martedì 22 novembre 2022

E la Terza Capricciosa come va?

La cacciata degli angeli ribelli (prima metà del XVII secolo)
attribuita a Maffei o alla scuola di Marco Ricci
A sorpresa, il 31 Agosto io e la prof. Therral abbiamo scoperto che la Seconda Capricciosa, diventata ormai Terza, quest'anno non sarebbe più stata affar nostro: né io avrei avuto da tentare di farci Storia e Geografia né la prof. Therral avrebbe dovuto tentare di farci Italiano. Al nostro posto sarebbe subentrata la prof. Casini, decana della scuola e ormai arrivata all'ultimo anno di assai onorevole servizio.
Sembra che in effetti costei avesse vagamente accennato che le dispiaceva prendere una Prima che non avrebbe potuto portare in Terza - si sa, si dicono tante cose. Con tutto ciò non capisco perché rifilarle una tegola del genere, e in effetti non sembra averlo capito bene nemmeno lei. D'altra parte le classi le assegna il Dirigente Scolastico e non è cosa in cui gli insegnanti possano mettere bocca. 
Sono sempre stata usa ad obbedir tacendo, ma questa volta non ho taciuto. Quando, nella quieta tranquillità del mio salotto, ho letto l'assegnazione delle classi che mi regalava due prime invece di una e non mi assegnava alcuna Terza ho sgranato gli occhi, controllato con cura e poi ho cacciato un grido di trionfo - per fortuna le gatte erano tutte in giardino e non ho rischiato di traumatizzarle.
Dopo una breve danza di festeggiamento e un metaforico brindisi a champagne ho prontamente chiamato la prof. Therral.
"Hai visto la novità?" chiedo giuliva.
La prof. Therral non condivideva minimamente il mio entusiasmo, anzi era piuttosto mogia "Non capisco perché nessuno ci abbia avvisato o chiesto un parere" ha bofonchiato "E comunque io la vivo come una sconfitta".
Che fosse una sconfitta non c'era dubbio: se la Seconda Capricciosa fosse stata una classe dall'ordinario percorso e con qualche occasionale criticità credo che nessuno si sarebbe posto il problema di provare con un cambiamento.
"Le sconfitte si ammettono, poi si tira una riga e si ricomincia" predico con fare materno "D'altra parte ci abbiamo provato per due anni con tutte le nostre forze e non abbiamo cavato un ragno dal buco. Magari la prof. Casini ottiene qualcosa di più; del resto, che ottenga meno di noi mi sembra oggettivamente impossibile. E comunque sappiamo che il vero problema non eravamo noi, perché in teoria con noi stavano buoni". A parte lanciarsi fette di salame, svitare rubinetti dei termosifoni e soprattutto non studiare un accidente di niente per partito preso.
La prof. Therral bofonchia di nuovo qualcosa sulla sconfitta e sul fatto di non essere stata consultata e non sembra disponibile a vedere il lato positivo della situazione, che è il vedersi levata una rogna di dimensioni colossali; alla fine rinuncio a strapparle un cenno di legittima gioia.

Così la Terza Capricciosa ha iniziato l'anno con una nuova - e unica - insegnante di Lettere e una nuova insegnante di Matematica che ha finalmente finito la maternità e prende il posto del supplente che in condizioni normali avrebbe fatto un lavoro decoroso (come ha fatto con la Prima Sfigata, adesso Seconda).
La prof. Casini si è fatta descrivere la classe, poi l'ha studiata, in parte ha convenuto con noi e in parte no, com'è giusto visto che i ragazzi tendono a cambiare sette volte al giorno. Poi ha cominciato a lamentarsi pure lei.
Le cose non vanno granché bene. Se il lancio delle fette di salame non si è più ripetuto la situazione nel complesso non è migliorata né poco né molto. Per riassumerla basterà  la mirabile sintesi di Matematica: "Se provi ad andare sull'alternativo la buttano in caciara e non combinano niente, se fai lezione nel modo tradizionale magari stan fermi e zitti ma non ti filano né tanto né poco". Era così anche l'anno scorso, era così anche due anni fa. Con i professori non vanno d'accordo, tra loro hanno innestato una serie di faide che qualsiasi clan longobardo avrebbe trovato del tutto eccessive.
Così il Consiglio si è piegato al più classico dei rimedi, ovvero una piccola sospensione - che magari, chissà, potrebbe preludere a successive sospensioni più vaste. La Sala Insegnanti continua a raccogliere aneddoti dei più vari tipi. Io ascolto, scuoto la testa, depreco di tutto cuore e in cuor mio mi rallegro assai di esserne fuori. Non ho consigli da offrire, ché se ne avessi avuti li avrei applicati a suo tempo. Nei film a questo punto arriverebbe qualche presenza geniale e carismatica a ridare nuova vita e trasformare il branco di oche starnazzante in uno stormo di cigni, ma temo che gli sceneggiatori si siano dimenticati di noi.
Staremo a vedere.

