Nel 2004 uscì un grandioso colossal dedicato, appunto alla guerra di Troia, dopo un lungo periodo di silenzio cinematografico dopo molti anni di silenzio: infatti i numerosi adattamenti dei tre poemi epici dedicati alla guerra più famosa della nostra cultura sono numerosi, ma concentrati soprattutto intorno agli anni 60, e passato il periodo di entusiasmo per i film detti peplum l'argomento era stato piuttosto trascurato dai registi cinematografici (anche se mi sembra di ricordare che c'erano stati nel frattempo anche un po' di sceneggiati, ma nessuno molto recente).
Quando Troy piombò sugli schermi di tutto il mondo però venni presa da un attacco di spocchiosità e rifiutai di andare a vedere quella che a mio avviso era una colossale (appunto) americanata. Contribuì in parte anche mia madre, che tornò scuotendo la testa e lamentando una serie di varianti che non l'avevano affatto convinta. In realtà niente di quel che disse fece capire che deprecava il film o rimpiangeva i soldi spesi per il biglietto, ma all'epoca non ero molto indulgente per chi osava fare film di storie note non esattamente nel modo che piaceva a me.
A redimermi da tanta stupidità provvide qualche anno dopo la prof. Therral, che usava farlo vedere alle sue prime, come sigillo delle letture epiche che noi insegnanti non manchiamo mai di fare, un po' perché l'epica ci piace, e soprattutto perché quasi sempre Omero piace moltissimo ai ragazzi; un giorno che facevo una sostituzione nella sua classe mi chiese se ne approfittavo per fargli finire di vedere appunto Troy e io coscienziosamente obbedii, come usa fare in questi casi, deplorando in cuor mio tanta superficialità da parte della mia stimata collega.
Uscii dalla classe deplorando invece la mia idiozia e da allora ho fatto penitenza facendo vedere anch'io Troy alle mie prime, tranne alla Prima Sfigata (che non a caso si chiama così) perché quando sarebbe venuto il momento le porte della scuola si stavano riaprendo e i ragazzi si godevano finalmente un po' di uscite e di attività varie dopo due anni di reclusione - e la durata di Troy (due ore e mezzo) e il caldo terrificante che c'era nelle aule mi sconsigliarono la visione. L'ho rivisto quest'anno con una delle due prime che mi sono toccate in sorte, perché lo avevano iniziato durante una supplenza ma la prof. Quadrella aveva rifiutato di sacrificare due ore a quel film, che deprecava assai.
In quella classe io faccio Storia e Geografia, e non c'è dubbio alcuno che Troy con la storia e con la geografia non c'entra un cavolo, ma con loro non avevo ancora visto un film, hanno sempre lavorato molto e con grande dedizione - e poi me lo hanno praticamente chiesto in ginocchio.
D'accordo, non è un film molto filologico - ma in effetti, cosa c'è fa filologizzare con la storia della guerra di Troia? Si tratta di una guerra che forse c'è stata ma non se ne sa niente o quasi, e che è diventata un gomitolo di miti e leggende ognuno dei quali ha almeno tre versioni diverse e che ha continuato a essere riscritta e reinventata per almeno tre millenni spargendo frutti per tutta Europa, non ultimo quello che vuole un troiano come capostipite di Angli e Franchi e dove tutti gli dei più famosi han lasciato un pezzetto del loro cuore, tra figli, innamorati vari e dispetti di tutti i tipi. Si trovano facilmente in rete elenchi di "errori storici" del film, ma ammetto che mi ricordano quelle discussioni dove si sostiene che i vampiri di Twilight non sono veri vampiri, quasi che il Vero Vampiro sia certificato da un apposito consorzio come il Chianti Gallo Nero o la carbonara col guanciale.
L'unica variante che non ho gradito è stata Menelao, che a me è sempre piaciuto moltissimo e che leggenda vuole che Elena si fosse scelta come marito in una vasta rosa di pretendenti, riprendendoselo dopo la guerra con grande gioia di lui e grande disapprovazione da parte di Euripide: nel film è un uomo antipatico e Elena ha gran cura di spiegare a Paride che non le è mai piaciuto né tanto né poco.
Per quanto antipatico comunque è sempre più sopportabile di Agamennone, che io stessa, che l'ho sempre trovato insopportabile, non avrei saputo rappresentare più odioso di come l'ha fatto lo sceneggiatore, nemmeno impegnandomi con tutte le mie forze.
Non mi ha convinto troppo nemmeno Patroclo, che Omero presenta come un uomo di grande sensibilità e non come un ragazzino ansioso di far vedere che è bravo - ma alla fine quella del film è una delle varianti possibili, e dunque perché no?
