconsento / non acconsento e un buon 40% aveva serenamente firmato, ma senza preoccuparsi di specificare se, appunto, acconsentiva o non acconsentiva.
Insomma, non aveva letto il modulo che appunto quello gli chiedeva: acconsentite o non acconsentite?
Come mai i nostri alunni non leggono le istruzioni prima di fare un esercizio?
Un sospetto sulla risposta comincia a venirci.
Ben più di un sospetto, purtroppo. A scuola la platea di adulti (che peraltro dovrebbero annoverare, tutti, tra le competenze, la comprensione di un testo scritto) che legge qualcosa è risibile.
RispondiEliminaPost molto interessante, mi è capitato di leggere articoli di giornale e sentire commenti di altri insegnanti sull'argomento e mi sono sempre chiesta come sia possibile... cioè, domanda senza alcuna vena polemica: possibile che ci siano studenti all'università che fanno errori di ortografia? Dopo aver completato elementari, medie e superiori ed essere stati sotto l'occhio di tanti insegnanti diversi? Mi spiego, ci sono errori dovuti alla distrazione ed errori palesemente dovuti alla non comprensione di quello che si sta scrivendo, secondo te Murasaki sono così impermeabili gli studenti anche quando sono così giovani? O dipende anche dagli insegnanti? Ho fatto l'esempio dell'ortografia perché è fonte di errori molto comuni e tutto sommato facilmente individuabili anche dallo studente quando si vede arrivare il tema sottolineato in rosso e blu...forse non vengono fatte correzioni ad alta voce?
RispondiEliminaMi scuso per il commento lungo ma è un argomento molto interessante... soprattutto se si considera che parte di questi ragazzini che non prestano attenzione a comandi e istruzioni poi diventeranno insegnanti a loro volta 😅.
RispondiEliminaQuesto è un problema serio. C’è molta superficialità nella lettura delle consegne, che deriva, secondo me, sa un sostanziale menefreghismo. Il caso più recente ( mi accingo a scriverne sul blog) è quello dell’ultimo compito in Prima, in cui la consegna è stata declinata a modo proprio e a domanda la fanciulla ha fatto spallucce. Sui genitori spezzo una lancia: non hanno affatto letto. I figli hanno detto loro: “È per la gita. Mi mandate?” e loro hanno firmato…
RispondiElimina@ la povna:
RispondiEliminaAhimé, non soltanto a scuola...
@ Elena:
Raramente gli alunni fanno molto caso alle correzioni in rosso (o in verde, nel mio caso). Personalmente, oltre a correggere, per tutto il triennio torno e ritorno su certi argomenti e assegno svariati esercizi di rinforzo, ma non credo di essere la sola. Alcuni errori vengono dalle elementari e sono molto difficili da rimuovere perché una volta che è scattato l'automatismo è complicato levarlo e a quel che mi sembra di aver capito a volte gli insegnanti appunto delle elementari non insistono troppo per non mortificare la creaturina in formazione. Inoltre c'è il problema dell'analfabetismo di andata, cioè di un contesto culturalmente non troppo elevato: la scuola di massa ha il problema di base di non essere frequentata solo da figli di avvocati e professori universitari.
Ma di fatto, secondo me il problema di base è che non ci si insiste abbastanza, perché ho scoperto che col metodo del Black&Decker alle lunghe qualcosa si ottiene.
Naturalmente per la sintassi è tutto molto più difficile.
Quanto al commento che parte di quelli che non prestano attenzione alle istruzioni poi diventano a loro volta insegnanti, bene, più che con commento è un dato di fatto: a volte gli insegnanti non sono la soluzione, ma solo uno dei tanti aspetti del problema. Sì, anche quelli che han fatto la scuola prima del 68. Chi ha una certa età lo sa.
@ Dolcezze:
Forse i figli hanno addirittura detto "E' per la gita", senza chiedere nulla e dando (giustamente) per sottinteso che non ci fosse problema da parte di nessuno per mandarli.
E tuttavia fornire un modulo con su scritto: "Visto che vogliamo portare i vostri figli in gita, diteci chi di voi ha le pezze al culo e che quindi non manderà il ragazzo" non ci sembrava cortese, e insomma il testo girava un po' (non tanto, solo un po') intorno alla questione. Ma anch'io, che sostengo l'opportunità di una franchezza scarna e brutale nella maggior parte dei casi, non mi sarei mai e poi mai azzardata a scrivere qualcosa di più esplicito di quanto han fatto i miei colleghi.
Mio marito (e di conseguenza i SUOI figli, che sono anche i miei ma quando li rimprovero diventano suoi) non leggono MAI le istruzioni e partono per la tangente a costruire cose, far funzionare aggeggi eccetera
RispondiEliminaPoi non funziona qualcosa e lì comincio io con pazienza a scartabellare libretti di istruzioni...
ciao
Betty
Verissimo, non solo a scuola: ma essendo che le tasse dei cittadini ci pagano (anche) per leggere e analizzare mi pare più grave, professionalmente più grave che se, per dire, decidesse di non leggere più la mia mamma oramai felicemente in pensione da quasi vent'anni (e che passa le sue giornate a leggere con molto gusto, ça va sans dire, ma questa è un'altra storia...).
RispondiElimina@ Betty:
RispondiEliminaAh, ma questo è un classico: pare che gli uomini non leggano MAI le istruzioni e non chiedano mai la strada. E, ora che ci penso, gli alunni in parte sono giovani uomini, destinati a loro colta a diventare uomini adulti. Chissà?
Resta da capire perché anche le fanckiulle abbiano deciso di uniformarsi a questa non sempre salutare abitudine maschile. Ma soprattutto, resta da capiure perché un essere senziente non dia almeno una scorsa distratta alle istruzioni, prima di fare un esercizio.
@ la povna:
E ci hai assolutamente ragione!