sabato 19 novembre 2022

La nuova, innovativissima didattica DADA - 10 - Appunti di viaggio

Le nostre aule non sono esattamente così.
Oh no, esse non lo sono.

In preparazione della partenza della nuova, innovativissima didattica DADA sono state più volte richieste ai dipartimenti per materie lunghe liste di desiderata per arredare le nuove, innovativissime aule DADA. 
Tali liste sono state coscienziosamente compilate non meno di tre volte da tutti noi, e noi di Lettere ci siamo distinte per l'assoluta modestia e banalità di quel che avevamo chiesto: un tavolo che potesse servire da cattedra, una scaffalatura aperta e/o un armadietto, un po' di cancelleria, qualche banale sussidio eccetera. Perché sì, ci hanno spiegato che la nuova, innovativissima didattica DADA prevede grandiose novità didattiche, ma alla fine nessuno ci ha detto quali, a parte la pressante necessità di un approccio laboratoriale alle materie - che alla fine vuol dire tutto e nulla, e comunque quanto a laboratori la media di St. Mary Mead non è messa niente male, anche se Lettere rimane senz'altro il settore più tradizionalista. 
D'altra parte a Lettere fare un laboratorio non è complicato, bastano i soliti carta-e-penna e magari qualche libro.
Invece un armadietto nuovo o una bella scaffalatura aperta son cose che servono parecchio. Non sarannpo didatticamente molto innovative, ma servono: per esempio ci puoi tenere dentro i libri e la cancelleria, il cartoncino per i tabelloni eccetera.
Gli armadietti delle classi di St. Mary Mead, di cui è difficile dire se sono chiusi o aperti - perché un tempo, certamente, erano chiusi ma ormai gran parte degli sportelli è partita per un luogo dal quale non si ritorna - hanno prima di tutto il difetto della vecchiaia. E per carità, con l'età che ormai mi ritrovo sono la prima a dire che l'anzianità non è un difetto ma solo un modo di essere, e che quel che si perde in freschezza e ingenuità si compensa con l'esperienza e una sorta di similsaggezza che si forma per accumulo con gli anni dopo aver visto tante circostanze diverse e aver più o meno imparato a gestirle: resta il fatto che da ragazza avevo ben altro scatto quando mi muovevo, la mia pelle era più fresca e i miei eventuali malanni apparivano per sparire quasi subito senza lasciar traccia.
Allo stesso modo i nostri armadietti, che un tempo avevano certo il pregio... mah, va detto che anche da nuovi erano l'insulsaggine fatta armadietto: due ante, una chiave che serviva principalmente a tenere fermi gli sportelli quando li chiudevamo  e qualche palchetto all'interno, il tutto confezionato in legno chiaro e con un design spartano e spigoloso. Comunque da nuovi servivano a contenere la roba che ci mettevi e chiudendo le due ante la proteggevi anche dalla polvere.
Adesso l'esterno è slabbrato e scheggiato, i palchetti pericolanti, i cardini un po' capricciosi e le chiusure abbastanza avventurose. Contengono meno, reggono poco e hanno un tono piuttosto depresso. Vorrei vedere voi, dopo venti o trenta anni di lavoro, aperti e chiusi infinite volte tutti i giorni e continuamente riempiti delle più varie robe. Voglio dire, a una certa età e dopo tanti anni di duro lavoro, il pensionamento è un diritto.
Insomma i poverini tengono l'anima con i denti e non hanno affatto un tono  innovativo, anche perché sono stanchi sin nelle barbe.

