venerdì 17 febbraio 2023

17 Febbraio 2023 - Giornata Nazionale del Gatto / Il canto di Acchiappacoda - Tad Williams

                     

Per la Festa Nazionale di Sua Maestà il Gatto, che in questo blog è sempre stato assai onorato, ho deciso quest'anno di presentare un libro. Non un normale libro sui gatti, di quelli che oggi riempiono le librerie con titoli del tipo Il gatto che moltiplicava i pani e i pesci oppure Il gatto che salvò la banca d'Inghilterra e che alla fine parlano soprattutto di gatti che si interfacciano con gli esseri umani (spesso con eccellenti risultati, peraltro) ma un libro che ritengo il libro più gattoso che mai sia stato scritto, e dove gli esseri umani occupano un ruolo davvero marginale pur comportandosi in modo molto rispettoso con i gatti protagonisti.

Ci sono libri che per un certo periodo godono di grande fortuna per poi sparire nel nulla, e in Italia Il canto di Acchiappacoda è uno di questi.
Tad Williams è un rispettabile (per quanto, forse, non del tutto imperdibile) autore di fantasy e fantascienza, Sul finire degli anni 80 Mondadori tradusse la sua Trilogia delle Tre Spade e poco più. Tuttavia il suo primo romanzo è stato proprio Il canto di Acchiappacoda, pubblicato negli USA nel 1985 e tradotto da noi l'anno dopo. Il romanzo, autoconclusivo, rientra nel filone della fantasy con animali, che era stato inaugurato qualche anno prima da La collina dei conigli di Richard Adams - che è un libro ancora assai stimato e si trova ancora il libreria, ma devo ammettere che non mi entusiasmò, anche se mi precipitai a comprarlo perché lo vendevano con la solita fascetta che prometteva atmosfere tolkieniane e all'epoca avevo una fame cosmica.
Il fantasy di animali è proprio quel che promette il nome: un romanzo a struttura fantasy con animali per protagonisti, che hanno una loro mitologia, un loro folklore, a volte dei re (non i gatti, naturalmente, e chiedo scusa per l'ovvietà della precisazione), una loro lingua eccetera,  con tanto di profezie, predestinati, spiriti malvagi da sconfiggere e così via. 
Se la mitologia dei conigli mi entusiasmò molto tiepidamente, quella dei gatti mi convinse subito. Anche il linguaggio assai solenne tipico del fantasy di quegli anni, dove tutti sembravano convinti di dover ripercorrere passo per passo le orme di Tolkien, nelle graziose fauci dei gatti mi sembrava adattissimo. E chi meglio di un gatto può salvare il mondo?
Risposta scontata: molti gatti.
Altro dettaglio non secondario: in quegli anni i gatti erano naturalmente molto apprezzati, ma niente a che vedere col culto di cui godono oggi. Anche i gadget a gatti erano piuttosto rari e richiedevano un po' di ricerche, addirittura c'erano negozi specializzati - laddove oggi fatichi abbastanza a trovare gadget dove i gatti siano del tutto assenti. E tuttavia in quegli anni Il canto di Acchiappacoda era continuamente ristampato ed esaurito, mentre oggi non se ne trova più traccia. Scomparve in un qualche punto degli anni 90. Si trova comunque molto facilmente nelle biblioteche, e naturalmente all'usato.