Uno dei grandi punti di forza del film è senza dubbio Brad Pitt: mai Achille fu più Achille di lui, nel bene e nel male: un tipo strano, difficile da trattare, a tratti incomprensibile ma che in qualche modo si lascia capire benissimo. E mi è dispiaciuto vedere Enea ridotto a poco più di un fotogramma, ma è vero che nell'Iliade non è un personaggio molto importante. Ho apprezzato anche l'idea di lasciare aperta una finestra che non nega la possibilità per Paride ed Elena di restare insieme (e che di sicuro fa scappare Elena lontano dalle grinfie dell'insopportabile marito, anche se non è chiaro verso quale sorte), e l'ho trovata anzi una pensata molto gentile da parte dello sceneggiatore - del resto va ben riconosciuto che Orlando Bloom nella parte di Paride fa pure lui una riuscita molto rispettabile.
Quanto a Ettore, è talmente Ettore che nessun filologo potrebbe mai trovarci da ridire.
Tuttavia la mia protagonista preferita è proprio Troia, presentata in modo magari non troppo filologico (ma anche lì: che caspita ne sappiamo noi di com'era quella città all'epoca della guerra?): davvero solenne, sontuosa e grandiosa:
Non importa, mi piace, e anche lo spiegamento dei due eserciti è sempre molto suggestivo, come i sipari dove i troiani si ritrovano a discutere, a parlare o a guardare dalle mura (o a camminare per le bellissime strade), con scorci davvero interessanti.
Mancano completamente gli dei - togliere gli dei dalla guerra di Troia è una moda recente e non mi ha mai convinto, ma va pure riconosciuto che, una volta tolti gli dei, la trama funziona benissimo o anche meglio, e d'altra parte se tieni gli dei le scelte dei vari personaggi hanno molta meno importanza anche se la continua presenza delle varie Moire, Destino, Fato e quant'altro conferisce un fascino speciale a scene come quella della morte di Patroclo. Tuttavia, in mezzo a un film d'azione, le scene di Zeus che con la bilancia in mano si mette a pesare le anime non tanto per stabilire quanto per conoscere quale delle due è consacrata alla morte avrebbero stonato, senza contare che vale l'osservazione del mio alunno "Ma se il Fato ha già stabilito perché tutta questa gente sta a perdere tempo, dei ed eroi?". E' un punto molto importante, quello del perché dei ed eroi stan lì a perdere tempo con scelte e decisioni, e va benissimo sia per una lettura in classe che per un banchetto, ma in un film che non è il Settimo sigillo effettivamente non so: i greci a banchetto che ascoltavano l'aedo di turno conoscevano già piuttosto bene le vicende, immagino che gli interessassero di più lo stile specifico del poeta o gli interventi degli dei; quando si sedevano e tagliavano l'arrosto Patroclo ed Ettore per loro erano già morti, ma indagare chi li avesse effettivamente uccisi (Apollo, Ettore e un terzo guerriero nel primo caso, Apollo, la Sorte e per ultimo Achille nel secondo caso) aveva invece un suo perché, e in tutti i casi c'erano abbondanti motivi di commozione e nessuno si domandava cosa succedeva dopo perché tanto sapevano anche quello.
Invece per chi non si è fatto come me la collezione di tutte le varianti in anni di letture, per chi segue semplicemente la storia - ed è una gran bella storia - perché ancora non la conosce è diverso, e se Paride ed Elena restano insieme dopo la caduta di Troia, alla faccia di tremila anni di stratificazioni, ebbene non può che fargli piacere, così come si rallieta assai se anche quell'antipaticissimo Agamennone crepa insieme al ben più stimabile Priamo (che tanto pochi giorni dopo la presa di Troia Agamennone è destinato a crepare comunque, e quindi tanto vale).
Dunque la via prosegue senza fine, lontano dall'uscio da cui parte, le storie appartengono a anche a tutti gli sceneggiatori che arrivano col tempo e che parlano ogni volta a un pubblico diverso, e Troy è un film adattissimo per le medie, e se poi i ragazzi si interessano particolarmente alla vicenda, hanno tutto il tempo che vogliono per approfondire la questione in tutte le sue complesse ramificazioni e varianti, con o senza apparato filologico.
Assolutamente d'accordo. E ti dirò, quando uscì lo trovai terribile, eppure anch'io anno dopo anno lo rivaluto. Temo che questo non vada a favore di un certo cinema di oggi che o è autoriale o è rivolto a un pubblico di decelebrati, con poche vie di mezzo.
RispondiEliminaD'accordo a mia volta: i colossal di oggi mi sembrano molto ferrati sul piano delle immagini ma con dei discreti buchi di trama di cui agli spettatori non sembra importare granché. Senza uno straccio di trama invece io soffro molto. In Troy la trama è a tratti diversa da quella che siamo abituati a frequentare, ma c'è.
RispondiEliminaMurasaki