Altrettanto può dirsi delle cattedre, con qualche aggravante in aggiunta.
Per quel poco che ho capito, nella didattica DADA le cattedre non dovrebbero proprio esserci, anzi è stata la prima cosa che ci han spiegato. Particolarmente cattedre come le nostre: classiche cattedre in formica e ferro con due cassetti a lato
ma quella della foto è una cattedra sciccosa al confronto delle nostre, anche perché se non altro è nuova e ha il piano di un bel verde, mentre noi abbiamo i ripiani di quel colore verdognolo pallido e malato che usava... sì, una quarantina di anni fa. E probabilmente quei cassetti si aprono e si chiudono senza difficoltà. Scorrono, insomma. I nostri... vabbé, forse non è stata una buona idea parlare delle cattedre, basti dire che fanno abbastanza pena. Insomma abbiamo cattedre, che sono del tipo più insulso e convenzionale, vagamente minacciose, e che sono molto malridotte (e anche da nuove temo che fossero brutte senza rimedio). Metterle in mezzo alla classe come prevede un certo tipo di concezione più moderna delle aule non ha molto senso, ma di fatto una cattedra brutta, vecchia e malandata non ha comunque molto senso in un paese che non è reduce da una guerra e non è uscito da un bombardamento a tappeto giusto una settimana fa.
Al momento però le nostre classi non hanno alcun tipo di arredamento innovativo, e dunque tanto vale tenersi le cattedre sbrecciate dal momento che l'insegnante deve pur stare da qualche parte e disporre di un piano d'appoggio; e a quel punto posizionarle in fondo alla classe con tutti i posti rivolti verso l'insegnante è una scelta magarti non molto innovativa, ma ha se non altro il pregio di una lunga tradizione che peraltro nessuno si sarebbe disperato ad accantonare. 
Quanto detto per lo stato di conservazione delle cattedre vale anche per i banchi e le sedie degli alunni, con l'aggravante che le nuove generazioni sono diventate via via più alte e insomma in Terza certi formati di banchi sono, come dire, un po' incongrui (volendo, anche un pochino offensivi).

In conclusione: abbiamo pareti decorate con improbabili citazioni latine e italiane e disegni vari fatti da apposita decoratrice, gradinate ingentilite da canzoni contro la mafia, segnalazioni rutilanti che portano al viale della Conoscenza  e al Piazzale dell'Introspezione, pouf colorati che cerchiamo di tenere lontani dagli alunni sennò ce li rovinano, una Agorà in formato mignon ma con un parquet di legno fragile, degli armadietti per gli alunni nuovissimi e coloratissimi ma autosmontanti; e poi armadietti e cattedre antidiluviane, classi disposte nel più arrangiato dei modi, banchi di non meno di sette formati diversi e sedie idem.
Nel mio cuore alberga l'impressione che le spese per la nuova, innovativissima didattica DADA siano state gestite con una certa qual mancanza di buon senso e con scarso interesse verso il benessere fisico degli alunni.

giovedì 17 novembre 2022

17 Novembre - Festa del Gatto Nero (post inclusivo, nessuno si senta escluso)

Com' è noto ovunque e a tutti, il gatto nero (oggi doverosamente festeggiato, ma in effetti personalmente lo festeggerei ogni giorno) è il più magico tra i gatti:


Anche per questo, oltre che per la sua innata eleganza che lo porta a intonarsi ad ogni sfondo, lo si vede spesso a fare compagnia a maghi e streghe, e anzi spesso li aiuta negli incantesimi, quando pure non si accolla la gran parte di cotal difficile lavoro.
Tutto questo avviene perché il gatto nero è magico, certo, ma anche perché è animale colto per eccellenza (come del resto lo sono tutti i gatti e gran parte dei felini).
Infatti non frequenta soltanto le biblioteche dei più esperti conoscitori di incantesimi, ma è anche presente ovunque vi sia una raccolta di libri degni di un qualche interesse. Questo perché ama tenere compagnia agli umani ben istrutti e saggi, sin da piccolo
ma anche perché lui stesso ama molto i libri e le buone letture,  e infatti notoriamente il posto più adatto al gatto nero non è (solo) vicino alla scopa della sua umana ma anche e soprattutto in libreria, dove si intona benissimo sia alle pubblicazioni di taglio più moderno che ai classici ben rilegati.