La storia, naturalmente, è una storia di gatti. Si comincia con una breve introduzione mitologica, dove si racconta dei tre Primi Nati della Grande Coppia di gatti Harar e Fela. Perché, via, siamo seri, da cosa mai avrebbe potuto iniziare l'universo se non da una coppia di gatti?
I tre Primi Nati seguono un destino relativamente comune per questo tipo di creature: il più puro e nobile viene ucciso dal fratello cattivo che poi si rifugia nelle tenebre sotterranee perché non può più sopportare la luce. Il fratello di mezzo, il più astuto e fiero, Tangaloor Zampa di Fuoco, viveva invece ancora tra noi ma nessuno sapeva dove.
A Tangaloor Zampa di Fuoco viene rivolta sempre la Preghiera del Gatto quando si trova nei guai:
E' il tuo cacciatore che ti chiama.
Nel bisogno egli cammina
Nel bisogno, ma mai nella paura.
Naturalmente è vero solo in parte: come sappiamo, anche i gatti hanno paura - a volte molta - ma gli piace credere di non averne mai. Fa parte del loro modo di essere.
Finita la brevissima introduzione mitologica eccoci ai giorni nostri, con le avventure di Fritti Acchiappacoda - un bel gattino rosso, con una stella bianca in fronte (non una stella vera, come nella copertina che ho messo all'inizio, ma una normale stella-da-animale, ovvero un punto bianco - ancora molto giovane, mezzo accasato con una umana che gli lascia del cibo nella veranda ma molto più interessato al suo branco di gatti (semiliberi pure loro, oppure accasati) che hanno la loro vita notturna piuttosto indipendente. Funzionava proprio così in quegli anni nel mio quartiere: c'era una ricca rete di giardini comunicanti e la notte si sentivano dei gran concerti*.
Torniamo a Fritti: un giorno si rivolge al capobranco perché quella che stava per diventare la sua ragatta (avevano cantato la sera prima il Rituale accanto al muro, e ricordo benissimo che a quel punto mi misi a ridere come una pazza immaginando il Rituale, ovvero la serie di berci variamente modulati con cui i mici ritengono loro preciso dovere precedere l'accoppiamento, e che rompevano assai spesso il silenzio notturno) era improvvisamente scomparsa. 
Alla fine Fritti parte alla sua ricerca. Il romanzo comincia così ad inanellare una serie di avventure dove Fritti incora vari gatti, sventa varie insidie eccetera finché...
...finchè il lettore si ritrova immerso in un vero romanzo fantasy sempre più cupo e pericoloso: c'è una foresta incantata, o forse dovremmo dire maledetta, dove strani esseri imprigionano i gatti e li obbligano ai lavori forzati in una malefica dittatura. Fritti è un gatto simpatico, coraggioso e astuto ma la situazione è sempre più spaventosa. Ma alla fine, proprio nel momento più drammatico e disperato, con un filo di voce prima esitante e poi sempre più deciso, canta la siua preghiera a Tangaloor Zampe di Fuoco, che mi sono sempre immaginata molto simile alla Kirara che compare in Inuyasha. Eccola in versione trasformata:
(normalmente è una normalissima gattina a due code, molto coccolosa nonostante i suoi dentini davvero aguzzi).
In realtà nel romanzo Tangaloor è qualcosa di molto più potente e grandioso, come scopriamo quando improvvisamente si rivela in risposta al richiamo del suo cacciatore. E sì, ogni tanto era venuto al lettore il sospetto che quel gatto assolutamente inutile all'apparenza che Fritti si era ritrovato vicino fin dall'inizio fosse qualcosa di più di quel che sembrava, o che comunque avrebbe avuto prima o poi un qualche ruolo, ma la scena in cui Tangaloor si svela (e si risveglia) in tutta la sua possanza e grandezza è proprio bella e scalda il cuore.
Il canto di Acchiappacoda è insomma quello che risolve tutta la questione: la potenza del canto, la forza dell'evocazione, la magia... e il romanzo fantasy ha un finale del tutto in linea con i canoni del genere.
Dunque finisce tutto in gloria e Fritti termina la sua ricerca -  per scoprire che la gattina si era semplicemente trasferita con la sua famiglia di umani, e nei mesi in cui Fritti viaggiava in lungo e in largo per cercarla si era anche parecchio imborghesita. I due non faranno coppia e anzi Fritti stabilisce una volta per tutte quel che già in cuor suo sapeva, ovvero che non desidera mettere su casa con degli umani e che da quel momento la sua sarà la vita di un gatto libero. E tornerà dalla bella gatta molto avventurosa che aveva conosciuto durante il viaggio e che l'aveva molto aiutato.
Abbiamo dunque una queste dove si trova tutt'altro che quel che si era cercato (in linea con i romanzi fantasy di quegli anni, che alla fine presentavano sempre una sorpresa - come del resto fanno spesso tuttora - che è anche un romanzo di formazione con una Colossale Redenzione finale: perché, se Tangaloor ha salvato il suo coraggioso cacciatore, il vero salvataggio l'ha fatto il cacciatore restituendo a Tangaloor la sua vera identità.
Oltre a tutto questo però abbiamo una vera infinità di gatti, ognuno con la sua personalità specifica ma sempre assai felina, e un grandioso viaggio nella psiche di Messer Gatto fatta con mano davvero magistrale, e impariamo l'opinione che i gatti hanno su una gran varietà di cose, umani inclusi - ma gli umani restano sempre molto, molto sullo sfondo né sembra che la loro presenza sia poi così indispensabile.
Il libro dovrebbe avere il suo posto nella libreria di ogni gattaro appassionato di fantasy, o forse di ogni gattaro punto e basta, perché è comunque una Guida al Gatto davvero molto esauriente, anche per chi del fantasy tutto sommato se ne frega.
Però secondo me è un gran bel romanzo fantasy e per quel che mi riguarda Tad Williams se la cava molto meglio con i personaggi-gatti che con i personaggi più ordinari, tipo uomini e folletti.

Per presentare il libro all'inizio ho scelto una copertina straniera. Questa, invece, è quella che ho in casa, e la più diffusa. E dopotutto è comunque una bella copertina, con due gatti assai ben disegnati. Da notare la stella bianca che Fritti porta in fronte, molto più evidente nella copertina straniera ma qui raffigurata in modo assai più realistico.
Concludo naturalmente con un doveroso augurio a tutti i gatti, che in nome dell'inclusività comprende anche i diversamente gatti - quelli a due zampe, per esempio, ma in generale tutti, proprio tutti.

*e magari si sentono ancora, ma io sono emigrata a Lungacque e perfino nel mio sterminato condominio c'è gente che si vanta di tenere i suoi gatti chiusi in casa "così non corrono rischi". E forse è anche vero che non corrono rischi, però secondo me si annoiano più di quelli che vanno in giro - ecco, questo sta diventando un punto di vista sul limite dell'eresia. Spero che la moda passi presto.

1 commento:

  1. Ma che bella proposta! Spero di reperirlo in biblioteca. E auguri gattosi anche a te!

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