Auguri a questi splendidi felini, così ben rilegati in pelliccia nera, e possa il loro benefico influsso arrecare fortuna, benessere  e piacevoli letture a tutti noi; e auguri anche ai gatti diversamente neri e gli umani, in particolar modo a quelli che sanno avere cura dei gatti o dei diversamente gatti e riescono a conquistarsi il loro prezioso affetto.

domenica 6 novembre 2022

"Portiamo il Broccolo?" ovvero un libro del cavolo

All'inizio dell'anno ho chiamato i rappresentanti per chiedere i libri, sì come tutti noi insegnanti siamo soliti fare. Tutti me li hanno mandati con solerzia tranne uno che mi spiegò che in quel momento stava guidando, e se per favore potevo mandargli la richiesta via mail.
Promisi, riattaccai e mi dimenticai del tutto nel giro di circa sette secondi. E infatti non mi venne mandato un bel niente.
Il libro in questione era Letteratura, che quest'anno nelle prime settimane non ho adoperato perché ho preferito soffermarmi ancora sull'Eneide e in particolare sul viaggio di Enea nell'Ade.
A un certo punto però un angoletto del mio cervello ha realizzato che il libro di Letteratura non era ancora arrivato. A quel punto ho ricordato la richiesta del rappresentante e ho tosto provveduto a mandargli la mail.
Tuttavia a Storia stavo facendo l'ordine francescano e mi sembrava giusto, una volta tanto che il ritardo nella programmazione di Storia me lo consentiva, fargli leggere il Cantico delle creature, dal quale nullu mea klasse vivente pò scappare visto che è una poesia che mi piace moltissimo.
"Domani cominciamo Letteratura, quindi portate quella e non Epica come abbiamo fatto finora" avviso.
"Letteratura sarebbe il Broccolo?" chiede Gongolo a Dionisio.
"Sì, è quello" conferma lui. Poi vede il mio sguardo perplesso "E' per via del broccolo che c'è in copertina" mi spiega.
Broccolo? In copertina?
"Quando lo vede capirà" mi rassicura Dionisio.
La mattina dopo trovo il pacchetto dell'editore che mi aspetta in Sala Insegnanti. Apro il pacco e, in effetti...
Naturalmente anch'io adesso lo chiamo "il Broccolo": portate il Broccolo, fate gli esercizi da pagina 17 a pagina 19 del Broccolo, aprite il Broccolo a pagina 30 eccetera.
Tuttavia almeno due domande si impongono.
La prima, naturalmente, è "Ma questi cosa si son fumati?". 
La seconda, invece è "Chi è mai il misterioso personaggio verdevestito e dai capelli verdi a broccolo che è raffigurato in copertina?".
Non è insolito che una Letteratura porti in copertina l'immagine più o meno stilizzata di qualche autore: Dante, di solito, ma anche Leopardi o Manzoni. Qualche volta, anche, l'onore tocca a qualche personaggio: Orlandi più o meno probabili, fanti in trincea, Lorenzi e Lucie vagamente riconoscibili per convenzione e stilemi. 
Tuttavia costui non mi sembra Orlando né Dante né Manzoni, e tantomeno capisco perché sia stato dotato di una chioma da broccolo e di una espressione così palesemente sfavata. Non sto criticando, sia chiaro: anch'io credo che avrei un espressione tra lo scocciato e il machessedevefàpe'campà se mi avessero ciurmata in cotal modo e sbattuta in copertina.
Da notare che Il nuovo amicolibro, per quel che ho potuto vedere, presenta copertine abbastanza rispettabili. Questa per esempio è Epica:

non sarà Rembrandt, non sarà Tiepolo ma in fine è un disegno chiaro, onesto e si capisce benissimo il genere di brani che troverai lì dentro, che tra l'altro ti aiuta quando fai la cartella per il giorno dopo.
Ma tornando al Broccolo, trovo deplorevole anche che il  messaggio trasmesso all'utenza dallo sfavatissimo Uomo Vegetale in copertina risulti: "Fatevi coraggio, non c'è alcuna speranza che qua dentro troviate qualcosa che possa risvegliare in voi un qualsivoglia tipo di interesse: vi annoierete e basta, sopportatelo con pazienza".
Messaggio che tra l'altro non è nemmeno giusto: quasi tutti gli alunni infatti finiscono per sviluppare un certo affetto per qualche autore tra quelli proposti, e molti brani riescono effettivamente a toccare il loro cuore, per un verso o per l'altro: nessuno è un successo garantito, ma ogni alunno trova almeno un pezzettino di pascolo che bruca volentieri.

Per contro non posso che convenire come incoraggiare i ragazzi nell'età della crescita ad una alimentazione ricca di verdure - soprattutto di brassicacee - è un messaggio importante e molto utile da parte della scuola.
E tuttavia, non so...

(N.B.: Nei commenti al post i miei abili lettori spiegano l'arcano: l'Uomo-Albero sarebbe un tentativo di ritratto di Italo Calvino, vestito alla settecentesca in omaggio al barone rampante Cosimo, protagonista di uno dei suoi romanzi più famosi)